----- Original Message -----
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Sent: Sunday, June 16, 2002 8:34 PM
Subject: Fw: [VAS] il 36% del grano diventa cibo per i bovini
>
> ----- Original Message -----
> From: <fabio.fimiani@???>
> To: <vasonlus@???>
> Sent: Sunday, June 16, 2002 6:33 PM
> Subject: [VAS] il 36% del grano diventa cibo per i bovini
>
>
> VERTICE FAO 1 / PERCHÉ MILIONI DI UOMINI SOFFRONO LA FAME
> IL CLUB dell' Hamburger Il grano c'è. E potrebbe bastare alle popolazioni
> denutrite. Ma il 36 per cento della produzione mondiale serve solo
> all'allevamento
> del bestiame
>
> di jeremy rifkin
>
> I ministri dell'agricoltura di varie parti del mondo si riuniranno a Roma
> in occasione del World Food Summit, il vertice mondiale
sull'alimentazione.
> Sponsorizzato dalla Fao (Food and Agricultural Organization), il vertice
> affronterà una questione critica: sfamare la crescente popolazione
mondiale
> nel corso del ventunesimo secolo. Si prevedono centinaia di discorsi,
> incontri
> e seminari su come creare un approccio di sviluppo sostenibile e su come
> sfamare circa un miliardo di esseri umani che sono al momento denutriti.
> Ma più interessante dell'ordine del giorno sarà certamente il menù. Sia
> in occasione delle cene ufficiali che degli incontri delle Organizzazioni
> non governative c'è infatti da aspettarsi un consumo di grandi quantità
> di carne bovina e non. E qui resta la contraddizione e la sfida che i
> delegati
> - e tutti noi - ci troveremo a dover fronteggiare quando si tratterà di
> affrontare la questione dell'alimentazione dei nostri simili.
>
> Il fatto è che centinaia di milioni di persone nel mondo lottano ogni
giorno
> contro la fame perché gran parte del terreno arabile viene oggi utilizzato
> per la coltivazione di cereali ad uso zootecnico piuttosto che per cereali
> destinati all'alimentazione umana. I ricchi del pianeta consumano carne
> bovina e suina, pollame e altri di tipi di bestiame, tutti nutriti con
> foraggio,
> mentre i poveri muoiono di fame. Negli ultimi cinquant'anni la nostra
> società
> globale ha costruito a livello mondiale una scala di proteine artificiali
> sul cui gradino più alto ha collocato la carne bovina e quella di altri
> animali nutriti a foraggio. Oggi i popoli ricchi, specie in Europa, Nord
> America e Giappone, se ne stanno appollaiati in cima a questa catena
> alimentare
> divorando il patrimonio dell'intero pianeta. Il passaggio avvenuto nel
mondo
> agricolo dalla coltivazione di cereali per l'alimentazione umana a quella
> di foraggio per l'allevamento degli animali rappresenta una nuova forma
> di umana malvagità, le cui conseguenze potrebbero essere di gran lunga
> maggiori
> e ben più durature di qualunque sbaglio commesso in passato dall'uomo
contro
> i suoi simili.
>
> Oggi, oltre il 70 per cento del grano prodotto negli Stati Uniti è
destinato
> all'allevamento del bestiame, in gran parte bovino. Sfortunatamente, di
> tutti gli animali domestici, i bovini sono fra i convertitori di alimenti
> meno efficienti. Sperperano energia e sono da molti considerati le
> "Cadillac"
> delle fattorie animali. Per far ingrassare di circa mezzo chilo un manzo
> da allevamento, occorrono oltre 4 chili di foraggio, di cui oltre 2 chili
> e mezzo sono cereali e sottoprodotti di mangimi, e il restante chilo e
mezzo
> è paglia tritata. Questo significa che solo l'11 per cento di foraggio
> assunto
> dal manzo diventa effettivamente parte del suo corpo; il resto viene
> bruciato
> come energia nel processo di conversione, oppure assimilato per mantenere
> le normali funzioni corporee, oppure assorbito da parti del corpo che non
> sono commestibili, ad esempio la pelle o le ossa.
