[Cerchio] CONTRO LA NATO, CONTRO L'IMPERIALISMO, CONTRO LA G…

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Auteur: karletto
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Sujet: [Cerchio] CONTRO LA NATO, CONTRO L'IMPERIALISMO, CONTRO LA GUERRA PERMANENTE - ROMA 28 MAGGIO. Comunicato di "Vis-à-Vis" e "Corrispondenze Metropolitane".
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COMUNICATO
di


"Vis-à-Vis"

e

"Corrispondenze Metropolitane"


    Al di là della risibile enfatizzazione in chiave autoincesante che ne fa
il nanuncolo di Arcore, il vertice Nato di Pratica di Mare riveste
un'oggettiva importanza, meritevole di alcuni elementi di puntuale
valutazione critica.
    Tale appuntamento si colloca in una fase particolare, caratterizzata
dalla ridefinizione dell'Alleanza nordatlantica, al cui ambito afferisce lo
stesso rapporto consultivo con la Russia, da poco delineatosi.  Putin, è
bene ricordarlo, ha posto come condizione per un maggiore "avvicinamento"
alla Nato, da parte della Russia, una più accentuata caratterizzazione di
questa in "senso politico".  E alle istanze provenienti da Mosca, va
aggiunta la considerazione del rilevante fatto che, nel corso dell'avvio
dell'operazione "Enduring Freedom", la Nato è stata sostanzialmente
"scavalcata" in modo definitivamente esplicito:  se, infatti, ancora nel
1999 si discuteva dell'ampliamento del raggio d'azione di essa, ora risulta
affatto chiaro che - soprattutto da parte statunitense - vi è la tendenza a
considerarla "solo" come l'organismo militare deputato a garantire la
sicurezza europea, un mero tassello, cioè, di quel "nuovo ordine mondiale
possibile" che dovrebbe essere contraddistinto da un intreccio reticolare di
alleanze, idoneo a "blindare" l'intero globo terrestre.
    D'altra parte, come registrato da ormai innumerevoli "addetti ai
lavori", nella Nato è destinata ad aumentare la forza delle componenti
europee, in ragione dell'ormai evidente orientamento della Casa Bianca nel
senso di una sempre più unilaterale ed autonoma risoluzione delle
controversie internazionali.  E' ormai passato, infatti, il tempo
dell'interventismo combinato con le altre potenze, sotto il sostanziale
predomio yankee, ma pur sempre all'interno di un formale raccordo
collaborativo  dell'impegno americano con quello di altri paesi.  Ed è
passata la stessa autorappresentazione di questo modo di agire sullo
scenario internazionale:  la "guerra etica", l'interventismo legato a
presunte ragioni "umanitarie", hanno fatto il loro tempo.  Se queste
"edificantissime idealità" già evidenziavano la loro feroce ipocrisia
spettacolare, nel protervo tentativo di  mistificazione ideologica degli
"effetti collaterali" di operazioni bellico/umanitarie immancabilmente
scatenanti lo sterminio di  popolazioni inermi, men che mai possono essere
propagandate quando ad agire è ormai un'unica potenza, che del tutto
autonomamente dichiara guerra a quello ch'essa sola, di volta in volta, si
arroga il diritto di identificare come "il Male".
    Con buona pace degli incliti professori coautori del best seller globale
"Impero", il connubio tra politica ed etica, da loro pur felicemente
tratteggiato, appartiene ad una fase ormai indubitabilmente superata delle
dinamiche politiche planetarie (ammesso poi, e non concesso, che le
"meganarrazioni" di quella modernità, che essi  hanno tanto a noia, abbiano
mai effettivamente fatto aggio sulle profonde radici "economiche" di tali
stesse dinamiche).  Ed in ciò si rivelano i limiti dello sguardo dei due pur
intricanti studiosi, sulla realtà contemporanea:  uno sguardo talmente
prigioniero dell'immanenza da risultare definitivamente incapace di leggere
"il presente come storia", collocandone gli accadimenti nel processo che li
comprende.  Ormai, per l'ineffabile Totonno (Negri) e il suo giovine sodale
(Hardt), ogni fase, o meglio ogni momento di una singola fase assume di per
sè un valore assoluto e, ben lungi dal venir sottoposto ad una specifica
analisi concreta, viene invece identificato tout court come connotato
distintivo di un'intera epoca storica, sulla cui base calibrare un'azione
contestativa che, non cogliendo il carattere transitorio del proprio
oggetto, non potrà mai trascenderlo/superarlo, al massimo potendolo solo
