[Cerchio] I: [FSF] Banka etica

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Autor: lucia
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Assunto: [Cerchio] I: [FSF] Banka etica
Inoltro questo intervento, anche perché qui ci sono dei maghi del settore e
mi piacerebbe conoscere il loro parere.
Lucia
-----Messaggio Originale-----
Da: Andr&a ! <
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La Banca Etica

Il finanziamento al terzo settore può passare attraverso diversi canali.
Una prima possibilità è data dalle erogazioni che le Fondazioni Bancarie
sono tenute per legge a effettuare a favore di cooperative e
associazioni. Finora, però, queste sono state piuttosto esigue. Una
seconda opzione è data da alcuni «conti etici» proposti dalle banche. A
partire dal 1993-94, le maggiori aziende di credito italiane hanno
avviato iniziative di questo genere. La loro portata è però ancora molto
limitata; oltretutto, nessuna forma di credito specifica per il
nonprofit è stata ancora avviata.
Chi si propone come l'intermediario finanziario per eccellenza del terzo
settore è invece la Banca Etica. Già da tempo esistevano in Italia,
sulle orme di quanto già fatto in altri Paesi, le Mag (Mutua
autogestione); l'anno scorso [il libro e' edito nel 1999, ndr.] è nata
poi la più pretenziosa Banca popolare etica. L'obiettivo non è solo
quello di canalizzare risorse verso il nonprofit (offrendo:
anticipazioni a fronte di crediti da enti pubblici; mutui; finanziamenti
di liquidità; garanzie per fideiussioni), ma, più in generale, quello di
contribuire a introdurre criteri di eticità nel mondo della finanza (ad
esempio, garantendo al risparmiatore la massima trasparenza nella
gestione, e offrendogli l'opportunità di scegliere liberamente le
iniziative da finanziare). Ma i primi mesi di attività della Banca etica
non promettono nulla di buono per il futuro.
Il controllo di fatto della nuova banca è nelle mani delle due più
grosse associazioni italiane, Acli e Arci: queste se ne troveranno
largamente avvantaggiate, ma il rischio è che vengano penalizzate le
organizzazioni più piccole. Inoltre, l'adesione dei sindacati Cgil e
Cisl lascia intravedere scenari di politicizzazione spinta della
gestione dell'attività. Ciò che preoccupa ulteriormente è la dichiarata
volontà di monopolizzare sia l'intera intermediazione finanziaria nei
confronti del terzo settore, sia la raccolta di risparmio «etico»,
scoraggiando così qualsiasi iniziativa di analogo sapore e garantendosi
rendite da monopolio che certamente non incoraggeranno la ricerca di
soluzioni innovative e magari più originali.

Infine, c'è da sottolineare che i criteri operativi della nuova banca
non si discostano poi troppo da quelli adottati dalle banche
tradizionali. Ad esempio, i risparmiatori possono sì scegliere quali
iniziative finanziare, ma soltanto all'interno di un rigido pacchetto di
opzioni selezionate dall'azienda. E, soprattutto, mancano criteri di
valutazione delle attività a cui contribuire che siano specifici per il
terzo settore. Viene considerata quasi esclusivamente la dimensione
economica dell'organizzazione nonprofit, alla quale si richiedono
garanzie patrimoniali come a qualsiasi altra azienda. È vero, accanto
all'i-struttoria finanziaria ce ne è anche una etica, mirata a valutare
l'impatto sociale del progetto proposto: mala banca non si prende alcuna
responsabilità per il progetto stesso, affidandola esclusivamente a
coloro che lo propongono.

- Così com'è, la Banca Etica non fa che accelerare il processo di
trasformazione di associazioni e cooperative in imprese: una volta che
tutto sia stato ridotto alla sola dimensione economica, che senso ha
blaterare di etica, e cercare di far rientrare dalla finestra ciò che è
stato cacciato via dalla porta principale.