[Forumumbri] relazione sull'acqua sindaco di Grottammare Mas…

Delete this message

Reply to this message
Author: Ornella Sticchi
Date:  
Subject: [Forumumbri] relazione sull'acqua sindaco di Grottammare Massimo Rossi
invio il testo dell'intervento del sindaco Massimo Rossi che ho dimenticato
di allegare prima



Enti Locali, liberalizzazione dei servizi pubblici e mercificazione
dell=B9acqua=20

Da anni si parla molto di valorizzazione del ruolo delle istituzioni e
delle comunit=E0 locali.
Il presupposto dichiarato delle riforme ordinamentali di questi anni, a
partire dalle =B3Bassanini=B2, sarebbe proprio questo.
Federalismo, autonomia locale, sussidiariet=E0 verticale =8A. Sono tutti
concetti, sebbene =B3stiracchiati=B2 da una parte e dall=B9altra, che dovrebbero
comunque andare nella direzione di una maggiore possibilit=E0 di autogoverno
democratico delle realt=E0 locali, in un quadro generale condiviso.
In realt=E0, si va consumando nei fatti, un disegno ben avviato da alcuni
governi a questa parte, che attraverso lo strangolamento finanziario dei
Comuni ed odiose imposizioni in materia di liberalizzazioni, fa arretrare
ulteriormente la loro funzione amministrativa, per lasciare al pervasivo
=B3mercato globale=B2 la gestione di importanti spazi pubblici e di delicate
funzioni che investono diritti e bisogni fondamentali per i cittadini.
Altro che riconoscimento della =B3dignit=E0 costituzionale=B2 per Comuni e
Province, prospettata formalmente dalla recente riforma del Titolo V=B0.
In realt=E0 proprio quella riforma, codificando la cosiddetta =B3sussidiariet=E0
orizzontale=B2, che attribuisce all=B9iniziativa privata la priorit=E0 nello
=B3svolgimento di attivit=E0 di interesse generale=B2 (art.118 del nuovo testo
Costituzionale), relega i Comuni al ruolo di =B3regolatori=B2 del mercato, il
quale, con le sue =B3performance=B2, dovrebbe risolvere ogni problema.
Tutto ci=F2 mentre nel Paese, proprio per effetto dei processi di
globalizzazione dell=B9economia, come ci dicono i risultati di varie indagini
sulla societ=E0 italiana di qualificate agenzie di ricerca, aumentano le
disparit=E0 sociali e nelle realt=E0 locali si misura il drammatico allargament=
o
delle fasce di precariet=E0 ed anche di povert=E0.

