[Cerchio] Fw: [06/07] - La responsabilita' delle parole

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Auteur: Tuula Haapiainen
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Sujet: [Cerchio] Fw: [06/07] - La responsabilita' delle parole
[06/07] - La responsabilita' delle parole
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From: LiberoPensiero

Elena è colpevole?
Parole che rispondono
Eroi e rompicoglioni

LA PAROLA CHIAVE: PAROLA

IL FATTO
A causa delle sue incaute parole il ministro degli
interni ha dovuto rassegnare le dimissioni
Elena è colpevole?
La cosiddetta divulgazione filosofica, nella sua ansia di
servire ad un consumatore di idee distratto un piatto
facilmente digeribile, presenterebbe senz'altro il grande
filosofo presocratico Gorgia di Lentini come un simpatico
azzeccagarbugli siciliano, capace di rovesciare, con la
sua abilità retorica, tutte le più consolidate
convinzioni del senso comune. Così la peccatrice Elena,
causa, secondo la tradizione, di tanti dolori per i
Greci, diventa, grazie all'arringa del suo avvocato, una
povera donna completamente innocente perseguitata da un
destino avverso. Ma non era questo l'intento di Gorgia.
Dietro la maschera del funambolico dialettico, si cela il
volto tragico di chi, una volta per tutte, sperimentato
la relatività delle cose umane, di chi ha contemplato
l'abisso di ignoranza che circonda definitivamente il
nostro sapere conosciuto l'esilio senza ritorno del
pensiero nel deserto dell'opinabile e dell'in certo.
Gorgia sa che la sola risorsa che l'uomo ha a sua
disposizione per navigare nell'oceano della esistenza è
la parola, questa vibrazione insignificante e tuttavia
capace, a dispetto della "piccolezza" del suo corpo, di
produrre grandi e inverosimili effetti. La parola
incanta, la parola ferisce, la parola convince, la
parola, infine, "finge", crea cioè dal nulla un mondo
significativo, partorisce, insomma, quell'elemento
specificatamente umano, senza il quale, come tutti
sappiamo, non è possibile, anche in perfetta salute,
continuare a vivere. Perché più necessaria ancora
dell'aria che respiriamo è l'etere del "senso".
Parole che rispondono
Nel "Fedro", Platone dopo aver trattato dell'arte
retorica e dell'amore, conclude la sua peripezia
dialettica trattando di parola parlata e parola
trascritta. La connessione dei tre temi non è poi così
arbitraria come potrebbe, a prima vista, sembrare.
Dopotutto, chi nella propria vita non ha fatto
esperienza, almeno quando la posta in gioco erano gli
occhi di una fanciulla, dell'intrecciarsi di queste tre
questioni? Sedurre non è forse trionfare sulle resistenze
altrui con parole persuasive? Ma l'oggetto ultimo
dell'amore per Socrate-Platone è la verità, per nulla
frigida agli occhi dei suoi devoti. Per raggiungere tale
obiettivo il filosofo necessita allora di una parola che
abbia anche una qualità supplementare, che sia, non solo
pesuasiva e innamorata, ma pure "responsabile". La
"responsabilità" della parola filosofica non è una
qualche vaga qualità mo rale del suo locutore. C ome
l'etimologia rivela, responsabilità non significa altro
che essere in grado di rispondere. Una parola
responsabile è allora una parola che si impegna in ciò
che dice e che sa rendere ragione di sé qualora colui al
quale essa è rivolta gliela richieda. E', afferma
significatamente Socrate-Platone, una parola-figlia
dotata di un padre che la difende e ne risponde. Una
caratteristica, questa, assente nella parola scritta,
dove "scrittura", alludendo all'oggettivo distacco che si
produce tra la parola trascritta e il suo locutore reale,
è sinonimo invece di irresponsabilità. Queste parole
irresponsabili, care ai retori corrotti ed ai seduttori
maligni, non sono in grado di costruire nulla. Rovinano
il senso, inquinano lo spirito e sono simili ad effimere
e derisorie piantagioni che, prodotte in occasioni di
certe feste popolari greche a scopo ludico, hanno la
durata di un lampo (i cosiddetti "giardini di Adone")
Eroi e rompicoglioni
La filosofia contemporanea, si pensi, ad esempio,
all'emblematico caso di Jacques Derrida (il più celebrato
tra i filosofi viventi), ha fortemente rivalutato questa
parola irresponsabile. La sua pretesa corruzione viene
infatti meno se, come è nello spirito del nostro tempo,
non si crede più, a differenza di Socrate-Platone, nella
Verità. Il vecchio e triste avvocato siciliano Gorgia,
con la sua irresistibile eloquenza, torna così a fare
capolino. Questa parola né falsa né vera -
"indecidibile", direbbe ancora il nostro famossisimo
Jacques - è infatti lo strumento principe con il quale
un'umanità alla deriva gioca a smontare e a rimontare un
senso o dei sensi ai quali non crede più: oggi Elena è
colpevole e merita la massima punizione, domani è
innocente e va compianta, come quel tale che ieri era un
eroe morto per la causa ed oggi è ; un rompicoglioni in cerca di ben
remunerate consulenze. La parola
irresponsabile è infine la parola svuotata dello
"spettacolo", parola televisiva che non dice ormai nulla
di più che se stessa, bocca beckettiana che non smette
mai di parlare per dare l'illusione di una comunità che
non esiste in nessun luogo. Avvolti in questo assordante
ambiente sonoro non resta, come Ulisse, che
impiasttriciarci di cera le orecchie.
Rocco Ronchi








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