[Cm-crew] paesaggio e motorizzazione di massa

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Szerző: Giovanni Pesce
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Tárgy: [Cm-crew] paesaggio e motorizzazione di massa
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riguardo l'inserto del sole 24 ore sull'evoluzione del paesaggio
italiano, inoltro alcune mie osservazioni alla redazione e con le
rispettive repliche. Saludos a todos.Juan Pescado

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To: chiara.somajni@???
     riccardo.chiaberge@???
     Jacopo.giliberto@???
---------------------------------------------------------------------
Gentili signori/e,


in relazione all'interessante speciale del 18 agosto sull'evoluzione
del paesaggio italiano mi permetto di muovere alcune brevi osservazioni.

Nelle 32 pagine dell'inserto non una parola è stata dedicata al fattore
motorizzazione di massa quale agente del cambiamento paesistico
italiano. Un silenzio difficilmente perdonabile, su cui non vorrei che
avesse pesato da parte vostra un meccanismo di auto-censura, in ossequio
alla proprietà della vostra testata. Eppure il peso del "fattore
motorizzazione" sull'evoluzione del paesaggio italiano del secondo
dopoguerra è difficlmente negabile e può essere così sintetizzato:

1 - Azione diretta duvuta alla presenza di veicoli e strade carrabili.
L'Italia è un paese iper-motorizzato, con il tasso di motorizzazione più
alto d'Europa dopo il Lussemburgo. La presenza di auto e di strade
carrabili in Italia è scarsamente pianificata e razionalizzata, con
strade di alto scorrimento che attraversano in pieno i centri abitati
facendo vibrare i tinelli e i cervelli dei disgraziati residenti, con
una labilissima differenziazione tra traffico locale e traffico di
scorrimento, con interi centri abitati e "città lineari" cresciute lungo
le strade statali, con piazze adibite a parcheggi, ecc.


2 - Azione di "delocalizzazione" e privatizzazione degli spazi. Gli
spazi vengono in gran parte ridotti da luoghi sociali a luoghi di
transito. L'abitacolo dell'auto (uno spazio privato) acquista sempre più
importanza rispetto allo spazio collettivo della strada intesa come
luogo sociale. L'abitacolo dell'auto offre protezione verso uno spazio
esterno che perde sempre più di attrattività e di significato a causa
dell'alta densità di traffico, in un circolo vizioso dagli effetti
letali sul paesaggio.

3 - azione di "dislocazione", ossia l'auto come creatrice di non luoghi.
A causa dell'uso (o abuso) dell'auto, molti contesti locali hanno
perso di dignità di luogo: perché - per esempio - preoccuparsi di
rendere (o mantenere) bello e quindi vivibile la zona dove si vive se si
può tranquillamente consumare la propria dose di bello e di spazio
adibito alla socialità in un centro di intrattenimento raggiungibile in
pochi minuti in auto? I piccoli-medi centri di tutta Italia grazie a
questo meccanismo perverso stanno in gran parte perdendo dignità di
luoghi a tutto tondo, per tasformarsi in luoghi mono-funzionali (lavoro,
dormitorio, ecc). Specularmente i centri storici si stanno trasformando
in centri mono-funzionali dediti all'intrattenimento e allo shopping,
parchi tematici ad argomento storico e ad uso commerciale.

Sperando che abbiate apprezzato queste brevi osservazioni, da vostro
affezionato lettore concludo con un caloroso incoraggiomento a mantenere
ben vivo il lume dell'autonomia e della lucidità di giudizio.

Cordiali saluti

Giovanni Pesce
Attivista di Legambiente
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Jacopo Giliberto wrote:

Giovanni,
(e in copia a Chiara: conosco di persona, e con confidenza, questo
lettore Giovanni Pesce )

i tuoi suggerimenti mi hanno fatto pensare a come l'automobile abbia
creato anche alcuni (come definirli?) "non-luoghi" entrati nella
mitologia dell'asfalto.

Pensa per esempio a Roncobilaccio.

Roncobilaccio è un non-luogo; non c'è niente. E' un cocuzzolo in mezzo
all'Appennino. Però l'uscita dell'autostrada, il motel e l'area di
servizio, e gli Onda Verde ("traffico rallentato fra Roncobilaccio e
Barberino") ne hanno fatto un posto che tutti conoscono e che è entrato
nell'immaginario collettivo.

