著者: Pkrainer 日付: 題目: [Cerchio] I: [movimento] ATTACCO SECURITARIO E NUOVE FORME DI
CONTROLLO SOCIALE: comunicato dell' ORSo per il dibattito
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From: Officina della Resistenza Sociale <orso@???>
To: <movimento@???>
Sent: Friday, April 19, 2002 6:39 PM
Subject: [movimento] ATTACCO SECURITARIO E NUOVE FORME DI
CONTROLLO SOCIALE: comunicato dell' ORSo per il dibattito
In questi giorni di mobilitazione in solidarieta' al
prigioniero politico afro-americano Mumia Abu Jamal abbiamo
ritenuto interessante organizzare un dibattito sulle
politiche securitarie e il controllo sociale.
Oggi il carcere è elemento centrale delle politiche
repressive ed è in atto una tendenza a renderlo produttivo,
oltre che da un punto di vista di controllo, anche da un
punto di vista puramente economico.
Questa tendenza già in stato avanzato negli Stati Uniti vede
una grossa fetta (10 % in continuo aumento) dei penitenziari
dati in gestione ai privati con grosse aziende quotate in
borsa e un continuo incremento della produttivita'.
Dalla gestione privata delle carceri statali a veri e propri
carceri privati, dal business del controllo sociale
videovigilanza e tecnologie repressive fino al carcere come
azienda che dispone dei dipendenti piu' economici e con meno
diritti del mondo: i detenuti.
Il neoliberalismo dopo aver riempito le carceri di esclusi
dal nuovo ordine economico, riesce a renderli produttivi e
funzionali alle esigenze del capitale.
Esiste oggi uno stretto legame fra l'ascesa del
neo-liberalismo e l'incremento delle politiche sicuritarie.
Un simile sviluppo si riassume in una espressione lapidaria:
declino dello stato economico, diminuzione dello stato
sociale e glorificazione dello stato penale.
In altre parole l'incertezza sociale provocata da un mercato
del lavoro precarizzato non si affronta piu' con
ammortizzatori sociali vari, ma solo ed unicamente con il
"pugno di ferro" dello stato: controllo, repressione,
carcere.
La struttura odierna della societa' capitalista si fonda
sulla divisione tra inclusi ed esclusi.
Per inclusi s'intendono coloro che detengono il privilegio
di avere dei diritti come la casa, il lavoro, l'assistenza
sanitaria, mentre gli esclusi sono coloro che di questi
diritti non godono, la cui stessa esistenza viene
identificata come una minaccia alla salvaguardia dei
privilegi.
Nemici del "benessere" degli inclusi sarebbero quindi gli
immigrati, le minoranze rumorose, i tossicodipendenti, la
microcriminalita'.
Questa divisione, spesso strumentale, è necessaria per
legittimare una risposta repressiva e violenta verso ogni
forma di esclusione sociale e incompatibilita'.
In questo contesto cambia ovviamente la funzione degli
apparati di sicurezza dello stato che assumono il ruolo di
difensori degli inclusi, combattendo il male dell'esclusione
sociale e i suoi effetti distruttivi per l'ordine economico.
Tramite strumentali campagne sul bisogno indotto alla
sicurezza le forze di sicurezza dello stato ottengono
consenso ad un uso sempre piu' discrezionale della norma e
al monopolio della violenza.
Una violenza che riemerge all'improvviso massiccia, metodica
e direzionata verso coloro che sono visti come inutili o
insubordinati al nuovo ordine.
Il controllo sociale e il mantenimento del nuovo ordine
economico passa oltre che per le forme tradizionali
(apparati repressivi dello stato, carcere e violenza di
stato) per nuove forme di controllo sempre piu' variegate.
Dalla video-vigilanza al rinato ruolo della famiglia come
primo elemento del controllo.
Altro aspetto della trasformazione repressiva è la
repressione basata sull'autocontrollo.
L'autocontrollo spinge l'individuo ad essere poliziotto di
se stesso.
Stiamo parlando di forme che vanno dai "collarini"
elettronici alle misure di sorveglianza speciale fino a
tutte le misure alternative al carcere.
Con questa forma dell'autocontrollo si ottengono risultati
senza creare conflitto, trasformando il territorio in
carcere e i soggetti in controllori.
Il ruolo dello stato si limita a punire e a differenziare
fra compatibili e incompatibili.
Da queste brevi ma dense considerazioni ci sentiamo oggi di
affermare che lottare contro la repressione e il controllo
sociale è lottare contro il capitalismo.
ATTACCO SECURITARIO
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