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  Luca Esposito wrote:
> Ciao a tutti è uscito per un bellissimo articolo su rebubblica sulla 
> CM di giovedì scorso: comprate, rubate, fatevi presentare repubblica 
> di oggi nelle pagini milanese troverete noi foto interviste e storia 
> vissuta pedalando. Foto di apertura mia (Espy bicig8) che detto la 
> strada, intervista al leader maximo: l'Agnoletto della CM il nosto  
> Giovanni Pesce (The Fish), abbiamo anche le facce e le parole per la 
> stampa (ovviamente stò scherzando). Comunque a me piace e ribadisco 
> l'attegiamento da tenere con la stampa, lo stesso detto da Tony alcune 
> e-mail fa , non per auto celebrarsi ma il metodo bicig8 tuttti parlano 
> e quale miglior racconto di qualcuno che sale in bici e ci segue. Un 
> abbracccio a tutti e per chi può ci si vede domani pomeriggio intorno 
> alle 14 alla ciclofficina . un'ultima cosa il sito www.bicig8.org 
> <http://www.bicig8.org> è stato appena rinnovato e verrà aggiornato di 
> continuo perciò visitatelo Luca Espy
>
Ed eccovi l'articoletto in questione così come appare sul sito della 
repubblica, così restera neglia rchivi della cm-crew. E' bellino 
 dobbiamo dirlo, almeno meglio di quella roba della Carlotta Jesi 
apparsa sul Corsera, soprattutto per la foto del Pirata, icona vivente 
dei ciclici milanesi, nel sottopasso del Tumbun di San Marco, gioia e 
rivoluzione.
Ma:
- non autocelebriamoci ma bicicelebriamoci
- male ci fanno i nomi e cognomi sulla stampa. Niente portavoce niente 
portacroce (l'Alieno ci disse, quanta ragione...). Da lì a qui il passo 
è breve.
baci livio
*******
IL RACCONTO
La notte delle cento biciclette
LUCA FAZZO 
<
http://www.milano.repubblica.it/img/img_generiche/trasparente.gif>
Ah, le facce degli automobilisti. È come andare al cinema dall'altra 
parte, essere sullo schermo e vedere lo stupore degli spettatori. Sono 
le undici di giovedì sera, a Porta Romana. E come tutti i giovedì sera 
da un mese a mezzo a questa parte nelle strade di Milano va in scena uno 
spettacolo mai visto. Cento biciclette che se ne vanno per le strade, in 
gruppo, pedalando senza fretta. Una bicicletta è sostanzialmente un 
essere indifeso, cento sono una testuggine, un blocco compatto. Dalle 
scatole di latta delle automobili sbucano facce attonite: «Dove andate 
tutti in bicicletta?», chiedono. Risposta inevitabile: «E voi, dove 
andate tutti in macchina?». Si chiama Critical mass, massa critica. Non 
è una manifestazione. Non è un corteo. Non ha rivendicazioni. La si 
potrebbe definire un rave su due ruote, un gruppo di persone che si 
muove senza altro obiettivo che muoversi. Hanno iniziato in qualche 
decina, appuntamento ogni giovedì sera alle nove e mezza tra via dei 
Mercanti e piazza Duomo. Ogni giovedì il numero saliva, rimpinguito dal 
passaparola, dall'amico che lo diceva all'amico, da quello che il 
giovedì prima li aveva visti sfrecciare e aveva chiesto informazioni. 
Man mano che il numero cresceva, settimana dopo settimana, la massa di 
bici, è cominciata a diventare un problema di ordine pubblico. L'altra 
sera, nonostante la pioggia, sono in cento. Si parte verso destinazione 
ignota, «chi riesce a prendere la testa del gruppo fa la rotta». Due 
Alfa della Digos tallonano il gruppo fino a piazza Cinque Giornate, poi 
abbandonano: anche perché il gruppo ha un'agilità impareggiabile, 
imbocca i contromano, fa dietrofront, sterza all'improvviso. Si scopre 
che, nel tessuto urbano, un nugolo di biciclette è un obiettivo non 
vigilabile, non gestibile dalla polizia.
Ci sono, sparse nell'animo del gruppo, anche le consuete lamentele per 
le fatiche del ciclista milanese, per le forche caudine imposte a chi si 
ostina a pedalare nella metropoli: c'è chi smadonna per il pavè 
sconnesso, chi implora una pista ciclabile in più. Ma Critical mass ha 
poco a che vedere con le biciclettate di Ciclobby. «Se mi chiedi da dove 
veniamo, ti rispondo: Olanda 1964, i Provos». Una volta riassuntino di 
storia patria per i più giovani i Provos c'erano anche in Italia, si 
chiamavano situazionisti. «Ecco, noi siamo situazionisti. Vogliamo 
mettere la gente comune davanti a una situazione diversa dal solito, e 
vedere se questo la spinge a ragionare». Risultato, almeno a giudicare 
da giovedì sera: mica tanto. Partecipare a Critical mass vuol dire 
scoprire che l'automobilista milanese medio, lo stesso che se si trova 
incastrato in un ingorgo di auto non fa una grinza, se incappa in un 
ingorgo di biciclette invece dà fuori di matto.
Il volantino di convocazione dice: «La lotta politica che fa puzzare le 
ascelle e tremare l'AUTOrità. Sciame di macchine a pedale. Noi non 
blocchiamo il traffico, noi SIAMO il traffico». Si parte dal Duomo che 
sono quasi le dieci, e si va avanti due ore filate, fin dopo mezzanotte. 
