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Ancora fango su Carlo Giuliani
Falso scoop del Giornale contro il ragazzo ucciso al G8: tra Tute bianche e
black bloc c'era «confusione»
I pm e l'avvocato Un magistrato: «Giuliani ha partecipato agli scontri come
tanti altri, le devastazioni sono una cosa diversa». Pisapia: «Sul piano
giudiziario tutto questo non conta»
ALESSANDRO MANTOVANI
Con l'abituale buon gusto Il Giornale di Paolo Berlusconi ha aperto ieri
l'ennesima campagna di stampa contro il movimento anti-globalizzazione. Foto
a colori e titolone in copertina per gettare fango su Carlo Giuliani, 23
anni, ucciso il 20 luglio a Genova da un carabiniere. «Immagini esclusive -
Le ultime ore del `martire' dei no global», titola il Giornale. Ma di
esclusivo c'è poco: le foto pubblicate sono di pubblico dominio, reperibili
su internet (non a caso non ci sono indicazioni sulla provenienza delle
immagini); si vede Giuliani con il passamontagna durante gli scontri di
Corso Torino, Corso Gastaldi e via Caffa, successivi cioè all'aggressione
dei carabinieri al corteo delle Tute bianche, partito dallo stadio Carlini,
in via Tolemaide. In una foto Carlo ha un bastone in mano, in un'altra
sembra lanciare qualcosa. In sostanza il Giornale illustra quello che tutti
sanno: Carlo Giuliani ha risposto, come centinaia e forse migliaia di
persone, all'attacco delle forze dell'ordine contro una manifestazione
autorizzata. «Sono episodi simili a quelli che coinvolgono altri
manifestanti, e grosso modo inquadrabili come resistenza a pubblico
ufficiale - dice uno dei pm che indagano sui no-global (quelli ancora vivi)
- Non ho visto tutti i filmati, ma molti sì. Non mi pare Giuliani tenga
comportamenti particolari. Altra cosa è l'assalto alla camionetta di piazza
Alimonda», di cui però si occupa un altro pm, Silvio Franz. Carlo, hanno
raccontato i suoi amici, si è riparato dietro cumuli di cassonetti e altro
quando i Cc lanciavano i blindati a tutta velocità sui manifestanti. Ha
cercato di respingere la polizia, voleva difendere sé stesso e il corteo.
«E' un falso scoop - commenta l'avvocato Giuliano Pisapia che difende la
famiglia del giovane genovese nel procedimento per omicidio volontario
contro il carabiniere Mario Placanica - Si vuole infangare una figura che,
se ha reagito, lo ha fatto dopo le violenze subite da lui stesso o da altri.
Le foto si riferiscono a un momento in cui Giuliani ha già ricevuto
manganellate, come dimostrano i segni inequivocabili e i lividi riscontrati
sulla sua schiena. Prima delle cariche, testimonianze e filmati chiariscono
che Giuliani non aveva avuto comportamenti violenti o minacciosi - aggiunge
Pisapia - Ora invece si cerca di incidere sulla decisione della magistratura
circa l'asserita legittima difesa del carabiniere che ha sparato. Ma sotto
il profilo giudiziario quello che è successo prima di piazza Alimonda non ha
rilevanza. E anche lì, fino al momento in cui raccoglie l'estintore,
Giuliani non compie violenze, non urla e non insulta: lo dicono testimonanze
incontrovertibili». Toccherà al pm Franz - e tra un paio di mesi al giudice
per le indagini preliminari - valutare se quell'estintore vuoto costituisse
una minaccia di morte per i militari che si trovavano sulla jeep. Manca solo
la ricostruzione virtuale in piazza Alimonda, affidata a periti di
primissimo piano.
Al di là dell'attacco sgradevole a un ragazzo che non può più difendersi,
condannato a morte senza processo da un carabiniere di leva più giovane di
lui, il Giornale ripresenta l'ipotesi secondo cui Tute bianche e Tute nere
(black bloc) sarebbero più o meno la stessa cosa, e la loro violenza
giustificherebbe il comportamento delle forze di polizia. Avevano già
scritto che alla scuola Diaz c'erano terroristi, rimediando smentite; hanno
strillato a tutta pagina le menzogne di Canterini e dei celerini romani, che
sostenevano di non aver picchiato nessuno e sono stati sbugiardati dai loro
stessi colleghi. E ora, dopo un'ipocrita premessa («Non abbiamo intenzione
di strumentalizzare, né di speculare»), il quotidiano di Berlusconi afferma
che con Giuliani «c'erano centinaia di altri ragazzi antiglobal, con scudi,
spranghe, caschi e volti coperti. Tute bianche e tute nere, spesso insieme,
nella confusione».
Ma questa storia della «confusione» tra chi spaccava vetrine fin dal mattino
e chi si è trovato coinvolto nella guerriglia non convince la procura di
Genova. Su 350, forse 400 manifestanti indagati, alcuni (i presunti black)
rispondono di associazione a delinquere finalizzata al saccheggio e alla
devastazione; altri, invece, fermati durante gli scontri successivi alle
cariche di via Tolemaide, sono inquisiti per resistenza a pubblico
ufficiale, talvolta lesioni e raramente danneggiamenti (che non sono
devastazioni). Sull'identificazione dei black bloc pesano molti
interrogativi: a parte i pochi individuati nei filmati, si tratta dei 93
della scuola Diaz (i cui arresti non sono stati convalidati per mancanza
d'indizi) e dei manifestanti fermati nei giorni seguenti (come i 19
teatranti austriaci). «I profili associativi - anticipa peraltro un pm -
probabilmente cadranno: il black bloc non sembra avere le caratteristiche di
un'associazione per delinquere». Ma per ora l'ipotesi di reato è quella.
Significa, tra l'altro, che la procura può disporre intercettazioni e
ottenere proroghe.