Autore: Emiliano Bussolo Data: Oggetto: [Cerchio] fosse comuni in afghanistan
Alcuni li hanno sepolti vivi, altri sono soffocati o morti di stenti nei container dov'erano rinchiusi, per poi venire scaraventati, con i bulldozer, in fosse comuni. Di questi sventurati restano solamente stracci insanguinati, qualche scheletro tormentato dall'implacabile sole del deserto, ossa che spuntano dalla sabbia e attirano ancora cani o avvoltoi. Con queste scene dell'orrore sta venendo alla luce la faccia sporca della guerra in Afghanistan: il massacro di centinaia o forse migliaia di inermi prigionieri talebani compiuto cinque mesi fa. Tutta gente che si era arresa ai mujaheddin, gli afghani alleati degli americani, dopo la caduta delle grandi città nel nord del paese come Mazar i Sharif e Kunduz.
A scoprire i luoghi delle stragi sono stati gli esperti di Physicians for human rights (Medici per i diritti umani), un'organizzazione non governativa di Boston insignita del premio Nobel per la campagna mondiale contro le mine. In Bosnia i suoi patologi hanno riesumato i cadaveri musulmani della strage di Srebrenica e dal 1997 documentano la tragedia afghana. Oltre a due siti, dove testimoni hanno visto seppellire i prigionieri talebani, gli esperti americani sono riusciti a individuare altre sette fosse comuni utilizzate dai fondamentalisti per nascondere i loro eccidi quando erano al potere. Non solo: in alcuni casi le vittime del mullah Omar si mescolano con i resti dei talebani catturati e uccisi senza pietà durante l'offensiva alleata in Afghanistan. «Un testimone ha riferito di aver visto e fotografato, attorno al 5 gennaio, due mucchi di cadaveri, presumibilmente di soldati talebani. Quando si recò sul posto per la seconda volta le collinette erano state livellate» si !
legge nel rapporto dei medici di Boston, che hanno condotto due missioni ricognitive nel nord dell'Afghanistan nel corso degli ultimi mesi.
Altri testimoni raccontano di aver visto sei camion che trasportavano alcuni container vicino alle fosse comuni. I soldati di scorta usavano un fazzoletto per tapparsi il naso, a causa del fetore dei cadaveri. Nei container, che possono contenere anche una sessantina di persone ciascuno, pigiati come sardine, erano stati rinchiusi i prigionieri talebani. Durante il tragitto molti devono essere morti, perché un altro testimone ha visto scaricare dai camion corpi senza vita. Infine i boia hanno fatto intervenire i bulldozer per seppellire i cadaveri, con la scorta armata che allontanava la gente del luogo.