[Forumumbri] BILANCIO PARTECIPATO

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Auteur: Ornella Sticchi
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vi rimando il bilancio partecipativo di Milani, visto che Elisabetta mi ha
scritto che non era leggibile l'allegato, =E8 un po lunghetto e spero che
passi
Ciao Ornella



I GOVERNI LOCALI: QUALI SOLUZIONI POSSIBILI?


UN=B9IDEA RIVOLUZIONARIA: IL BILANCIO PARTECIPATIVO

Di Sisinnio Guido Milani
Milano, febbraio 02



I GOVERNI LOCALI: QUALI SOLUZIONI POSSIBILI?
La fase attuale ed il contesto in cui operare


Nelle nostre analisi abbiamo registrato come la globalizzazione neoliberist=
a
abbia determinato profondi cambiamenti nel mondo nel corso degli ultimi
anni.
La rivoluzione capitalistica restauratrice, per usare un ossimoro efficace,
ha connotati differenti rispetto a fasi precedenti ed impone in forme pi=F9
pervicaci, acute, violente, guerreggianti il dominio del capitale nel mondo
intero.
Fino ad oggi (questa rivoluzione capitalista), ha creato uno spostamento de=
i
rapporti di forza a favore del capitale e a discapito del lavoro. Sono orma=
i
evidenti le profonde disuguaglianze e le ingiustizie, le enormi differenze
sociali e le sproporzioni tra paesi ricchi e poveri, la concentrazione di
potere e l=B9allontanamento delle masse dallo stesso, l=B9impoverimento
decisionale dello stato nazione e l=B9ingerenza globale degli organismi a-
democratici.

La fase presente della globalizzazione neoliberista appare con delle prime
crepe. Qualcuno ha ricominciato a scrivere il =B3Libro della Storia=B2 chiuso
precocemente pi=F9 di due lustri fa.
Dal 99 in poi milioni di persone nel mondo hanno ricominciato ad essere dei
protagonisti sociali, occupandosi del presente e del futuro dell=B9umanit=E0:
parlo del =B3Popolo no-global=B2, il movimento dei movimenti.
Alla spoliazione di civilt=E0, diritti, saperi e ricchezze da parte di
organismi come il WTO, BM, G8, FMI, NATO, OCSE qualcuno si =E8 opposto.
Questi organismi a-democratici impongono ricette =B3miracolose=B2 ai paesi
poveri, tagli al welfare dei paesi occidentali, patti di stabilit=E0 economic=
a
come quello europeo, privatizzazioni selvagge, fino ad arrivare al tentativ=
o
di cancellazione di sanit=E0, previdenza e istruzione pubblica, infine,
dettano ai ministri i vari Documenti di Programmazione Economica e
Finanziaria. Organismi che determinano dall=B9alto l=B9esistenza umana nella
quotidianit=E0.
L=B9altro attacco alla civilt=E0 perviene dal =B3basso=B2. I Principi del mondo
hanno capito che per avere un forte controllo sociale e un consenso diffuso=
,
dovevano frammentare: il lavoro, il territorio, la societ=E0, i gruppi agenti
all=B9interno delle stesse.
La frammentazione del lavoro =E8 accompagnata dai processi di federalismo e d=
i
devoluzione, essi provocano gravi squilibri anche nei paesi sviluppati come
il nostro.
Infatti, il nesso fra i nord ed i sud non =E8 pi=F9 sufficiente e completa base
d=B9analisi; ad esso si deve aggiungere quello tra centri e periferie.
Nella societ=E0 frammentata aumenta di conseguenza l=B9elemento della
passivizzazione politica. E=B9 chiaro il distacco sempre pi=F9 profondo tra
societ=E0 e mondo politico; un distacco che non si registra solo nel momento
elettorale, ma anche nell=B9accettazione diffusa dei processi politici e
istituzionali che peggiorano le condizioni di vita stesse del soggetto.
E=B9 del tutto evidente che la torsione bipolarista di stampo nordamericano
presente anche nel nostro Paese non fa che acuire i processi di riduzione
altissima di partecipazione e personalizzazione crescente non solo a livell=
o
nazionale, ma anche locale. Oltre a scelte bipartisan sui temi quali la
guerra globale e permanente. Elementi che aumentano nella societ=E0 civile un
senso d=B9allontanamento e di credibilit=E0 nella politica.
Tutto questo =E8 condito da una sempre pi=F9 marcata forma di democrazia
autoritaria, altro curioso ossimoro, che descrive efficacemente la tendenza
in atto.
Il processo dello =B3stato minimo=B2 ha la sua genesi nel =B3rapporto sulla
governabilit=E0=B2 della Commissione Trilaterale redatto circa 20 anni fa, ma
raccoglie proseliti dopo il crollo dell=B9URSS, e dopo una tendenziale
diminuzione del c.d. =B3stato di benessere=B2 nei Paesi Occidentali.
Uno degli obiettivi reali di questo progetto =E8 di distruggere le conquiste
dei lavoratori, infatti; in molti paesi =E8 stata cancellata la Scala Mobile =
o
istituti simili, si sta perdendo la sicurezza del e sul lavoro, la
flessibilit=E0 =E8 sempre pi=F9 imperante, si svuotano di senso i diritti sociali=
,
l=B9assistenza pubblica gravita sempre pi=F9 sugli utenti. Oltre ai processi di
privatizzazioni, sanit=E0 e istruzione sono le prede pi=F9 ambite; feroce =E8
altres=EC l=B9attacco alle pensioni maturate dai lavoratori.
Sotto un altro profilo si attaccano, qui e altrove secondo le circostanze e
le possibilit=E0, le organizzazioni di classe e quelle sacche antagoniste
presenti nel globo.
Un problema complesso, per gli altri, in questa fase =E8 proprio la
governabilit=E0, come coniugare il modello neoliberista, sempre pi=F9 ineguale,
alle istituzioni democratiche. Per assicurarsi che le maggioranze non
prendano altre strade, (come per esempio era successo in Cile ai tempi di
Allende), gli organismi a-democratici svuotano di potere i Parlamenti, come
abbiamo visto nei campi economico, della sicurezza nazionale e del controll=
o
dei mezzi di comunicazione.
Proprio i mezzi di comunicazione negli ultimi anni hanno assunto un ruolo
fondamentale per la costruzione del consenso, e per la governabilit=E0 nei
paesi a regimi economici neoliberisti. I media sempre pi=F9 canalizzano il
pensiero e gli atteggiamenti della gente, per usare una citazione di Chomsk=
y
=B3addomesticano il gregge perplesso=B2, e sempre secondo Chomsky =B3la pubblicit=
=E0
sta alla democrazia come il bastone allo stato totalitario=B2. Si =E8, infatti,
costatato che il =8Ccatechismo=B9 politico pi=F9 efficace =E8 quello impartito al d=
i
fuori del campo e del linguaggio politici.
Il processo =E8 visibile non solo attraverso l=B9acriticit=E0 dei media;
concorrono al fenomeno anche le espressioni brutali di repressione da parte
delle forze di Pubblica Sicurezza, usate con un nucleo di comando
internazionale, come =E8 avvenuto, per esempio a Ventimiglia, Napoli e Genova=
,
e ovunque nel mondo ci siano state contestazioni agli organismi
sopraccitati.

Dato il processo in atto la funzione dell=B9ente locale pu=F2 assumere un ruolo
ancora pi=F9 decisivo nel nostro rapporto con la societ=E0, perch=E9 rappresenta
anche il primo tramite tra istituzioni e cittadino.
La municipalit=E0 pu=F2 e deve diventare un altro punto di riscossa; il riuscir=
e
ad immettere anche nelle decisioni amministrative punti di criticit=E0 e di
scelta segnata da appariscenti elementi d=B9alterit=E0, pu=F2 ricreare una cultur=
a
politica e sociale egemone nel proprio territorio.
Laddove il capitalismo ha creato un frammento, noi in esso dobbiamo
accendere una luce rossa e tendere una corda al frammento vicino.
Nel contesto descritto abbiamo alle spalle un vuoto programmatico
dell=B9intera sinistra mondiale. Non c=B9=E8 stato totale immobilismo, dato che
formulazioni e pratiche alternative esistevano ed esistono, ma non si sono
materializzate in un progetto totalmente perfezionato e convincente; solo
adesso assistiamo ad un disgelo politico, e a primi tentativi di
ricostruzione di una base programmatica alternativa a quella neoliberista.

