aggiornamento postato da Camillo COPPOLA,sabato 25 maggio
2002
PSICHIATRIA,PRASSI E CONFORMISMO,LA TERAPIA PER LA MADRE DI
LICIA 20 ANNI,MORTA IN CARCERE A POZZUOLI.
La madre di Licia COPPOLA,dottoressa Gabriella Maria
RONCELLI,avendo
reiterato le sue pacifiche manifestazioni più volte fuori
l'ingresso del
carcere femminile,luogo ove sono morte contestualmente
l'otto gennaio 2002
in circostanze rimaste avviluppate nel segreto istruttorio,
sia la figlia che altra detenuta coetanea di cui essa
conosce il solo
nome,Elena; é finita nelle maglie del servizio di igiene
mentale del locale
ospedale puteolano Santa Maria delle Grazie,dove ben cinque
sanitari tra
psichiatri e medici,hanno analizzato nella
mente e nel fisico di Gabriella cosa non
funzionasse,prescindendo
pregiudizialmente,in quanto sanitari,i motivi di tali suoi
pacifici gesti,e
non ritenendo,almeno per momento,di trattenerla
coattivamente,ne hanno delegato il compito in
prima istanza alla persona ove la RONCELLI é ospite
provvisoria,presso l'abitazione del
professore Ferdinando INTRIERI in via San Gennaro Agnano 67
POZZUOLI
tel.081-5709174,con il viatico di una terapia a base di
psicofarmaci.
Gabriella,riferisce che in occasione di una delle
manifestazioni sotto il
Palazzo di Giustizia di Napoli dei giorni scorsi,fù
avvicinata da una persona di cui vuole tenere
riservata l'identità,che mossa da pietà,gli avrebbe rivelato
la gravità emersa sia dall'autopsia che
dall'esame tossicologico,e che in un ambiente
particolarmente vigilato quale il carcere,a maggior ragione
avvalerebbe quanto i familiari di altre detenute,con timore
ed omertà,per
paura di ritorsioni sui propri congiunti detenuti le hanno
rilevato.
La notizia criminis gira,ma si schianta comunque contro il
clima ritorsivo che vive chi nel carcere c'é ristretto o ci
lavora;o peggio di una solidarietà inversa che frenerebbe
chi,pur non rientrando in tali casistiche,debba
doverosamente informare in modo imparziale sulla
molteplicità dei compromessi e quieto vivere che hanno
determinato tali decessi.
Questo proprio perchè il carcere non può ritornare ad essere
come nel passato dominio di alcuni che in modo sui generis
lo hanno di fatto condotto;non a caso Gabriella ricorda i
tristi episodi della nuova camorra organizzata,del detenuto
Raffaele CUTOLO e delle compromissioni nella gestione.
Lo STATO,la NAZIONE supera lo schieramento politico,la sua
fortezza agli occhi di tutti é nella
forza di dominare proprio lì dove si soffre,si espia e ci si
riabilita;il carcere non deve essere
di fatto considerato una fossa di serpenti da cui rifuggere
dal guardare.