[Forumlucca] rispettiamo il patto per evitare il "muro contr…

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Autore: blanca
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Oggetto: [Forumlucca] rispettiamo il patto per evitare il "muro contro muro"
Cari tutti voi
mi rendo conto che dovrei riuscire ad avere un atteggiamento mentale più
distaccato rispetto alle discussioni che si tengono al forum.

Però ci sono casi in cui non posso fare a meno di chiedermi a cosa cazzo
serve avere stabilito un patto di lavoro quando poi, sui principi fondanti
di
questo patto, ce la rigiriamo sul filo dell'esegesi delle parole,
evitanto un fatto semplice e chiaro: il patto di lavoro dei Social Forum
prevede l'adozione della strategia
non-violenta.
Noi ci siamo trovati a condividere un pezzo del nostro percorso, come
singoli e
come associazioni, in nome di quel patto.
E se cominciamo a forzare i termini dell'accordo, allora non potrà altro che
succedere questo: prima o poi il patto di condivisione a cui abbiamo aderito
come Social Forum Lucchese salterà, e ognuno di noi si ritroverà a condurre
le proprie battaglie politiche da solo, perdendo l'efficacia che si
potrebbe avere come movimento.

Noi dobbiamo attenerci a quel patto, dobbiamo rispettarlo nel profondo.
Non solo nelle forme ma anche nello spirito che lo alimenta.
E comunque, se lo spirito che lo alimenta non è condiviso, le parole ci
sono,
nere su bianco.
E noi ci siamo messi d'accordo proprio su quelle parole.

Spero che sia chiaro che non la sto prendendo come un fatto personale.
Solo che in questo momento un pò schizofrenico di posizioni discordi
rischiamo di perdere il nostro scopo.
Che è quello di creare una mobilitazione perchè le persone sensibili ai temi
della globalizzazione escano dal loro isolamento e si sentano invogliate a
far sentire la loro voce nel coro del dissenso verso le politiche
neoliberiste che critichiamo.
Più voci ci alzeranno, più il grido arriverà lontano.
Più coinvolgeremo, più l'agito diventerà comportamento diffuso.
Più si diffonderanno comportamenti critici più avremo possibilità di
raggiungere i risultati che ci proponiamo.
Per esempio nelle campagne di sabotaggio.
Ma non possiamo rischiare di mettere in discussione questo l'allargamento
del fronte del dissenso, solo perchè non ci poniamo il problema di come
comunichiamo i nostri contenuti all'esterno.

Facciamo politica non solo attraverso le manifestazioni pubbliche di
dissenso, ma anche nelle
scelte a cui ognuno si mantiene fedele nel privato delle singole vite.

Ovvero sia: è importante fare le compagne di controinformazione sulla
politica di Mc Donald e sui pompelmi Jaffa.
Sul consumo critico e il commercio equo.

Ma non meno importante è coinvolgere nella pratica quante più menti pensati
è possibile.
Per fare in modo che di fatto sempre meno persone vadano a mangiare da Mc
Donald, comprino Jaffa e scelgano il caffè equo.
Ma non solo. Se vogliamo allargare la riflessione sulla resistenza, se
vogliamo tenere alta l'attenzione sulle derive autoritaristiche dei governi
dobbiamo chiederci in che modo farlo. Perchè non è solo questione di
"consenso". Ma di coscienza critica. Perchè quanto più la coscienza critica
di un popolo è alta, tanto più quel popolo è pronto a difendere la
democrazia. Quindi non possiamo permetterci di sottovalutare i "modi" della
comunicazione. E farne un problema di forma.

Ci dobbiamo rendere conto che se vogliamo comunicare contenuti importanti
non possiamo fare a meno di porci delle domande sul modo in cui farlo.
Non per leccare il culo alla cosiddetta "opinione pubblica", non per
blandire le sensibilità più "perbenistiche" .
Quelle non le abbiamo e non le avremo mai dalla nostra parte.
Ma non perdere l'occasione di arrivare a chi può e vuole raccogliere il
nostro messaggio di dissenso.

Io credo che noi dobbiamo trovare il modo di allargare la protesta, di non
tenerla richiusa tra le nostre quattro mura.
E per fare questo dobbiamo comunicare e "aggregare" senza "aggredire" con i
nostri comportamenti.
(Ps. aggredire l'ho usato solo per fare il gioco di parole, non me la menate
per la scelta della parola, eh...)

Il gruppo di lilliput che stiamo facendo nascere in mediavalle per me ha
un'importanza enorme.
Sia perchè è una realtà che siamo riusciti a costruire in un territorio dove
finora nessuno aveva avuto modo di far radicare i temi della
critica alla globalizzione selvaggia.
Sia perchè, nonostante le divergenze, è un gruppo in cui si stanno
costruendo i presupposti per un lavoro concreto.

Ma non scrivo per fare il panegirico di quel gruppo "lassù".
E' che mi sento strattonata in due direzioni opposte.

Perchè Lilliput ci va molto, molto cauta sul tema dei comportamenti da
tenere
in piazza.

E, anche se non lo volevo ammettere, mi sono resa conto che la causa
maggiore
del loro sentimento di perplessità è dovuta proprio agli atteggiamenti
ambigui che alcuni social forum, come il nostro,
tengono rispetto ad alcuni temi fondanti.

In tutto questo tempo io ho continuato a discutere con i ragazzi di lilliput
le posizioni sulla non
violenza, sui modi di vivere la piazza, sulle valutioni riguardo a Genova.
Discussioni faticose, difficili, dove non ci siamo risparmiati i colpi. E in
tutto questo ho cercato di creare
un'apertura verso il social forum.

Ora però, dopo la giornata di sabato sono confusa. E comincio a capire la
loro
perplessità. Perchè l'ambiguità interna del forum non è cosa che si possa
nascondere all'esterno.

Però voglio vedere anche il lato positivo: mi pare che un cambiamento c'è
stato.
All'inizio questi temi erano stati "rimandati a data da destinarsi", non so
per quali motivi. Forse semplicemente perchè erano dati per scontati.
Ma adesso, almeno, sono stati posti in modo chiaro e senza mezzi termini.
E quindi sia benvenuto anche lo scontro dialettico sfibrante come quello di
sabato.

ILa