L=B9affondo sferrato con la Finanziaria 2002
La legge Finanziaria recentemente approvata dal Parlamento rappresenta se
non il coronamento di questo disegno, certamente un passaggio cruciale.
Tagli alle risorse, vincoli alla spesa, blocco delle assunzioni, obbligo
alla messa sul mercato ed alla privatizzazione dei servizi pubblici locali=8A
sono questi i suoi contenuti principali.
E=B9 comunque l=B9=B2esternalizzazione=B2 dei servizi l=B9elemento centrale, cui tend=
e
coerentemente questa manovra. Tale formula magica, ripetuta ossessivamente
in diversi articoli della Legge, era d=B9altro canto l=B9unica promessa
esplicitata nel DPEF del settembre scorso.
L=B9articolo 35 della legge, invadendo campi che proprio la suddetta riforma
costituzionale affida alla legislazione regionale (=8Acon fondati dubbi di
legittimit=E0 costituzionale), si occupa in particolare del futuro dei
servizi pubblici locali.
Tra essi distingue quelli definiti =B3di rilevanza industriale=B2 (gas, rifiuti=
,
acqua, ecc), dagli altri, di carattere socio culturale ecc..
Per i primi, considerato che nella loro gestione possono prodursi ampi
margini di profitto, vengono stabiliti gli obblighi della messa sul mercato
e della loro gestione attraverso societ=E0 di capitali, via via sempre pi=F9
partecipate o controllate dai privati; il tutto attraverso una fase
transitoria della durata di 3/5 anni.
Per gli altri, dato che sono scarsamente profittevoli, almeno per ora viene
lasciata la facolt=E0 di una gestione pubblica.
I servizi pubblici locali di rilevanza industriale, rappresentano un insiem=
e
di attivit=E0 tra le quali appunto la gestione della risorsa idrica,
attualmente gestiti in larga parte dal sistema delle autonomie locali
attraverso gestioni in economia, consorzi, aziende speciali, societ=E0 di
capitali controllate o partecipate dagli enti locali.
Essi hanno raggiunto nel 2000, in Italia, un fatturato di oltre 32.000 mld
di lire (qualche fonte parla addirittura di quasi 50.000 mld con indotto
ecc.) ed occupano circa 160.000 addetti. In Europa le 12.000 imprese che
complessivamente gestiscono il sistema, occupando quasi un milione di
dipendenti, hanno prodotto un fatturato di 120 mld di Euro (230.000 mld di
lire).
Si tratta quindi di un grande business per il sistema imprenditoriale
privato e per le multinazionali gi=E0 largamente impegnate in Europa, nella
conquista di questi spazi di mercato.
Per la gestione dell=B9acqua si stima in Italia un valore della produzione di
5600 mld di lire con un utile annuo di otre 250 mld e con un numero di
addetti di circa 20.000 persone.
L=B9articolo 35 della Legge finanziaria si occupa con uno specifico comma (il
5=B0) del servizio idrico integrato stabilendo che, per i pi=F9 ostinati
difensori della gestione pubblica (quelli che non hanno gi=E0 intrapreso
autonomamente la liberalizzazione e la privatizzazione), prima della totale
liberalizzazione dello stesso servizio, ci sono 18 mesi di tempo per
trasformare le proprie gestioni in societ=E0 di capitali (SPA) e per affidare
ad esse il servizio. Tale affidamento potr=E0 avere comunque una durata non
superiore ai 5 anni, a condizione per=F2 che entro due anni si attui la
privatizzazione per almeno il 40% della stessa societ=E0 (pena la perdita
immediata dell=B9affidamento)
=8A Se poi la privatizzazione supera il 50%, per premio vi =E8 invece un anno d=
i
proroga dell=B9affidamento diretto.
Dopo di che scatta l=B9obbligo a mettere sul mercato la gestione del servizio=
,
mentre le reti di distribuzione (che rimangono di propriet=E0 pubblica)
possono essere gestite, eventualmente, da un=B9altra SPA controllata dagli
enti locali.
Liberalizzazione e privatizzazione forzata quindi, per tutti.
Tutto ci=F2 alla faccia dell=B9autonomia locale e dell=B9autogoverno democratico
delle realt=E0 locali invocato su materie cosi rilevanti dalle stesse
associazioni degli enti locali. Si ricordi la risoluzione in tal senso
adottata unanimemente, su proposta del sottoscritto, dal Direttivo nazional=
e
ANCI, nell=B9Aprile del 2001.

