Il Comitato dei rappresentanti permanenti dell'Ue, riunito a Bruxelles, ha
annunciato ieri l'inclusione del Pkk nell'elenco delle organizzazioni
considerate "terroristiche" dall'UE.
Questa decisione diverrà definitiva il 2 maggio, se non perverrà nessuna
obiezione da uno dei quindici governi.
Per questo oggi i kurdi sono mobilitati in decine di città europee dopo le
manifestazioni del 1. maggio.
A Roma sono presenti in piazza San Giovanni, dove dal palco sindacale è
prevista una forte denuncia della decisione europea da parte del gruppo
"Modena City Ramblers" prima della prevista esecuzione del loro recente
brano "Newroz". Poi i kurdi dalle 17 alle 21 di oggi, e ancora dalle 8 alle
20 di domani 2 maggio, presidieranno palazzo Chigi.
Stanno giungendo molte adesioni all'appello che riproduciamo qui sotto,
lanciato inizialmente da Azad, Assopace, Donne in nero e Giuristi
democratici.
Nel frattempo il Turkish Daily News di oggi cita una fonte ufficiale Usa,
che ammette che la decisione è stata indotta da un pressante "lobbying"
anglo-americano. Un diplomatico spagnolo (che rappresenta quindi il paese
presidente di turcno della Ue) assicura al giornale che anche il Dhkp-c
(partito della sinistra turca al quale appartiene la maggioranza dei
detenuti suicidi per fame) sarà incluso giovedì nella versione definitiva
della lista, così come l'organizzazione basta Askatasuna e il FPLP
palestinese. Sono riportate le dichiarazioni di Osman Ocalan, fratello di
Abdullah e membro della leadership del Pkk e poi del nuovo partito Kadek:
"Questa decisione europea punta a scoraggiare il dialogo ed a costringerci
a riprendere le armi. Noi vogliamo la pace, ma se ci tolgono ogni libertà
abbiamo il diritto e la legittimazioen alla resistenza, e siamo pronti a
riprenderla. L'Europa, e dietro di essa gli Stati Uniti, sono responsabili
per ciò che potrà accadere".
In Turchia le manifestazioni del 1. maggio (che in quel paese non è
festività, ma giorno di sciopero e di lotta) sono fortemente caratterizzate
dalla presenza kurda e del partito Hadep, pari alla metà dei ben 200.000
manifestanti che stanno sfilando a Istanbul. Forti manifestazioni anche ad
Adana, Ankara e in tutte le metropoli turche, mentre ogni manifestazione è
vietata a Mersin (città turca con forte presenza kurda, teatro di una
cruenta repressione del Newroz il 21 marzo) e in tutte le città kurde con
l'eccezione di Antep, dove stanno manifestando in 20.000. Si regisrano
scontri e arresti a Dersim (in turco Tunceli) e nella metropoli kurda di
Diyarbakir, dove gruppi di giovani stanno presidiando il palazzo del
governatore per protesta contro il divieto.
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L'UE INCLUDE IL PKK FRA LE ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE:
UNA DECISIONE IRRESPONSABILE E PERICOLOSA
La decisione assunta oggi a Bruxelles dai rappresentanti permanenti
dell'Unione europea di includere nella lista delle organizzazioni
terroristiche il Pkk, cioè il primo movimento di liberazione che abbia
rinunciato unilateralmente da anni alla lotta armata, è un atto
irresponsabile di realpolitik che rischia di estendere l'incendio
mediorientale.
L'Europa si è piegata alle pressioni e al ricatto delle forze che premono
per una dinamica di guerra e devastazione che investirà proprio l'area
kurda, e che vede nella Turchia uno dei suoi capisaldi e nella volontà di
dignità e di pace del popolo kurdo un potente ostacolo.
Considerare terrorista il partito di Abdullah Ocalan, già dichiarato
perseguitato e rifugiato politico dalla magistratura italiana, equivale a
condannare al rimpatrio e alla tortura decine di migliaia di profughi, a
mettere fuori legge l'impegno civile degli esuli, a suggellare con un
sigillo europeo le prigioni in cui sono sepolti vivi migliaia di
prigionieri politici, a condannare in blocco il percorso di liberazione in
cui, come attestano le recenti corali manifestazioni del Newroz, si
riconosce un intero popolo.
La messa al bando del Pkk, che ha chiuso la sua esperienza politica il 4
aprile, e non del Congresso per la libertà e la democrazia del Kurdistan
(Kadek) che ne ha assunto l'eredità, è solo un ipocrita artificio. Oltre al
rischio di una successiva, automatica criminalizzazione del nuovo partito,
che eredita lo stesso gruppo dirigente e corpo militante dell'antico,
nessuno può pensare che il popolo kurdo accetti una cesura nella sua storia.
Questa decisione, che non è passata per nessuna istituzione rappresentativa
italiana o europea, diverrà definitiva il 2 maggio se nessuno dei quindici
governi porrà il veto, o almeno avanzerà un dubbio e chiederà un
ripensamento. Il governo italiano deve quindi uscire dal silenzio e
comportarsi in coerenza con le ripetute e unanimi deliberazioni
parlamentari in favore di un dialogo e di una soluzione politica,
impensabili se si criminalizza una delle parti in causa.
Per questo è necessario che tutti i movimenti della società civile, le
organizzazioni che si battono per la pace, il diritto di asilo e i diritti
umani, i parlamentari e i giuristi democratici, uniscano la loro voce alla
protesta della diaspora kurda che già nel pomeriggio del 1. Maggio si
diffonderà in tutta Europa.
Primi firmatari:
Associazione Azad, Associazione per la pace, Donne in nero, Coordinamento
giuristi democratici, Servizio civile internazionale, Associazione Rosa
Luxemburg, Convenzione permanente donne contro le guerre
Studenti di sinistra e Comitato Kurdistan (Fi)
Ciac e Coordinamento Pace e solidarietà (Pr)
Per ulteriori adesioni: tel 06.42013576, fax 06.42013799, E-mail
uiki.onlus@???
La comunità kurda di Roma dà appuntamento per il concerto sindacale del 1.
maggio sotto la statua di S. Francesco in piazza San Giovanni, dove la
denuncia della decisione europea verrà dalla voce dei "Modena City
Ramblers" prima dell'esecuzione del brano "Newroz", e poi, dalle 17 alle
21, davanti a palazzo Chigi, dove il presidio continua per l'intera
giornata del 2 maggio dalle 8 alle 20.
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E' ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile
Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva
loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo