[Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti

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Aihe: [Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti
così poi non hai più il problema della spesa...la fa lo stato per noi.....

umpf

fata//affamata
----- Original Message -----
From: "window" <window@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Tuesday, July 09, 2002 8:10 PM
Subject: R: [Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti


> E se invece di boicottarli li saccheggiassimo?
>
> stefania
>
>
> ----- Original Message -----
> From: fatacarabina <fatacarabina@???>
> To: <cerchio@???>
> Sent: Tuesday, July 09, 2002 12:48 PM
> Subject: [Cerchio] Fw: [noocse-bo] Esselunga a corto di diritti
>
>
> > io non so più dovce cazzo andare a fare la spesa....argh
> >
> > fata
> >
> > > il manifesto - quotidiano comunista
> > >
> > >
> > >
> > >                   Esselunga, a corto di diritti
> > >                   LUCA FAZIO
> > >                   MILANO

> > >
> > >                   Esselunga, a corto di diritti
> > >                   Nei supermercati anche il permesso per fare pipì
> diventa
> > > uno
> > >                   strumento di potere. I dipendenti della catena più
> > > rampante
> > >                   del Nord Italia si organizzano contro

l'autoritarismo
> > dei
> > >                   nuovi «capetti»
> > >                   LUCA FAZIO
> > >                   MILANO
> > >                   La pipì è un piccolo dramma per le cassiere
> > > dell'Esselunga. In
> > >                   quel momento il dispositivo che risponde alla logica
> del
> > > «qui
> > >                   comando io» si manifesta in tutta la sua perfidia:
> > perché
> > > il
> > >                   «superiore» allora può decidere di umiliare o

graziare
> > la
> > >                   «sua» dipendente. Non va in bagno, aspettando anche
> > > un'ora,
> > >                   chi non rispetta i tempi, chi non fa gruppo, chi
> > sciopera,
> > > chi
> > >                   avvicina il sindacato, chi non teme le punizioni,

chi
> > non
> > > è
> > >                   disponibile a lavorare la domenica. E' successo

anche
> a
> > > donne
> > >                   incinte di cinque mesi, ogni lavoratrice ha una

storia
> > > sulla
> > >                   pipì: quella che ha pianto, quella che è svenuta,
> quando
> > è
> > >                   arrivata l'ambulanza... Sarebbe interessante

chiedere
> ai
> > >                   «capetti» quali sono gli inconfessabili motivi che

li
> > > spingono
> > >                   a far eseguire certi ordini, come far pesare le

banane
> > > faccia
> > >                   al muro, «ma parlare di quello che succede è

vietato,
> > >                   impongono il silenzio a tutti». Se potessero, forse
> > > direbbero
> > >                   che è la paura, perché anche i capi «in carriera»
> > possono
> > >                   cadere in disgrazia, e magari finire nel turno che
> > termina
> > >                   alle 23 e riattacca alle 3 e mezzo del mattino. Ma
> tutti
> > i
> > >                   dipendenti (o quasi) obbediscono alla consegna del
> > > silenzio.
> > >                   Ma è davvero l'inferno Esselunga? Chi ha voglia di
> > > raccontare
> > >                   prima esita perchè non trova le parole, poi fruga

tra
> i
> > >                   ricordi e si lancia in una narrazione difficile da
> > >                   interrompere. Massimo Brunetti è stato licenziato

(con
> > > altri
> > >                   due colleghi) per aver rilasciato una intervista
> > > collettiva al
> > >                   sito Internet della Casa della Cultura di Milano.
> > > Esselunga ha
> > >                   querelato i tre lavoratori per una frase ritenuta
> > > diffamante
> > >                   chiedendo a ognuno 700 mila euro di risarcimento,
> > > altrettanti
> > >                   ne ha chiesti alla Casa della Cultura. Le interviste
> > sono
> > >                   sparite dal sito e l'istituzione culturale milanese
> > sembra
> > >                   molto intimorita dagli avvocati della famiglia
> Caprotti,
> > >                   padrona di un impero economico a conduzione

familiare
> da
> > > 3,5
> > >                   miliardi di euro l'anno.