Un non-luogo famosissimo, come l'Ultima Thule, Timbuctù, Caltanissetta,
Zagarolo (per l'ultimo tango), Voghera (per le casalinghe). Luoghi di
cui si parla non per quello che sono realmente, ma per quello che noi
attribuiamo loro.

E nel caso di Roncobilaccio, è forse l'unico non-luogo creato
dall'automobile. Ci si avvicinano forse la "barriera di Villabona" e il
passo del Brennero.
---------------------
riccardo chiaberge wrote:

caro pesce, per l'auto nessuna autocensura (scusi il bisticcio), ma lei
ha ragione a sottolineare quella che forse era una lacuna del nostro
numero ferragostano. e forse una nostra colpevole distrazione. del resto
un giornale non è un'enciclopedia. comunque le pagine sul territorio e
l'urbanistica di irace e boeri trattavano anche questi temi. un
cordiale saluto, riccardo chiaberge





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>From - Tue Aug 27 17:25:54 2002

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Date: Tue, 27 Aug 2002 17:25:53 +0200
From: Giovanni Pesce <nuovaecologia@???>
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To: chiara.somajni@???, riccardo.chiaberge@???,
Jacopo.giliberto@???
Subject: paesaggio e motorizzazione di massa
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Gentili signori/e,

in relazione all'interessante speciale del 18 agosto sull'evoluzione
del paesaggio italiano mi permetto di muovere alcune brevi osservazioni.

Nelle 32 pagine dell'inserto non una parola è stata dedicata al fattore
motorizzazione di massa quale agente del cambiamento paesistico
italiano. Un silenzio difficilmente perdonabile, su cui non vorrei che
avesse pesato da parte vostra un meccanismo di auto-censura, in ossequio
alla proprietà della vostra testata. Eppure il peso del "fattore
motorizzazione" sull'evoluzione del paesaggio italiano del secondo
dopoguerra è difficlmente negabile e può essere così sintetizzato:

1 - Azione diretta duvuta alla presenza di veicoli e strade carrabili.
L'Italia è un paese iper-motorizzato, con il tasso di motorizzazione più
alto d'Europa dopo il Lussemburgo. La presenza di auto e di strade
carrabili in Italia è scarsamente pianificata e razionalizzata, con
strade di alto scorrimento che attraversano in pieno i centri abitati
facendo vibrare i tinelli e i cervelli dei disgraziati residenti, con
una labilissima differenziazione tra traffico locale e traffico di
scorrimento, con interi centri abitati e "città lineari" cresciute lungo
le strade statali, con piazze adibite a parcheggi, ecc.


2 - Azione di "delocalizzazione" e privatizzazione degli spazi. Gli
spazi vengono in gran parte ridotti da luoghi sociali a luoghi di
transito. L'abitacolo dell'auto (uno spazio privato) acquista sempre più
importanza rispetto allo spazio collettivo della strada intesa come
luogo sociale. L'abitacolo dell'auto offre protezione verso uno spazio
esterno che perde sempre più di attrattività e di significato a causa
dell'alta densità di traffico, in un circolo vizioso dagli effetti
letali sul paesaggio.

3 - azione di "dislocazione", ossia l'auto come creatrice di non luoghi.
A causa dell'uso (o abuso) dell'auto, molti contesti locali hanno
perso di dignità locale: perché - per esempio - preoccuparsi di rendere
(o mantenere) bello e quindi vivibile la zona dove si vive se ci si può
tranquillamente somministrare la propria "dose" di bello e di spazio
adibito alla socialità in un centro di intrattenimento raggiungibile in
pochi minuti in auto? I piccoli-medi centri di tutta Italia grazie a
questo meccanismo perverso stanno in gran parte perdendo dignità di
luoghi a tutto tondo, per tasformarsi in luoghi mono-funzionali (lavoro,
dormitorio, ecc). Specularmente i centri storici si stanno trasformando
in centri mono-funzionali dediti all'intrattenimento e allo shopping,
parchi tematici ad argomento storico e ad uso commerciale.

Sperando che abbiate apprezzato queste brevi osservazioni, da vostro
affezionato lettore concludo con un caloroso incoraggiomento a mantenere
ben vivo il lume dell'autonomia e della lucidità di giudizio.

Cordiali saluti

Giovanni Pesce
Attivista di Legambiente


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