[Cerchio] I: R: [movimento] Per liveevil93 su Milano (e le a…

このメッセージを削除

このメッセージに返信
著者: Pkrainer
日付:  
題目: [Cerchio] I: R: [movimento] Per liveevil93 su Milano (e le altr e città ....)(che fare?)
----- Original Message -----
From: Pkrainer <pkrainer@???>
To: <movimento@???>
Sent: Monday, April 01, 2002 3:40 PM
Subject: R: R: [movimento] Per liveevil93 su Milano (e le
altr e città ....)(che fare?)


>
> ----- Original Message -----
> From: mickscopa <mickscopa@???>
> più importante in
> > assoluto è combattere il potere qui, in ogni luogo, con
> ogni mezzo
> > disponibile, perchè così si contribuisce nella maniera

più
> fattiva alla
> > liberazione propria e dell'umanità intera.
> >
> > Ma perchè questo dovrebbe essere in alternativa alle
> manifestazioni
> > specifiche sulla situazione di conflitto
> Israele-Palestina? Sia quando
> > partiamo in prima battuta con il conflitto sulla nostra
> realtà quotidiana,
> > sia quando agiamo in rapporto a situazioni a noi
> "lontane", ciò che
> > facciamo è alimentare consapevolezza su come va il

mondo,
> sapendo per altro
> > che tutto è collegato e collegabile.
>
> Fosse vero, mio buono Scopa: ma non é così. Era così,

anche
> grazie all'opera immensa di Marx e di Engels, all'epoca
> della Prima Internazionale, e rimase così ancora fin che
> visse Rosa Luxemburg (ma già insidiata dalle ideologie
> antimperialiste del mona Lenin), quando l'analisi puntuale
> di tutto ciò che accadeva nei paesi più remoti, era motivo
> di precisazione e di acutizzazione delle armi della

critica,
> qui e ovunque. Così era la teoria del proletariato, capace
> di ricondurre ogni conflitto, ogni evento alla prospettiva
> mondiale della liberazione umana, capace di affermare che
> "la passione rivoluzionaria deve saper attendere". Oggi,
> ogni vicenda ha la potenza e il rapido esaurirsi di un

corto
> circuito: chi rammenta più i serbi bombardati, i
> chiapanechi, lo stesso Afghanistan? e la Colombia, e
> l'Argentina? oggi "va", "vende" la Palestina. Domani
> toccherà a nuove vittime, e delle vechie si occuperanno

solo
> quattro militanti e otto cristiani. Se non si afferma con
> chiarezza che solo movimenti radicati e radicali, che
> demoliscano il capitalismo dovunque si trovi, possono
> affermare una solidarietà significativa, visibile,

efficace,
> non si va avanti di un solo passo. Ciò che consente allo
> stato d'Israele di fare ciò che fa, é il medesimo potere

che
> opprime anche noi, in maniera meno omicida solo perché qui
> ci si ribella meno che là. Quando andiamo a "portare
> solidarietà" c'é da stupirsi che i solidarizzati non ci
> interroghino: ah, interessante, e al vostro paese che cosa
> fate per sovveritre l'esistente? gli zapatisti,

quand'erano
> meno soli e più smaliziati, lo facevano. Ora hanno smesso

e
> si godono le danze e le chiacchiere di Ya Basta per
> allietare l'isolamento in cui sono ripiombati.
> Non si può fare la rivoluzione qui e solidarizzare con la
> battaglia palestinese, per il semplice motivo che la
> battaglia palestinese, é profondissimamente
> controrivoluzionaria, intesa ad affermare un'identità
> nazionale (e spesso pure religiosa), la pretesa di formare
> uno stato, il diritto internazionale violato dagli
> israeliani. Tutti temi che ci separano dalle ragioni della
> libertà e ci schiacciano sul marciume socialnazionale

della
> sinistra terzomondista e votata alla disfatta.
>
>
>
>
> L'esplosione argentina ha radici che
> > sicuramente hanno a che vedere con la realtà italiana,

si
> può
> > tranquillamente "usare"(mi si passi il termine) la
> situazione argentina per
> > chiarire meglio come la pensiamo sulla realtà italiana,
> sia per quel che
> > riguarda le politiche economiche dei poteri argentini e
> italiani, sia per
> > quel che riguarda l'esempio argentino nelle pratiche di
> lotta e di
> > auto-organizzazione.
> > Questa è la ragione per cui abbiamo fatto a Molfetta una
> conferenza con una
> > compagna argentina nella quale ci siamo sforzati appunto
> di non chiudere
> > l'iniziativa nell'angusta cella della solidarietà
> tout-court, ma abbiamo
> > collegato tutto il collegabile, quindi abbiamo parlato

di
> noi anche
> > parlando di Argentina.
> >
> > Perchè questo non dovrebbe essere possibile in rapporto
> alla guerra
> > Israele-Palestina? Sarebbe ben strano se non fosse
> possibile.
>
> il punto é che si dovrebbero dire cose che nessuno dice -
> che quella é una guerra che andrebbe disertata a ambedue

le
> parti - e far riferimento a un movimento, un movimento
> palestinese contro la guerra, che non si scorge, immagino
> perché non esiste. Non si può fare una battaglia per la
> libertà all'ombra di bandiere nazionali, anche di nazioni
> cui é interdetto esistere, come la palestinese, la curda,

la
> corsa, la basca.
> Per cui, astratytamente, perché no? si potrebbe pure
> intervenire nella questione della Palestina. Ma,
> concretamente, per arrivare a dire ciò che ci preme a me
> pare la via più indiretta e accidentata. Mi pare molto più
> semplice partire da un'analisi di ciò che esiste ovunque,
> anche qui, anche là, la repressione contro ogni azione
> diretta, e individuare delle vie d'uscita, magari anche
> utili per chi si trova laggiù, chi lo può escludere. Il
> paragone con l'Argentina non regge: in Argentina si fa

quel
> che sarebbe bello che facessimo pure noi, si combatte

nella
> maniera migliore la battaglia giusta, quella per
> l'abolizione dello stato e dell'economia. In Palestina, si
> fa l'opposto di ciò che é opportuno fare: che cosa

potremmo
> imparare? Motivi di disperazione non mi pae urgente
> importarne, ti pare?
>
>