> > >
> > >                   La vicenda di Brunetti è esemplare perché mette a

nudo
> > > alcuni
> > >                   meccanismi che spiegano «la sofferenza» di chi

lavora
> in
> > >                   Esselunga, azienda leader della grande distribuzione
> > anche
> > > nel
> > >                   perseguire un duplice obiettivo: rendere impossibile
> > >                   l'attività sindacale e annientare con ogni mezzo la
> > >                   personalità dei dipendenti. Brunetti ha esordito ai
> > > magazzini
> > >                   di Limito di Pioltello come socio lavoratore della
> > > cooperativa
> > >                   Sgi, lavorava 7 giorni su 7 dalle 21 alle 6 del
> mattino,
> > >                   «l'orario è questo, altrimenti la porta è quella».

Fa
> > > causa e
> > >                   riesce a farsi assumere dimostrando che i soci
> > lavoratori
> > >                   della sua cooperativa in realtà dipendono da
> Esselunga.
> > Il
> > >                   clamore di quella vertenza scuote anche una trentina
> di
> > >                   lavoratori filippini della Comincoop. Ma per loro
> > finisce
> > >                   male. Esselunga caccia Comincoop, la quale riapre

con
> > > altro
> > >                   nome cacciando gli infedeli che hanno osato alzare

la
> > > testa
> > >                   contro il colosso. Brunetti paga la sua
> insubordinazione
> > e
> > >                   finisce in cassa. «Luogo di tortura», dicono tutti:
> «ti
> > >                   sfinisce e ti isola psicologicamente».

> > >
> > >                   Qualche lavoratore ha provato a farsi rispettare.

Nel
> > >                   supermercato di piazza Ovidio hanno fatto causa per
> > >                   «violazione della privacy» perché l'azienda obbliga

a
> > > portare
> > >                   il cartellino con il cognome. In realtà, il

problema,
> > >                   confermano diverse cassiere, è il cliente maschio:
> > «Molte
> > >                   volte sono stata importunata perché attraverso il
> > > cartellino i
> > >                   clienti risalivano al telefono e all'indirizzo».
> > > All'Esselunga
> > >                   di viale Piave, zona centro, dove ogni tanto

Caprotti
> > > senior
> > >                   scende a fare la spesa, un lavoratore studente ha
> fatto
> > lo
> > >                   sciopero della fame: «Quando andava a sostenere
> > un'esame,
> > >                   l'azienda tratteneva i soldi sulla busta paga per
> > assenza
> > >                   ingiustificata» (tre assenze, un licenziamento).
> > Un'altra
> > >                   volta, quando l'orario di chiusura serale è slittato
> > dalle
> > > 21
> > >                   alle 22, un cassiere ha inventato «l'ultima ora di
> > > sciopero
> > >                   del lunedì», raccogliendo l'adesione delle donne.

Casi
> > > isolati
> > >                   (e qualcuno l'ha pagata cara) che il sindacato non è
> mai
> > >                   riuscito a sfruttare per fare breccia in una delle
> > aziende
> > > più
> > >                   ostili. «Una marea di gente è assunta con contratti
> > > precari e
> > >                   l'azienda organizza il lavoro in modo tale da

rendere
> > >                   difficile il contatto stesso tra lavoratori, in più
> > mette
> > > in
> > >                   atto un sistema di sorveglianza che rende

impossibile
> > > l'azione
> > >                   sindacale», spiega Giovanni Gazzo, segretario

generale
> > > UilTucs
> > >                   di Milano, che sta lavorando - da pochi giorni
> > > «unitariamente»
> > >                   - per affrontare Esselunga.

> > >
> > >                   Rosaria Cirincione, dopo 19 anni di cassa in viale
> > Piave,
> > > ci
> > >                   ha provato, ma è rimasta sola. I colleghi la

evitano,
> > > alcuni
> > >                   sono stati ripresi per aver parlato con lei, quella
> che
> > > vuole
> > >                   introdurre il sindacato: uno dei tanti soldatini
> > >                   filoaziendali, per farle capire che non è cosa
> gradita,
> > le
> > > ha
> > >                   chiesto se lei sarebbe contenta di avere delle
> > prostitute
> > >                   sotto casa...Da dove cominciare per descrivere un
> > > «incubo»? Da
> > >                   una vicenda personale: «La capo cassa mi ha negato

il
> > > permesso
> > >                   per andare a trovare all'ospedale mia nonna che era
> > stata
> > >                   coinvolta in un serio incidente stradale, dopo

qualche
> > > tempo
> > >                   ho anche ricevuto una lettera di richiamo perché

quel
> > > giorno
> > >                   ho dimenticato di passare la fìdaty card».