accompagnare, "curvare" in senso ineluttabilmente riformistico.  Insomma,
chi ha intenzione di comprendere la realtà, doverosamente posizionando gli
eventi attuali entro un orizzonte prospettico ampio e diacronicamente
articolato, non può che confrontarsi con uno scenario che sfugge totalmente
alle trasfigurazioni dell'immanente operate dal professore patavino,
coerentemente con l'impasto di spiritualismo e attualismo gentiliani che da
sempre connotano il suo aulico pensiero.
    Risalendo quindi dall'astratto al concreto, diciamo subito che non vi è
dubbio che il momento che stiamo vivendo sia segnato dall'unilateralismo
americano.  Ma questo unilateralismo non rimanda (negrianamente) alla forza
dell'iperpotenza di un fantomatico, monolitico "Impero", bensì, semmai, ad
un'effettiva perdita di egemonia di quegli Usa che, dopo l'89, si erano
illusi di poter definitivamente ergersi a sovrani incontrastati/abili del
mondo.  Una perdita di egemonia sempre più drammaticamente difficile da
arginare, se non ricorrendo alla "solita, cara, vecchia" ricetta
bellicistica di Monsieur le Capital:  da qui (ma non solo, come vedremo), la
necessità di ripristinare il proprio ruolo gerarchico apicale, attraverso il
rilancio dell'"istanza militare" - di nuovo scopertamente "guerreggiata",
dopo decenni di "pacifica guerra fredda" -, come elemento che da solo può
permettere a Washington di "regolare/disciplinare" le controversie
internazionali, nello stesso momento in cui fa rientrare "dalla finestra"
quel benefico "volano" dell'interventismo dello stato, in materia economica
e di mercato, che si era trionfalmente quanto ideologicamente cacciato
"dalla porta", ai tempi delle "magnifiche sorti e progressive" di un dominio
mondiale finalmente epurato dalla sgradevole variabile di un "socialismo
irrealizzato", malgrado tutto sempre troppo condizionante.
    La perdita di egemonia di cui parliamo, può essere analizzata a partire
da diversi piani.
    Anzitutto, va detto che essa si lega al profilarsi di altri soggetti
forti, o potenzialmente tali, sullo scenario internazionale.  Per chiarezza,
si prenda ad esempio il Medio Oriente: la moneta unica europea sta
diventando gradualmente la moneta di riferimento di molti paesi arabi e il
sostegno americano alle politiche di Sharon, in questo senso, assume un
significato nuovo.  Israele non è più il "bastione dell'occidente" nel mondo
arabo, ma si è progressivamente ridotto a rappresentare l'avamposto affatto
privilegiato dei soli Stati Uniti, in un'area di interesse strategico, dove
sempre più forte si è andata facendo la concorrenza europea.  Se gli Usa
sostengono l'aggressività israeliana, con le sue continue proiezioni in
avanti, verso i paesi circonvicini, e con la negazione di fatto della
creazione di uno Stato palestinese, l'Unione Europea sembra invece
interessata al consolidamento di una Palestina finalmente indipendente:  uno
stato autonomo, affrancato da Israele, andrebbe infatti sicuramente a
collegarsi ed a sviluppare rapporti ecnomici e commerciali con quei paesi
arabi con cui essa ha maggiori rapporti.  Ma il sostegno europeo alla causa
palestinese non può che essere tiepido e guardingo:   c'è il problema della
Intifada, di cui tutti temono i possibili sviluppi, gli eventuali passaggi
in avanti.  Ed è ben vero che, nel momento in cui questa forma di lotta dal
basso riuscisse ad abbandonare forme disperate quanto afasiche sul piano
politico, come quella rappresentata dai kamikaze, nuove dirompenti
prospettive potrebbero aprirsi in Medio Oriente:  l'eventualità, ad esempio,
di un suo propagarsi nella riarticolazione di una lotta condotta dal basso,
tale da coinvolgere principalmente i proletari palestinesi - che da sempre
costituiscono l'irrinunciabile bacino di manodopera a prezzi stracciati per
Israele -, nella contestazione dell'attuale "rappresentanza" della cosiddeta
"Autorità Palestinese", potrebbe avere conseguenze di enorme valenza,
facendo emergere e imporre l'istanza di classe dentro quella legata
all'autodeterminazione nazionale.
    Ed allora, ecco che per Lor Signori - TUTTI! -,  quella che si lega ad
uno sviluppo dell'Intifada è chiaramente un'ipotesi da scongiurare!
