[Cerchio] zerzan

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Ho l'impressione, francamente, che il pensiero di Zerzan sia
stato equivocato. E' uno che analizza le relazioni umane,
non un legislatore. Se ne parla quasi fosse Pol Pot, che
dice questo si fa, questo non si fa. Che non bisogna
coltivare, allevare, usare macchine. Lui fa un ragionamento
diverso, mi pare: che se allevi, coltivi, costruisci e usi
macchine, non puoi che rinunciare alla libertà. Che, se gli
uomini vogliono salvarsi dalla totale schiavitù e dalla
distruzione propria e del mondo, devono liberarsi di queste
attività, che impongono loro relazioni gerarchiche e,
attraverso, questo, un rapporto distruttivo e in prospettiva
suicida con la natura. Quindi é del tutto fuori luogo
replicargli che io non voglio rinunciare a questo, e lui non
vuole rinunciare a quello. Ciascuno fa il cazzaccio che gli
pare: lui prevede che così facendo, l'avremo in culo. Tutto
qui. Per contestare le sue affermazioni non ha senso dire
che l'agricoltura, l'allevamento, il mangiare carne,
l'elettricità, il motore a scoppio, il depilatore, sono
utili, ci piacciono, ci esaltano: occorre affrontare la
questione che pone lui. Abbiamo la capacità di trovare un
impiego non gerarchico e non alienato di queste tecnologie
(l'agricoltura stessa, nel senso di Zerzan, é una
tecnologia)? Esiste un modo di affrontare attività
complesse, faticose, tossiche, senza riprodurre alienazione,
sfruttamento, gerarchia? Lui dice di no, io (appoggiandomi
essenzialmente su Fourier e su Vaneigem) posso sperare di
sì. Ma contestare il cosiddetto primitivismo per i motivi
che indica Andrea più sotto, significa contrapporre
un'ideologia a un'analisi storica, non ha proprio senso.
Nello specifico poi, varie cose non mi convincono e ora le
vengo a indicare

L
Il primitivismo, di fatto, reprime totalmente quello che e'
la prerogativa
dell'uomo, ossia cio' che ci differenzia dagli altri
animali, il ragionamento
logico, il pensare.

PK
mah, molto antropocentrico, no? varrebbe di più se lo
affermasse, che ne so? una formica, questa cosa: ma che gli
uomini dicano di sé di essere i più fighi, non lo trovi un
poco debole? chissà come hanno apprezzato le doti umane, le
rondini che volteggiavano sopra Hiroshima...


L
Io non riesco a concepire che l'uomo possa trovare piena
liberta' e felicita' in una societa' in cui ogni forma di
ricerca e curiosita'
siano repressi.

PK
Questa componente repressiva da che cosa l'hai ricavata? e
perché associ tecnologia a curiosità? mi pare che i nessi
siano molto remoti

L
Non a caso uso il verbo reprimere. La specie umana si e'
differenziata dagli
altri esseri viventi perche', per sua natura, dotata di
intelletto.

PK
Daccapo

L
Come
potrebbe mai un uomo trovare la felicita' nel non utilizzare
il suo intelletto?
Come potrebbe mai un uomo essere libero se non puo'
esprimere il suo intelletto
nelle varie forme che questo gli consente?

PK
Sade, ad esempio, amava elaborare torture, anche
tecnologicamnete evolute. E' a questo che ti riferisci, non
é così?


L
E' indubbio che l'uomo utilizza l'intelligenza per miglirare
la sua vita, per
potersi trovare il cibo e l'acqua, per ridurre le fatiche
che ogni giorno si
presentano e lo fa piu' o meno inconsciamente.

PK
Ecco: la prima cosa che suggerisce Zerzan, é che andrebbe
fatto consciamente, rendendosi conto che ogni guadagno (ad
esempio nella riduzione della fatica) comporta una perdita
(spesso procrastinata nel tempo, pensiamo ai danni
ambientali; spesso a carico di qualchedun altro: se lavo i
piatti in lavastoviglie, faccio un ventesimo della fatica
che se li lavo a mano, ma qualcuno ha dovuto estrarre il
ferro, l'alluminio, lavorare la gomma, vigilare sui circuiti
elettrici - mentre io lavoro di meno, lavorano di più loro).
Ad esempio mostra che la fatica complessiva erogata
dall'umanità per soèpravvivere é sempre cresciuta, ed é
cresciuta del pari la degradazione dell'ambiente.
Antropizzandosi, l'ambiente é divenuto un problema umano: in
altre parole, lo abbiamo in tale misura manomesso che ora ci
troviamo a considerare le questioni ambientali come un
problema in più che ci tocca risolvere