Penso che in questa fase tutti noi non possiamo definire la politica come
l=B9arte della possibilit=E0. Alla Realpolitik dobbiamo opporre una politica
che, senza smettere di essere realistica, senza negare la realt=E0, vada
creando le condizioni per trasformarla.

Gi=E0 Gramsci criticava =B3il troppo realismo politico=B2 perch=E9, afferma =B3il
realismo politico porta spesso ad affermare che l=B9uomo di Stato deve operar=
e
solo nell=B9ambito della =8Crealt=E0 effettuale=B9 , e che non deve interessarsi al
=8Cdover essere=B9, ma unicamente =8Call'essere=B9, il che implica che questi
politici non sono capaci di vedere oltre la lunghezza del proprio naso=B2.
Noi, invece, dobbiamo dedicarci sempre come ha scritto Gramsci: =B3alla
creazione di un nuovo equilibrio di forze=B2, movendoci sempre nel terreno
=B3della realt=E0 effettuale, ma per dominarla e superarla (o contribuire a
ci=F2)=B2.


I governi locali: segnali di una strada alternativa

Nel corso degli ultimi anni la figura istituzionale della municipalit=E0 ha
assunto un carattere sempre pi=F9 evidente, non solo in Europa, ma anche in
altri continenti, il caso pi=F9 significativo =E8 quello dell=B9america latina,
anche se l=B9esperimento veneziano =E8 un punto avanzato su questo.

Spesso i governi locali riescono a creare un progetto politico di coalizion=
e
che concede loro una fisionomia propria; altre volte i contenuti si
annacquano, altre volte spariscono nella percezione delle persone.
Tra i nostri ruoli, come pi=F9 volte ci siamo detti, c=B9=E8 anche quello
d=B9implementare la partecipazione alla politica ed alle sue scelte. Lo
strumento delle municipalit=E0 pu=F2 scardinare la concezione contraria oggi
egemone.
Conosco le posizioni contrarie anche alla mia su questo, sulla trascendenza
del lavoro nei governi locali, nel nostro Partito. Ho sentito anche settori
pi=F9 radicali, scettici sul possibile ruolo delle ente locale soprattutto
nell=B9aggregazione di forze del cambiamento sociale, sostenendo che questi
governi sono solo il paraurti alle politiche neoliberiste, io ritengo che
affermazioni come queste siano in realt=E0 dettate dalla situazione politica
generale e dalla percezione della stessa.
Infatti, c=B9=E8 chi pensa che si possa abbattere lo stato borghese
nell=B9orizzonte immediato, e di conseguenza tende a sottovalutare il ruolo
degli enti locali. Chi, come noi, pensa, invece, che viviamo in un periodo
di rivoluzione restauratrice del capitale, che oggi abbiamo un grande
svantaggio nel rapporto di forze a livello mondiale e locale, crede che si
tratti di accumulare esperienza politica e organizzativa all=B9interno anche
di relazioni in ambiti istituzionali locali al fine di preparare le
condizioni per un cambiamento ulteriore.
Pertanto, valuto positivamente l=B9accesso del nostro partito
all=B9amministrazione di un governo locale, considerandolo uno spazio che
permette di creare condizioni culturali e politiche per progredire
nell=B9organizzazione sociale.
E=B9, per=F2, del tutto evidente, che i governi della sinistra devono
rappresentare una reale alternativa.
E=B9 altrettanto evidente che i governi di destra mostrano tradizionalmente u=
n
profilo molto antidemocratico, ignorando totalmente i veri bisogni della
propria popolazione oltre ad abusi e favori di potere. Noi dobbiamo,
altres=EC, esercitare il potere a livello locale che vada nella direzione
opposta; vale a dire ridare protagonismo alla gente, pensando proprio di
=B3delegare=B2 il potere alla popolazione.
Per creare questo per=F2 dobbiamo costruire una politica delle alleanze
oculata, supportata da una proposta politica di governo per la citt=E0 che
interpreta i reali interessi e bisogni della stragrande maggioranza della
popolazione. Bisogna capire che questo si pu=F2 fare, oggi, solo in operazion=
e
d=B9alleanze, perch=E9 il nostro pensiero non =E8 maggioranza, negando per=F2 ogni
tipo di subalternit=E0 ad altri partiti o partitini.
Anche perch=E9, io ritengo, non solo per gli enti locali, che il grado di
egemonia non si misura esclusivamente dalla quantit=E0 di persone cui
l=B9organizzazione politica dispone, bens=EC dalla quantit=E0 di persone che si
sentono rappresentate dal progetto politico di quell=B9organizzazione.
E=B9, altres=EC, chiaro che non si chiude il tutto con la scelta del sindaco, m=
a
bisogna anche ottenere un risultato pi=F9 che soddisfacente sul terreno
elettorale.

Un altro problema che ci ritroviamo sovente ad affrontare =E8 la mancanza di
relazione e coordinamento tra gli amministratori ed il Partito; l=B9esperienz=
a
porta a concludere che =E8 necessario un organo di dialogo forte e continuo
nei livelli provinciali, regionali e nazionale, per risolvere le inevitabil=
i
divergenze tra direzione partitica ed amministrativa. Questo organo, a mio
avviso, deve anche pensare alle grandi linee di lavoro, facendo valutazioni
e monitoraggi continui sul lavoro nelle amministrazioni, per correggere la
rotta nel caso qualcuno perda la bussola, o se compaiono nuove situazioni
che esigono virate di rotta non pianificate.
Questo sebbene si abbia una visione del governo locale e dei gruppi
consiliari del partito di relativa autonomia, relativa autonomia che appunt=
o
non pu=F2 essere assoluta o esercitata su questioni di principio, giacch=E9 si
comprometterebbe l=B9agire del partito tutto.
Non si tratta di sottoporre a continua discussione tutte le decisioni,
perch=E9 il ritmo delle Giunte comunali =E8 molto pi=F9 dinamico rispetto quello
del partito, ma bisogna discutere collettivamente le grandi linee di lavoro=
,
anche per non regalare la percezione ai nostri amministratori di essere
avulsi dalle scelte e dalla discussione interna.
L=B9altro problema da analizzare =E8 l=B9eredit=E0 che i nostri amministratori si
trovano nel loro mandato. Le scelte ed i tagli imposte dal governo centrale=
,
il personale insufficiente ed a volte demotivato o contrario
all=B9amministrazione, casi di risse perpetue con parti della giunta, rendono
evidente che non basta cambiare il guidatore perch=E9 lo stesso veicolo riesc=
a
a passare per le strade pi=F9 impervie della partecipazione popolare; diviene
imprescindibile cambiare anche il veicolo.
E=B9 necessario anche mutare il ruolo all=B9interno delle amministrazioni. Non =
=E8
pi=F9 sufficiente amministrare in maniera attenta e oculata, oppure fare
un=B9opposizione severa, puntuale e battagliera, bisogna uscire dal concetto
di resistenza dei fenomeni in via d=B9estinzione per passare all=B9offensiva. U=
n
amministratore deve anche dispiegare conflitto e ricercare il consenso nel
proprio territorio; l=B9alfabeto dei bisogni e dello stesso conflitto =E8
cambiato, anche per noi s=B9impone un cambiamento per non difendere dei
simulacri. Il percorso risulter=E0 utile anche nella costruzione della
sinistra d=B9alternativa. Costruzione che pu=F2 arrivare solo dal basso per
garantire alla sinistra d=B9alternativa di rappresentare un agente reale del
cambiamento.
Questa =E8 un operazione complessa, articolata ma vale la pena raccogliere la
sfida.
Il neoliberismo impone alle amministrazioni locali la privatizzazione dei
servizi pubblici, la razionalizzazione del personale, -gi=E0 insufficiente in
molti casi-, una diminuzione tendenziale delle risorse; a questo si aggiung=
e
una nuova e feroce ondata di speculazione che aggredisce quotidianamente le
amministrazioni con proposte devastanti. A tutto ci=F2 quale pu=F2 essere la
risposta se non l=B9aumento della partecipazione politica e amministrativa?



La partecipazione popolare al governo locale: alcune idee.

