[Badgirlz-list] La disobbedienza ha le zinne

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著者: Errata Errata
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題目: [Badgirlz-list] La disobbedienza ha le zinne
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"La disobbedienza ha le zinne"

Nasce Assalti A-Salti:"Non vogliamo sollecitare la
diffusione del movimento pink.pacifista anche in
Italia. Non vogliamo nemmeno criticare l'area dei
disobbedienti, di cui ci sentiamo parte, a partire da
posizioni di aprioristica non violenza. Con tutta
probabilità questo percorso rappresenta la punta +
avanzata e innovativa del movimento no-This-global
italiano, ma siamo convinte che possiamo fare di più,
e che il futuro miglioramento dipenderà dalla nostra
capacità di far esplodere un nuovo protagonismo
femminile."

Riceviamo da Assalti A-salti

PUOI NON VEDERE ANCORA NULLA IN SUPERFICE,
MA SOTTOTERRA IL FUOCO GIA' DIVAMPA.
(Y.B. Mangunwijaya, 1998)

Premessa:questo non è un articolo femminista, ma un
atto di cre-attività femminile rivolto a tutti quei
generi esistenti sul globo terracqueo.
Nella mente di una donna c'è sempre uno spazio x il
concepimento. Da questo luogo mentale possono nascere
nn solo nuovi bambini, ma una miriade di possibilità,
atti creativi, sogni
impossibili-travolgenti-realizzabili. La parola chiave
di tutta questa effervescenza è CRE-AZIONE.
Noi crediamo, che come donne, a partire dalle nostre
vite, dovremmo cominciare a prendere in amano e far
fruttare questo spazio interiore, che è lì e aspetta
solo di essere sguinzagliato.
Come donne più o meno militanti o orbitanti
all'interno del movimento ci lasciamo troppo spesso
affascinare e trascinare da modelli di
lotta-comunicazione-attivismo di segno maschile.
Invece quanta ricchezza riusciremmo ad apportare in +
al movimento se partissimo dalle nostre identità,
visioni e corpi di donne? Forse se cominciassimo a
raccontare, informare e ragionare con modalità,
strategie e prospettive che sentiamo + nostre potremmo
offrire a tutti una possibilità di migliorare e
superare i propri limiti. Vogliamo restare
all'interno di questo movimento ma lasciar esplodere i
nostri desideri sovversivi, il nostro erotismo
invasivo. Vogliamo colorare i conflitti presenti e
futuri con la violenza della nostra fantasia.
Diamoci dei compiti, facciamo delle scommesse: in
quanti modi diversi possiamo guardare e ribaltare le
tematiche + attuali? Che accade nei luoghi
sotto-smantellati della terra, geopoliticamente
brutti, sporchi e cattivi?
E se fossero proprio delle contalinghe(leggi contadine
e casalinghe) a insegnare una violenta ed efficace
non-violenza ai nostri immaginari per riprenderci le
vite, le strade e l'aria?
In un giorno propizio del 1973, un gruppetto di donne
hymalayane, stanche delle prepotenze del supermercato
dell'avvenire che voleva mettere in vendita la legna
delle loro foreste iniziarono la lotta usando come
armi i loro corpi e i loro simboli. Finirono di dar da
mangiare ai bambini, lanciarono uno sguardo agli
uomini curvi sul campo d'oppio e, camminando, serene
ed agguerrite, si immersero nella foresta vicina ai
loro villaggi. E si misero ad abbaracciare gli alberi
che ben conoscevano. Altri e altre le seguirono,
abbracciando e difendendo, per vari giorni, con i loro
corpi, la vita della loro comunità , della loro già
martoriata regione, dando vita alla forma di lotta
detta "chipko"(in lingua locale abbraccio), che si
diffuse rapidamente in tutto il paese. Dopo un periodo
di accesi scontri con polizia ed esercito, l'impresa
responsabile rinunciò al suo intento, e il governo
himalayano si vide costretto a porre dei limiti allo
sfruttamento commerciale delle foreste; i
chipko-abbracci avevano vinto! L'abbraccio delle donne
himalayane è un'altra forma dell'attivismo
no-this-global. E'un esempio collettivo e condiviso
di cre-attività e ottima comunicazione attraverso un
uso innovativo di simboli antichi ricombinati con
lotte attuali.
E adesso voce al pentolame e alla rabbia artistica
delle donne d'argentina. Che razza di artiste ci
troviamo davanti di questi tempi? Sono creative
esponenti della scuola della casseruola, che con il
loro lavoro/non-lavoro quotidiano, invisibile, mai
pagato e riconosciuto, hanno saputo creare e ricreare
servizi sociali e sanitari indispensabili, ora + che
mai. Hanno fronteggiato il tracollo economico e
finanziario del paese intero e si sono autorganizzate,
hanno dato vita a forme nuove di protesta cacerolaza,
e hanno creato mense e servizi pubblici attraverso una
rete schiamazzante e informale di solidarietà
femminile. Le cuoche tanguere nn sanno preparare le
ricette miracolose del FMI, nn sanno cosa siano i suoi
aiuti avvelenati, i suoi prestiti da usurai, usurpanti
di dignità, pace e diritti d'ogni ordine e grado.
Sanno invece produrre e saggiamente dosare rabbia,
sapere e disobbedienza con grande generosità, e nn
solo in Argentina. Nel nord come nel sud ci troviamo
nella stessa posizione all'interno delle nostre
società: sottopagate per il primo lavoro, nn pagate x
il secondo e sovraccaricate sia dentro che fuori casa.
Il reddito sociale, uno dei temi "forti" del movimento
"nostrano", se riallacciato alla condizione femminile