L
Come potrebbe sopportare di
limitarsi per tutta la propria esistenza?
Zerzan parla di arte (pittura, graffito, ecc.) e di gioco
per dare sfogo al
proprio intelletto. Ma potrebbe questo essere sufficiente?
Come e' possibile
immaginare che l'umanita' intera accetti di scordare
completamente ogni tipo di
conoscenza?

Pk
Questa non ricordo d'averla udita: perché la dovrebbe
scordare? Uno una cosa può ricordarsela eppure non farla. Ho
perfettamente presente come si danno le ginocchiate nei
coglioni, pure non ne assesto da anni. Altrimenti, visto che
sappiamo come fare le bombe atomiche, le dovremmo costruire
come una maledizione? uno decide, no? potrei allevare
anguille, invece non lo faccio. Pesco, se vengono bene,
altrimenti salto. Non che sia la mia opinione, ma mi pare
che la logica tenga


L
Potrebbe essere sufficiente la consapevolezza di vivere in
armonia
con la natura per reprimere ogni nostro desiderio di
utilizzare le conoscenze al
fine di migliorare noi stessi o di far del bene?

PK
Cristo, lui reputa che quell'uso di cui parli ci peggior e
faccia del male. Il punto sta qui: chi vuoi che sia
contrario a migliorare? Nessuno, per definizione. ma che
cosa sia meglio, che cosa sia peggio, ciascuno lo valuta a
modo proprio. per lui noi stiamo peggio dei primitivi, e ti
porta una paccata di argomenti, che mi hanno convinto solo
in misura modesta, francamente. Ma occhio che non sono
cazzate, lui fa riferimento a studi molto più approfonditi e
complessi, di suo, davvero originale, c'è solo la
conclusione, che paleolitico é libero. E' un'idea che mi
pare limitativa e passiva della libertà: certo che lui
afferma che, per essere più liberi di così, occorre farlo a
spese di qualcuno, e che una tale prepotenza si finisce poi
per scontarla in un'alienazione crescente che devasta e
distrugge la natura, e noi insieme con lei. Ammettiamo che,
a suo favore, parlano millenni di storia di oppressione,
sfruttamento, ignoranza, alienazione, religione e schaivitù.
Mi pare poco avveduto liquidarlo così, come se fosse un
vecchiaccio originale e incoerente, che predica contro la
tecnologie e usa pantaloncini con la cerniera lampo.


L
Altro fenomeno della vita umana e' l'aggregazione,
l'associazione. Nel
primitivismo questo e' considerato come mezzo per ridurre il
tempo lavoro e
sperimentare l'arte, trovo impossibile che questa forma,
unita con
l'intelligenza possa non portare allo sviluppo di forme di
societa' complesse.
Anche ammettendo che tutti gli uomini potessero abbandonare
qualsiasi forma di
tecnologia (coltivazione e allevamento compresi) non
potrebbero che
ripresentarsi quelle condizioni che, nel nostro passato,
hanno dato vita alle
antiche civilta' con la naturale conseguenza di un domani
come l'oggi.
In base a queste premesse non riesco ad immaginare come
NESSUNA societa',
potrebbe non svilupparsi in una societa' agricola e di
conseguenza in forme piu'
avanzate.


PK
Lui dic e: avendo coscienza del danno che ci si andrebbe a
procurare. La sua é una teoria del limite, dell'equilibrio,
dell'armonia: o noi li conquistiamo, dice lui, o siamo
panati.


L
Il punto e' che il primitivismo puo' essere la scelta di
singoli ma
non un modello per tutti. Ha un limite che e' quello della
volonta' individuale.