Un'ipotesi che, non a caso, costringe infatti la Ue a continuare a cercare,
insieme agli Usa, una comune soluzione al problema, nonostante le oggettive
divergenze di interessi.  Il punto è che entrambi temono il ritorno del
famoso "fantasma" mille volte esorcizzato e mille volte rimanifestatosi!
Entrambi hanno consapevolezza piena del lento, sotterraneo processo tramite
cui sta nuovamente prendendo corpo, a livello mondiale, l'unico loro vero,
ineludibile nemico mortale:  quel proletariato che da sempre minaccia il
loro potere, essendo costitutivamente e inevitabilmente innervato nelle sue
stesse fondamenta, dentro i rapporti di produzione-riproduzione sociali di
cui essi sono diretta, funzionale espressione.  Il loro dominio s'è fatto
globale e loro sanno che altrettanto globale non potrà che essere il loro
avversario: il proletariato universale!
    Lor Signori - TUTTI! - sanno che il suo irrompere sulla scena
internazionale come classe unica (sia pur comprensiva di miriadi di
segmenti), cioè come soggetto collettivo rivoluzionario su scala planetaria,
suonerà per loro le campane a morto!  E  ciò che li spinge all'unità non è
quindi la sola debolezza dell'Unione Europea, che certo stenta per ora a
sviluppare tutti i passaggi della propria costruzione politica e giuridica,
ma anche il terrore che le contraddizioni sempre più aspre che attraversano
il pianeta e che vanno ingenerando fenomeni contestativi via via meno
contenibili, possano giungere a innescare un processo di ricomposizione
materiale delle multiformi espressioni sociali di ribellione rispetto al
loro dominio.  Un livello più alto di unificazione, cioè, rispetto a quello
sin qui raggiunto, perchè definitivamente radicato nella percezione degli
sfruttati d'ogni dove di essere "parte organica" di un insieme più ampio e
diffuso su scala globale.
    D'altra parte, è appunto il capitale stesso che per sua natura è da
sempre costretto a creare le condizioni materiali che possono portare al
verificarsi di un simile passaggio.  Esso sussume ogni forma produttiva,
anche quelle più arcaiche, immettendo nel mercato mondiale ogni
prodotto/attività dell'uomo.  Di più:  esso rende omogenee le strutture
sociali di paesi differenti (fermo restando che, nei cosiddetti "paesi in
via di sviluppo", le condizioni di sfruttamento restano più estreme) e le
conseguenze di questo processo inarrestabile possono essere, in prospettiva,
straordinarie.
    La mercificazione universale e la conseguente universale precarizzazione
della stessa vita quotidiana di miriadi smisurate di esseri umani, in ogni
parte del globo, creano le condizioni materiali per una infine possibile,
nonchè ormai indispensabile e urgentissima chance di liberazione, verso
l'alterità radicale di una "comunità umana" che non potrà che essere,
appunto, universale.
    Proprio per scongiurare questa occasione storica, questa possibilità di
unificazione concreta, Monsieur le Capital, come sempre, tende a dividere
ciò che, suo malgrado, è pur costretto ad unificare materialmente.  Esso ha
sempre celato/ostacolato tale unificazione, trasponendone/rimuovendone la
concretezza nelle forme alienate dell'astrattizzazione universale:  la
religione, il diritto, la politica sono state sino ad oggi le armi con cui
ha sempre operato per interdire il riemergere delle specifiche
determinazioni concrete degli individui, le loro differenze di classe e le
insopprimibili contraddizioni materiali di cui queste sono espressione e al
cui centro si esprime ineluttabilmente quella fra capitale e lavoro, che
tutte le fonda.
    Oggi, i margini di manovra si sono ormai ridotti drasticamente e non è
più tempo per il lessico della politica così come si articolava nel ciclo
della rappresentanza democratico-borghese.  Il capitale decretò a suo
tempo - 1789 - la "morte di dio", ha poi sancito, più recentemente - a
cavallo degli ottanta -, la "morte della politica" in nome di una "logica di
mercato" assurta ad unico principio regolatore del suo dominio
definitivamente globale:  oggi esso compie uno scarto ulteriore ed estremo,
e impone direttamente al mondo la sua più propria "logica di guerra"!
    Solo la guerra può oggi infatti rispondere sia alle sue sempre più
pressanti esigenze spartitorie, in merito alle aree di interesse
