----- Original Message -----
From: "blanca" <blanca@???>
To: <forumvalleserchio@???>
Sent: Monday, April 08, 2002 9:35 PM
Subject: pace pari e pace dispari
>
> ----- Original Message -----
> From: "Andrea Papi" <andrea_papi@???>
> To: <forlibertaria@???>
> Sent: Saturday, April 06, 2002 12:14 PM
> Subject: [Forlibertaria] Informazione e proposta
>
>
> > Carissimi, vi propongo questo scritto interessante di Diego Gabutti da
> > RK sul pacifismo e subito dopo la mia riflessione/risposta.
> >
> > http://www.rekombinant.org
> >
> >
> > Non confondiamo i pacifisti con i pacifondai
> > http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,115171,00.html
> >
> > di Diego Gabutti
> >
> > * C¹è un pacifismo che lotta contro qualsiasi guerra
> > * E poi un altro nemico dell¹equidistanza
> > * Oggi ci sono troppi "pacifondai"
> > * E, se potessero, farebbero scoppiare altre guerre
> >
> > Come tutte le storie, anche il pacifismo ha due facce, una dispari e
> > una pari. C¹è un pacifismo pari il pacifismo propriamente detto
> > la cui tradizione è nobile e antica. È il pacifismo che parla con
> > autorità, attraverso gesti forti e solenni: il digiuno, la
> > controinformazione, l¹evento imprevedibile, l¹agitazione non
> > violenta. Questo pacifismo, che la sa lunga e conosce le sue
> > mascherine, ha per stella polare l¹equidistanza: il suo nemico è la
> > retorica, lo scetticismo è il suo organo di senso. Non si sogna
> > neanche d¹appoggiare una delle parti in conflitto (le cui buone
> > ragioni non lo incantano), ma scende in campo contro il conflitto in
> > sé e per sé (ciò in nome della Ragione, di cui le ³buone ragioni² non
> > sono neppure la caricatura). In giorni come questi, di fronte
> > all¹ennesima catastrofe mediorientale, il pacifismo ³pari² farebbe da
> > scudo umano anche contro gli attacchi dei kamikaze palestinesi ai
> > supermercati di Tel Aviv e Gerusalemme, non soltanto contro
> > l¹arroganza dei carri armati israeliani nei territori. Questo per non
> > passare al nemico: la propaganda.
> >
> >
> >
> > Poi c¹è il pacifismo moderno, di scuola soprattutto italiana e
> > postsovietica: un pacifismo ³dispari², inverosimile e taroccato, che
> > ha per stella polare la propaganda, per vocazione il dogmatismo e per
> > nemico l¹equidistanza. Pacifismo movimentista, eternamente in marcia
> > come le rivoluzioni e le bande musicali, recluta nelle sue fila quasi
> > esclusivamente le ultime raffiche della guerra di classe: i no
> > pasaran della guerriglia zapatista e della teologia della
> > liberazione, i pifferi e le trombe di tutti i Sessantotti e di tutti
> > i Settantasetti, i sempiterni nemici della globalizzazione e del G8.
> > Agisce a volto scoperto, è vero, ma è un volto in cui si riconoscono
> > le tracce lasciate dal passamontagna: le vene del collo ingrossate e
> > una faccia feroce.
> >
> > Tra i suoi antenati remoti ci sono qui da noi, nel paese dei
> > campanelli, i ³partigiani della pace² stalinisti, che nei primi anni
> > cinquanta inneggiavano al Soviet supremo e urlavano slogan cubisti
> > contro l¹imperialismo americano. Antenati più recenti sono i
> > movimenti tardostudenteschi che nei primi anni ottanta, senza aver
> > detto un solo ³ba² quando il Patto di Varsavia schierò un putiferio
> > di missili su tutte le sue frontiere, fecero fuoco e fiamme quando
> > anche la Nato schierò prudentemente i suoi. È un pacifismo che
> > abbraccia a colpo sicuro sempre e soltanto la stessa causa: quella
> > ³giusta². Mentre il pacifismo ³pari² ha una sola causa da tutelare,
> > la pace, una causa che si difende prendendo con cura le distanze da
> > tutte le ideologie, il pacifismo ³dispari² è ideologico fino alla
> > svenevolezza.
