R: [Cerchio] quale differenza?

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Auteur: Pkrainer
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Sujet: R: [Cerchio] quale differenza?
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From: karletto <karlettom@???>
> MM: Ma io credevo che qui si stesse appunto soltanto

riportando, con serena
> giocosità, quanto comunque fa parte attiva e concreta

della quotidianità
> REALE di ciascuno degli "assatanati" partecipanti a questo

fantasmagorico
> happening virtuale ... cos'è mò 'sta tua cupa, raggelante

tirata in ballo
> della <<paura degli strapiombi>>?!?!


Io non credevo, e non credo: credo che la realtà di ciascuno
sia poco serena, poco giocosa, pochissimo reale, per nulla
attiva e assai poco concreta



> Se mai qualcuno ce l'avesse davvero avuta, con tale

appello al "dover
> essere" non avresti ottenuto altro risultato che di

radicalizzargliela,
> risospingendocelo dentro ...



é un rischio, certo: il mio calcolo era quello di rendere
noto che quella paura é diffusa, comune, perfino banale. Che
non si é soli, ma - coem ha dimostrato anche questa
performance psicolinguistica - fortunatamente male
accompagnati. Con i bambini funziona, e non mi pare che
siamo cresciuti così tanto da escludere che funzioni anche
ora, e qui.



e se invece, come credo, tutti/e sono andati
> sinora cimentandosi in questa ludica ma pur serissima

sarabanda, mettendo in
> gioco il proprio realissimo vissuto,



oh, Madonna, certo che qualche dose di nesso con la realtà
c'é: considera se non altro che l'età media dei partecipanti
é a metà fra quella di un buon barolo e quella di una valida
mummia (per restare in una casistica subalpina), come temeva
quel maldestro assaggiatore di poco fa...


questa battuta, scusami, suona davvero
> un po' stonata ... una sorta di evocazione di fantasmi che

qui non penso
> avrebbero potuto/dovuto aleggiare ... bah?! 'sta volta

non ti ho capito ...
> io comunque, come ho già detto a Marinella, mi stavo

letteralmente
> "scompisciando", come se dice a Roma ;-)))))
> Abbraccioni a tutti/e
> Marco (M.)
>


ci si scompiscia anche a nord del Po, grato al Bossi; ma non
so se sia del tutto il caso. E' un bene certo che la
dialettica dei corpi (che non é fatta solo di assalti
all'arma bianca, o con la gomma inastata come si dice a
Torino, ma anche di elusioni, di schermaglie, di finte, di
armistizi, perfino di qualche ritirata, purché strategica)
sia emersa in piena luce: che ci si sia detti che vogliamo
mettere in comune il piacere di essere presenti gli uni per
gli altri. Ma è comunque da meditare il fatto che questo
emerge da lontano: probabilmente la cosa colpisce me più che
altri, perché io conosco di persona parecchi dei
protagonisti, e li ho chiari in mente con i loro sorrisi e i
loro rossori mentre ticchettano blindati ciascuno davanti al
monitor (l'ammonitore) della solitudine.
Insomma perché per iscritto emerge l'anarchia dell'alcova e
del serraglio, e di persona si ripiomba nel comunismo da
caserma, casto e militante? Secondo voi, a Genova dove ci
saranno stati, nella notte fra il 19 e il 20, centomila
maschi e cinquantamila ragazze, quanti avranno fatto
l'amore? io direi pochi, e pochissimi che non avessero una
storia che si erano portati da casa nel portapranzi. Perchè,
per iscritto, il nesso fra sovversione e desiderio é così
fluido da passare da un tema all'altro con la naturalezza
con cui spostiamo il peso del corpo da l'una all'altra
chiappa, e - non appena ci si incontra - "rieccoti la
morsa", la parola ritorna neutra e il fatto di essere maschi
e femmine (con quel che ne segue, come ammonisce l'umorista)
si sotterra nell'essere "compagni". Come diceva un'altra
tempra d'umorista: "siamo tutti compagni per la
rivoluzione/e mo' vago a 'o ciesso e me fazzo 'nu
trumone..."
Ecco: io credo che questa difficoltà a cogliere le rose
della nota e a te assai grata metafora (a me meno, ma dal
cornuto che sono me ne profitto per i miei loschi
intendimenti) travalichi la questione del sesso (comnque non
so lì da te dove la fava romanesca é magari sempre all'erta,
ma Il dialogo "come va? come vuoi ch vada, non si tromba" é
frequente parlando con gente di tutti i sessi e di tutte le
età) e indichi la diffcoltà di uscire dal "desiderare senza
fine" (cosa nella quale, diciamolo, non ci caga il cazzo
nessuno) dal "godere senza ostacoli, vivere senza tempi
morti" che é la quintessenza, se mai fosse legittimo
individuarne una, di tutta l'avventura dello scorso assalto
proletario. Precisamente quello che ci ha svegliati alla
passione un po' tutti, e tu ed io in particolare.
Marco, ammettiamolo: si gode con parecchi ostacoli (e alcuni
siamo noi ad elevarli) e si vive dribblando i tempi morti, a
volte con la leggerezza di un Gigi Meroni, più spesso con la
grevità di un Gresko...