[Forumlucca] Da Mario Ciancarella

Szerző: Sensi Roberto
Dátum:
Tárgy: [Forumlucca] Da Mario Ciancarella

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Lettera Aperta al
LUCCA SOCIAL FORUM

da Ciancarella Mario

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=20

Oggetto: Alcune valutazioni a margine della manifestazione di Sabato 6 =
Aprile 2002 e richiesta di un dibattito specifico.

Noi Occidentali cosi' geneticamente violenti.

Credo che un problema si ponga con forza, dopo le manifestazioni di =
Sabato scorso, a tutti noi che aspiriamo a promuovere e realizzare tra =
la gente e con la gente (e dunque non solo ad esprimere semplicemente il =
nostro dissenso) forme e motivazioni per un antagonismo efficace alla =
globalizzazione selvaggia ed alla violenza che la accompagna.

Ed i problema non e' purtroppo quello di un confronto sul destino e sul =
futuro immediato dei popoli palestinese ed israeliano oggi in drammatico =
conflitto; quanto piuttosto quello di un dibattito serio sulla carica =
genetica di violenza, ipocrisia e presuntuosa supponenza che noi =
occidentali evidentemente ci portiamo dentro pronti ad esibirlo alla =
prima occasione, fuori da qualsiasi lucido progetto politico.

Una violenza genetica che rende difficile ogni possibile distinguo tra =
le astute diplomazie dei potenti - che tramano, sussurrano ed =
organizzano violenza - e le esasperate ed aggressive dimostrazioni di =
minoranze astiose (che pretendono di coinvolgere, e di fatto =
coinvolgono, tutto il Movimento nelle proprie esternazioni violente =
decise unilateralmente), tese ad esibire ed urlare una specie di =
rabbiosa impotenza e frustrazione, senza alcuna preoccupazione di =
realizzare una efficace e reale attenzione per i Popoli in guerra e =
sulla urgenza di dare soddisfazione alle loro necessita' di una vera e =
stabile Pace.

Prima o poi dovremo deciderci ad un confronto per riuscire a chiarirci =
su queste circostanze e ad assumere limpide e responsabili posizioni.

La diversita', ancora una volta, non risiede nelle analisi delle =
ragioni e delle cause dirette e remote dei conflitti in atto; ma, come =
in qualsiasi "stadio che si rispetti", nella prevaricante volonta' di =
alcuni che le "ragioni del tifo" debbano e possano giustificare la =
voglia staripante di conflitto violento, il desiderio di scontro fisico =
con le altre "tifoserie" e scatenando anche la nostra rabbia su tutto =
quanto ci stia intorno. Ma non esistono, e sono comunque insignificanti, =
gli "ultras" del diritto internazionale, nonostante esibiscano la stessa =
supponenza degli "ultras" del calcio.

Alla fine delle nostre mirabolanti esibizioni di tifo esagitata avremo =
forse sfogato quella nostra rabbia belluina, avremo forse vissuto =
l'emozione e l'adrenalina dello scontro, avremo lanciato il nostro sasso =
o il nostro lacrimogeno. Avremo potenzialmente rischiato che la nostra =
"squadra del cuore" abbia partita persa a tavolino e il campo venga =
squalificato.

E di certo, pur sentendoci appagati come "guerrieri", non avremo =
condizionato di un ette l'altra partita, quella vera e vitale per due =
Popoli, in nome della quale ci siamo affrontati e scontrati. In realta' =
avremo solo servito quei poteri che non possono fare a meno delle guerre =
e della violenza nella loro ricerca di dominio egemone. E mi spiego.