> >
> > Antioccidentale per rivelazione divina, indulgente col terrorismo,
> > sempre pronto alla pace dura senza paura, il pacifismo ³dispari²
> > finisce immancabilmente per schierarsi con Saddam Hussein contro Bush
> > sr, con Milosevic contro Clinton e D¹Alema, con i taleban e Bin Laden
> > contro Bush jr. è dai ranghi di questo pacifismo sgangherato e
> > corrotto che, dopo gli attentati apocalittici di Washington e New
> > York, si levano le solite voci allucinate: il terrorismo è male, ma
> > anche il capitalismo globale è violento e assassino, quindi per
> > eliminare quello si liquidi per cominciare questo. È un pacifismo
> > astuto e boccalone insieme, che si beve qualsiasi balla gli torni
> > comoda, a cominciare da quella che il superterrorismo moderno, il
> > terrorismo d¹al-Qaeda e dei kamikaze palestinesi, sarebbe il prodotto
> > spontaneo e addirittura il frutto inevitabile della rabbia e della
> > disperazione dei ³popoli oppressi², anzi delle ³moltitudini², come
> > immaginificamente le chiama Toni Negri, mentre in realtà è il Golem
> > cannibale delle diplomazie segrete di mezzo mondo, arabe in primis,
> > che si servono della disperazione altrui come d¹un pony express per
> > recapitare messaggi anonimi ai loro nemici.
> >
> > Sempre come vent¹anni fa, quando la Nato e il Patto di Varsavia
> > seminavano testate nucleari dall¹Alpi alle piramidi e dall¹uno
> > all¹altro mar, il pacifismo ³dispari² continua a coltivare le sue
> > superstizioni antimperialiste. Allora il ³pacifismo² non si lasciava
> > distrarre dalle sue idee fisse e stralunate neppure quando la
> > contraerea sovietica abbatteva gli aerei di linea nei cieli dell¹Asia
> > centrale. Oggi tuona contro il ³fascista² Sharon e finge di credere
> > non solo che gli attacchi dei kamikaze abbiano in fondo un loro
> > onesto perché, ma persino che Arafat sia un martire della causa
> > pacifista. È un pacifismo surreale, italianissimo, e ha per suo
> > campione Giulio Andreotti, il quale ieri ha dichiarato che, se fosse
> > nato palestinese, non avrebbe avuto bisogno d¹essere armato dalla
> > Siria per farsi esplodere in un supermercato. È lo stesso Andreotti
> > che vent¹anni fa, tornando da Mosca dopo una visita ufficiale,
> > recapitò alla stampa internazionale una velina di Gromiko:
> > ³Ricordatevi di Pompei². Da ieri i pacifisti lo applaudono. Solo che
> > non sono pacifisti. Sono "pacifondai". Non spengono i conflitti: se
> > potessero, li farebbero divampare.
> >
> > (4 APRILE 2002, ORE 9:09)
> > _______________________________________________
> > Rekombinant mailing list
> > http://www.rekombinant.org
> >
> > Ho apprezzato moltissimo ciò che scrive Diego Gabutti, che mette bene in
> > evidenza come sia troppo diffuso un "pacifismo" strumentale, facendo
> > intendere che troppi "pacifisti" sono contro la guerra perché in essa è
> > predominante la parte che essi avversano. Per cui afferma, molto
> > provocatoriamente, <E, se potessero, farebbero scoppiare altre guerre>.
> >
> > Personalmente condivido le sue argomentazioni anche se difettano di
> > troppa nettezza, trasudano manicheismo: la ragione tutta da una parte,
> > il pacifismo vero, il torto tutto dall'altra, il pacifondaismo. C'è il
> > pericolo di una forte semplificazione nell'andare a comprendere una
> > serie di situazioni che sono altamente complesse. Come lui sono
> > contrario a quello che definisce "pacifondaismo", ma non concordo che
> > tutte le ragioni siano, sic et simpliciter, dalla parte del presunto
> > "pacifismo vero". Manca qualcosa. Ed è qualcosa di sostanziale, che se
> > non viene preso in considerazione, rende monco e pauperizza qualsiasi
> > ragionamento.
