Il direttore del Sisde ha confermato l'esistenza di rapporti nei quali si faceva riferimento all'omicidio della giornalista.
ROMA - Il direttore del Sisde, Mario Mori, davanti ai giudici parla di notizie su "un gruppo di mandanti" dell'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ma tace sulle fonti. Mori ha confermato davanti alla Corte d'Assise di appello di Roma l'esistenza di rapporti nei quali si faceva riferimento all'organizzazione dell'omicidio in Somalia della giornalista e del cameraman del Tg3.
A Mario Mori il collegio presieduto da Enzo Rivellese ha chiesto se intendeva rivelare la fonte delle informazioni, ma il generale ha rifiutato, sollevando ragioni di sicurezza e appellandosi all'articolo 203 del codice penale che consente agli ufficiali di polizia di mantenere il segreto sulle fonti.
Oggi la Corte ha sentito anche l'ex ambasciatore somalo presso la Santa Sede, Alì Hussen, che, negli anni scorsi in un'intervista sostenne che l'omicidio era stato organizzato fuori dalla Somalia. Il testimone ha riferito di avere appreso quelle notizie da un ufficiale di polizia somala, Shermarke, il quale tra l'altro gli aveva raccontato di essere stato informato sulla circostanza dal colonnello Gafo della polizia somala
La prossima udienza si terrà sabato prossimo e in quella data verranno ascoltati il direttore del Sisde all'epoca del duplice omicidio (20 marzo 1994) e l'attuale capo del Sismi, dato che nei rapporti del Sisde si faceva riferimento ad alcune relazioni del servizio segreto militare. I genitori di Ilaria Alpi hanno intanto lanciato un appello alle istituzioni affinché venga rimosso il segreto sugli informatori del Sisde che parlarono dei mandanti dell'omicidio.