Autor: Pkrainer Data: Assunto: [Cerchio] dal Venezuela
Allego alcune testimonianze di un compagno che sta giù in
Venzuela: ora le cose sono cambiate ancora. Se arriveranno
nuovi elementi, del caso, li inoltro
9/4/02
La serrata della Confederazione padronale che aveva indetto
una giornata di
protesta nazionale, è sostanzialmente fallita. La
temperatura sociale è
andata crescendo sin da sabato, quando in una delle
raffinerie era stata
bloccata con un sabotaggio. Il licenziamento del gruppo
dirigente dell'ente
petrolifero statale, ha spinto l'organizzazione padronale
Fedecameras a farsi
promotrice di un blocco della produzione, appoggiato
dall'associazione
commercianti, e da un sindacato controllato dal partito
dominante che fu
defenestrato da Chavez. Oggi non si è bloccata l'attività
nel settore
petrolifero, né l'attività portuale, né gli aereporti, né il
trasporto urbano e
l'attività ospedaliera e scolastica. Ha funzionato
normalmente l'industria
pesante della siderurgia, dell'alluminio, e il settore
idroelettrico. L'iniziativa
dell'associazione di categoria degli industriali ha avuto
successo solo nelle
fabbriche medie che loro hanno chiuso, negando l'accesso
agli operai. Ha
avuto un discreto successo la chiusura degli esercizi
commerciali.
E' una giornata che si chiude con il fallito tentativo di
blocco del settore
strategico del petrolio, obiettivo che aveva dato origine
alla protesta. Il
tentativo di accelerare la destabilizzazione del governo
venezolano,che
mirava all'interruzione dell'esportazione di petrolio e di
gas, non ha avuto
successo. La campagna di destabilizzazione mirante a
defenestrare il
governo del presiudente Chavez ha subito un significativa
battuta d'arresto,
cosÌ come il progetto delle transnazionali di rimettere le
mani sugli enormi
giacimenti di idrocarburi del Venezuela.
10/4/02
IL PADRONATO PROCLAMA SCIOPERO A TEMPO INDEFINITO
In Venezuela si è conclusa la seconda giornata di chiusura
delle fabbriche
decretata dall'organizzazione padronale. L'andamento dello
sciopero non si
è discostato dalle caratteristiche di ieri. Il settore
petrolifero e l'industria
siderurgica, elettrica, trasporti, hanno funzionato
normalmente. Nel settore
commerciale, sono rimasti chiusi i grandi centri commerciali
ed ha
funzionato la rete del piccolo commercio. Le scuole hanno
registrato una
lieve partecipazione alla protesta. Sono rimaste inattive le
fabbriche medie,
che gli industriali aderenti a Fedecameras, hanno continuato
a mantenere
chiuse, però si sono impegnati a retribuire i lavoratori.
Logicamente, questo
settore è il nucleo-duro della protesta. E' stato annunciato
la prolungazione
a tempo indefinito della protesta, che è difficile poter
definire sciopero, e
che sta assumendo sempre più apertamente le caratteristiche
di sciopero
politico, il cui obiettivo è la caduta del governo di
Chavez.
Ripetendo alla lettera lo schema di destabilizzazione che
venne applicato in
Cile da Pinochet, prolungano questa manovracon la speranza
di ottenere lo
scarseggiamento dei viveri nei negozi, e magari un
intervento repressivo da
parte del governo. E' una campagna di carattere
eminentemente mediatico,
in cui tutte le TV private hanno sospeso i programmi normali
e si dedicano a
tempo pieno alla disinformazione, propagando notizie false o
del tutto
inventate, come quella diffusa nel pomeriggio, che
annunciava la
sospensione delle garanzie costituzionali. Il governo non ha
preso nessuna
misura di restrizione o sospensione dei diritti. In
Venezuela si è fortemente
elevata la temperatura sociale, e i settori che avversano
frontalmente
l'unico governo sudamericano che non applica una politica
economica
neoliberista, hanno deciso di giocare duro. Però non hanno
la forza per
ottenere la defenestrazione del presidente Chavez, e in
realtà aspettano un
golpe di Stato o una più pesante intromissione degli Stati
Uniti. Ambedue le
cose sono, per ora, improbabili: i militari venezuelani
difendono la legalità
istituzionale; e Washington, in questo momento in cui
soffiani venti di
guerra nel medio Oriente, desidera la sicurezza totale dei
rifornimenti di
petrolio da parte del suo secondo fornitore.