strategico-militare e/o di fondamentale importanza sul piano delle risorse
(esigenze che, presto o tardi,  torneranno comunque a imporsi anche sul suo
"fronte interno", incrinando l'attuale unanimismo
classistico/disciplinatore, magari con la riscoperta di qualche
concorrenziale quanto truffaldino "aperturismo" verso il comune nemico di
classe - si pensi alla mai accantonata favoletta di un'Europa "dei diritti"
e "dal volto umano"!-), sia anche alla sua imperativa necessità di
"dividere", al contempo assumendo la valenza assolutamente strategica di una
vera e propria controrivoluzione preventiva su scala planetaria.  La
campagna sullo "scontro tra civiltà" è indicativa di questo fatto:  occorre
ribadire la "superiorità occidentale", salvo poi  di fatto imporre
sull'intero pianeta un solo ordine sociale ed economico e, conseguentemente,
un solo modello di vita, magari "declinato" secondo le differenti tradizioni
locali, ma comunque tale da sussumerle e stravolgerle radicalmente, e quindi
pur sempre inderogabilmente unico.  I talebani e Bin Laden non sono forse un
prodotto dell'incontro tra la modernità capitalistica e una cultura
precedente?  Non lo testimoniano forse il loro mix di teologia
tradizionalista e sapiente uso dei media, nonchè l'introduzione di forme di
guerra che la "tradizionale guerra santa" non contemplava?
    D'altro canto, respingere la campagna sullo scontro di civiltà non è
difficile, qualora si parta dalla consapevolezza che il modello di "civiltà"
è uno solo sull'intero pianeta e coincide con la barbarie, la barbarie ad
altissimo sviluppo tecnologico che sfocia nei massacri come Jenin!  Quella
stessa barbarie che ha spinto gli Usa ad evocare/invocare l'uso dell'atomica
contro chiunque, per essi, di volta in volta assuma le sembianze del "male",
del "nemico".
    Nel momento in cui si denuncia e si combatte qualsiasi manovra tesa alla
divisione del proletariato universale, è necessario anche capire i passaggi
messi in atto dall'avversario e definire i propri momenti mobilitativi con
la massima chiarezza possibile.  Nella logica della guerra permanente,
attualmente dispiegata nel pianeta, la Nato viene ad avere dei compiti ben
precisi e delimitati.  Compiti che riguardano peculiarmente l'Europa e il
bacino del Mediterraneo e che quindi non ne fanno il principale organismo
dell'imperialismo su scala mondiale, pur mantenendone una rilevanza assai
significativa, potendo riguardare anche la mediazione tra le diverse
potenze:  essa può infatti costituire il luogo dove si sintetizzano alcune
volontà, allorquando gli Usa non abbiano la forza di scavalcarle agendo da
soli ("Enduring Freedom", nella sua parte iniziale, è un esempio in tal
senso, ma non è detto che diventi la regola), o addirittura giungere a
rappresentare il luogo dove si paleserà e si consumerà lo scontro sinora
latente tra Usa, Ue e Russia, o dove, ancora, colossi pur rivaleggianti
possono arrivare ad unirsi quando c'è da combattere il loro comune nemico,
il proletariato universale.
    Per questo dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze la Nato e
continuare a chiederne lo scioglimento, ma dobbiamo anche mantenere la
capacità critica di comprendere che, nell'ininterrotta e spesso ben celata
dialettica di convergenze e dissidi fra i tuttora svariati "padroni del
vapore" su scala planetaria, in essa non si possono individuare gli unici
assi portanti degli equilibri geo-politici a venire, nè si possono delineare
tutte le politiche di aggressione militare con le quali dovremo confrontarci
sempre più soventemente nei prossimi anni.
    Muovendo anche dall'idea che non è attraverso la costituzione
dell'"Europa politica" (agognata da  Negri, da "Le monde diplomatique", o da
qualunque altro nostalgico del sogno socialdemocratico in salsa europeista)
che si può delineare un'alternativa a un esistente fatto di guerra.  La
costituzione di un' Europa "dei diritti" è tutta interna a questo esistente,
interfacciandosi con la nefasta illusione di un "capitale dal volto umano" e
coincidendo di fatto con il mero rafforzamento di uno dei termini del
concerto mondiale di quelle potenze che comunque menano le danze sullo
spartito di un unico compositore:  Monsieur le Capital!


