Autore: dp Data: Oggetto: [Cerchio] un altro mondo è possibile?
Siamo tutti e tutte d'accordo: vogliamo costruire un mondo nuovo a partire
dalla nostra penisola. Siamo altresì d'accordo che vorremmo mandare a casa i
Berlusconi ed ovunque i suoi colleghi in qualsiasi parte del globo. Siamo
contro l'organizzazione mondiale delle disuguaglianze. Siamo un po' divisi
quando si precisa un no al neo-imperialismo e l'essere "movimento contro il
capitalismo". Eppure un mondo o è nuovo oppure è l'ammettere che il
capitalismo può essere umano e (cosa impossibile) "riformabile". Siamo,
anche, tutti d'accordo che esiste una crisi strutturale del sistema e che la
sua gestione acuisce ogni drammatico problema (debito estero, fame,
carestie, espropriazione di ricchezze e risorse, neo-schiavismo e
neo-colonizzazione, mancanza di cura, processi migratori distorti e
razzismo, omofobia, manipolazioni genetiche, sfruttamento, repressioni,
economia di guerra dilagante, mancanza di diritti, devastazioni ambientali
ecc. ecc.) e, al tempo stesso, che una crisi attraversa le stesse forze
antagoniste, di sinistra, critiche e rivoluzionarie. Ma, dobbiamo dircelo,
non abbiamo, di fatto, oltre proposte generiche o palliativi avanzato un
programma ed un progetto unitario che unisca i mezzi al fine, le lotte
quotidiane ad uno scopo finale, che sia non solo tattico ma anche
strategico, che comprenda gli accadimenti della "struttura" collegandoli a
quelli della "superstruttura", il dire al fare, il fare con l'esempio, il
voler cambiare il mondo con l'impegno a combattere anche i nostri limiti e
le nostre contraddizioni e altri mille non dualismi, il bisogno di mutazioni
radicali obbliga, infatti, alla rivoluzione dell'Uomo. E, intanto, in tanti
guardano al "movimento", ad ogni "resistente" che non si è messo in
disparte, a milioni di uomini e donne che inseguono un sogno di liberazione
come numeri o come occasione per semplici competizioni elettorali o per
"pontificare" autoreferenzialità e leader di turno. Questo è un vizio che
rischia di vanificare l'importanza di ogni lotta, i suoi stessi obiettivi e
il compiere atti di libertà a partire anche da piccole conquiste. Non è
sbagliato ipotizzare liste alternative, chiedere consensi elettorali a tutti
e tutte e meno che mai costruire un riferimento, una consulta, un'unità
fuori e contro il bipolarismo. E' sbagliato non farlo a partire dalle idee e
dai programmi (su ogni argomento: immediato e di lungo respiro), è sbagliato
non partire dal basso, è sbagliato non valorizzare idee, capacità,
intelligenze e disponibilità, è sbagliato non avviare un percorso
(camminando anche dentro strade nuove, riappropriandoci del linguaggio e
inventando) che ci renda protagonisti e che sia già il nuovo mentre lo
proponi per tutta la società. Potremmo andare, provocatoriamente, per
conquistare trasparenza, per non permettere che vengano oscurati i valori di
cui siamo portatori, per non essere massa da utilizzare solo in determinate
occasioni, per non essere umiliati e mortificati anche nel nostro cortile di
casa, per non vedere calpestate speranze e per non cadere nell'oblio e nella
rassegnazione, nella solitudine e nello sconforto, anche a scontri
elettorali (politiche, europee, in una università.) ma proponendo il
rinnovamento della politica e la partecipazione come condizione
insostituibile, partendo dal più piccolo quartiere, dalla più minuscola
aggregazione, rispettando ogni singola persona, esaltando l'etica dell'
essere, per, poi, vedere in competizione non un nome o un leader, un partito
o una lista civica ma un piano per cambiare il mondo: per iniziare a farlo
coscienti che possiamo anche essere sconfitti. e questo non deve essere mai
un motivo di "riflusso". Ad un anno dalle elezioni del 13 maggio 2001 il
governo attuale "senza maschere" ha fatto quanto di peggio la storia di
questa repubblica potesse immaginare e il centrosinistra ha dimostrato tutta
la sua mediocrità. Partiti che pure riteniamo alternativi non ci hanno
aiutato ad "unire quello che il neoliberismo divide" e nuovi "capi" stanno
finendo con l'autoproclamarsi "dirigenti" senza rispetto per un "dirigente
complessivo" che langue e che invece dovrebbe essere la nostra vera
ambizione. Ecco perché la "rivoluzione dell'uomo" è importante, ecco perché
dobbiamo iniziare a cambiare noi stessi, metodi, modi, forme, il vivere la
politica e lo stesso confronto e scontro delle idee. senza opportunismi,
furbizie, scorciatoie, ambiguità. Non si utilizzi il forum europeo per le
prossime elezioni europee e Napoli o Genova per quelle amministrative e non
sappiamo cos'altro per quelle politiche mentre, di fatto, per cacciare la
"nuova barbarie" dal potere stiamo facendo poco. Allora lanciamo davvero l'
idea di Consulte per l'Alternativa a partire dai territori e riempiamole di
contenuti non generici e permettiamo che ogni cellula sia il cuore del
nostro pensare ed agire e specifichiamo insieme al chi siamo e al che fare
quale è il mondo nuovo che vogliamo costruire. Tutto questo è certamente non
facile e più complesso ma chi ha detto che la semplicità non è difficile a
farsi? Per ora stiamo vivendo una inutile "guerra di Spagna" e sappiamo che
la stessa vide trionfare il fascismo. e lacerazioni altrettanto profonde, il
distacco tra popolo e Istituzioni ecc. lo videro trionfare da noi, in
Germania e nella storia più recente nei vari continenti: e se provassimo a
trarne una lezione? Ma solo la chiarezza dei mezzi, con quali proposte e del
fine possono sgomberare il campo da equivoci e vedere uniti coloro che si
riconoscono in qualcosa e crediamo che, probabilmente, non troveremo tra di
noi, praticando questa via, rinnegati, buonisti, demagoghi, carrieristi,
burocratelli, parolai e altri personaggi che più che cambiare il mondo
ambiscono ad un potere che fa dell'alternanza e non dell'alternativa la loro
unica bandiera. Ognuna faccia la sua parte per rispondere ad una banale
domanda: "tu da che parti stai?" Forse abbiamo bisogno di darci ulteriori
appuntamenti, di precisare l'ordine del giorno, di trarre le conseguenze dei
vari interventi (aperti, liberi...) e, poi, di dimostrare la validità del
nostro dire ed ascoltare nelle azioni pratiche...
menene
DP
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