Per vedere questo nuovo modo di amministrare dobbiamo innanzi tutto
conoscere alcune esperienze avanzate presenti nel continente che il Che
Guevara ci ha insegnato ad amare, -a me alla follia-: l=B9America Latina. La
situazione generale esistente =E8 molto pi=F9 complessa e disgregata rispetto a
quella europea; tuttavia oggi queste esperienze di =B3utopia realizzata=B2
possono per noi rappresentare un modello imitabile e perseguibile.Tenendo
presente che bisogner=E0 approntare inevitabili differenziazioni date dalle
diverse formazioni sociali sul piano sociale, economico, culturale e
politico e sapendo (come ho saputo io andando a Porto Alegre) che la
sinistra marxista latinoamericana nella sua pressoch=E9 interezza si =E8
sviluppata in modo differente da quella europea negli ultimi 10 anni.
Inoltre, nel valutare queste esperienze, concordo con quanto afferma
Allegretti, cio=E8: =B3senza limitarsi a leggerle e valutarle in termini di
=8Cmodelli assoluti di governance=B9 e solo in base all=B9impatto avuto in termin=
i
economici, ma saperne esaminare benefici e limiti attraverso un=B9analisi a
largo spettro di settori diversi dello sviluppo urbano ed in rapporto alle
peculiarit=E0 dei contesti e dei momenti storici in cui prendono forma=B2 .

Questo ambizioso progetto nasce con l=B9intento di portare alla politica la
popolazione partendo dal locale, e ridare protagonismo sociale soprattutto
alle fasce deboli.=20
Il primo problema di queste giunte municipali era appunto quello di essere
coerenti con la formulazione sopraccitata, cercando la forma esatta affinch=
=E9
il popolo potesse partecipare alla gestione amministrativa. Discutendo, in
prima istanza, le misure da adottare, definendo le priorit=E0 d=B9intervento e
criticando l=B9azione del governo e delle sue diverse direzioni
amministrative. Il nodo pi=F9 difficile da sciogliere era quello di riuscire =
a
coniugare la creazione di nuovi spazi istituzionali per la partecipazione
popolare, con il forte contributo che dovevano dare per lo sviluppo
dell=B9organizzazione autonoma popolare, unica reale garanzia affinch=E9 il
progetto strategico di una societ=E0 socialista sia percorribile nel futuro.
Questo non =E8 stato compito facile.
Considerando che questi governi popolari quando trionfarono, si trovarono d=
i
fronte non solo a grande scetticismo e apatia della gente, ma nel frattempo
a movimenti deboli, frammentati, non enormemente politicizzati, oltre a
gente abituata al populismo, al clientelismo, a non ragionare politicamente=
,
a chiedere.
Nelle prime assemblee popolari la lista di petizioni sorpassava altamente l=
a
capacit=E0 di risposte praticabili dei comuni. Capirono che non tutte le
assemblee erano sinonimo di democrazia, non erano produttive, la gente non
aveva l=B9informazione adeguata, insomma era spoliticizzata. La
politicizzazione divenne il problema principale.
Infatti l=B9ex sindaco di Caracas Ist=F9riz, afferma: =B3il problema fu come
arrivare alla gente, come rendere fattibile la politicizzazione per tutti
solo cos=EC si poteva acquisire la capacit=E0 di prendere decisioni. Per
raggiungere l=B9obiettivo dovevamo informare tutti: la democrazia esiste solo
quando la gente =E8 ugualmente informata=B2.
Un altro problema serio era che alle assemblee partecipavano per lo pi=F9 gli
attivisti e personaggi imbevuti di populismo e =B3caciaquismo =B2, ma non altri=
,
come potevano interessare gli strati della popolazione?
Col passare del tempo questi governi locali hanno capito quanto era
fondamentale partire dalle necessit=E0 immediate della gente, e non da quelle
che essi credevano fossero le necessit=E0 della gente, tenendo presente che
spesso l=B9iniziativa creatrice del popolo ha dato soluzioni non pensate
dall=B9amministrazione e risultate pi=F9 convenienti.
La chiave di volta per arrivare alla base e motivare la partecipazione dell=
a
gente al governo della citt=E0 =E8 stata la convocazione della popolazione per
discutere e decidere sulle opere pubbliche che la giunta, d=B9accordo con le
risorse, doveva realizzare con priorit=E0.

L=B9esperienza pi=F9 importante e conosciuta: il Bilancio Partecipativo di Port=
o
Alegre, Rio Grande do Sul (Brasil)

Nelle elezioni comunali del 1988 vinse =B3l=B9Amministrazione Popolare=B2,
coalizione guidata dal Partido dos Trabalhadores (PT), riconfermata poi per
la quarta volta di seguito nelle elezioni del autunno 2000 e dal 98 =E8 alla
guida anche della Stato del Rio Grande do Sul col suo uomo forte Olivio
Dutra, che fu il sindaco della rottura a Porto Alegre.
La prima giunta si ritrov=F2 con un apparato burocratico ereditato da 20 anni
di dittatura, e da un=B9asfittica capacit=E0 di rappresentanza politica della
classe dirigente. Investirono inizialmente non su un processo di
rinnovamento urbano, ma di democratizzazione e di formazione della coscienz=
a
civica.





Identificando la citt=E0

Porto Alegre si trova all=B9estremo Sud del Brasile, in un=B9area di confine co=
n
altri 3 Paesi della Comunit=E0 Economica del Mercosul, ed =E8 una delle 9
metropoli del Paese con i suoi 1,3 milioni di abitanti che arrivano quasi a
3 nell=B9area metropolitana. E=B9 la capitale dello Stato cosiddetto =8Cgaucho=B9
del Rio Grande do Sul, il terzo in ricchezza per contributi al PIL del
Brasile, anche se solo 24=B0 nella redistribuzione dei fondi di investimento
attuata dal governo centrale. La struttura economica del Rio Grande do Sul
ha visto crescere nel tempo fra le sue principali voci di produzione di
reddito sia il commercio transfrontaliero di beni prodotti in altre aree de=
l
Brasile, sia il settore terziario avanzato e l=B9agricoltura. La stessa Porto
Alegre =AD il cui prodotto interno =E8 met=E0 di quello della sua area
metropolitana e oltre 1/6 di quello dello Stato =AD =E8 fra le poche capitali
brasiliane (e l=B9unica nel Sud) a possedere una produzione agricola del 5%
all=B9interno dei confini comunali e =AD addirittura - il quartiere di Vila Nov=
a
=E8 il principale produttore di pesche da tavola dell=B9intero Brasile. Oltre a
ci=F2 =E8 un centro terziario di grande importanza, settore passato a
rappresentare (dal 49% negli anni =B980) oltre il 64% del reddito cittadino,
in parallelo alla forte crescita delle microimprese anche nel settore del
commercio (sia all=B9ingrosso che al dettaglio), ambito di attivit=E0 in cui la
citt=E0 eccelle su scala statale fin dal 1850.
Il principale strumento di questa operazione di =8Cricostruzione di senso=B9
della politica =E8 stato il =8CBilancio Partecipativo=B9 (in portoghese Or=E7amento
Partecipativo o O.P., come per semplicit=E0 lo chiamer=F2 nel seguito del
testo), che =E8 un processo di cogestione della citt=E0 attraverso il suo
Bilancio con il quale =AD per mezzo di livelli diversi di assemblee pubbliche
in cui i pi=F9 alti rappresentanti del potere locale sono costantemente e
personalmente impegnati accanto ai cittadini comuni - mira a scoprire in
forme collettive i diritti e i doveri di ogni abitante nella costruzione de=
i
propri ambiti di vita, e tenta di ridare importanza al conflitto sociale e
comunitario spesso da tempo ridotto a mero conflitto individuale.
Proprio su questo =8Cprogetto=B9 che ormai cresce e si trasforma da 12 anni,
vorrei qui proporre alcune riflessioni, tentando dapprima di spiegarne
brevemente il funzionamento, e poi esaminandone alcuni aspetti di solito
poco rilevati.

