[Cerchio] GENOVA, luglio 2002 - aggiornamento adesioni

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Szerző: fatacarabina
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Tárgy: [Cerchio] GENOVA, luglio 2002 - aggiornamento adesioni

GENOVA, luglio 2002: LE NOSTRE RAGIONI

Noi che nel Luglio scorso abbiamo dato vita alla straordinaria e plurale
esperienza del Genoa Social Forum rivolgiamo un appello a tutti e tutte
coloro che lo scorso anno sono venuti a Genova per manifestare il loro
dissenso contro il governo abusivo del pianeta, il G8, e le sue politiche di
morte.



A tutti e a tutte coloro che, riconoscendosi nel patto di lavoro che dette
origine al Genoa Social Forum e nella dichiarazione d'intenti del GSF di non
recare danno alcuno a cose e persone, si sono visti negare il loro diritto
a manifestare liberamente ed hanno subito una repressione senza precedenti
nella storia della Repubblica Italiana. Ci rivolgiamo alle donne ed agli
uomini che, pur non essendo fisicamente a Genova, c'erano con il cuore e con
la mente. A tutti e a tutte coloro che hanno avvertito il grande segnale di
quei giorni: i poveri che riprendevano la parola, gli ultimi che si
rimettevano in cammino, una nuova generazione che scopriva il gusto e
l'importanza dell'impegno politico. Ci rivolgiamo anche a coloro che a
Genova non c'erano per scelta e che solo dopo hanno capito l'importanza
dell'evento. Ci rivolgiamo ai registi che hanno filmato i colori e le
percosse, ai giornalisti che si sono opposti alla disinformazione
organizzata facendo il loro mestiere, agli uomini e donne di cultura che
hanno avvertito la tragicità dei fatti ma anche l'inarrestabile voglia di
dibattere, discutere raddrizzare i torti enormi che si continuano a
consumare e di cambiare il mondo che tutte le persone venute e Genova
condividevano. Noi vogliamo riprendere le proposte emerse nel Public Forum
che precedette l'apertura del summit del G8.



Vi chiediamo di tornare a Genova un anno dopo, nella settimana che termina
con il 19, 20, 21 Luglio, per dire al mondo ciò che la repressione ha voluto
nascondere. Per dire le nostre ragioni.

Voi G8, noi 6 miliardi: era vero ieri lo è ancora di più oggi.



Anche i pochi impegni assunti dagli otto paesi più ricchi del mondo per la
lotta alla povertà sono rimasti lettera morta. In questo anno gli otto
governanti abusivi del pianeta si sono macchiati di nuovi crimini contro
l'umanità e risulta ancora più chiaramente che la loro modalitè di potere
addensa ulteriori ed imminenti guerre che coinvolgono intere popolazioni
civili. Lo sterminio per fame e per malattie altrimenti curabili,
l'inaccessibilità all'acqua potabile, lo sfruttamento inumano della forza
lavoro, l'inquinamento dello biosfera e l'avvelenamento dei mari sono
proseguiti senza alcun freno.



Tutto ciò viene messo in atto per garantire il massimo di profitto ad un
gruppo di transnazionali che incamerano nelle loro mani ricchezze superiori
a quelle del PIL di interi paesi. Una guerra economica, sociale e militare è
stata dichiarata dagli otto paesi più ricchi contro l'intera umanità. Una
guerra che uccide con l'arma del debito e degli aggiustamenti strutturali,
con il controllo delle proprietà intellettuale da parte delle multinazionali
e con la demolizione di ogni straccio di legislazione sociale che sia di
impedimento alla selvaggia e libera espansione del mercato. Una guerra che
uccide con la crescita senza precedenti delle spese militari e con la
costruzione di nuovi sistemi di morte come lo scudo stellare. Una guerra che
ci hanno detto voler essere permanente, sovrana regolatrice della dittatura
del mercato, volano ricercato per superare ogni recessione e far girare al
massimo la macchina dell'ingiustizia. A questo tipo di guerra seguono le
guerre "guerreggiate" che tanti lutti continuano a produrre tra le
popolazioni.



I potenti chiusi nella loro zona rossa, isolati dal mondo insieme al loro
esercito privato, hanno avuto paura dei trecentomila di Genova. Temevano che
il tarlo di Seattle avesse scavato così a fondo da far vacillare il
granitico consenso di cui hanno bisogno. Per questo hanno scelto la
repressione. E Genova è stata violentata nel corpo e nell'anima, fino a
versare il sangue di uno dei suoi figli: Carlo Giuliani.