Come anarchici dobbiamo cercare un modello di societa'

Pk
Sono affermazioni di questo stampo, che mi fanno affermare
che io, quanto a me, non sono anarchico



L
che ci permetta di vivere
nel pieno rispetto di noi stessi, delle nostre capacita' e
del mondo che ci
circonda e soprattutto che permetta ai singoli di poter
liberamente sperimentare
la liberta' come meglio crede.
L'intelligenza porta con se' la curiosita' e la curiosita'
e' la scintilla che
in ognuno di noi spinge a trovare soluzini sempre migliori.
Le menti del passato
come Pitagora e tutti i matematici, come Galileo, Newton,
Einstein, ecc. furono
spinti prima di tutto dalla curiosita' di sapere. Zerzan
afferma che Pitagora
formulo' i concetti matematici in funzione delle
problematiche legate al calcolo
degli appezzamenti. Non credo che cio' che spinse Pitagora
allo studio della
matematica e della geometria fosse il solo calcolare quanta
terra spettasse a
Caio e quanta a Tizio. La vera spinta fu il cercare di
trovare una regola che
mettesse in relazione delle misurazioni, dei numeri, a degli
altri numeri. La
domanda a mio avviso era esiste una legge matematica che mi
permette il calcolo
di determinate aree? Pitagora, indubbiamente, intui' che
potesse esserci questa
legge matematica. La ricerca e' stata pura fino a quando lo
stato prima e il
capitale poi non si impossesso' della scienza per opprimere
gli uomini.

PK
questa é un'idea tua, che non capisco su che cosa si fondi:
io non la sottoscriverei


L
E anche
allora credo che molti studiosi, come anche adesso, siano
stati spinti
dall'immensa curiosita', da quell'istinto che e' il cercare
di capire i
meccanismi della natura.


PK
Se é per quello anche gli sbirri sono spinti dall'immensa
curiosità (mai letto Maigret?) unita allo stesso impulso
all'onnipotenza che muove gli scienziati


L
Allora il problema non e' eliminare le tecnologie, che di
fatto non sono ne
buone ne cattive

Pk
Zerzan la vede diversamente, e porta tonnellate di argomenti
(magari un poco disordinati). In genere l'idea della
neutralità delle tecnologie, é assai poco diffusa fra i
sovversivi, ed é opinione corrente (oltre che mia) che si
tratti di un'idea ingenua e pericolosa. E in fondo poco
rilevante, perché nuove relazioni sociali porterebbero a una
ridefinizione dell'impiego delle tecnologie, e quindi alla
fine il risultato é lo stesso. ogni società ha le tecnologie
che le sono confacenti. Il punto é cher Zerzan pensa che
tutte le tecnologie, comportando una serie maggiore o minore
di mediazioni, comportino un attentato alla libertà umana
che lui considera come parte del flusso dell'armonia
naturale



L
ma di utilizzarle coscentemente, nel rispetto di cio' che ci
circonda e di noi stessi.


Pk
SAe tu allevi mucche dentro la stalla e le mungi tutti i
giorni per far colazione tu (perché il vitello te lo sei già
sparato con i porcini), non la rispetti neanche un po'.
Possiamo concludere che, nell'interesse del vivere meglio
noi, ci va bene così, per carità, ma un domani potremmo
pensare che se un bengalese ci pulisce i pavimenti, un
peruviano ci ripara la macchina e una moldava ci lecca il
buco del culo, é indubbio che noi viviamo meglio. Secondo
Zerzan é così precisamente che é andata: abituandoci a
sottomettere gli animali e a farli lavorare, a qualcuno é
venuta la scintilla: perché i manzi sì, e i molisani, o gli
ainu, o i tzotziles no? Loro lavorano, e io non faccio un
cazzo di niente. Che colpa ne ho se i manzi non sanno fare
tutto quanto? Guarda che la libertà di uno stenta molto ad
arrestarsi di fronte alla sottomissione del vicino. Possono
trattenerti (a chiacchiere) i principi etici, o (più
rigorosamente) la scarsa disponibilità del vicino a farsi
sottomettere. In realtà, però, mediante una tecnica
complessa di divisione e composizione sociale, si possono
usare le forze del vicino per costringerlo a sottomettersi.
Non é quel che vediamo tutti i giorni?
Anch'io credo che Zerzan vada criticato e che il suo
approccio contenga ampie falle: ma per farlo, incominciamo a
vedere quanto di fondato c'é nei suoi argomenti, senza
degradarlo a una caricatura. E' un buon uomo, e un sincero
sovversivo: e alle domande che fa, nessuno può affermare
validamente di poter opporre una risposta sicura e positiva


L
Il problema non e' la scienza ma il capitale che la
imbriglia in una logica di finanziamenti e che opprime,
tanto quanto operai e
impiegati, gli studiosi. Non credo di dire una falsita'
affermando che molti
ricercatori siano costretti a subire le imposizioni delle
aziende per poter
portare avanti i propri studi. Le varie correnti che si sono
sviluppate fino a
divenire delle vere e proprie lobbi, sono frutto della
necessita' degli studiosi
delle varie scienze, di imporsi per avere la possibilita' di
continuare la
propria ricerca oppure sono il frutto degli interessi di chi
finanzia le
ricerche.
Le moderne tecnologie permettono gia' oggi di vivere in modo
infinitamente piu'
rispettoso della natura e con quantita' di energia
infinitamente inferiore.