Cirincione
> è
> > un
> > >                   fiume in piena, blocchiamola alla voce «cassa
> > automatica».
> > > La
> > >                   tortura. «C'è gente che piange quando viene

assegnata
> > alla
> > >                   cassa automatica», un marchingegno inventato perché

il
> > > cliente
> > >                   non deve sforzarsi (a fine nastro ci sono due buche
> con
> > i
> > >                   sacchetti dentro cui le cassiere devono anche

riporre
> la
> > >                   spesa). «E' un'operazione in più che affatica la
> schiena
> > e
> > >                   richiede una concentrazione che non si può sostenere
> per

> >
> > >                   diverse ore, in più bisogna stare attente a mettere

la
> > > spesa
> > >                   come piace al cliente: spesso si lamenta perché non

lo
> > >                   facciamo come lo farebbe lui, senza contare il fatto
> che
> > > con
> > >                   questo sistema aumentano la code e le lamentele»

(una
> > >                   lamentela, una lettera di richiamo). Inutile dire

che
> > >                   rimangono lettera morta gli inviti dei medici che
> > > prescrivono
> > >                   «limitazioni di cassa». La tortura spesso si risolve
> con
> > >                   l'autolicenziamento (il turn over è altissimo).

> > >
> > >                   Sandra Azzari se n'è andata, «mi rivolgevo spesso al
> > >                   sindacato, ho ricevuto diverse lettere

disciplinari...
> a
> > > un
> > >                   certo punto ho chiesto la buonauscita e me l'hanno
> data
> > >                   volentieri». Lavorava all'Esselunga di Quaregna
> > (Biella).
> > > Era
> > >                   angosciata dal controllo dei tempi: «Erano in grado

di
> > >                   rilevare i tempi di attesa tra un'operazione e
> l'altra,
> > il
> > >                   fatto è che il cliente a volte perde tempo e io

venivo
> > >                   giudicata anche per il ritardo provocato dal

cliente,
> > >                   piuttosto male, mi davano dell'handicappata». Gianna
> B.
> > è
> > >                   ancora in cassa all'Esselunga di Bergamo, dopo due
> anni
> > di
> > >                   Cgil ha deciso di lasciar perdere, era il 1991:
> «Eravamo
> > > poco
> > >                   seguite e i colleghi erano ostili». Adesso sorride
> > > ricordando
> > >                   gli scioperi con punizione: «Chi scioperava per il
> > > contratto
> > >                   finiva in cucina a lavare pentole e pulire
> prezzemolo».
> > > Due
> > >                   settimane fa, hanno proiettato un video per
> coinvolgere
> > i
> > >                   dipendenti nell'operazione devi coccolare il

cliente.
> > > Trùccati
> > >                   poco poi guardalo negli occhi e sorridi, «lo
> coccolerei
> > > pure
> > >                   se non dovessi lavorare 10 ore al giorno...». Gianna
> B.
> > > non
> > >                   sopporta le nuove leve: «La direzione vorrebbe
> > trasformare
> > >                   Esselunga in una boutique e sta addestrando molti
> > giovani
> > >                   capetti esaltati, ti trattano male e non sanno

nemmeno
> > da
> > > dove
> > >                   cominciare». Lei invece ha superato anche la prova
> > > dell'amore.
> > >                   «La regola è che tra colleghi non ci si può
> innamorare.
> > Se
> > > si
> > >                   accorgono di una relazione tra scaffalisti o

cassieri,
> > li
> > >                   cambiano di reparto o di negozio. Ma è peggio se è

un
> > capo
> > > a
> > >                   innamorarsi di una cassiera, allora spostano solo

lui
> e
> > >                   cercano di insabbiare la faccenda». Il marito di
> Gianna?
> > > Se
> > >                   n'è andato da solo...

> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
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