Szerző: Pkrainer Dátum: Tárgy: R: [Cerchio] Viva l'Intifada. Sulle posizioni di Melega e Pkrainer
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From: <soccorsopopolare@???> > L'Intifada e solo una lotta borghese per lo Staterello arafattiano o è > qualcosa di più, di popolare autocentrato etc..?
sicuramente no: l'intifada é anche la rivolta di una parte
degli abitanti della Palestina contro le prepotenze di uno
stato (Israele) e mezzo (l'ANP) che li oppirme e li
dissangua: le condizioni di vita, specie a Gaza, sono fra le
più tragiche del mondo
E' veramente l'unica > soluzione la resa popolare, il si salvi chi può?
migliore sarebbe, ma non ne vedo i segnali, e in questo
momento sarebbe ingestibile, una rivolta contro i dirigenti
nazionali palestinesi e contro i mandanti arabi dei paesi
del petrolio; fra l'altro non tantissimo tempo fa, ci si é
andati davvero vicini, ed é stato l'intervento degli
israeliani a ricompattare i palestinesi attorno ai loro
leader (fenomeno non dissimile da quello della Comune, dove
furono i prussiani a permettere ai versagliesi di sterminare
i comunardi)
> Non abbiamo esitazioni a cogliere i limiti della sinistra istituzionale > europea; ma anche qui, c'è una sola sinistra europea?
una mi pare già troppo
Non siamo per > nulla d'accordo che la lotta dei palestinesi non serva, anche se > vediamo le pesanti ipoteche, anche se ci rendiamo conto che la spallata > deve essere data e sarà data da un ben più ampio movimento nel > mondo.Certo è' prevedibile una certa qual "ritirata" dell'Intifada. Ma > non sarà la fine! Il popolo palestinese non è agli sgoccioli. Quello > che è agli sgoccioli è il processo di intermediazione borghese di Camp > David, di Oslo ( attenzione che altre fasi potrebbero aprirsi), ma non > il processo di persistenza e sviluppo del popolo palestinese che ha già > ampiamente dimostrato di sapersi adattare alla diaspora nei deserti nei > campi petroliferi, nei luoghi di lavoro del mondo intero. Certo anche > in Argentina si sono dovuti in un certo senso fermare. Lo faranno > probabilmente anche in Palestina. Ma la loro lotta attuale sta già > fissando all'insù le condizioni della loro persistenza all'interno del > campo fortificato imperiale. Il quale ha bisogno come sempre di uomini > di fatica di ogni tipo.Quello che oggi in Palestina, come ieri in > Jugoslavia, si legge è l'impossibilità, in epoca imperiale, di una via > nazionale all'indipendenza, anconcherchè tiepidamente sostenuta da > forze borghesi consistenti nella regione, Siria, Arabia, Iran e > limitrofe (qualche eurocentrico). Una complicazione per Arafat, che > serve da esempio pedagogico per tutti. Picchiane uno per educarne > molti.Non hanno torto Sharon e Peres (Peres!!! Il laburista amico dei > laburisti europei) a dire che è in gioco la persistenza di Israele. > Pensiamo anche noi che sia in gioco la persistenza di Israele, la sua > funzione di controllo attivo sull'intera regione. Sulla questione > palestinese verranno disciplinati nei nuovi schemi tutti i vari ceti > politici. Al massimo i disubbidienti arabi ed europei potranno > contrattare attraverso i loro prodi un compromesso, un articolo 18, che > gli assegni qualche stanzetta di servizio negli ospedali e nei servizi > di retrovia.Forse l'avrebbero già stipulato questo compromesso. se > avessero potuto.Ma la lotta popolare palestinese, l'Intifada, non > glielo permette. A differenza che in Jugoslavia qui la lotta popolare > non si arrende, è fuori controllo, persiste indomabile, al dilà di > quello che pensano e vogliono diversi notabili dell'ANP. L'offensiva > israeliana, scatenata con l'appoggio americano, serve appunto > principalmente a far fuori la lotta popolare che si è impadronita di > settori consistenti di Anp, visto che Arafat non si è dimostrato capace > di farlo ( o anche semplicemente individualmente non ha voluto e > preferisce finire con onore la sua vita già ampiamente vissuta ed > assicurarsi un posto onorato nella storia, non accettando il disonore e > la fuga che tutti gli propongono- ed ha pienamente ragione visti anche > i precedenti delle offerte fatte a Milosevic, nulla di più facile di > trovarlo domani tra gli imputati in elenco al tribunale Speciale Soros > Del Ponte e banche svizzere e americane associate). Capiamo in quale > disperati frangenti si trovino i combattenti dell'Intifada, vero > obiettivo di fase della freedom enduring, della guerra totale infinita > contro i popoli (la paura di Bush e degli altri di una grande > Intifada). Ma Capiamo la grandezza e il valore dei resistenti e di > tutto il popolo palestinese. Li onoriamo come ancora adesso onoriamo i > combattenti della Comune, il popolo parigino della Comune. Anche quelli > sul tempo breve perdenti, ma che seminarono poi ben più che mille > fughe.
calma, i comunardi si batterono con l'intento e la
realistica possibilità di vincere, non certo di immolarsi.
Se caddero, fu perché non trovarono la maniera di salvarsi,
e fino all'ultimo fidarono nel supporto dei proletari del
mondo. Non ci furono comunardi kamikaze, e non credo perché
mancasse il coraggio. Ma perché c'é nell'ottica kamikaze (e
nache nell'ottica terrorista in genere, di colpire i civili
per fiaccare la tenacia dello stato nemico) una dimensione
completamente antiumana e controrivoluzionaria. Se io
considero che il mio obiettivo possa essere raggiunto dopo
che sarò morto, significo che situo il mio obiettivo fuori
di me, in qualcosa che é separato da me, in qualcosa di
alienato. Nello specifico, nel bene e nelle fortune del mio
popolo, e questo popolo non sono io insieme con le persone
cui voglio bene, con la mia gente, ma qualcosa che mi
preesiste e che durerà dopo di me, qualcosa di cui SONO
FIGLIO. Questo si fonda sul sangue e sul suolo e si chiama
fascismo: il fascismo come argomenta splendidamente
Vaneigem, non é altro che la volontà di vivere, sviata su
sé stessa e spinta a convertirsi nel proprio contrario.
Andrebbe guardato con maggiore comprensione, come tragedia
dell'individuo privato di ogni controllo sulla propria vita
e in particolare sul piacere del proprio esistere: ma resta
fascismo, porta disgrazie e lutti e confusione morale e
materiale. Porta, fra l'altro, alla sconfitta.Il punto é che
la proliferazione incontrollata delle ideologie nazionali
sta spingendo verso il fascismo tutti i popoli del mondo: se
noi non ci opponiamo con ogni nostra minima forza a questa
deriva, avremo davvero "la comune rovina delle classi in
lotta". per i proletari é essenziale riconoscere i propri
nemici SEMPRE E SOLO nei PROPRI capi, nei PROPRI
sfruttatori. E rifiutare qualsiasi alleanza con loro: non
c'è per nessuno mai un nemico esterno più pericoloso del
nemico interno. Anche perché solo la lotta proletaria ha la
possibilità di vincere, perché é l'unica ad essere
internazionale e internazionalista. I nazionalismi sono per
forza di cose concorrenziali.
>
> Sempre senza alcuna presunzione. Chi vivrà vedrà!
Senz<a dubbio, ma tutt'e due, e Malega per terzo, ne abbiamo
già vedute tante...