Una partecipazione popolare articolata in stagioni

Definire il Bilancio Partecipativo un =8Cmeccanismo di gestione cittadina=B9 =E8 =
a
rigore semplicistico, ed =E8 forse l=B9errore che appiattisce molte descrizioni
fatte di questo strumento a livello internazionale da istituzioni che =AD nel
tentativo di appropriarsene intellettualmente =AD ne riducono il senso a
quello di un =8Cefficiente strumento di governabilit=E0 urbana=B9
decontestualizzato e meccanicamente riproducibile in altri contesti. Per
questo nel seguito preferir=F2 chiamarlo =8Cpercorso=B9 o =8Cprogetto=B9. Il Bilancio
Partecipativo =E8, infatti, un percorso fatto di dibattiti successivi e apert=
i
a tutti i cittadini che si applica alla costruzione degli indirizzi di spes=
a
della porzione di Bilancio dell=B9Amministrazione Comunale definibile come
=8Cspese di capitale=B9, che comprende in pratica i fondi destinati agli
investimenti in strutture e servizi in ambito cittadino.
A essere precisi, esistono due percorsi principali e paralleli di
discussione e decisione allargata che compongono l=B9O.P: le Assemblee
Regionali, organizzate sulla base di una suddivisione della citt=E0 per ambit=
i
territoriali, e quelle Tematiche, sulla base di 5 ambiti di dibattito a
tema. A Porto Alegre vi sono attualmente 16 regioni in cui risultano
aggregati oltre 80 quartieri; e queste a loro volta sono aggregate in 8
macroregioni per la pianificazione urbanistica e il dialogo sul bilancio co=
n
i livelli superiori a quello comunale, cio=E8 metropolitano e statale.
L=B9anno solare =E8 per entrambe articolato in due sessioni (rodadas), in cui s=
i
alternano momenti di partecipazione assembleare diretta e discussioni fra
cittadini eletti in rappresentanza delle 16 regioni (o dei delegati di
quartiere) in cui =E8 diviso il territorio cittadino.
a) Nella prima fase, da marzo ad aprile, avviene la presentazione dei
bilanci e delle realizzazioni dell=B9anno precedente in assemblee plenarie, i=
l
rinnovamento dei criteri interni del Bilancio Partecipativo e l=B9elezione da
parte dei cittadini dei delegati che compongono i vari consigli, tra cui il
principale =E8 il Consiglio di Bilancio.
b) Dopo una fase intermedia di discussione a tema nei singoli quartieri
(maggio), vi =E8 il secondo turno di assemblee plenarie nelle 16 regioni, per
la discussione e la scelta delle priorit=E0 e l=B9esposizione di problemi e
suggerimenti circa le politiche di settore.
Infine, tra luglio e settembre il Consiglio di Bilancio e l=B9Amministrazione
elaborano in parallelo e compatibilizzano la Proposta di bilancio in base
alle richieste della cittadinanza (puntuali e per aree tematiche prioritari=
e
di intervento), attraverso un processo di perfezionamento per gradi discuss=
o
e partecipato, ma con una rigida temporalizzazione fissata per il compiment=
o
delle scelte.
=C8 utile sottolineare che le nomine dei delegati popolari avvengono in numer=
o
proporzionale alla partecipazione dei singoli quartieri (bairros)
all=B9interno delle assemblee pubbliche di ogni regione. Per ogni 10 suoi
cittadini presenti, cio=E8, un quartiere ha diritto ad 1 delegato che lo
rappresenti: in tal modo viene premiato in sede regionale l=B9interessamento
degli abitanti nei confronti del loro territorio di residenza. In un forum =
i
delegati di quartiere (a cui spetta di mantenere il costante contatto con i
territori di appartenenza) dialogano poi con i consiglieri di bilancio di
ogni regione, che sono 2 per ognuna, in via equitativa (pi=F9 dieci tematici)=
,
per non penalizzarne nessuna nella distribuzione dei fondi di investimento
comunali.=20
Sono questi consiglieri (con i loro eventuali sostituti e alcuni membri di
ONG cittadine) che discutono fra loro le priorit=E0 di bilancio presentate
dalla popolazione durante le assemblee aperte all=B9intervento di tutti i
cittadini., singoli o organizzati. E sono loro a presentare la proposta di
programma di investimento all=B9amministrazione che lo fa proprio a seguito d=
i
vivaci discussioni tese a passare ai cittadini e ai loro rappresentanti
tutte le informazioni tecniche e finanziarie necessarie per una seria
valutazione del da farsi, anche attraverso appositi corsi di formazione sui
meccanismi istituzionali previsti dalle Leggi Brasiliane per il governo
=8Cformale=B9 del territorio.
=C8 nel momento di discussione e presentazione di quello che potremmo definir=
e
come il =8CPiano Popolare di investimento=B9 che meglio si legge l=B9integrazione
dell=B9O.P. su =8CBase regionale=B9 con quello =8CTematico=B9 (nato solo nel 1994),
che serve a determinare i temi prioritari su cui convogliare quell=B9anno i
principali interventi pubblici, anche attraverso la proclamazione di annate
=8Ca tema=B9 (dedicate al trasporto, alla pavimentazione o alla regolarizzazion=
e
fondiaria, ecc.) in cui l=B9obiettivo principale del comune =E8 dare un taglio
netto all=B9emergenza in precisi settori della vita cittadina.
Il processo - come si pu=F2 facilmente verificare seguendo le decine di
riunioni dei due turni semestrali (purtroppo il Forum Sociale Mondiale si
svolger=E0 durante il periodo morto delle vacanze estive) - =E8 aperto e
trasparente in ogni fase della discussione, decentrata sul territorio e
attenta ad una costante prossimit=E0 con i suoi abitanti. Esso consiste in un=
a
=8Cpiramide di ascolto differenziato=B9 tesa a garantire una voce a chiunque
dimostri senso civico, ma anche a catturare sempre nuovi partecipanti
desiderosi di impegnarsi nella costruzione della loro citt=E0, attraverso una
capillare informazione e strategie di cooptazione di cui sia
l=B9amministrazione che i movimenti urbani (tematici o areali) si incaricano
in partenariato.=20
La coerenza con cui le politiche urbane tendono a riportare ogni intervento
nella citt=E0 al dibattito con e fra i suoi beneficiari ha permesso al
contempo la scomparsa delle tradizionali politiche clientelari (che legavan=
o
anche molte favelas ai loro protettori politici con meccanismi di =8Cdo ut
des=B9) e la crescita dell=B9O.P. sia in termini di diffusione territoriale che
di intensit=E0 e maturazione dei processi. La =8Csana competizione=B9 fra
quartieri per la captazione dei fondi comunali ha mostrato un=B9importante
funzione pedagogica nella creazione di senso civico diffuso e di educazione
ai tempi e ai modi di un dialogo costruttivo, aperto a tutti e quindi
realmente democratico. I cittadini (come dimostrano i numerosi studi di
valutazione del processo portati avanti in questi 11 anni) sono portati a
cercare di comprendere la complessit=E0 dell=B9amministrare - al di l=E0 delle
facili demagogie e delle attribuzioni unilaterali di responsabilit=E0 ai
politici - e questi ultimi sono forzati costantemente a prendere visione
diretta della complessit=E0 dei bisogni dei loro amministrati, evitando
schematismi e riduzionismi astratti o mediati.
Lungi dal generare - soprattutto fra i pi=F9 poveri - una =8Cconcorrenza=B9
esasperata e senza regole per la conquista di benefici nei loro ambiti di
vita, l=B9O.P. ha rilevato con insperata concretezza la potenzialit=E0 di farsi
luogo di comprensione complessa dei bisogni della citt=E0 e di apprendimento
della reciproca solidariet=E0, nel momento in cui la gerarchizzazione delle
priorit=E0 rende necessario il confronto dei problemi, della loro gravit=E0 e
del grado di urgenza della loro risoluzione. Non sono stati rari in questi
anni i casi di comunit=E0 marginali poco coese o cos=EC piccole da avere poco
peso numerico per la rivendicazione dei propri bisogni, che hanno trovato