Il grido "poliziotti tutti assassini" che tanto piace esibire a =
qualcuno (pur in un Paese la cui Democrazia vuole che la responsabilita' =
sia personale), fa purtroppo il paio, infatti, con quel "comunisti tutti =
criminali, terroristi ed uomini di merda" che risuona da sempre nelle =
Bolzanetto del mondo e negli stadi cileni. E, cosi' come quella accusa =
"siciliani tutti mafiosi" veniva urlata da quanti avevano esclusivo =
interesse a lasciare le cose nel loro stato (perche' "se tutto e' Mafia, =
niente e' Mafia"), quella parola d'ordine di criminalizzazione delle =
Istituzioni risulta alla fine meramente funzionale alla aggregazione =
corporativa e blindata delle sole e peggiori istanze che possano venire =
covate all'interno degli apparati.

La appropriazione indebita, e a volte molto puerile, di nomi e =
modalita' di comportamento che forse non abbiamo ben studiato e =
compreso, ne' metabolizzato (Intifada, Zapatismo e quant'altro sia stato =
elaborato faticosamente dai Popoli del Sud e della esclusione, e sia un =
loro specifico patrimonio da rispettare ancor prima che di =
appropriarsene presuntuosamente) fa purtroppo il paio, spesso, con il =
"Boia chi molla" e la gestualita' simbolica di chi invece, con piena =
consapevolezza, si rendeva lucidamente funzionale ed omogeneo al =
progetto di violenza e di dominio che covava e che promuoveva.

Se e' allora una cultura di 'guerra e di odio" quella che ci anima (e =
senza avere neppure coltivato la necessaria strategia conseguente) e che =
suggerisce i nostri comportamenti, non saranno certo le nostre =
mascherature di parole di Pace, a mutare questa natura di violenza che =
ci rende in tutto simili al potere ed a coloro che diciamo di voler =
contrastare.

E' dunque una ben triste conclusione quella che va temuta ed affrontata =
con trasparenza: il "nostro" terrorismo blaterato (quello dei gesti e =
delle parole, come quello delle azioni) tipico dei "tifosi da spalti" e' =
tutta un'altra cosa dalle scelte estreme, e molto piu' complesse e =
travagliate, cui possa essere indotto, da vicende e circostanze di =
oppressione, chi vive quotidinamente depredato di dignita', identita' e =
sicurezza. La "nostra" violenza urlata (ma cosi' pure il terrorismo =
concreto, anche se animato dalla disperazione) ha sempre e' solo =
favorito gli interessi e le aspettative che in teoria si afferma di =
voler contrastare.

Essa offre alibi spaventosi proprio a quei criminali che, per quanto =
rappresentino Popoli e Governi, necessitano solo di giustificazioni per =
poter esercitare la sanguinaria violenza e l'odio etnico che li anima. E =
contribuiscono - il terrorismo; ma soprattutto la "nostra" violenza =
occidentale e tifosa - a far crescere proprio il consenso popolare verso =
tali criminali istituzionali che vorremmo destabilizzare, e la =
continuita' di consumazione di violenza contro quei Popoli per cui =
diciamo di batterci.

Rischiamo di divenire dunque facilmente complici inattesi ed insperati, =
quanto allettati, foraggiati, assecondati - se non addirittura costruiti =
astutamente - dei grandi poteri occulti e dei signori della guerra. Essi =
studiano costantemente i modi per provocare ed alimentare un antagonismo =
violento contro se stessi al solo scopo di poter ricevere accredito e =
legittimazione artificiosa e poter continuare ad "essere se stessi" e =
gestire con la violenza un potere che, diversamente, sarebbe instabile, =
incerto e soggetto a dura critica democratica.

E se qualcuno vorra' ripensare con serieta' alla "passeggiata" sulla =
spianata delle moschee del criminale Sharon, quando tutto era ancora =
"calmo" ma i progetti di occupazione e colonizzazione israeliana dei =
territori palestinesi marciavano a pieno regime e gia' prefiguravano =
reazioni per le violazioni di patti internazionali sottoscritti, si =
rendera' conto che forse quanto sto dicendo non e' campato in aria.

La sfida che il Movimento ha davanti a se' e' quella di un confronto =
democratico, serio, articolato ed approfondito, sulla valutazione =
politica, delle motivazioni e degli effetti politici, dei comportamenti =
adottati nelle pubbliche manifestazioni.