>
> Quando un manzo di allevamento sarà pronto per il macello, avrà consumato
> 1.223 chili di grano e peserà approssimativamente 475 chilogrammi.
> Attualmente,
> negli Stati Uniti, 157 milioni di tonnellate di cereali, legumi e proteine
> vegetali, potenzialmente utilizzabili dall'uomo, sono destinate alla
> zootecnia:
> è una produzione di 28 milioni di tonnellate di proteine animali che
> l'americano
> medio consuma in un anno. I bovini e il resto del bestiame stanno
divorando
> gran parte della produzione di grano del pianeta. È necessario
sottolineare
> che si tratta di un nuovo fenomeno agricolo, del tutto diverso da quanto
> sperimentato prima d'ora. Ironicamente, la transizione dal foraggio al
> mangime
> è avvenuta senza troppe polemiche, nonostante si tratti di un fatto che
> ha avuto, nella politica di utilizzo del territorio e di distribuzione
> alimentare,
> un impatto maggiore di qualunque altro singolo fattore.
>
> In tutto il mondo la domanda di cereali per la zootecnia continua a
crescere
> perché le multinazionali cercano di capitalizzare sulla richiesta di carne
> proveniente dai paesi ricchi. Fra il 1950 e il 1985, gli anni boom
> dell'agricoltura,
> negli Stati Uniti e in Europa, due terzi dell'aumento di produzione di
grano
> sono stati destinati alla fornitura di cereali d'allevamento per lo più
> bovino. Nei paesi in via di sviluppo, la questione della riforma agricola
> ha periodicamente chiamato a raccolta intere popolazioni di agricoltori,
> nonché generato sommosse politiche populiste. Tuttavia, mentre le
questioni
> della proprietà e del controllo della terra sono sempre state temi di
grande
> rilevanza, il problema di come la terra venisse utilizzata ha sempre
> suscitato
> meno interesse nell'ambito del dialogo politico. Eppure, è stata la
> decisione
> più iniqua della storia quella di usare la terra per creare una catena
> alimentare
> artificiale che ha portato alla miseria centinaia di milioni di esseri
umani
> nel mondo. È importante tenere a mente che un acro di terra coltivato a
> cereali produce proteine in misura cinque volte maggiore rispetto ad un
> acro di terra destinato all'allevamento di carni; i legumi e le verdure
> possono produrne rispettivamente 10 e 15 volte tanto.
>
> Le grandi multinazionali che producono semi e prodotti chimici per
> l'agricoltura,
> allevano bestiame e controllano i mattatoi e i canali di marketing e
> distribuzione
> della carne, hanno tutto l'interesse di pubblicizzare i vantaggi del
> bestiame
> allevato a cereali. La pubblicità e le campagne di vendita destinate ai
> paesi in via di sviluppo equiparano ed associano all'allevamento di bovini
> nutriti a foraggio il prestigio di quel dato paese. Salire la scala delle
> proteine è diventato un simbolo di successo che assicura l'entrata in un
> club elitario di produttori che sono in cima alla catena alimentare
> mondiale.
> Il periodico americano "Farm Journal" riflette con queste parole i
> pregiudizi
> della comunità agro-industriale: «Incrementare e diversificare le
forniture
> di carne sembra essere il primo passo di ogni paese in via di sviluppo.
> Iniziano tutti con l'allevamento di polli e con l'installazione di
> attrezzature
> per la produzione delle uova: è il modo più veloce ed economico che
permette
> di produrre proteine non vegetali. Poi, quando le loro economie lo
> permettono,
> salgono "la scala delle proteine" e spostano la loro produzione verso
carne
> suina, latte, latticini, manzo nutrito al pascolo. Per poi arrivare, in
> alcuni casi, al manzo allevato con grano raffinato».