insperate alleate esterne in comunit=E0 consimili - o anche molto diverse ma
aperte alla comprensione dei problemi altrui - per ottenere decisivi
benefici risolutori.
La capacit=E0 di autorganizzazione e mobilitazione spontanea dei cittadini -
pur importante - non esaurisce, infatti, i criteri decisionali usati nel
processo di Bilancio Partecipativo. Essa ha trovato col tempo alcuni
meccanismi riequilibratori delle possibili ingiustizie che cela ogni
meccanismo che pu=F2 tendere a legittimare i =8Cpoteri forti=B9 (di qualunque
natura essi siano) e a ridurre la forza di quanti si trovino - per varie
ragioni - =8Cai margini=B9 della societ=E0. Per convincere all=B9approvazione di
questi meccanismi l=B9Amministrazione e i tecnici di Porto Alegre hanno dovut=
o
lottare non poco. La tendenza dei partecipanti =AD infatti =AD era quella di
rifarsi ad una sorta di =8Cetica del lavoro=B9 per cui chi pi=F9 attivamente
partecipa pi=F9 riesce a conquistare per la sua area di residenza. Arrivare a
comprendere che proprio i pi=F9 emarginati avevano difficolt=E0 culturali e
materiali a prendere parte al dibattito e quindi a difendere i propri
diritti negati, =E8 stata una =8Cconquista=B9 lenta e faticosa avvenuta in anni d=
i
discussioni.=20
Questo prova quanto il Bilancio Partecipativo non costituisca un luogo di
=8Cdelega di responsabilit=E0=B9 dell=B9Amministrazione ai cittadini =AD cos=EC come
spesso la societ=E0 civile tende a leggere vari meccanismi formali di
=8Cpartecipazione=B9 calati dall=B9alto o solo presenti nelle dichiarazioni
d=B9intenti di molte Istituzioni locali o internazionali. Per come =E8
strutturato, al contrario, esso costituisce un riequilibrio delle
responsabilit=E0 nella gestione della citt=E0, ma tutt=B9altro che un luogo di
riduzione delle stesse per il mondo politico, costretto ad un costante
confronto con i suoi elettori, forzato a dimettere certi vantaggi
unilaterali del governare, e responsabile esso stesso di come e quanto la
partecipazione si sviluppa. Perch=E9 =E8 evidente come la partecipazione non si
autoalimenti; pu=F2 =AD anzi - perdere forza e interesse se le conquiste che
propone la societ=E0 civile non trovano una concretizzazione =8Cvisibile=B9 nella
gestione urbana e negli investimenti di fatto poi realizzati
dall=B9Amministrazione. Questo impegno a Porto Alegre sembra essere stato il
primo del Comune fino dal 1990, quando - con la Riforma dei Tributi Locali =
=AD
l=B9Amministrazione Popolare ha triplicato le entrate del municipio, mettendo
in atto una politica dei suoli molto dura contro le forme di speculazione
che avevano lasciato il 41% della citt=E0 un =8Cvuoto urbano inutilizzato=B9.
Attraverso questo impegno alla coerenza delle proprie politiche (ad esempio
di quella fondiaria e abitativa, che di solito in Brasile sono sempre tropp=
o
scisse per dare risultati significativi per la popolazione in difficolt=E0) s=
i
=E8 potuto dare risposte concrete ai solleciti di volta in volta presentati
nel Bilancio Partecipativo dai ciitadini, e portare oggi a oltre 40.000 i
partecipanti annuali dell=B9O.P.
Alle radici di un=B9alternativa.
Il Bilancio Partecipativo, che lavora =AD senza sostituirsi a loro - in
parallelo alle Istituzioni che la Legge nazionale Brasiliana prevede come
responsabili dei processi di definizione e approvazione del Bilancio (Giunt=
a
Municipale e Consiglio Comunale eletto), =E8 un processo =8Cvulnerabile=B9 nel su=
o
radicamento formale nelle istituzioni, per la voluta assenza di una legge
che ne tuteli il ruolo di processo prioritario per la gestione cittadina.
Esso =E8 concepito come un meccanismo che si autoregola attraverso uno Statut=
o
annualmente arricchito e modificato dai rappresentanti popolari in
collaborazione col Comune e le ONG cittadine, e mira alla costruzione di un=
a
vera democrazia e al rafforzamento della comprensione del binomio
diritti/doveri caratteristico di una piena =8Ccittadinanza=B9.
=C8 nella prassi della gestione urbana che il Bilancio Partecipativo
acquisisce una forza grandissima. In tal modo si =E8 finora dimostrato capace
di imporre la sua volont=E0 ai rappresentanti ufficialmente eletti (compresa
l=B9opposizione politica) anche attraverso tecniche di massiccia
mobilitazione, controllo e partecipazione ai lavori del Consiglio Comunale.
Con queste armi gi=E0 4 volte i rappresentanti popolari e la coalizione al
governo non solo sono riusciti - supportati da riconoscimenti della
magistratura =AD a superare tentativi di dimostrare l=B9irregolarit=E0 di questo
meccanismo quasi =8Cinformale=B9 (in realt=E0 con minima copertura legale nello
Statuto Municipale del 1990, art. 85 ) ma, soprattutto, ad evitare che esso
venisse codificato in una Legge o Regolamento Comunale come pi=F9 volte
proposto da consiglieri sia della maggioranza che dell=B9opposizione. La sua
attuale mancanza di =8Ccodificazione=B9 corrisponde del resto ad una scelta ben
ponderata dell=B9Amministrazione Popolare, quella cio=E8 di puntare il massimo
su uno strumento in grado di evolversi parallelamente al crescere della
coscienza politica e dell=B9impegno mostrato dalla cittadinanza, senza restar=
e
impastoiato in vincolismi burocratici. La struttura =8Caperta=B9 e =8Cflessibile=B9
scelta per l=B9O.P. corrisponde esattamente a questo imperativo; e nel tempo
ha permesso quei miglioramenti e quelle necessarie =8Ccorrezioni di tiro=B9 che
ancora oggi fanno del Bilancio Partecipativo un processo adatto alle
esigenze e alle peculiarit=E0 della citt=E0 a cui si lega. Ma soprattutto ha
reso possibile quel continuo lavorare su piani e livelli di azione diversi,
e quel continuo re-incorporamento di istanze - in origine volutamente
lasciate in disparte per favorire un pi=F9 agevole attecchimento dell=B9O.P. -
che oggi stanno facendo passare la democrazia portoalegrense dalla ricerca
della sostenibilit=E0 economica e sociale ad un concetto pi=F9 vasto di
sostenibilit=E0, che riaccoglie le peculiarit=E0 del territorio come nuove
risorse per impostare un rapporto diverso non solo con i cittadini, ma anch=
e
con gli spazi fisici ed i modelli insediativi in essi radicati
Una delle ragioni che rendono il Bilancio Partecipativo particolarmente
interessante e lo lasciano immaginare come costruzione solida e duratura pe=
r
la citt=E0 che l=B9ha accolto, =E8 che esso - cos=EC come si =E8 sviluppato a Porto
Alegre - non =E8 frutto di una creazione astratta, di un=B9imposizione calata s=
u
un territorio senza coordinate cos=EC come in altre delle oltre 70 localit=E0
che hanno tentato di seguirne le tracce. A Porto Alegre l=B9O.P. ha avuto,
infatti, il coraggio di scegliere una soluzione radicale che d=E0 fiducia
pressoch=E9 totale ai suoi cittadini nella definizione dei criteri di
discussione e di scelta delle priorit=E0 di bilancio; ma per far questo ha
affondato le radici della sua struttura nella tradizione democratica e nell=
a
vocazione all=B9impegno autorganizzato che ha contraddistinto fin dall=B9inizio
del secolo i movimenti urbani cittadini, in particolar modo nella fase che
dall=B9instaurarsi del regime militare del 1964 va fino alla creazione - nel
1983 - della UAMPA, l=B9Unione delle Associazioni di Vicinato dei vari
quartieri. Questa =8Cumbrella organisation=B9 si =E8 posta, infatti, come
coordinatrice delle principali istanze di partecipazione politica,
organizzando non solo le varie Articolazioni Regionali al suo interno, ma
anche una serie di congressi da cui sono emerse le direttrici principali ch=
e
nel 1988 il Partito dos Trabalhadores ha in parte trasformato nella sua
bandiera elettorale e ha poi tradotto in programma di governo. In un certo