11/4/02
GOLPE
Il corso degli avvenimenti ha preso una piega tragica. Alle
6 del mattino
(ora italiana) il governo venezuelano è rinchiuso nel
Palazzo Presidenziale.
Vari ufficiali della forza armata hanno appena annunciato
che Chavez è un
ex presidente. Si era diffusa la notizia che il governo era
fuggito in un areo,
poi però nel canale della televisione statale erano comparsi
tre ministri che
smentivano, e immediatamente dopo il canale è stato
oscurato. La giornata
aveva registrato una concentrazione numerosa nel centro
della capitale nel
quadro della serrata a tempo indefinito che si protraeva da
5 giorni.
Successivamente, la manifestazione si è diretta verso il
Palazzo di
Miraflores, dove è entrata in contatto con i settori
favorevoli al governo.
Improvvisamente, dal tetto di alcuni edifici adiacenti, dei
francotiratori
hanno aperto il fuoco sulla folla. Sei persone sono rimaste
uccise e molti
sono i feriti. L'opposizione non accusa della sparatoria le
forze di polizia, ma
i sostenitori del governo che stavano proteggendo il palazzo
presidenziale.
Nell'ultimo messaggio televisivo del governo, i portavoce
sostenevano che
all'interno del palazzo giacevano 9 cadaveri, e respingevano
queste accuse.
Si accavallano molte voci e corrono molte informazioni
contraddittorie, quel
che è certo è che lo sciopero a tempo indefinito si è
trasformato in un colpo
di mano militare, e che Chavez e i suoi ministri sono
asserragliati nel
palazzo presidenziale. Quel che da più parti si vedeva
arrivare, e che era
stato persino annunciato pubblicamente, oggi si è
puntualmente verificato,
seguendo una sceneggiatura che sembra quella di un film già
visto. Gli
ufficiali dell'esercito che hanno eseguito questa
operazione, hanno
annunciato una Giunta provvisoria di governo che dovrà
garantire la
transizione, che dovrebbere essere capeggiata da Carmona
Estanga,
presidente della confederazione padronale.
12/4/02
Il presidente della Giunta di transizione, Carmona Estanga,
ha prestato
giuramento ed è alla testa del nuovo governo del Venezuela.
Ha dissolto il
parlamento e destituito il procuratore generale della
nazione, il controllore
dei conti, e il consiglio nazionale elettorale. Ha formato
un consiglio dei
ministri che mette in evidenza una forte presenza dei
rappresentanti dei
grandi gruppi industriali e del potere finanziario. Si `è
impegnato a indire
nuove elezioni, entro un anno, per ricostituire il
parlamento ed il senato. Il
presidente del tribunale supremo dei giudici si è dimesso,
come pure altre
alte autorità.
Il nuovo presidente asserisce di assumere l'incarico perché
vi è un vuoto di
potere generatosi dopo la rinuncia di Chavez, che ora è
prigioniero in un
centro militare. Il procuratore generale della nazione,
però, in una
dichiarazione rilasciata a CNN, ha messo in dubbio che
Chavez abbia firmato
le dimissioni, come pure i suoi ministri, avvisando che lui
sarebbe rimasto al
suo posto fino a quando non sarebbero apparsi i documenti
che lo
comprovassero. Nel pomeriggio il procuratore generale è
stato rimosso. Si
hanno notizie che vari deputati e presidenti di regioni
appartenenti al partito
di Chavez sarebbero agli arresti, molti altri sono stati
rimossi dai loro
incarichi, altri hanno rinunciato.
Da Washington è giunto un sostanziale riconoscimento alle
nuove autorità,
che vengono esortate al rispetto dei diritti umani e al
ristabilimento della
democrazia. Il Fondo Monetario Internazionale si è
congratulato con il nuovo
presidente e si è detto disponibile ad una piena
collaborazione.
13/4/02
In Venezuela non è tornata la calma. Dopo il giuramento
dell'industriale
Carmona e gli incarichi ministeriali conferiti in blocco ai
settori della grande
industria e della banca, ha fatto seguito l'epurazione in
ogni ambito della
vita sociale. E' difficile comprendere come il processo di
restaurazione si
spinga fino ai governi regionali, ai consigli comunali, alle
direzioni degli
ospedali, dove i rappresentanti del vecchio regime stanno
sloggiando le
autorità legittimate da molteplici elezioni.
La normalizzazione che ha portato allo scioglimento del
parlamento e alla
sospensione della Costituzione, è sistematica e radicale, e
si estende fino al
livello dei sindaci e delle polizie municipali, seguendo una
regola: dimissioni
o destituzione. Nell'isola di Margarita, vi sono stati
scontri perché i cittadini
sono accorsi in difesa del governatore che cercavano di
estromettere dal
suo carico. Nei quartieri popolari della capitale e della
periferia si sono
registrate perquisizioni a tappeto e un imprecisato numero
di arresti di
attivisti e militanti.
Prende sempre più consistenza l'idea che Chavez non si sia
affatto dimesso,
ma che sia stato fatto prigioniero. Nel frattempo, si sono
levate voci di
condanna e di allerta, da parte di esponenti che avevano
sempre attaccato
a Chavez, -come Teodoro Petkoff, ex ministro, e Hernan
Escarrá,
costituzionalista- che ora si oppongono all'abolizione della
Costituzione. Vi
sono forti preoccupazioni nei confronti delle nuove
autorità, che sono
identificate come rappresentanti esclusivi della destra
sociale e
dell'oligarchia finanziaria.
Il nuovo governo che si e' istallato, da un lato ha
giustificato il golpe con un
articolo della Costituzione che riconosce il diritto alla
ribellione, e dall'altra la
abolisce perché sarebbe inappropriata, visto che fu
confezionata da un
tiranno populista. Destano molte preoccupazioni la sorte dei
deputati, molti
dei quali sarebbero agli arresti.
L'ambasciata di Cuba È sotto assedio da due giorni, sono
state tagliati i tubi
dell'acqua e minacciano di sfondare il muro di cinta,le
autorita' stanno a
guardare e non muovono un dito. Da piu' parti si pronostica
che il governo
provvisorio voglia rompere le relazioni diplomatiche con
l'Avana e
interrompere le forniture petrolifere.
Un sindacalista di base ci ha detto: "Il mondo deve sapere
che la centrale
sindacale che si e' unita al padronato per fare il colpo di
Stato contro
Chavez, è una burocrazia del vecchio regime, contro cui in
50 anni non fece
mai uno sciopero. Sono una cricca di corrotti che han rubato
i nostri depositi
del Banco degli Operai. E' una mafia che se vuoi un posto di
lavoro
nell'industria petroliera, devi pagare a loro una ventina di
milioni. Non è
vero che Chavez e' stato sconfitto da una alleanza della
società civile e dei
sindacati. Chavez è prigioniero dei banchieri, dei grandi
industriali e della
destra."