>
> Incoraggiare altri paesi a salire la scala delle proteine promuove gli
> interessi
> degli agricoltori americani e delle società agro-industriali. Molti
> americani
> saranno sorpresi di sapere che due terzi di tutto il grano esportato dagli
> Stati Uniti verso altri paesi è destinato all'allevamento del bestiame più
> che a soddisfare il fabbisogno di cibo dei popoli.
>
> Molti paesi in via di sviluppo hanno iniziato a salire la scala delle
> proteine
> all'apice del boom agricolo, quando la tecnologia della "rivoluzione
verde"
> produceva grano in eccesso. Nel 1971 la Fao suggerì di passare al grano
> grezzo che poteva essere consumato più facilmente dal bestiame. Il governo
> americano incoraggiò ulteriormente i suoi programmi di aiuti all'estero,
> collegando gli aiuti alimentari allo sviluppo sul mercato dei cereali
> foraggieri.
> Società come la Ralston Purina e la Cargill hanno ricevuto finanziamenti
> governativi a basso tasso di interesse per la gestione di aziende avicole
> e l'uso di cereali foraggeri nei paesi in via di sviluppo, iniziando
queste
> nazioni al viaggio che le avrebbe condotte verso la scala delle proteine.
> Molte nazioni hanno seguito il consiglio della Fao e si sono sforzate di
> rimanere in cima a questa scala anche dopo che gli eccessi della
> "rivoluzione
> verde" erano svaniti. Negli ultimi 50 anni la produzione mondiale di carne
> si è quintuplicata.
>
> Il passaggio dal cibo al mangime continua velocemente in molti paesi in
> modo irreversibile, nonostante il crescente numero di persone che muoiono
> di fame. Le conseguenze di queste trasformazioni - e il significato che
> hanno per l'uomo - sono state drammaticamente dimostrate da quanto
accaduto
> in Etiopia nel 1984, quando migliaia di persone sono morte di fame.
> L'opinione
> pubblica non era al corrente del fatto che in quel momento l'Etiopia
stesse
> utilizzando parte dei suoi terreni agricoli per la produzione di panelli
> di lino, di semi di cotone e semi di ravizzone da esportare nel Regno
Unito
> e in altri paesi europei come cereali foraggieri destinati alla zootecnia.
> Al momento sono milioni gli acri di terra che nel Terzo mondo vengono
> utilizzati
> esclusivamente per la produzione di mangime destinato all'allevamento del
> bestiame europeo.
>
> Purtroppo, l'80 per cento dei bambini che nel mondo soffrono la fame vive
> in paesi che di fatto generano un surplus alimentare che viene però per
> lo più prodotto sotto forma di mangime animale e che di conseguenza viene
> utilizzato solo da consumatori benestanti. Al momento, uno sconcertante
> 36 per cento della produzione mondiale di grano è consacrato
all'allevamento
> del bestiame. Nelle aree in via di sviluppo, dal 1950 ad oggi, la
> quota-parte
> di grano destinata alla zootecnia è triplicata ed ora supera il 21 per
cento
> del totale di grano prodotto. In Cina, dal 1960 ad oggi, la percentuale
> di grano da allevamento è triplicata (dall'8 al 26 per cento). Nello
stesso
> periodo, in Messico, la percentuale è cresciuta dal 5 al 45 per cento, in
> Egitto dal 3 al 31, ed in Thailandia dall'uno al 30 per cento.
>
> L'ironia dell'attuale sistema di produzione è che milioni di ricchi
> consumatori
> dei paesi industrializzati muoiono a causa di malattie legate
all'abbondanza
> di cibo - attacchi di cuore, infarti, cancro, diabete - malattie provocate
> da un'eccessiva e sregolata assunzione di grassi animali; mentre i poveri
> del Terzo mondo muoiono di malattie poiché viene loro negato l'accesso
alla
> terra per la coltivazione di grano e cereali destinati all'uomo. Le
> statistiche
> parlano chiaro: sarebbero 300 mila gli americani che ogni anno muoiono
> prematuramente
> a causa di problemi di sovrappeso. Un numero destinato ad aumentare.
Secondo
> gli esperti, nel giro di qualche anno, se continuano le attuali tendenze,
> sempre più americani moriranno prematuramente più per cause di obesità che
> per il fumo delle sigarette.
>
> Attualmente il 61 per cento degli americani adulti è in sovrappeso. Ma
> contrariamente
> a quanto si crede, gli americani non sono i soli ad essere grassi. In
> Europa,
> oltre la metà della popolazione adulta fra i 35 e i 65 anni ha un peso
> superiore
> al normale. Nel Regno Unito il 51 per cento della popolazione è in
> sovrappeso
> e in Germania si registra un eccedenza di peso nel 50 per cento degli
> individui.
> Anche nei paesi in via di sviluppo, fra le classi più abbienti della
> società,
> il numero degli obesi va velocemente crescendo. Il Who (World Health
> Organization)
> sostiene che la ragione principale di tutto ciò è "l'assunzione di cibi
> ad alto contenuto di grassi la predilezione dell' "hamburger life style".
> Secondo il Who, il 18 per cento della popolazione dell'intero globo è
obesa,
> più o meno quante sono le persone denutrite. Mentre i consumatori dei
paesi
> ricchi letteralmente fagocitano se stessi fino alla morte, seguendo regimi
> alimentari carichi di grassi animali, nel resto del mondo circa 20 milioni
> di persone l'anno muoiono di fame e di malattie collegate.
>
> Secondo le stime, la fame cronica contribuisce al 60 per cento delle morti
> infantili. Il consumo di grandi quantità di carne, specie quella di bovini
> nutriti a foraggio, è visto da molti come un diritto fondamentale e un
modo
> di vita. La società dell'hamburger di cui fanno parte anche persone alla
> disperata ricerca di un pasto al giorno non viene mai sottoposta al
giudizio
> della pubblica opinione. I consumatori di carne dei paesi più ricchi sono
> così lontani dal lato oscuro del circuito grano-carne che non sanno, né
> gli interessa sapere, in che modo le loro abitudini alimentari influiscano
> sulle vite di altri esseri umani e sulle scelte politiche di intere
nazioni.
>
> Il punto è questo. Con molta probabilità al World Food Summit si parlerà
> molto di come incrementare la produzione alimentare. E senza dubbio le
> società
> biotecnologiche saranno lì a fare propaganda ai loro "super semi"
> geneticamente
> modificati. I paesi del G-7 e le Organizzazioni non governative parleranno
> della necessità di estendere gli aiuti alimentari. Gli stati del Sud del
> mondo parleranno di accordi più equi per il commercio globale e di come
> assicurare prezzi più alti per le proprie merci e i propri prodotti.
> Probabilmente
> si discuterà addirittura della necessità di una riforma agricola nei paesi
> poveri.
>
> Ma il tema assente dal panorama dei dibattiti sono le abitudini alimentari
> dei consumatori dei paesi ricchi che preferiscono mangiare prodotti
animali
> pieni di grassi e altri cibi al top della catena alimentare globale,
mentre
> i loro fratelli del Terzo mondo muoiono di fame perché gran parte del
> terreno
> agricolo viene utilizzato per la coltivazione di cereali destinati agli
> animali. Da troppo tempo ormai aspettiamo una discussione globale su come
> meglio promuovere una dieta vegetariana diversificata, ad alto contenuto
> di proteine e adatta all'intera umanità.
>
> Così quando i delegati ufficiali e quelli delle organizzazioni non
> governative
> termineranno gli incontri giornalieri previsti dal World Food Summit della
> Fao e si siederanno a tavola, la vera politica dell'alimentazione sarà
> seduta
> lì e sarà proprio di fronte ai loro occhi, nei loro piatti.
>
> traduzione di Rosalba Fruscalzo
>
>
>
> 13.06.2002
>
>
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