senso, quindi, il processo come lo vediamo ora si =E8 originato dalla Societ=E0
Civile, anche se l=B9intreccio di questa con i movimenti politici di
centro-sinistra (che dopo la Dittatura hanno spesso avuto filiazione dirett=
a
dai movimenti urbani e si sono avvalsi in larga parte degli stessi uomini) =
=E8
difficilmente districabile.
Porto Alegre =E8 una delle poche citt=E0 brasiliane (insieme a Curitiba) ad ave=
r
avuto il privilegio in questo secolo di poter elaborare autonomamente dal
=8Ccentro=B9 il suo statuto comunale, ed ha quindi una lunga tradizione di
attenzione alle specificit=E0 della citt=E0. In tal modo, il processo che ha
conosciuto negli ultimi 45 anni - a partire dall=B9istituzione del Consiglio
Popolare di Piano Regolatore - =E8 stato quello di un riempimento progressivo
di senso di =8Cluoghi della partecipazione=B9, spesso creati per mera facciata
da governatori e da sindaci-caudillos di epoca populista e sopravvissuti
persino nel periodo militare, seppur svuotati della loro reale
rappresentativit=E0 popolare.
Molte di queste timide istanze di democrazia diretta (come i Consigli
settoriali dove spesso le componenti istituzionali partecipavano in
proporzione doppia alle categorie professionali e queste in proporzione
doppia ai rappresentanti della societ=E0 civile) hanno subito una lenta
trasformazione; un=B9interessante risemantizzazione che da rappresentanti in
scala minore delle disparit=E0 sociali presenti nella citt=E0 reale ne ha fatto
il terreno privilegiato della lotta degli esclusi. Il Bilancio Partecipativ=
o
=E8 cos=EC divenuto alla sua nascita il luogo dove convogliare quelle vitali
pressioni al potere costituito prima canalizzate secondo criteri
paternalistico-clientelari che trovavano la loro massima espressione (e
creavano le loro massime aspettative puntualmente deluse) nelle campagne
elettorali per le vie delle favelas.
Per questo =AD come osservavo prima - definire l=B9OP un =8Cmeccanismo di gestion=
e
cittadina=B9 =E8 semplicistico; nel suo DNA =E8 infatti scritta la storia di
un=B9opzione che ha avuto e ha una sua vita indipendente dal potere
costituito, a partire dall=B9autodefinizione dei confini delle 16 regioni di
bilancio in cui i cittadini - sulla base del riconoscimento di diverse
identit=E0 locali e senza nessun intervento dell=B9Amministrazione - hanno
diviso Porto Alegre, con riaggiustamenti durati fino al 1995. Cos=EC in quest=
a
citt=E0, che in realt=E0 =E8 un aggregato di molteplici citt=E0 diverse spesso
fisicamente distanti l=B9una dall=B9altra, il Bilancio Partecipativo si =E8 potut=
o
radicare verticalmente nella storia del territorio e principalmente in
quella del suo vissuto sociale fatto di movimenti urbani succedutisi
nell=B9ultimo secolo, a partire dalle Amministrazioni positiviste (le uniche
nel Brasile liberista) dei primi trenta anni del Novecento. E se oggi a
Porto Alegre - a differenza che in altre citt=E0 - questa istanza di
democrazia diretta funziona sostanzialmente bene e riesce a coinvolgere
attivamente tanti cittadini nella costruzione di indirizzi e
nell=B9indicazione di specifiche per la gestione urbana, certo lo si deve
anche a questa sua organicit=E0 con il territorio, almeno nella sua component=
e
di evoluzione storica della coscienza politica e della capacit=E0 di
autorganizzazione della popolazione.
Limiti strutturali del Bilancio Partecipativo e prime correzioni di tiro
Pi=F9 volte mi =E8 capitato - in questi anni di studi su Porto Alegre e di
incontri con le varie reti europee che lavorano per una =8Ctraduzione
ragionata=B9 del Bilancio Partecipativo nei nostri contesti - che qualcuno
dell=B9uditorio si lamentasse di sentir sempre descrivere questa esperienza
nei suoi termini positivi piuttosto che in quelli problematici. Ho una sola
risposta a questa critica. L=B9esperienza mostra il suo maggior valore propri=
o
in quanto paradigma di un incontro positivo possibile e a mezza strada tra
societ=E0 civile e istituzioni, come =8Cprova=B9 di un cammino percorribile che =AD
infatti =AD viene di solito sbandierata con simmetrico ottimismo sia da grupp=
i
e movimenti urbani di =8Cbase=B9 che da Istituzioni a diversi livelli, non
esclusa la Banca Mondiale che proprio a Porto Alegre nel =B999 ha organizzato
il suo congresso mondiale di studi sulla Democrazia Partecipativa. La natur=
a
problematica dell=B9esperienza =E8 implicita ed immanente in questa saldatura
fra democrazia diretta e rappresentativa, ed =E8 evidente che proporr=E0 sfide =
e
questioni differenti in ogni contesto locale, che non riescono comunque ad
oscurarne l=B9apporto costruttivo positivo. Premesso questo mio punto di
vista, non mi sottrarr=F2 ulteriormente ad un confronto su aspetti
problematici ed eventuali limiti del Bilancio Partecipativo, e =AD prima di
passare ad elencare brevemente alcune nuove sfide che l=B9O.P sta di recente
fronteggiando - cercher=F2 di evidenziarne alcuni emersi nella specifica
esperienza decennale di Porto Alegre.
La possibilit=E0 che l=B9O.P. diffonda opportunit=E0 ineguali di accesso al poter=
e
decisionale che nella pratica attribuisce alla popolazione partecipante
(fatto che, se estremizzato, potrebbe rischiare di rendere le decisioni
partecipative meno =8Cdemocratiche=B9 addirittura di quelle prese nei consessi
eletti per via rappresentativa) =E8 sicuramente il punto su cui nel tempo si =
=E8
appuntata maggiormente la critica al Bilancio Partecipativo, soprattutto
quella degli stessi movimenti urbani. Fin da subito =E8, infatti, risultato
evidente che di per s=E9 l=B9O.P. non =E8 in grado di garantire che le decisioni
vadano a vantaggio veramente dei cittadini pi=F9 bisognosi; anche perch=E9 i
diversi =8Ccosti=B9 della partecipazione (che =E8 gratuita anche per i
rappresentanti eletti nelle assemblee ai vari livelli) risultano pi=F9 alti
per le famiglie che non hanno possibilit=E0 che un loro membro si dedichi con
impegno alle attivit=E0 di discussione, controllo, approvazione o correzione
dell=B9operato istituzionale (funzione spesso svolta dalle donne pi=F9 mature d=
i
ogni nucleo familiare), cos=EC come per coloro che possiedono una minore
istruzione ed in conseguenza meno fiducia in s=E9 e nella propria capacit=E0 di
imporsi nel confronto di opinioni.
L=B9Amministrazione ha dislocato l=B9O.P. e i suoi dibattiti sui molteplici
territori locali =8Cvicini=B9 agli abitanti. Per di pi=F9 accetta le registrazion=
i
dei votanti alle Assemblee =8Csulla fiducia=B9 (confidando nel =8Ccontrollo
sociale=B9 attuato dalle comunit=E0 locali ), =E8 aperto al voto e all=B9intervento
dei singoli e non necessariamente dei gruppi organizzati, mette spesso a
disposizione mezzi di trasporto speciali per facilitare la partecipazione
alle riunioni dei cittadini nelle pi=F9 isolate, appronta servizi di
intrattenimento per i bambini per non penalizzare le famiglie, fa un lavoro
capillare di informazione battente in occasione di ogni assemblea pubblica,
acquista spazi di comunicazione persino sui media =8Costili=B9 a divulgare la
conoscenza dell=B9O.P. Ha quindi messo in atto molteplici strategie per
costruire un reale =8Cdiritto alla partecipazione=B9 per tutti. Nello stesso
tempo ha agito per rendere questo diritto =8Csostantivo=B9 attraverso opere
concrete ed interventi =8Cesemplari=B9 volti a richiamare l=B9attenzione e
l=B9impegno di tutti; non solo facendo leva sui =8Cdoveri della cittadinanza=B9 m=
a
anche sullo stimolo offerto all=B9orgoglio di quartiere, alla necessit=E0 e
persino all=B9egoismo, contando sulle potenzialit=E0 del processo di correggere