Di conseguenza, il 28 maggio a Roma, dovremo esserci tutti/e!
Contro la Nato, contro l'imperialismo,
contro la protervia guerresca degli Usa
e la menzogna buonistica dell'Europa politica,
contro la controrivoluzione preventiva del capitale.
Per il proletariato universale!

26-maggio-2002

Le Redazioni di

Vis-à-Vis

Quaderni per l'autonomia di classe


e


Corrispondenze Metropolitane

(Roma)




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piano=20
politico, come quella rappresentata dai kamikaze, nuove dirompenti =
prospettive=20
potrebbero aprirsi in Medio Oriente:&nbsp;&nbsp;l'eventualit=E0, ad=20
esempio,&nbsp;di un suo propagarsi&nbsp;nella riarticolazione =
di&nbsp;una lotta=20
condotta dal basso, tale da coinvolgere principalmente i proletari =
palestinesi=20
-&nbsp;che da sempre&nbsp;costituiscono l'irrinunciabile bacino di =
manodopera a=20
prezzi stracciati per Israele -, nella contestazione dell'attuale=20
"rappresentanza" della cosiddeta "Autorit=E0&nbsp;Palestinese", potrebbe =
avere=20
conseguenze di enorme valenza, facendo emergere e imporre l'istanza di =
classe=20
dentro quella legata all'autodeterminazione =
nazionale.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ed =
allora, ecco=20
che per Lor Signori - TUTTI! -,&nbsp;&nbsp;quella che si lega ad uno =
sviluppo=20
dell'Intifada&nbsp;=E8 chiaramente un'ipotesi da=20
scongiurare!&nbsp;</FONT></FONT><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp; =
Un'ipotesi che,=20
non a caso,&nbsp;costringe infatti&nbsp;la Ue a continuare a cercare, =
insieme=20
agli Usa, una comune&nbsp;soluzione al problema, nonostante le oggettive =

divergenze di interessi.&nbsp; Il punto =E8 che entrambi&nbsp;temono il =
ritorno=20
del famoso "fantasma" mille volte esorcizzato e mille volte=20
rimanifestatosi!&nbsp; Entrambi hanno consapevolezza piena del lento,=20
sotterraneo&nbsp;processo tramite cui sta nuovamente prendendo corpo, a =
livello=20
mondiale,&nbsp;l'unico loro vero, ineludibile nemico mortale:&nbsp; quel =

proletariato che da sempre&nbsp;minaccia&nbsp;il loro potere, essendo=20
costitutivamente e inevitabilmente innervato nelle sue =
stesse&nbsp;fondamenta,=20
dentro i rapporti di produzione-riproduzione sociali&nbsp;di cui essi =
sono=20
diretta, funzionale espressione.&nbsp; Il loro dominio s'=E8 fatto =
globale=20
e&nbsp;loro sanno che altrettanto globale non potr=E0 che essere il loro =