> >
> > L'invocazione alla pace, come la più sostanziosa serie di azioni per
> > ottenerla, si risolve sistematicamente in una pura e semplice assenza di
> > guerra. Ma l'assenza di guerra, di per sé, è semplicemente assenza di
> > conflitto che, come dimostra la storia è sempre momentanea. E, al di là
> > delle volontà e del logorroico ragionare in casa pacifista, per i
> > detentori del dominio questa momentanea assenza di conflitto è in
> > perfetta simmetria con la logica latina "si vis pacem para bellum" (se
> > vuoi la pace prepara la guerra). Senza contare che ci può benissimo
> > essere un'assenza di conflitto, in presenza però di una situazione
> > sociale fondata su oppressioni e sottomissioni dei più deboli per cui la
> > parola pace si riduce ad un puro e semplice afflato verbale.
> >
> > Che lo si voglia o no, la pace è uno status risultante, non fondativo.
> > E' una conseguenza di un insieme di concause che le permettono di
> > esserci, di potersi esercitare. Non è un punto di partenza, ma di
> > arrivo. Se le ragioni di un odio, o di ingiustizie, o di sottomissione
> > permangono, anche se momentaneamente non c'è scontro militare, covano,
> > al di là di lodevoli e ammirevoli volontà pacifiste, il bisogno, la
> > spinta, il desiderio di scendere in guerra per uscire dalla situazione
> > insopportabile che si subisce. Non c'è guerra, ma irrimediabilmente
> > matura il bisogno della guerra, fino a cogliere l'occasione, che prima o
> > poi viene sempre, per darvi corpo e scatenare tutta la rabbia che s'è
> > accumulata. E la guerra è sempre possibile, in ogni istante, come
> > continuano a dimostrare i fatti, perché dietro ogni assetto sociale, se
> > non per rarissime eccezzioni, come il Tibet, c'è sempre un apparato
> > bellico, tenuto costantemente ben oliato, fatto apposta per poter
> > intervenire immantinente appena se ne presenta la presunta necessità.
> >
> > La guerra è strumento principale, anzi unico, di soluzione dei conflitti
> > e del riassetto degli ordini, sia degli stati nazionali ed oggi
> > dell'assetto mondiale, perché lo strumento principale su cui si reggono
> > gli assetti societari è incontrastato il militarismo. E per militarismo
> > non intendo soltanto la struttura bellica schierata ed efficiente pronta
> > ad intervenire ad ogni istante. Intendo soprattutto la logica e il senso
> > che la sostiene, giustificata dal bisogno innegabile di potersi
> > difendere, mentre è inequivocabilmente strutturata soprattutto per
> > offendere, per aggredire, per imporre le ragioni della vittoria. Ma
> > anche la struttura sociale è, secondo memoria storica, impostata e
> > strutturata secondo i dettami e le logiche del militarismo. Oggi si sta
> > vivendo una fase di trapasso dagli stati nazionali ad una specie di
> > stato mondiale, per cui i vecchi stati nazionali si trasformano sempre
> > di più in regioni del costituendo "impero", per usare un eufemismo
> > negriano ampiamente alla moda. Ma la logica e il senso di fondo sono
> > sempre gli stessi e si stanno riadattando al nuovo futuribile assetto
> > globale che sempre più velocemente sta prendendo piede e definendosi.
> >
> > Il pacifismo dovrebbe prendere coscienza che la richiesta sempre più
> > pressante di pace è insufficiente, ampiamente insufficiente, senza una
> > richiesta più ampia e senz'altro più difficile, che è quella
> > dell'antimilitarismo, come nuova visone del mondo e come nuova filosofia
> > della convivenza dei differenti assetti societari, sia nelle relazioni
> > tra loro, sia al proprio interno. La diserzione, accompagnata alla
> > disobbedienza e alla rivolta fattiva e morale, non dovrebbe più
> > limitarsi al momento in cui si viene chiamati per andare a combatttere,
> > sia per una finta pace sia per una vera e propria aggressione in piena
> > regola. bensì dovrebbe essere una pratica diffusa sempre, contro tutti i
> > molteplici aspetti del militarismo sociale imperante. Tutto ciò
> > accompagnato dalla costante consapevole sperimentazione di un nuovo modo
> > di vivere l'essere in società coerente con gli assunti e i principi
> > antimilitaristi
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> > Andrea Papi
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> > Andrea Papi
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