Essere infatti riusciti, in un breve attimo, ad esporci al rischio di =
spezzare e frantuamare nuovamente la faticosa unita' che, da sinistra, =
si andava ricostruendo (anche in persone lontane dalle nostre idealita' =
ed attese politiche) attorno ai valori ed alla difesa e tutela dei =
diritti - quella unita' che il 23 Marzo ha dato una dimostrazione =
formidabile della sua potenzialita' e della civilta' che la accompagna =
-; essere riusciti a spostare la attenzione e la sensibilita' pubblica =
dalle sofferenze del Popolo martire Palestinese (rischiando di =
alienargli le crescenti "sim-patie" non incrinate dalla condanna per le =
violenze contro il Popolo di Israele); essere riusciti ad offrire una =
insperata opportunita' ai reali gestori della violenza organizzata per =
tornare ad equiparare semplicisticamente lotte di resistenza e di =
liberazione dei Popoli con semplice "attivita' di terrorismo"; essere =
riusciti a depotenziare la crescente critica internazionale contro il =
Governo Sharon e le sue scelte programmatiche e sistematiche di violenza =
e soppressione degli "avversari" grazie alla esplosione di forme =
intollerabili di un antico e mai sopito antisemitismo, e' una gravissima =
e drammatica responsabilita', e si traduce in una concreta complicita' =
funzionale (per quanto inconsapevole) proprio con cio' e con chi si =
dichiara di voler contrastare.

E' una responsabilita' che non puo' non essere discussa e valutata =
all'interno del Movimento.

Se poi tra noi c'e' chi ritiene e pretende di essere esente da =
qualsiasi sindacato, o che il solo dirsi "antagonisti, disobbedienti" e =
quant'altro si voglia, sia sufficiente per sottrarsi ad ogni confronto =
critico ed a ritenersi unici detentori di verita' assolute e della unica =
consapevolezza di "fare la cosa giusta", beh allora questi eventuali =
atteggiamenti degni di una candidatura alle corti dei Bush e degli =
Sharon, come di tutti i Pinochet della storia, sarebbe comunque un =
fattore di chiarezza, perche' renderebbe evidente la incompatibilita' e =
la continuazione di un cammino comune.

Ognuno potra' continuare, nella piena serenita', la propria specifica =
strada, con piena coscienza e responsabile consapevolezza, ma sapendo =
perfettamente con chi e per quali obiettivi si stia impegnando. =
Perseguire una unita' fittizia, sempre esposta al ricatto della azione =
comunque realizzata in nome e per conto di tutti pur consapevoli del =
dissenso dei piu', sarebbe deleterio per ciascuno di noi e per la =
crescente credibilita' del Movimento.

Costruire invece la possibile unita' tra tutti noi, anime diverse di =
uno stesso Movimento, e' possibile ma a condizione di confronti leali - =
preventivi e consuntivi - sulle modalita' e gli obiettivi di ciascuna =
manifestazione, e a condizione di una scelta univaoca di rifiuto delle =
"violenze da tifosi da stadio", che ripeto e' tutta un'altra cosa dalla =
scelta unica ed estrema che a volte si profila per i Popoli oppressi. =
Noi qui abbiamo altri compiti e responsabilita' verso quei Popoli che =
non esprimere la nostra partigianeria violenta. Creare per loro =
condizioni di Pace, di Liberazione e di Giustizia.

Ed e' questo necessario confronto che ho vi propongo con forza, in =
tutte le forme possibili, anche informatiche, ma senza evitare una =
pubblica e democratica Assemblea.

                                                                         =
                                                               Mario =
Ciancarella

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quotidinamente depredato di dignita’, identita’ e sicurezza. =
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Ciancarella<o:p></o:p></BODY></HTML>

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Ez az üzenet a következő szál része:
	a teljes szál-fa dátum szerinti rendezve