avversario: il&nbsp;proletariato =
universale!&nbsp;&nbsp;</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Lor Signori -=20
TUTTI! - sanno che il suo irrompere sulla scena internazionale come =
classe unica=20
(sia pur comprensiva di miriadi di segmenti), cio=E8 come soggetto =
collettivo=20
rivoluzionario su scala planetaria, suoner=E0 per loro le campane a =
morto!&nbsp;=20
E&nbsp; ci=F2 che li spinge all'unit=E0 non =E8 quindi la sola debolezza =
dell'Unione=20
Europea, che certo stenta per ora a sviluppare tutti i passaggi della =
propria=20
costruzione politica e giuridica,&nbsp;ma anche il terrore che le=20
contraddizioni&nbsp;sempre pi=F9 aspre che attraversano il pianeta e che =
vanno=20
ingenerando fenomeni contestativi via via meno contenibili,&nbsp;possano =

giungere a innescare un processo di ricomposizione materiale delle =
multiformi=20
espressioni sociali di ribellione rispetto al loro dominio.&nbsp; Un =
livello pi=F9=20
alto di unificazione, cio=E8,&nbsp;rispetto a quello sin qui=20
raggiunto,&nbsp;perch=E8 definitivamente radicato nella percezione degli =
sfruttati=20
d'ogni dove di essere "parte organica" di un insieme pi=F9 ampio e =
diffuso su=20
scala globale.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
D'altra parte, =E8=20
appunto il capitale stesso che per sua natura =E8 da sempre costretto a =
creare le=20
condizioni materiali che possono portare al verificarsi di un simile=20
passaggio.&nbsp; Esso sussume ogni forma produttiva, anche quelle pi=F9 =
arcaiche,=20
immettendo nel mercato mondiale ogni prodotto/attivit=E0 =
dell'uomo.&nbsp;=20
</FONT></FONT><FONT size=3D2><FONT size=3D3>Di pi=F9: &nbsp;esso rende =
omogenee le=20
strutture sociali di paesi differenti (fermo restando che, nei =
cosiddetti "paesi=20
in via di sviluppo", le condizioni di sfruttamento restano pi=F9 =
estreme)&nbsp;e=20
le conseguenze di questo processo inarrestabile possono essere, in =
prospettiva,=20
straordinarie.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; La =

mercificazione&nbsp;universale e la conseguente universale =
precarizzazione della=20
stessa vita quotidiana di miriadi smisurate di esseri umani, in ogni =
parte del=20
globo, creano le condizioni materiali per una infine possibile, nonch=E8 =
ormai=20
indispensabile e urgentissima&nbsp;<EM>chance</EM> di liberazione, verso =

l'alterit=E0 radicale di una "comunit=E0 umana" che non potr=E0 che =
essere, appunto,=20
universale.&nbsp;</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Proprio per=20
scongiurare questa occasione storica, questa possibilit=E0 di =
unificazione=20
concreta,&nbsp;<EM>Monsieur le Capital</EM>, come sempre, tende =
a&nbsp;dividere=20
ci=F2 che, suo malgrado, =E8 pur costretto ad unificare =
materialmente.&nbsp; Esso ha=20
sempre celato/ostacolato tale =
unificazione,&nbsp;trasponendone/rimuovendone la=20
concretezza nelle forme alienate dell'astrattizzazione universale:&nbsp; =
la=20
religione, il diritto, la politica sono state sino ad oggi le armi con =
cui ha=20
sempre operato per interdire il riemergere delle specifiche =
determinazioni=20
concrete degli individui, le loro differenze&nbsp;di classe e le=20
insopprimibili&nbsp;contraddizioni materiali di cui queste sono =
espressione=20
e&nbsp;al cui centro&nbsp;si esprime ineluttabilmente quella&nbsp;fra =
capitale e=20
lavoro, che tutte le fonda.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Oggi, i margini=20
di manovra si sono ormai ridotti drasticamente e non =E8 pi=F9 tempo per =
il lessico=20
della politica cos=EC come si articolava nel ciclo della rappresentanza=20
democratico-borghese.&nbsp; Il capitale decret=F2 a suo tempo - 1789 =
-&nbsp;la=20
"morte di dio", ha poi sancito, pi=F9 recentemente - a cavallo degli =
ottanta=20
-,&nbsp;la "morte della politica"&nbsp;in nome di una "logica di =
mercato"=20
assurta ad unico principio regolatore&nbsp;del suo dominio =
definitivamente=20
globale: &nbsp;oggi esso compie uno scarto ulteriore ed estremo, e =
impone=20
direttamente&nbsp;al mondo la sua pi=F9 propria "logica di =
guerra"!&nbsp;=20
</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Solo la=20
guerra&nbsp;pu=F2 oggi infatti rispondere&nbsp;sia alle sue sempre pi=F9 =