Come biciclette c'è un po' di tutto: grazielle e mountain bike, mamme 
col seggiolone e technobikers con casco aerodinamico. Fin quando il 
gruppo sfreccia per il centro, o in stradine tranquille come via Amatore 
Sciesa, non ci sono inciampi, solo gli sguardi increduli dei rari 
pedoni. «Dove andate?», grida qualcuno. Risposte sparse dal gruppo: 
«Mah!» «A bere una birra» «Chi siamo, dove andiamo, domande 
complicate...». Ma poi Critical mass imbocca i vialoni della 
circonvallazione Regina Margherita, Caldara, Filippetti e cominciano i 
guai. Perchè qui le auto ci sono, e pretendono di andare veloci. Davanti 
al muro di chiappe che gli si para davanti e che procede a venti 
all'ora, qualcuno la prende con filosofia, molti si attaccano al 
clacson. E qualcuno, come il signore su auto giapponese di viale 
Beatrice d'Este, perde la calma, sgomma, colpisce l'ultimo ciclista 
della coda. Il popolo delle bici fa dietrofront e lo circonda 
assordandolo con i campanelli. Lui, disperato, si attacca al telefonino 
e si mette a urlare chissà cosa a chissà chi. Forse sta cercando di 
spiegare di essere bloccato in un intasamento di biciclette a mezzanotte 
meno venti, e pretende che a casa la moglie gli creda. Olimpico, il 
gruppo riprende il suo viaggio. Sempre al centro della carreggiata, 
sempre a venti all'ora. E con un sovrano disprezzo per i semafori rossi. 
Per aggirare l'ostacolo gli automobilisti palesemente sull'orlo di una 
crisi di nervi ne inventano di tutti i colori: sgasano contromano, 
imboccano i controviali a velocità assurde. Di vigili, come al solito, 
neanche l'ombra.
Ah, le facce degli automobilisti. Il momento migliore è in piazza 
Arcole, dietro il Naviglio Grande. Davanti alla piscina Argelati c'è una 
rotonda. Il gruppo la imbocca e inizia a girare, a oltranza. Il vortice 
di ruote blocca la piazza, le macchine si trovano la strada bloccata da 
questi cento matti che pedalano come criceti sulla ruota. Lo spettacolo 
è talmente surreale che nessuno dalle macchine né dai marciapiedi ha il 
coraggio di chiedere cos'è, cosa significa. Ma pedalare in tondo alla 
lunga fa girare la testa, qualche bici inizia a sbandare, il gruppo 
riparte imprecando contro il pavè della Ripa, il più sconnesso d'Italia. 
Adesso piove fitto, ma Critical mass non molla. Sui portaborraccia delle 
bici da corsa compaiono le prime bottiglie di birra. «Io credo che nel 
giro di qualche settimana possiamo arrivare a mille biciclette dice da 
sotto la coppola fradicia Giovanni Pesce, che viene da Legambiente, che 
da Milano a Genova per il G8 c'è andato in bicicletta ed è uno delle 
anime di questa trovata e con mille biciclette possiamo fare qualunque 
cosa».
Il rave su due ruote ha un sito web (inventati.org/criticalmass) e un 
manifesto programmatico: «Critical mass è una coincidenza, un improvviso 
incontro di ciclisti nel mezzo delle masse automobilistiche cittadine. 
Non è una manifestazione standard, non ha bisogno né di percorsi bollati 
né di celerini manganellati "di guardia", è un semplice appuntamento di 
ciclisti che casualmente si ritrovano a percorrere tutti la stessa 
strada, magari lentamente, magari al centro della carreggiata, in una 
via solitamente trafficata, magari all'ora di punta, per gridare che 
l'automobile non è l'unico mezzo di trasporto ma soltanto il più 
dannoso... Un fantasma su due ruote si aggira per l'Italia».
Eccolo, il fantasma su due ruote. Il gruppo occupa piazza Ventiquattro 
Maggio, gira intorno a Porta Ticinese. Per qualche minuto il fiume di 
auto che a qualunque ora del giorno e della notte assedia la piazza si 
deve interrompere. Ma i clacson urlano da dietro, dai lati, da ogni 
direzione. Imperturbabile anzi, forse rallentando un po' Critical mass 
raggiunge Porta Genova, poi fa dietrofront. Cosa accadrebbe, se davvero 
come annunciato dal manifesto il gruppo si muovesse nella Milano degli 
orari di punta, quando la nevrosi da traffico raggiunge il culmine? 
Magari ci scapperebbe il morto. O forse non accadrebbe nulla, nessuno se 
ne accorgerebbe, e l'esercito dei ciclisti si sperderebbe nel mare di 
auto. «Ma io racconta uno col casco nero per adesso mi accontento di 
questo, della speranza che nella testa di almeno un automobilista su 
cento si accenda una lampadina».
Potrebbe andare avanti all'infinito. Ha anche smesso di piovere. A 
fermare il gruppo è, alla fine, la voglia insopprimibile di un'altra 
birra. E così si approda da Rattazzo, in corso di Porta Ticinese (e 
l'invasione dei ciclisti sembra dare un senso, per la prima volta, alla 
chiusura al traffico del corso) faccia a faccia con la fauna più lontana 
che si possa immaginare, quella dei vitaioli automuniti dell'Old Fashion 
Cafè. «Viva la grappa! Viva la biciclettata!», urla un minorenne con 
bottiglia in mano arrampicato su un paracarro. Quelli di Critical mass 
non lo filano per niente. Birra per tutti, con le bici sdraiate in mezzo 
al corso, perché un altro dettaglio a cui in genere non si pensa non c'è 
muro così vasto da poterci appoggiare cento bici. Appuntamento giovedì 
prossimo, in piazza dei Mercanti: e poi via, verso dove capita a godersi 
le facce degli automobilisti che ti guardano come se fossero sbarcati 
gli Ufo.
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