in corso di svolgimento approcci iniziali scorretti e autocentrati.
Nonostante questo, il pericolo che i Forum dell'Or=E7amento Participativo
sottostimino la componente e la voce di chi ha pi=F9 necessit=E0 da esprimere
resta un problema reale:
1) sia perch=E9 pu=F2 essere naturale il costituirsi di legami di tipo
=8Ccorporativo=B9 o =8Csolidario=B9 fra gruppi organizzati con obiettivi specifici,
che accentuano le disuguaglianze gi=E0 esistenti con i pi=F9 bisognosi
2) sia per le maggiori possibilit=E0 dei leader di zone =8Cpovere meno povere=B9
(Abers, 1998) di creare meccanismi di =8Cincha=E7o=B9, trascinandosi dietro almen=
o
in occasione delle elezioni dei delegati persone che non partecipano
attivamente al processo, per poter contare su un alto numero di
rappresentanti e veder appoggiate poi le richieste della propria comunit=E0
3) sia perch=E9 i pi=F9 poveri e meno istruiti possono essere cavalcati da
leader comunitari poco interessanti a reali cambiamenti delle realt=E0
correnti, e semmai disposti a scambiare favori con altri quartieri
mostrandosi solidali con le loro richieste .
In genere, cos=EC, restano i pi=F9 organizzati quelli che potenzialmente posson=
o
trarre vantaggi maggiori dal processo , nonostante i meccanismi di
riequilibrio oggi attivati per rendere il pi=F9 possibile =8Cdistributiva=B9 la
socializzazione dei fondi municipali. Finora dei rischi di =8Ccorporativismo=B9
hanno beneficiato sempre le classi inferiori, davanti alla scarsa
partecipazione di classi medie e medio-alte che non hanno in tal modo
mostrato disapprovazione per l=B9operato dell=B9Amministrazione Popolare, ma =AD
anzi - si sono implicitamente dichiarate soddisfatte dei servizi forniti da=
l
Comune nei loro quartieri e dell=B9attenzione da questo posta nel destinare
annualmente una importante fetta del bilancio per mantenere attivi e
migliorare tutti gli investimenti fatti in precedenza . Ma non =E8 detto che =
i
pi=F9 poveri =AD che lottano spesso appena per la sopravvivenza nelle zone pi=F9
instabili e pericolose della citt=E0 - siano in grado autonomamente di far
sentire la loro voce come hanno saputo fare =AD quando hanno voluto =AD alcuni
quartieri benestanti. In casi come quello della popolazione delle Isole =AD
bloccati in ogni loro richiesta da una Legge Statale di protezione naturale
dell=B9arcipelago della Laguna - l=B9impossibilit=E0 di veder realizzate in tempi
brevi misure urgenti sollecitate nell=B9O.P pu=F2 far perdere ai pi=F9 deboli
l=B9entusiasmo e la volont=E0 di continuare a lottare nelle assemblee.
Oltretutto, i cittadini pi=F9 istruiti di Porto Alegre hanno trovato un luogo
privilegiato di espressione delle loro richieste nelle Assemblee Tematiche
create nel 1994 (anche se vi =E8 stata di recente una crescita della
partecipazione di strati inferiori della popolazione): lo dimostra
un=B9inchiesta CIDADE-FASE/RS che rileva come il 51% dei partecipanti ad esse
abbia reddito superiore a 500 US$ mensili (contro il 32% dei partecipanti
alle Assemblee su base Regionale), mentre il 29% ha una scolarit=E0 superiore
(contro l=B911% dei partecipanti alle Regionali).
Inoltre, l=B9influenza esercitata dai gruppi pi=F9 organizzati non si fa solo
notare direttamente al momento del voto sulle priorit=E0 di bilancio, ma
incide anche sui criteri utilizzati dai diversi livelli assembleari dell'O.=
P
per effettuare la ripartizione dei fondi e l=B9accoglimento stesso delle
priorit=E0, visto che sono i rappresentanti eletti (ed eletti
proporzionalmente alla partecipazione dei vari quartieri) a decidere e
approvare ogni variazione del Regolamento Interno. Il cosiddetto =8Ceffetto
dimostrazione=B9 non =E8 - in tale quadro =AD sufficiente a garantire ai pi=F9
deboli una voce nell=B9O.P., il cui sistema di elezione proporzionale dei
delegati ha spesso finito per incentivare una rotazione significativa delle
associazioni di quartiere nelle posizioni dominanti del processo di
bilancio. In tal senso, all=B9Amministrazione va la responsabilit=E0 non
secondaria di farsi garante di un costante controllo sul processo, per
garantire che si faccia promotore di forme di =8Csolidariet=E0 negoziata=B9
(Abers, 1998). In ultima analisi, pertanto, restano forti le dipendenze del
Bilancio Partecipativo da una volont=E0 politica decisa a portare avanti e
migliorare continuamente il processo, come gi=E0 rilevato a proposito del suo
statuto di =8Cinformalit=E0=B9 giuridica non formalizzato in nessuna Legge o
Regolamento comunale.
Problema analogo =E8 implicito anche nella tempistica di approvazione dei
progetti indicati dalla popolazione. Due-tre anni sono il minimo necessario
ad un quartiere per organizzarsi, fare approvare l=B9opera che si necessita
nel Piano di Investimento dell=B9anno successivo e vederla realizzata (questo
presupponendo, inoltre, che si sia contrattualmente forti, o cos=EC numerosi =
o
bisognosi da ottenere l=B9approvazione alla prima richiesta). Un altro
capitolo problematico =E8 legato alle lentezze dei meccanismi di licitazione =
e
alla risoluzione dei problemi tecnici e dei contenziosi fra Comune e impres=
e
che spesso ritardano l=B9esecuzione. Sovente, i ritardi che causano fanno
desistere molti dalla partecipazione, riportando nei cittadini una cronica
sfiducia nelle istituzioni a dispetto dell=B9impegno politico che dovrebbe
prioritariamente concretizzarsi in una radicale riforma
burocratico-amministrativa che purtroppo non pu=F2 essere di spettanza della
singola amministrazione locale.
Il tema della =8Cdemocraticit=E0 sostantiva=B9 e la schizofrenia fra i tempi
lunghi delle realizzazioni e la politica delle emergenze che caratterizza
l=B9azione di ogni amministrazione (specie se nel suo territorio ospita un
20-30% di abitanti delle baraccopoli come Porto Alegre) rientrano =AD come il
problema della =8Cgiustizia distributiva=B9 - fra i =8Climiti strutturali=B9 del
meccanismo di Bilancio Partecipativo, pertanto difficilmente correggibili
con una trasformazione interna proprio perch=E9 attinenti alla sua natura di
strumento negoziale e periferico.
Altri due limiti fortemente avvertiti dall=B9Amministrazione come dagli stess=
i
partecipanti dell=B9O.P sono:
1) Il fatto che il Bilancio Partecipativo non si occupa dei cittadini futur=
i
(che nasceranno o che si trasferiranno in citt=E0) ma solo di quelli
esistenti, e tanto pi=F9 nella misura in cui sono =8Cattivi=B9 e partecipanti.
2) Il fatto che le scelte compiute attraverso l=B9O.P. presentano una linea
dei tempi segnata da rallentamenti ed accelerazioni improvvise, che
finiscono per influire negativamente sullo sviluppo delle politiche e dei
programmi puntuali di intervento del Municipio, oltre che sul complesso
delle attese e degli stimoli alla partecipazione dei cittadini. Se dei
rallentamenti si =E8 gi=E0 parlato, le accelerazioni intervengono in fase
successiva all=B9approvazione del progetto nel Piano di Investimento. Non
riguardano cio=E8 tanto l=B9O.P direttamente, ma vi influiscono in forma di
=8Cfeed back=B9 facendo percepire come =8Cingiuste=B9 certe distorsioni.
Specialmente se l=B9opera =E8 finanziata da enti esterni (Unione, Stato, BID,
World Bank o programmi di cooperazione internazionale) =E8, infatti, spesso
necessario agire per concretizzare l=B9opera in tempi brevi per non perdere i=
l
finanziamento stesso superando i termini di realizzazione previsti. Per non
vanificare la fatica della popolazione e del Comune in anni di battaglie, s=
i
affrettano quindi i processi proprio in fase progettuale. Ovvero resta poco
tempo per una progettazione veramente =8Cpartecipata=B9 secondo le linee che
