Auteur: Marcantonio Date: Sujet: [Forumlucca] indagine dopo genova
G8, polizia sotto inchiesta
Incidente probatorio per il riconoscimento dei picchiatori di Bolzaneto.
Venti gli indagati. Anche l'inchiesta sulla Diaz, nonostante i sabotaggi di
ps e penitenziaria, è in dirittura d'arrivo. Le ipotesi di accusa per gli
agenti e i loro capi
A. MAN.
I gip del tribunale di Genova riceveranno a giorni una serie di richieste di
incidente probatorio sul G8 di luglio. Vengono dai pm titolari dei fascicoli
sull'assalto alle scuole Diaz/Pertini e sulle brutalità nella caserma di
Bolzaneto, che intendono mettere a confronto alcuni dei manifestanti con gli
agenti e i funzionari indagati per le violenze. Le deposizioni dei no global
pestati fanno credere alla probabilità di riconoscimenti quasi "a colpo
sicuro", almeno per Bolzaneto dove i picchiatori erano a volto scoperto. Per
ora, comunque, tutto è nelle mani del procuratore capo, Francesco Meloni. Le
inchieste sulla Diaz e su Bolzaneto saranno le prime a concludersi, forse
entro maggio-giugno e dunque prima che Meloni vada in pensione. I sostituti
Zucca, Pinto, Miniati stanno terminando le rogatorie per sentire i tedeschi
della Diaz, in Spagna hanno finito e gli italiani sono stati già ascoltati.
Poi passeranno agli interrogatori degli inquisiti: sono una ventina per
Bolzaneto, mentre per la Diaz sono stati iscritti i settanta del (disciolto)
settimo nucleo del reparto mobile (ex celere) romano di Vincenzo Canterini,
ai quali si aggiungono (o si aggiungeranno) tutti o quasi i 140 uomini della
polizia presenti. Quelli delle digos e delle squadre mobili, il direttore
dello Sco Gratteri e il prefetto La Barbera, allora capo
dell'antiterrorismo.
Il boicottaggio di Ps e Dap. Per Bolzaneto, con i riconoscimenti faccia a
faccia, i pm potrebbero aggirare lo scherzetto delle fotografie, che ha
ostacolato non poco l'indagine. Quando la procura ha chiesto i ritratti di
agenti, funzionari e ufficiali (v. il manifesto del 30 ottobre 2001), la
polizia di stato e la polizia penitenziaria hanno consegnato istantanee
impresentabili. Fotocopie dei tesserini, fototessere di dieci anni fa:
"Agenti calvi hanno ritrovato chiome fluenti - ironizzava ma non troppo un
addetto ai lavori - nemmeno le loro madri li riconoscerebbero". E' il più
grave episodio di sabotaggio fin qui accertato, ma secondo indiscrezioni ci
sarebbe di peggio: si vocifera persino di filmati in possesso di strutture
della polizia e nascoste ai pm.
Indagati i dirigenti. Per la Diaz e per Bolzaneto i pm vogliono andare fino
in fondo. Per la caserma gli indagati sono già una ventina, tutti con
l'infamante accusa di abuso d'autorità sugli arrestati. Oltre ai cinque
inquisiti per lesioni (tre della penitenziaria, compreso il medico, e due
della polizia), ci sono i responsabili della ps, della penitenziaria e
perfino dei Cc che si alternavano nel "comando" della caserma, trasformata
in avamposto carcerario. Tra loro Alessandro Perugini, ex vice-capo della
Digos di Genova, già indagato per l'orribile episodio del calcio sferrato
davanti alle telecamere, in borghese a volto scoperto, a un manifestante
minorenne di Ostia.
Perugini e gli altri ufficiali non risponderanno del singolo pugno, del
calcio o della ginocchiata dell'agente tal dei tali, i cosiddeti "abusi dei
singoli", bensì di violenze, vessazioni e umiliazioni che a Bolzaneto,
emerge dai fascicoli, erano sistematiche. Secondo alcune testimonianze anche
il guardasigilli Roberto Castelli, durante la nota visita a Bolzaneto la
notte di venerdì 20 luglio, ha visto molte cose; da altre deposizioni,
invece, sembrerebbe che la visita dell'ingegnere sia stata rapida e
superficiale, troppo anche per dire - come Castelli invece ha fatto - che in
quella caserma andava tutto bene.
Perquisizione o retata? Anche per la Diaz la procura non procede unicamente
contro i singoli accusati di lesioni, ma anche contro i vertici: contro
coloro che hanno preso le decisioni e forse presentato come una
perquisizione un'operazione che, dagli atti fin qui acquisiti, sembra
piuttosto a una retata, chissà perché così feroce. Guai in vista anche per i
funzionari dello Sco che hanno distrutto i computer, gli hard disk degli
avvocati e quanto si trovava nel media center del Gsf, nell'edificio (la
Diaz) di fronte al dormitorio (la Pertini) che era oggetto dell'operazione
("ci andarono per errore" ha detto il loro capo Gratteri): l'ipotesi è
perquisizione abusiva, furto e danneggiamento. Intanto, dopo il video di
Indymedia, i manifestanti tedeschi hanno chiarito ogni residuo dubbio sulle
responsabilità del reparto di Canterini nell'irruzione nel dormitorio. Sono
stati loro ad entrare per primi, sono stati loro a picchiare; erano tutti a
volto coperto tranne un funzionario che potrebbe essere Fournier, vice di
Canterini. Funzionari e capisquadra della celere romana si sarebbero
contraddetti, avrebbero cambiato versione più volte e avrebbero perfino
attribuito ad altri poliziotti specifici pestaggi che risulterebbero,
invece, opera loro. Alla mattanza presero parte anche uomini in borghese. E
forse tutti, fino a Gratteri e La Barbera, dovranno rispondere del blitz nel
suo insieme, del contenuto di certi verbali e di certe relazioni di
servizio: sulla resistenza degli occupanti, sulla dinamica, sulle modalità e
sulla fase preparativa dell'operazione. A cominciare dalla riunione
abbandonata polemicamente dal prefetto Ansoino Andreassi, numero due della
polizia e massima autorità a Genova. Andreassi non concordava con quanto si
andava organizzando con l'assenso di De Gennaro, l'avrebbe detto anche ai
pm. E quella riunione si svolgeva di pomeriggio. Non certo la sera, dopo le
sassate contro le auto della ps, poi utilizzate per giustificare la
cosiddetta perquisizione.