pressanti&nbsp;esigenze&nbsp;spartitorie, in merito alle&nbsp;aree di =
interesse=20
strategico-militare&nbsp;e/o di fondamentale importanza sul piano delle =
risorse=20
(esigenze che, presto o tardi, &nbsp;torneranno comunque a imporsi anche =
sul suo=20
"fronte interno", incrinando l'attuale unanimismo =
classistico/disciplinatore,=20
magari con la riscoperta di qualche concorrenziale quanto truffaldino=20
"aperturismo" verso il comune nemico di classe - si pensi alla mai =
accantonata=20
favoletta di un'Europa "dei diritti" e "dal volto umano"!-), =
sia&nbsp;anche alla=20
sua imperativa necessit=E0 di "dividere",&nbsp;al contempo =
assumendo&nbsp;la=20
valenza assolutamente strategica di una vera e =
propria&nbsp;controrivoluzione=20
preventiva su scala planetaria.&nbsp; La campagna sullo "scontro tra =
civilt=E0" =E8=20
indicativa di questo fatto:&nbsp; occorre ribadire la "superiorit=E0=20
occidentale",&nbsp;salvo poi&nbsp; di fatto imporre sull'intero pianeta =
un solo=20
ordine sociale ed economico e, conseguentemente,&nbsp; un solo modello =
di vita,=20
magari "declinato" secondo le differenti tradizioni locali, ma=20
comunque&nbsp;tale da sussumerle e stravolgerle radicalmente, e quindi =
pur=20
sempre inderogabilmente&nbsp;unico.&nbsp; </FONT></FONT><FONT =
size=3D2><FONT=20
size=3D3>I talebani e Bin Laden non sono forse un prodotto dell'incontro =
tra la=20
modernit=E0 capitalistica e una cultura precedente?&nbsp; Non lo =
testimoniano=20
forse il loro<EM> mix</EM> di teologia tradizionalista e sapiente uso =
dei media,=20
nonch=E8 l'introduzione di forme di guerra che la "tradizionale guerra =
santa" non=20
contemplava?&nbsp;</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
D'altro canto,=20
respingere la campagna sullo scontro di civilt=E0 non =E8 difficile, =
qualora si=20
parta dalla consapevolezza che il modello di "civilt=E0" =E8 uno solo =
sull'intero=20
pianeta e coincide con la barbarie, la barbarie ad altissimo sviluppo=20
tecnologico che sfocia nei massacri come Jenin! &nbsp;Quella stessa =
barbarie che=20
ha spinto gli Usa ad evocare/invocare l'uso dell'atomica&nbsp;contro =
chiunque,=20
per essi, di volta in volta assuma le sembianze del "male", del=20
"nemico".</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Nel momento in=20
cui si denuncia e si combatte qualsiasi manovra tesa alla divisione del=20
proletariato universale, =E8 necessario anche capire i passaggi messi in =
atto=20
dall'avversario e definire i propri momenti mobilitativi con la massima=20
chiarezza possibile.&nbsp; Nella logica della guerra permanente,=20
attualmente&nbsp;dispiegata nel pianeta, la Nato viene ad avere dei =
compiti=20
ben&nbsp;precisi e delimitati.&nbsp; Compiti che riguardano =
peculiarmente=20
l'Europa e il bacino del Mediterraneo e che quindi&nbsp;non ne fanno il=20
principale organismo dell'imperialismo su scala mondiale, pur =
mantenendone una=20
rilevanza assai significativa, potendo riguardare&nbsp;anche =
</FONT></FONT><FONT=20
size=3D2><FONT size=3D3>la mediazione tra le diverse =
potenze:&nbsp;&nbsp;essa=20
pu=F2&nbsp;infatti costituire&nbsp;il luogo dove si sintetizzano alcune =
volont=E0,=20
allorquando gli&nbsp;Usa non abbiano la forza di scavalcarle agendo da =
soli=20
("Enduring Freedom", nella sua parte iniziale, =E8 un esempio in tal =
senso, ma non=20
=E8 detto che diventi la regola), o addirittura giungere a =
rappresentare&nbsp;il=20
luogo dove si paleser=E0 e si&nbsp;consumer=E0 lo scontro =
sinora&nbsp;latente tra=20
Usa, Ue e Russia,&nbsp;o dove, ancora, colossi pur rivaleggianti possono =