PK
quali moderne tecnologie?


L
Questo pero' e' contro gli interessi del capitalismo che ci
vuole dipendenti dal
mercato per aumentare il controllo con il ricatto. Un
circolo che ci vizia
all'utilizzo di tecnologie sempre piu' voraci di energia (ed
inutili) e nello
stesso tempo ci ricatta con la fornitura della stessa. Ci
impone lo sterminio
degli habitat, le guerre, ci provoca malattia e ci costringe
a sempre maggior
lavoro.
In una societa' dove il bene collettivo e' l'elemento
fondante,

Pk
Ma chi lo definisce il bene collettivo, come si fa a
riconoscerlo? e poi, io, ad esempio, non intendo in alcun
modo sottomettermi al bene collettivo, la cui sola idea mi
pare oppressiva e totalitaria.



L
dove la liberta'
degli individui e' assicurata

PK
Assicurata da chi, oltre che da loro stessi?


L
la scienza tornerebbe ad essere lo studio dei
fenomeni naturali assunti con la consapevolezza che nulla e'
certo ed assoluto,
che un verita' puo' essere solo parziale.

PK
Tornerebbe?


L
In una societa' dove gli individui non sono oppressi dagli
interessi di pochi,
gli studiosi potrebbero sviluppare le loro ricerche in
collaborazione tra loro e
non l'uno contro l'altro perche', cosi' facendo sarebbe
soddisfatta la loro sete
di conoscenza. Una conoscenza vera, non falsa di comodo per
questo o quell'altro
interesse.
Una quastione come quella delle biotecnologie non potrebbe
svilupparsi che al
raggiungimento di una serie di leggi ben precise fino a che
ogni minimo
particolare non e' chiaro e definito. Lo studioso che
comunque volesse
sperimentare dovrebbe confrontarsi col resto della
comunita'. Probabilmente non
vi sarebbe nemmeno ragione di dover introdurre
nell'ecosistema, piante
modificate in quanto l'agricoltura frutterebbe ben oltre le
necessita' di tutti.
Un'agricoltura biodinamica e biologica, un'agricoltura che
potrebbe essere molto
piu' individuale, cosi' che ognuno possa provvedere da se ai
suoi fabbisogni.

Pk
Andrea, che cosa vuoi che ti dica? quel che descrivi tu mi
pare una specie di socialismo, libertario nel senso che
tutti sarebbero stati convinti a forza di pipponi ideologici
che li avrebbero snervati e lasciati senza forza di reagire.
Non so come spiegarmi: ma a me tutti questi buoni sentimenti
e questo spirito collaborativo, mi puzzano di fregatura, e
mi ricordano il "mite villaggio operoso", dove Kropotkin dà
la mano ad Heidi (poi, quando lo sguardo va altrove, lui se
l'inchiappetta nel fienile, ma non raccontiamolo in giro).
Tu il lato demoniaco distruttivo della libertà sembri non
avvertirlo minimamente, cosa che mi allarma, perché temo di
più l'amore del bene collettivo che la brutalità del
desiderio individuale, anche altrui.
Per farti un esempio questi scienziati bramosi di conoscenza
e tarpati dal vile capitalismo, mi paiono un telefilm:
quanta parte del progresso umano (progresso peraltro assai
discutibile) é dovuta all'ansia degli individui non già di
collaborare al bene collettivo, che i più si battono sui
coglioni senza posa, ma di andare in culo a colleghi,
superiori, dic uccare, di guadagnare, di potersi abbandonare
alla prepotenza e alla prevaricazione? é questo che afferma
Zerzan, che il progresso é figlio somigliantissimo della
prepotenza individuale. Magari la verità sta nel mezzo, ed
esistono modi diversi e migliori di progredire, ma occhio ai
buoni sentimenti