Non immaginavano che il nostro dolore diventasse il dolore di una parte così
vasta dell'umanità , che il nome di Carlo e di Genova varcasse gli oceani e
le montagne, narrasse dolcemente alle orecchie di chi contadino/a,
operaio/a, studente/ssa, disoccupato/a, senza casa, senza terra, senza
speranza, che la storia non è affatto chiusa e che il loro destini possono
essere riscritti con l'inchiostro della giustizia sociale, della libertà,
della pace.



Torniamo a Genova un anno dopo.

A rincontrare i genovesi, in primo luogo quelli che ci hanno accolto con
simpatia e condivisione dei nostri ideali, nonostante una ossessionante
campagna intimidatoria, per la loro civiltà e per la loro pazienza, ma anche
quelli di loro che erano stati indotti ad allontanarsi da una propaganda
intimidatoria o che lo avevano scelto, perché capiscano che la violenza
stava dentro e dietro le grate e non nasceva dentro un movimento di migliaia
di persone che scendevano in piazza per un mondo migliore.

A riscoprire Genova libera da cancelli, grate, posti di blocco.



A continuare la riflessione, che è cresciuta e lievitata in mille iniziative
durante questo anno in Italia e nel mondo. A riflettere e a discutere sul
nostro domani, sulla possibilità di una reale alternativa alla
globalizzazione neoliberista, con una modifica radicale dei saperi che metta
al centro la formazione e la scuola come diritti per tutte e tutti, delle
produzioni e degli stili di vita, a cominciare, dal ripensamento dei consumi
e dal rifiuto di utilizzare cibi geneticamente modificati, rilanciando
l'agricoltura biologica, per continuare con la radicale ed indifferibile
messa in discussione dei rapporti di produzione.

     Ad appoggiare e rilanciare tutte le campagne che si stanno sviluppando,
come, ad esempio, quella contro la modifica della legge sulla
produzione e il commercio delle armi, quelle per il boicottaggio di aziende
e marchi responsabili di gravi violazioni di diritti e di attacco
all'ecosistema, quelle per la difesa e l'estensione delle garanzie dello
Statuto dei Lavoratori e la lotta contro ogni forma di precariato,
quella per l'affermazione dei  principi di civiltà e di giustizia violati
dalla legge sull'immigrazione Bossi - Fini, quelle per gli acquisti
trasparenti e per la sicurezza alimentare, quella per la fine dell'embargo
all'Iraq, quella contro la Nato, quella che intende riaffermare la
difesa e la riqualificazione della scuola pubblica.


Torniamo a Genova perché le nostre ragioni sono ancora tutte presenti.

Sono ancora di più in movimento.



Genova Social Forum





Aderiscono:

1.. Arcilesbica Zami - Milano
2.. Associazione Culturale Punto Rosso
3.. Associazione Un Ponte Per
4.. Brescia Social Forum
5.. Carta
6.. Casa dei Diritti Sociali -Firenze
7.. Centro di Documentazione Alternativa, Novara
8.. Contina Cooperativa Sociale - Rosate (MI)
9.. Dissidenti Disorganizzati - Roma
10.. Edizioni Punto Rosso
11.. Faenza Social Forum
12.. Firenze Social Forum
13.. Foro Contadino - Altragricoltura
14.. Forum Ambientalista
15.. Forum Mondiale delle Alternative
16.. Forum Sociale del Ponente Genovese
17.. Forum Sociale della Valpolcevera
18.. Genoa Legal Forum
19.. Giovani Comunisti
20.. Giuristi Democratici
21.. La Spezia Social Forum
22.. Lecce Social Forum
23.. Legambiente
24.. Legambiente Liguria
25.. Liberazione
26.. Lodi Social Forum
27.. Lup - Libera Università Popolare
28.. Marcia Mondiale delle Donne Contro le Violenze e la Povertà (Italia)
29.. Partito della Rifondazione Comunista
30.. Proutist Universal Italia
31.. Rieti Social Forum
32.. S.In.Cobas
33.. Sinistra giovanile
34.. Sinistra Verde Liguria
35.. Social Forum del Basso Abbiatense e Alto Pavese
36.. Social Forum del Ponente Savonese
37.. Sondrio Forum Sociale
38.. Unione degli Studenti
39.. Unione degli Universitari
40.. Vergante Social Forum
41.. Versilia Social Forum
42.. Vigevano Social Forum




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