La degenerazione della legge Galli e la messa sul mercato dell=B9acqua
Dopo il gas ed i trasporti, per i quali specifiche leggi di settore adottat=
e
dai precedenti governi disponevano l=B9obbligatoriet=E0 della messa sul mercato=
,
con questa disposizione, quindi, si chiude il cerchio anche per l=B9acqua.
La Legge 36/94, da molti conosciuta come legge Galli, infatti, pur partendo
dal giusto presupposto dell=B9opportunit=E0 di superare la frammentariet=E0 ed il
localismo delle gestioni dei servizi idrici e di riorganizzarli pertanto
sulla base di ambiti ottimali di dimensioni pi=F9 consistenti, comprendenti
l=B9intero ciclo dell=B9acqua, non prescriveva alcun obbligo in ordine alla
liberalizzazione ed alla privatizzazione degli stessi servizi.
L=B9articolo 10 della stessa Legge, pur prevedendo per le gestioni pubbliche
esistenti, il superamento della modalit=E0 =B3in economia=B2 ritenuta inidonea pe=
r
le dimensioni che i servizi avrebbero assunto a seguito dell=B9aggregazione,
ribadiva infatti la facolt=E0 di gestire tali servizi attraverso: Aziende
speciali di propriet=E0 dei singoli Enti, o di tipo consortile, oppure societ=
=E0
per azioni a maggioranza pubblica.
La volont=E0 del legislatore della Galli di rispettare le specificit=E0 present=
i
sul territorio e la libert=E0 di scelta, =E8 ulteriormente provata dal comma 4
dell=B9articolo 9, laddove, anche in un quadro di aggregazione territoriale
dei servizi, si arriva =B3a salvaguardare le forme e le capacit=E0 gestionali
degli organismi esistenti che rispondono a criteri di efficienza efficacia
ed economicit=E0=B2 attraverso la previsione, persino, di una =B3pluralit=E0 di
soggetti=B2 gestori all=B9interno di uno stesso ambito.
Inoltre, la disciplina delle modalit=E0 da seguire nella concessione a terzi
della gestione, contenuta nell=B9articolo 20 della stessa legge,
contrariamente dal rappresentare una prescrizione di carattere generale
riguarda solo i casi in cui l=B9ente o gli enti locali avessero deciso
liberamente di affidare il servizio a soggetti diversi dagli enti pubblici=
.
Rozzo e goffo pu=F2 essere considerato a tal proposito il tentativo del
Ministro dell=B9Ambiente Matteoli di imporre il contrario con il DM 22/11/200=
1
accompagnato da una intimidatoria circolare esplicativa di pari data, con
cui si cercava di ribadire il divieto per gli enti locali di affidare
direttamente il servizio idrico integrato a propri enti strumentali (quali
l=B9azienda speciale) o a societ=E0 per azioni a maggioranza pubblica,
appositamente costituite. La goffaggine di tale iniziativa =E8 dimostrata da
fatto che la Legge Finanziaria, un mese dopo, ha dovuto rimettere la mani
sulla materia, per sferrare il colpo di grazia alla libert=E0 di scelta non
riuscito, appunto, con il =B3tentativo Matteoli=B2.
Va assolutamente demistificato a tale riguardo il valore della gara ad ogni
costo, su cui i numerosi e =B3trasversali=B2 sostenitori del liberismo creano a=
d
arte una gran confusione: Mentre l=B9obbligo a praticare procedure ad evidenz=
a
pubblica (gare) nell=B9affidamento dei servizi appare a tutti un principio
sacrosanto nel momento in cui si intende esternalizzare una determinata
attivit=E0, tale imposizione risulta assurda quando a competere in questa gar=
a
siano, da un lato una societ=E0 privata (o una multinazionale), i cui fattori
di risparmio sono in buona parte tristemente noti a tutti (si pensi ad
esempio alla spietata flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro) e
dall=B9altro lato l=B9ente pubblico titolare del servizio che in una gestione,
pur improntata all=B9efficienza e all=B9efficacia, deve farsi carico di una
serie di fattori sociali volti ad assicurare garanzie sociali ed
universalit=E0 dei servizi.
Al riguardo, non tiene affatto neppure la giustificazione secondo la quale
questa scelta di liberalizzazione forzata, sarebbe imposta dalle direttive
europee.=20
Se =E8 vero infatti che da anni le direttive comunitarie, sotto la spinta di
forti gruppi di pressione economica, esortino i singoli Paesi a
liberalizzare i servizi pubblici, dall=B9altro lato la Corte di giustizia
dell=B9Unione Europea (come ricordato da una recente circolare del Ministro
delle politiche comunitarie pubblicata proprio alla vigilia
dell=B9approvazione della Finanziaria) con una nota sentenza del novembre del
=8C99 ha ribadito la possibilit=E0 per gli enti pubblici di gestire tali serviz=
i
tramite affidamento diretto a soggetto pubblico appositamente costituito o =
a
soggetto su cui l=B9ente pubblico eserciti il controllo.
Se cos=EC non fosse, come si spiegherebbero altrimenti gli affidamenti dirett=
i
maggioritari in Francia o pressoch=E9 esclusivi ad esempio in Svezia e
Danimarca ? =8AMa si sa, ai tanti liberisti nostrani piace essere i primi
della classe.

