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Linbo

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Nelle mani dello Stato la forza si chiama
<<diritto>>, nelle mani dell'individuo si
chiama <<delitto>>.
            M. Stirner


E' sempre la societa' che prepara i delitti,
e i malfattori non sono che gli strumenti 
fatali che li adempiono.
            M. A. Bakunin
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LATTE

(a Pier Paolo Pasolini)

Musica: Fluxus Testo: Luca Pastore



Serie di istantanee bruciate,

sul mare di Roma, bianco come il latte

uomini e donne grasse al sole

come carne, da macero.



Palazzi abusivi di cemento

grigio come la sabbia di Roma capitale,

di un paese vuoto di notte,

i ragazzi di vita.



Immagini di gente comune e feroce,

la pancia si riempie e la mente è più veloce

e sempre più     vuota.




Rifiuta di accettare, sforzati di capire,

in molti fotogrammi le facce di gesso, di terra, di ferro

della gente che cambia,

con il radiogiornale, la televisione accesa,

nel profondo del cuore un popolo diverso eppure solo e sempre uguale a sé stesso,

fra mucchi di immondizia colorata con un pallone sgonfio

che rimbalza male e poi

rimane lo scontro, si moltiplica il bisogno di Dio

ma non serve ad evitare che le belle bandiere smettano di sventolare e poi

comincia il processo alla classe dirigente,

o forse era solo uno scherzo

le piazze mezze piene e mezze vuote con milioni di facce,

di mani divise nella lotta e poi

si sparge la notizia del massacro finale,

nel parcheggio vuoto con le gomme che stridono di caldo

e ci restano le immagini e le frasi unte, di petrolio.



Preservare l'immagine

Restare sereni

Riconoscere l'essenza delle cose

Rifiutare di svendere

Comincia il viaggio per le strade e le piazze di Roma,

la macchina sportiva bianca che si muove sul selciato,

gli occhiali con la montatura nera e la delicatezza nello sguardo più dolce e più serio che mai.

Le pagine diventano pensieri, corsivi di vie nuove le risposte a operai e muratori che cercano sé stessi scavando nella calce dello stomaco.

I prati polverosi, le magliette a righe in bianco e nero e Laura Betty grassa e vera e silenziosa che guarda il parcheggio vuoto

e il corvo che saltella sul sentiero e racconta sempre la verità più semplice.

Il senso di disarmo, felice e umano, senza impalcature mentali, la coerenza di un paese sull'orlo della perdita totale di ogni difesa immunitaria, la forca solitaria per chiunque abbia dentro un istinto diverso e i suoi stessi compagni che voltano la testa per non vedere il sacrificio umano, ancora fotogrammi, ancora parole, ancora facce e gesti normali e universali e dolci e violenti, rifiuti e uomini contenti per una giornata al mare tra i mucchi di rifiuti e le radio che urlano sapori di sale e risultati elettorali sempre uguali.

Centoventi difficili giorni nel parcheggio vuoto


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LE COSE CHE NON CAMBIANO MAI

POI CAMBIANO IN UN MINIMO LIMITE DI TEMPO

Musica: Fluxus Testo: Luca Pastore



Fuoco nelle prime luci,

vento che travolge tutto e tutti

gente in movimento fuori,

occhi trasparenti.



macchine roventi lungo i viali,

fumo nero tra vetrine rotte

e reati capitali.



Le cose che non cambiano mai, poi cambiano in un minimo limite di tempo



La gente si riversa per la strada come un fiume umano che corre veloce,

le auto si rovesciano da sole mentre prendono fuoco,

le vetrine esplodono in frammenti, odore di benzina che brucia,

un uomo con un sasso in mano davanti agli scudi trasparenti



Cambiano le regole del gioco

La partita che comincia

Col rumore delle voci forti



Cose che diventano più chiare

Tra la folla le bandiere

Controluce sono nuvole nel sole



Le cose che non cambiano mai, poi cambiano in un minimo limite di tempo



Le grida che riempiono l'aria, che guidano la corsa e l'assalto verso il cielo

La gente dai balconi che guarda la cenere dei copertoni,

l'elmetto sopra all'armatura che protegge il cane da guardia,

il giocattolo perfetto che si rompe sotto il naso della gente che non vuole capire



la scarica percorre il sangue su fino al cervello, per una volta lo sveglia invece di addormentarlo, chi ha visto non ha dimenticato, un evento, un grande evento,

esserci, esserci, esserci,

percorrere la strada principale fino alla stazione,

nessun suono, nessun suono,

non un singolo suono di passi, di motore, di lampada che brucia, di vetro, di legno, di metallo, di cuoio, di carta bagnata, né un urlo né un sospiro, solo un grande boato, solo frequenze medie, qualunque altra fonte di suono cancellata in un istante, moderni edifici che crollano, l'asfalto che inghiotte la luce, le finestre esplodono insieme in un silenzio irreale, la vampa di calore si abbatte sul viale, gli alberi diventano bianchi,

esserci, esserci, esserci,

il sibilo cresce

diventa uragano

ci riporta alla realtà

un atterraggio

lontano.


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LACRIME DI SANGUE

Musica: Fluxus Testo: Luca Pastore / Franz Goria



Piangono madonne, lacrime di sangue

Si cerca la fede nel paese dei ciechi

Bisogno di spirito, ho bisogno di alcool

Estreme conversioni per paura della morte



Piangono le statue dei santi navigatori

Gridiamo al miracolo invocando perdono

Dondolano i morti lungo i viali del centro

Si contano i soldi del santo natale



Qualcuno ha scoperto l'unghia di Dio

Prendiamo la reliquia serviamola in tavola

Non avere paura di niente,

non desiderare la donna d'altri

paura dell'inferno, paura dell'inferno

orgasmi repressi mordendo il cuscino

spiegami il mistero del sangue che si scioglie,

santa emorragia, piena di grazia.



SE SAPESSI DOVE ANDARE NON SAREI QUI'..........



Piscine riscaldate per malati terminali,

santi catodici, numeri, codici,

mettiamoci in fila per la prima comunione,

non sarei qui' se sapessi dove andare

qualcuno ha sparato al nuovo presidente,

padre nostro che sei nei cieli

liberaci dal male, dacci del denaro,

mangiati giuda nella festa di paese.



Piangono madonne, lacrime di sangue

Si cerca la fede nel paese dei ciechi

Bisogno di spirito, bisogno di alcool

Estreme conversioni per paura della morte


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