13/4/02
LA MARINA CHIEDE CHE VENGA PRESENTATO CHAVEZ
Una gran folla ha circondato la base aera di Maracay, che è
la piu' grande
del Venezuela, ed esigono che il deposto presidente Chavez
venga
presentato in pubblico, e confermi se e' vero che ha dato le
domissioni
davanti agli occhi di tutti. La folla di cittadini protesta
contro la nuova
Giunta di governo perche' e' il frutto di un golpe che ha
violentato la
Costituzione. Sembra che Chavez, alle prime ore del mattino,
sia stato
trasferito in elicottero nella isola della Horcila. Vari
ammiragli della Marina
si sono intanto ribellati contro le nuove autorita' ed
esigono la apparizione
pubblica di Chavez. Nella gran concitazione del momento,
sembra che varie
imbarcazioni della Marina siano salpate verso l'isola della
Horcila per
liberare Chavez.
14/4/02
CHAVEZ LIBERATO GOLPISTI IN GALERA
Nel momento in cui scrivo (ore 6 italiane) il governo
golpista appena
istallatosi è stato deposto, i suoi membri sono agli
arresti. Chavez è il
presidente legittimo di Venezuela, è stato liberato dalla
sua prigionia
nell'isola della Horcila da reparti della Marina militare, e
tra tre ore dovrebbe
arrivare a Caracas. L'avventura disperata dell'oligarchia e
della destra
razzista è durata 27 ore. Hanno gettato la maschera il
Fondo Monetario
Internazionale e il gioverno degli Stati Uniti, che furono i
primissimi -tra i
pochi- a riconoscere un Governo provvisorio, direi quasi
istantaneo. La
giornata di sabato è cominciata con la popolazione che va
ammassandosi
attorno alle base militari di Caracas e Maracay, per
reclamare l'apparizione
pubblica di Chavez per dichiarare pubblicamente sesono
veritiere le sue
dimissioni. Nonostantel a censura delle comunicazioni
imposta dai golpisti,
la gente avvalendosi dei cellulari e di alcune piccole
radio di provincia, si
mobilita per protestare contro il governo golpista
dell'industriale Carmona.
Suscitava una profonda indignazione, che in quattro e
quattr'otto, il governo
golpista formato dalla grande industria, dalla banca e
dall'Opus Dei, aveva
abolito una Costituzione approvata con un referendum, aveva
dissolto tutti
i poteri istituzionali, e si riservava il diritto di poter
rimuovere a loro
discrezione qualsiasi autorita' legittima, persino a livello
locale.
Man mano che la mobilitazione andava crescendo, arrivavano
le prime
informazioni sui reparti dell'esercito che facevano proprie
le rivendicazioni
popolari di restabilire la legalita'. Il generale dei
paracadutisti di Maracay,
annuncio' che l'operazione "Riscatto della dignita'
nazionale" sarebbe
terminata solo con il ritorno di Chavez nel
palazzo presidenziale.
La rabbia popolare aumentava man mano che si conoscevano i
misfatti, la
repressione e le epurazioni avvenute durante il primo -e
unico giorno- di
governo dei golpisti. La repressione scatenata nella notte,
nei quartieri
popolari di Caracas, che ha provocato 9 morti, aveva
convinto che si
correva il rischio di una dittatura fascista.
Hanno giocato un ruolo fondamentale i mezzi di comunicazione
internazionale che facevano rimbalzare le informazioni che
in Venezuela
erano censurate, particolarmente una telefonata del
vicepresidente Cabello
che smentiva le dimissioni di Chavez. Questo ha convinto i
governi
dell'America Latina a non riconoscere il governo golpista, e
gli Stati Uniti
hanno dovuto incassare il colpo.
Pi? aumentava il popolo nelle piazze e piu' settori
dell'esercito aderivano
alla protesta, fino a quando e' stato ripreso manu militari
il Palazzo
presidenziale, dove era riunito il governo golpista. E'
stato il punto di svolta
che ha sbloccato la situazione.
E' stata una grande giornata di lotta in cui la volonta'
popolare e' stata piu'
forteed ha sconfitto una banda di 40 banchieri,
industriali, proprietari di
TV, cardinali dell'Opus Dei e mercenari del Mossad.
Sono cadute molte maschere, all'interno e all'estero Il
mondo puo'
giudicareora se Chavez era un tiranno o sel'oligarchia e'
democratica.
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