arrivare ad unirsi quando c'=E8 da combattere il loro comune =
nemico,&nbsp;&nbsp;il=20
proletariato universale.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Per questo=20
dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze&nbsp;la Nato =
e&nbsp;continuare a=20
chiederne lo scioglimento, ma dobbiamo anche mantenere la capacit=E0 =
critica di=20
comprendere che, nell'ininterrotta e&nbsp;spesso ben celata dialettica =
di=20
convergenze e dissidi fra i tuttora svariati "padroni del vapore" su =
scala=20
planetaria, in essa non si possono individuare gli unici assi portanti =
degli=20
equilibri geo-politici a venire, n=E8 si possono&nbsp;delineare tutte le =
politiche=20
di aggressione militare con le quali dovremo confrontarci sempre pi=F9=20
soventemente nei prossimi anni.</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Djustify><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp; =
Muovendo anche=20
dall'idea che non =E8 attraverso la costituzione dell'"Europa politica" =
(agognata=20
da &nbsp;Negri, da "<EM>Le monde diplomatique</EM>", o da qualunque =
altro=20
nostalgico del sogno socialdemocratico in salsa =
europeista)&nbsp;&nbsp;che si=20
pu=F2 delineare un'alternativa a un esistente fatto di guerra.&nbsp; La=20
costituzione di un' Europa "dei diritti"&nbsp;=E8 tutta interna a questo =

esistente, interfacciandosi con la nefasta illusione di un "capitale dal =
volto=20
umano" e coincidendo di fatto&nbsp;con il mero rafforzamento di uno dei =
termini=20
del concerto mondiale di quelle potenze che&nbsp;comunque menano le =
danze sullo=20
spartito di un unico compositore:&nbsp; <EM>Monsieur le =
Capital</EM>!&nbsp;=20
</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D2><FONT size=3D3>&nbsp;&nbsp;&nbsp;=20
</FONT></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D4><STRONG>Di conseguenza, il 28 maggio =
a Roma,=20
dovremo esserci tutti/e!</STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D4><STRONG>Contro la Nato, contro =
l'imperialismo,=20
</STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D4><STRONG>contro la protervia guerresca =
degli Usa=20
</STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D4><STRONG>e la menzogna buonistica =
dell'Europa=20
politica, </STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><FONT size=3D4><STRONG>contro la controrivoluzione =
preventiva=20
del capitale.</STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=3Dcenter><STRONG><FONT size=3D5>Per il proletariato=20
universale!</FONT></STRONG></DIV>
<DIV><FONT size=3D2></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT size=3D2><STRONG><EM>26-maggio-2002</EM></STRONG>=20
<P align=3Djustify></P>
<DIR>
<DIR><B><FONT size=3D4>
<P align=3Djustify>Le Redazioni di</P></DIR></DIR></FONT><I><FONT =
size=3D6>
<P align=3Dcenter>Vis-=E0-Vis</P></I></FONT>
<P align=3Dcenter>Quaderni per l'autonomia di classe</P></B><FONT =
size=3D1>
<P align=3Djustify></P>
<DIR>
<DIR></FONT><B><FONT size=3D4>
<P align=3Djustify>e</P></B></FONT><FONT size=3D1>
<P align=3Djustify></P></DIR></DIR></FONT><FONT size=3D5>
<P align=3Dcenter><STRONG>Corrispondenze =
Metropolitane</STRONG></P></FONT>
<P align=3Dcenter><STRONG>(Roma)</STRONG></P></DIV>
<DIV align=3Djustify><BR></DIV></FONT></BODY></HTML>

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