Liberalizzazioni e privatizzazioni di carattere ideologico
L=B9impostazione di tali norme, che mortifica l=B9autonomia locale, ha
un=B9evidente carattere ideologico in quanto parte dal discutibile presuppost=
o
che il privato sia in ogni caso migliore del pubblico e che la concorrenza
di mercato sia l=B9unica soluzione per tutti i problemi di inefficienza.
I portatori di tale ideologia che oggi rappresenta pressoch=E9 un =B3pensiero
unico=B2 sostengono infatti, in primo luogo, che il sistema pubblico non
offrirebbe gli strumenti e le condizioni per rendere flessibile la gestione
dei servizi (tesi pienamente confutabile considerati gli attuali poteri
conferiti ai Sindaci dal nuovo ordinamento degli Enti Locali che, proprio i=
n
funzione della semplificazione e della governabilit=E0, ha sacrificato
procedure di partecipazione e controllo democratico e funzioni di verifica
della legittimit=E0 delle scelte gestionali).
In secondo luogo si sostiene che senza lo stimolo del =B3business=B2 non ci pu=
=F2
essere efficienza =8AE ci=F2 non ha bisogno di commento=8A
In terzo luogo, l=B9esternalizzazione dei servizi consentirebbe all=B9ente
pubblico di svolgere meglio una funzione di tutela critica
dell=B9utente/consumatore e di puntare il dito sulle loro carenze; cosa
altrimenti evitata nel memento in cui =E8 lo stesso ente ad erogare il
servizio.=20
Questa tesi appare senza dubbio suggestiva e subdola, ma si potrebbe
rispondere ad essa, con altrettanta sufficienza, che ci sarebbero gi=E0 le
associazione dei consumatori a sollevare da tale incombenza gli enti locali
!!!
In quarto luogo si sente spesso dire che le ingenti risorse da investire pe=
r
il necessario ammodernamento di reti ed impianti renderebbero
indispensabile un intervento del privato, data la difficile condizione dell=
a
finanza pubblica. Tale argomento appare bizzarro in quanto farebbe apparire
l=B9intervento privato come animato da intenti filantropici=8A e non invece,
com=B9=E8 nella realt=E0, calcolato e misurato sulla base di piani finanziari che
prevedono, non solo il recupero del capitale investito, ma la sua lauta
remunerazione attraverso la tariffa del servizio.
Non si capisce perch=E9 il pubblico, che non deve realizzare nessuna
remunerativit=E0 nell=B9investimento, non possa operare, se necessario, analogh=
e
pianificazioni degli investimenti, riuscendo peraltro (al contrario del
privato) a dosare il carico dell=B9ammortamento di tali interventi, in parte
sulla fiscalit=E0 generale ed in altra parte sulla suddetta tariffa.

Il privato sempre meglio del pubblico=8Ao no ?!?
Le nuove disposizioni normative partendo dai suddetti presupposti fanno
quindi tabula rasa di tutte le gestioni pubbliche; tra queste anche quelle
(=8Ae non sono poche) che oltre a raggiungere standard qualitativi
soddisfacenti per i cittadini, consentono il conseguimento di risultati
economici tali da contribuire agli equilibri di bilancio.
Gestioni pubbliche molto spesso radicate nella storia nelle specificit=E0
locali, scelte liberamente e democraticamente dalle Comunit=E0 locali, che no=
n
hanno assolutamente nulla da invidiare alle migliori gestioni private.
Ma anche riconoscendo l=B9esistenza, nel passato, di pessimi esempi di
gestioni pubbliche caratterizzate da inefficienza o da pratiche clientelari
e corruttive del ceto politico, i sostenitori delle virt=F9 salvifiche della
privatizzazione debbono ammette che importanti esempi, tristemente noti a
livello internazionale (si pensi al tasso di incidenti ed alle altissime
tariffe delle ferrovie britanniche privatizzate o ai black aut dell=B9energia
elettrica californiana in mano a 4 o 5 produttori privati), dimostrano che
molto spesso il privato antepone all=B9efficacia ed efficienza dei servizi, l=
a
massimizzare dei profitti, tendendo a risparmiare sugli investimenti, sulle
manutenzioni e su altri fattori di gestione, non sempre ininfluenti, come
gi=E0 accennato in premessa, in termini di ricadute sociali.
..Ci=F2 avviene anche perch=E9 gli enti pubblici che esternalizzano, come
dimostrano gli esempi di cui sopra, non riescono a tener testa all=B9abilit=E0
del privato a conseguire in ogni caso il massimo dei profitti agendo sui
margini di manovra a suo vantaggio che anche il miglior contratto di
servizio non riesce ad evitare.
Tanto pi=F9, ci=F2 pu=F2 risultare disastroso nella realt=E0 italiana ove gli enti
locali, sebbene in molti casi animati dalle migliori intenzioni, date le
loro modeste strutture burocratiche (oltre il 92% dei comuni ha meno di
15.000 abitanti e il 73% =E8 sotto ai 5000), hanno in realt=E0 grande difficolt=
=E0
a prevenire tali problemi attraverso una corretta impostazione ed
un=B9adeguata gestione dei rapporti contrattuali; considerato peraltro che fa=
r
ci=F2 non =E8, paradossalmente, molto pi=F9 semplice che occuparsi direttamente
degli stessi servizi.
Sotto questa luce appaiono molto deboli le tesi giustificative del processo
di liberalizzazione e privatizzazione, secondo le quali il fine pubblico
della gestione del servizio verrebbe comunque assicurato dal fatto che
l=B9ente che esternalizza non si priva delle scelte di governo del bene;
scelte che resterebbero comunque di competenza degli organi esecutivi dell=
e
autorit=E0 di ambito.
Tale debolezza risulta a maggior ragione pericolosa quando in questione vi =
=E8
un bene come l=B9acqua, la cui mercificazione dovrebbe rappresentare un tab=F9,
in quanto bene indisponibile ed essenziale alla sopravvivenza umana, al par=
i
della luce del sole e all=B9aria che respiriamo.
Lo sfondamento di logiche mercantili in ambiti come questo va in realt=E0 a
spezzare l=B9equilibrio fra necessit=E0 di innovazione, volta ad una pi=F9
efficiente gestione, ed equit=E0 sociale (equilibrio che costituisce il
principio formalmente consacrato nei trattati europei) e sottrae il
necessario processo di modernizzazione all=B9iniziativa ed al controllo
democratico delle comunit=E0 locali, sempre possibile in caso di gestione
pubblica (anche se non sempre praticato), per consegnarlo alla spregiudicat=
a
mannaia del mercato.

