cari compagni,
i commenti delle nostre “sinistre” al voto francese, in generale
fra “sorpresa” e “sgomento”, mi sembrano fuori
rotta. Intanto, per le legislative del 16 giugno la "sinistra" francese
dovrebbe vincere “a mani basse”: non è infatti credibile che
Chirac, anche se volesse, possa accordarsi in così poco tempo con Le Pen.
D’altra parte la situazione italiana, che come si dice spesso è
“laboratorio” d’Europa, presenta un quadro del tutto
simile a quello francese, se si sommano i fascisti in doppio petto di Fini
con le camice verdi di Bossi, Maroni e Borghezio.
Il problema vero, allora, è capire perché Berlusconi si stia manifestando
sempre più come il vero ultrà del centrodestra e come questo possa essere
il vero preoccupante “segnale” per l’Europa.
Il fatto è che, come diceva Jean Chesnaux nella intervista al Manifesto di
domenica scorsa, la politica vive nella “temporalità” e non può
ignorare “le attese per l’avvenire”. I risultati
elettorali in Francia ci dicono che non solo alcuni studiosi, ma gli
elettori nel loro insieme intuiscono che l’avvenire che la
“globalizzazione” ci prepara è quello fondato sul modello
dell’ “apartheid”. La destra promette
“sicurezza” a chi conta di essere cooptato dentro la fortezza
assediata (dice nulla “Panic room”?), ma la sinistra che dice?
Come può pensare di vincere, di portare gli elettori al voto, se, come ha
fatto il centrosinistra in Italia o Jospin in Francia (comunque in modo
assai più "pulito"), si chiude nella mera “gestione del
presente”, nel “giorno per giorno, senza prospettive né
progetti”, per paura di una visione critica del mondo e incapacità di
osare una nuova scalata al cielo?
fraternamente
busoni
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