assume una maggiore forza rivendicativa, tutta da
giocare al di là delle differenti contingenze
culturali, geografiche, economiche e sociali. Le
politiche di "snellimento" del welfare adottate
ovunque dai governi filoliberisti nn faranno che
aumentare le nostre ore di lavoro. Se non ci facessimo
carico quotidianamente di servizi sociali e sanitari
indispensabili la società stessa nn potrebbe
sopravvivere. La disponibilità di un reddito sicuro
diventa un obiettivo addirittura minimalista se
consideriamo la mole del lavoro femminile nn pagato, i
cui frutti ricadono sulle nostre famiglie, le nostre
comunità di appartenenza e sulla società intera.
Sembra che il movimento internazionale no-this-global
abbia incorporato alcune di queste visioni e pratiche
al femminile. Secondo Naomi Klein il popolo di Seattle
è composto soprattutto da giovani donne, agguerrite e
disilluse. Nelle ultime manifestazioni internazionali
contro i forum dei potenti abbiamo visto un flusso di
rosa-pink-shocking inondare le strade spesso
raggiungere i punti nevralgici delle zone rosse,
materiali e mentali.Spesso le fautrici della
frivolezza tattica sono riuscite ad irrompere tra le
fila delle forze dell'ordine attraverso l'uso di armi
"improprie" sensuali e prorompenti: fiorellini
profumati, vestitini improbabili, sculture di gomma
piuma morbide e leggere, danze e spettacoli e
improvvisi attacchi frontali a suon di baci
schioccanti e mostra di nudità militanti, lascive e
giocose. A questo punto nei nostri cuori disobbedienti
e palpitanti sotti i vestitini attillati, si fa strada
una domanda: quando si scatenerà anche nelle strade
italiane quel vortice rosa disordinato e responsabile,
irriverente e sbeffeggiante, che ha contagiato le reti
anti-this-global europee?
Vogliamo continuare a lasciere che tutta la scena sia
occupata dai nostri amici maschietti, tanto simpatici
ma spesso tanto monotoni con i loro modelli
bellicisti? A Praga 2000 e a Genova 2001 abbiamo visto
negli spezzoni italiani solo un protagonismo di corpi
maschili, nella versione + anacronistica dello scontro
di piazza modello anni'70 o in quella + rinnovata e
fantasiosa dell'esercito neo-medievale, con protezioni
e gommoni. Ricorre l'archetipo maschile
dell'esibizione di forza, giocato in maniera + o -
intelligente e autoironica (ma la capiranno tutti
questa ironia?). Intanto in altre zone della città, in
altri luoghi fisici, corporei e psichici, si metteva
in scena un altro atto di quella grande commedia (che
purtroppo si è rivelata avere dei risvolti fin troppo
reali, con il loro carico di morte), un atto che
vedeva in azione soprattutto corpi di donne
provenienti dal nord, che mettevano in pratica un
modello + femminile, pacifico e creativo , ma nn per
questo meno efficace nella sua comunicatività. Perchè
questa differenza nelle pratiche di lotta? Avrà forse
a che fare con la persistenza di una cultura
maschilista, ancora strisciante sotto un'apparenza di
parità dei generi, che affligge il nostro bel paese?
Non vogliamo sollecitare la diffusione del movimento
pink-pacifista anche in Italia. Non vogliamo nemmeno
criticare l'area dei disobbedienti, di cui ci sentiamo
parte, a partire da posizione di aprioristica nn
violenza. Con tutta probabilità questo percorso
rappresenta la punta + avanzata e innovativa del
movimento no-this-global italiano, ma siamo convinte
che possiamo fare di +, e che il futuro miglioramento
dipenderà dalla n ostra capacità di far esplodere un
nuovo protagonismo femminile. Non vogliamo + stare a
guardare mentre i nostri compagni mettono in gioco i
loro corpi nei modi che sembrano loro + opportuni.
Vogliamo mettere anche noi in gioco i nostri corpi di
donne, e dare libero sfogo alla nostra
immaginiìaziuone attiva, dando vita ad un proliferare
di azioni e soggettività differenziate ma coordinate e
organizzate. Il movimento pink nn è un riferimento
ideologico, ma uno spunto da cui trarre ispirazione, e
da contaminare con le nostre storie, i nostri legami,
i nostri saperi. La nostra moltitudine e femmina e
maschio, singola e plurale, soggettiva e pubblica,
dialogante e interrogante, desiderante e conpositiva.
Stiamo costruendo una nuova geografia culturale e
sociale in cui edificheremo costruzioni simboliche mai
viste e creeremo percezioni di spazi e di storie
antichissime, presenti e nn ancora nate.
Saremmo esageratamente disponibili e voglios@ di
cucire e costruire i nostri abiti perturbanti, di
creare e ri-creare nuovi morbidi volumi gommosi,
carnali e insorgenti. I nostri simboli astuti, i
nostri santi protettori diverranno carne, ossa, parole
e musiche.....in questa fine del mondo in cui già ci
dibattiamo da svariati anni, sovvertiremo i codici e
le cinghie di trasmissione. Abbiamo la forza
dell'improvvisazione sensitiva e la consapevolezza di
mancare di (sani) principi. Inventeremo protoprincipi
mutevoli con le circostanze poichè nelle circostanze
ci troviamo sbattut@ e percoss@. Saremo noi sciaman@
variopint@, a scuotere i corpi, a battere strade e
tamburi, facendo incontrare azione e parola, corpo e
spirito, conflitto e consenso.

Assalti A-salti                             





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