La staffetta dei =B3privatizzatori=B2
Con queste disposizioni in Italia si chiude un cerchio che l=B9Inghilterra
della Thatcher aveva =B3risolto=B2 nel 1988 con la =B3Local Government act=B2,
normativa quadro che stabiliva l=B9obbligo di esternalizzazione della gestion=
e
dei servizi pubblici locali tramite offerta competitiva.
E=B9 il nostro attuale Governo a portare tale affondo, ma in realt=E0 il terren=
o
=E8 stato ampiamente preparato a livello culturale e normativo (si pensi all=
e
gi=E0 citate leggi di settore per gas e trasporti) dai precedenti Governi di
segno politico diverso.
D=B9altro canto tornando all=B9esempio britannico precedente, Tony Blair non ha
certo attenuato il =B3furore privatizzatore=B2 delle precedenti gestioni
politiche. =20
La mole di attivit=E0 privatizzate nel Regno Unito nel periodo 1990/1998, par=
i
a circa 64 miliardi di dollari =E8 superata di poco solamente, nientemeno che
dall=B9Italia, mentre le privatizzazioni francesi hanno raggiunto nello stess=
o
arco temporale i 48 miliardi di $.
Non deve stupire allora se a causa di tale uniformit=E0 di vedute in materia
di liberalizzazioni e privatizzazioni, l=B9opposizione di centro sinistra, ne=
l
corso della discussione parlamentare sull=B9articolo 35 della Finanziaria, si
=E8 limitata a criticare, tramite l=B9onorevole Bassanini, l=B9eccessiva lunghezz=
a
del periodo di transizione verso il pieno regime di mercato.

Ancora si pu=F2 (=8Ae si deve!) invertire la tendenza
Cosa fare allora, in un quadro cos=EC negativo, per evitare che si consumi
pienamente e definitivamente il passaggio di mano dal pubblico al privato
della gestione di un bene di vitale importanza come l=B9acqua?
Sembrerebbe che i margini siano pressoch=E9 estinti, ma in realt=E0, oltre all=
a
resistenza ancora possibile all=B9interno degli enti locali (ad esempio
utilizzando pienamente la fase transitoria per rafforzare e qualificare,
anche in termini di controllo democratico, le gestioni pubbliche ed
impedendo, quantomeno, che il controllo delle societ=E0 di gestione passi al
privato) =E8 possibile operare a livello sociale con una forte iniziativa
culturale e politica, che a partire dall=B9informazione ed anche dalla
conoscenza dei devastanti effetti gi=E0 prodotti dalle liberalizzazioni,
inneschi un=B9inversione di questa sciagurata tendenza.
L=B9importanza e l=B9essenzialit=E0 dei diritti e dei bisogni colpiti, l=B9ampiezza
della base sociale interessata, l=B9emergenza democratica sottesa in tale
=B3partita=B2, rendono praticabile ed ineludibile una controffensiva
antiliberista e riformatrice. Le stesse ragioni possono rendere tutt=B9altro
che evanescente e minoritaria un=B9iniziativa al riguardo e pi=F9 che plausibil=
e
l=B9ipotesi di un suo successo.
L=B9importante =E8 agire senza indugi e/o tentennamenti, data l=B9enorme posta in
gioco, scrollandosi di dosso, il =B3pensiero unico=B2 e/o l=B9approccio
rinunciatario al problema in cui spesso si ammanta la sudditanza a tale
pensiero.

10 Gennaio 2002

Massimo Rossi
Sindaco di Grottammare (AP)
Componente della Conferenza Stato Citt=E0