teoricamente sarebbero pi=F9 coerenti con il programma di governo
dell=B9Amministrazione Popolare e con la stessa =8Cmoltiplicazione del dialogo=B9
prevista dall=B9O.P. Soprattutto, l=B9aspetto progettuale =E8 spesso sacrificato =
a
=8Cragioni ulteriori=B9, cio=E8 al superamento dei vincoli burocratici, legali e
finanziari che si presentano in corso d=B9opera sotto forma di contrattempi.
La vicenda della ricostruzione della favela Vila Planetario (un=B9area
informale in una zona di forte valorizzazione fondiaria, che il Comune ha
fortemente voluto che fosse ricostruita in loco per rivendicare il =8Cdiritto
dei poveri al centro cittadino=B9) =E8 emblematica. La popolazione ha atteso da=
l
1989 al 1992 che l=B9opera venisse decisa, mentre il progetto =E8 stato
realizzato in pochi mesi e la costruzione =E8 stata interrotta due volte dal
tribunale su richiesta dell=B9opposizione politica. Poi =E8 stata completata di
fretta nell=B9imminenza delle elezioni per cui serviva da =8Cbiglietto da
visita=B9 dell=B9Amministrazione; infine le parti comuni sono state abbandonate
a se stesse dal Municipio che doveva mantenerle, e non si =E8 realizzata
nessuna valutazione post-occupazione dell=B9insediamento (richiesta dallo
stesso progettista nel programma iniziale dei lavori) e neppure una
valutazione successiva della riuscita di quello che doveva essere un
esperimento-pilota nell=B9uso innovativo dello strumento della Concessione di
Diritto Reale di Uso di Suoli Pubblici nell=B9ambito del Programma di
Regolarizzazione Fondiaria. Oggi, simili errori si replicano sull=B9onda dell=
e
emergenze senza che le esperienze passate (tanto pi=F9 se all=B9epoca definite
=8Cpilota=B9) servano di lezione. Una sorta di meccanismo legato alla mancanza
di =8Ccostruzione di archivi delle memorie degli interventi urbani=B9 genera un=
a
schizofrenia nell=B9operato dell=B9Amministrazione, che prende le forme non sol=
o
di uno =8Cscarto=B9 fra una politica flessibile, concreta e rapida nel
rispondere alle molte emergenze, e la possibilit=E0 di elaborare una
riflessione teorico-metodologica di supporto all=B9azione, ma anche di
=8Cscarto=B9 fra le modalit=E0 di conduzione dell=B9O.P. (ritenuto spesso di per s=E9
garanzia sufficiente di recupero della dignit=E0 degli abitanti della citt=E0
informale) e gli interventi urbanistico-architettonici proposti al suo
interno. Le modalit=E0 di attuazione di molti di essi hanno, infatti,
veicolato un=B9errata identificazione fra societ=E0 e citt=E0 informale, dando pe=
r
scontato che il ri-accoglimento della prima nella citt=E0 di diritto
significasse automaticamente il miglioramento delle condizioni dell=B9altra.
Questioni di =8Clinguaggio=B9 e comunicazione, hanno cos=EC indebolito il dialogo
mirato alla messa in opera di progetti condivisi dai beneficiari, ed hanno
ridimensionato l=B9impeto posto sulla =8Cprogettazione partecipata=B9, facendo
optare sovente per una progettazione solo =8Caccompagnata=B9 (e con scarso
ausilio di strumenti metodologici affinati). E questo =AD nel corso degli ann=
i
- ha lasciato in alcuni cittadini l=B9idea che l=B9O.P. fosse un sistema non de=
l
tutto coerente, incapace di trarre tutte le conseguenze dai propri
presupposti ideali e metodologici.
Limiti strutturali del genere non sono forse eliminabili dal processo di
O.P. ma sono almeno parzialmente =8Ccorreggibili=B9. La proposta che molti
tecnici avanzano e iniziano ad attuare oggi =E8 quella di affiancare all=B9O.P.
forme di pre-pianificazione o pre-progettazione almeno di alcune aree pi=F9
carenti o =8Cstrategiche=B9 della citt=E0, per evitare che gli interventi siano
scelti dai cittadini e progettati come isole fuori da piani generali, ma
favorendo invece una discussione pi=F9 stretta e decantata fra abitanti e
tecnici sulla base di forme di progettazione preventiva che non sarebbero
uno spreco, ma anzi un=B9ottimizzazione di energie, capaci di suggerire
interventi e ipotesi da incrociare, e di offrire ai cittadini =AD cui peraltr=
o
resterebbe l=B9ultima parola sulle decisioni nell=B9O.P - elementi di giudizio
in pi=F9 nel discutere e approvare le proprie priorit=E0. Parallelamente, il
Comune cerca di contrattare con alcune istituzioni finanziatrici =8Cesterne=B9 =
i
termini dei contratti e dei prestiti, discutendo le clausole pi=F9 vincolanti
degli stessi con la popolazione, come =E8 gi=E0 avvenuto in due casi con la
Banca Interamericana di Sviluppo (BID). Il tentativo =E8 quello di far
accettare il proprio punto di vista sulla citt=E0 e di far comprendere a tutt=
e
le parti in causa che il rispetto dello stile, dei tempi e
dell=B9organizzazione dei processi =AD in una parola della =8Cvia peculiare=B9 - ch=
e
Porto Alegre ha seguito nell=B9ultimo decennio =E8 il presupposto indispensabil=
e
perch=E9 l=B9azione politica mantenga la coerenza, l=B9efficacia e l=B9efficienza
finora dimostrate, e verso cui tanto apprezzamento hanno dichiarato persino
le grandi Istituzioni Internazionali come l=B9ONU e la Banca Mondiale.
Pi=F9 difficilmente percorribile di questa via, che oggi si inizia a battere,
pare invece la proposta di mettere da parte dei fondi di investimento da
riservare alle emergenze, alle situazioni disperate, alle eventualit=E0 che l=
a
crescita degli abitanti e il mancato arrestarsi dei fenomeni migratori
possono comportare. Al momento la stessa popolazione =AD attraverso i suoi
rappresentanti =AD si =E8 ripetutamente opposta a sottrarre quote di
investimento al controllo dell=B9O.P. come avviene in altre citt=E0 dove al
vaglio del Bilancio Partecipativo sono sottoposte solo percentuali dal 50
all=B980% della quota delle spese di capitale del Comune. Lo dimostra la
tendenza della popolazione ad influire sempre di pi=F9 persino
sull=B9allocazione delle quote di spesa destinate al personale e alla gestion=
e
ordinaria di spettanza del Comune; ma soprattutto lo mostra la recente
levata di scudi contro la Proposta del Consigliere Comunale Isaac Ainhorn
(affossata nell=B9aprile 1999) di formalizzare in Legge l=B9O.P. sottraendogli
per=F2 il controllo sul 50% degli investimenti. Lasciare libert=E0 di movimento
ampia al Comune e al Legislativo Municipale appare alla popolazione un
ritorno all=B9indietro, alla discrezionalit=E0 di molte scelte su base politica
(Baierle, 1999i); in conclusione i cittadini =AD dopo undici anni di
partecipazione attiva alle scelte democratiche - lo considererebbero un
appiglio offerto al riaffacciarsi di clientelismi e paternalismi, come anch=
e
a piccole furbizie tentate in passato quando =AD sicuri di poter contare su
fondi di emergenza consistenti ed esterni al meccanismo di selezione
dell=B9O.P. - singoli cittadini o intere comunit=E0 si gettavano
artificiosamente in situazioni di emergenza estrema scavalcando le forme di
decisione democratica e di =8Cetica dell=B9impegno=B9 (con incendi dolosi di
baracche e simili).
La difficolt=E0 a cancellare questi limiti strutturali non significa per=F2 che
essi vengano ignorati; anzi, proprio perch=E9 diffusamente avvertiti, essi
hanno avuto nel tempo l=B9accompagnamento di strategie di =8Cattenuazione=B9. Le
Assemblee Tematiche ne sono un esempio. Esse sono servite al Comune non sol=
o
per convogliare nella discussione realt=E0 aggregative tematiche gi=E0 esistent=
i
sul territorio cittadino ma prima non coinvolte nella discussione del
Bilancio (le centinaia di Club Sportivi, i Circoli Culturali, i Sindacati
Professionali, alcuni gruppi ecclesiali di base) ma anche a recuperare una
parte dei fondi per investimenti =AD sottratti alle discussione su base
=8Careale=B9 dell=B9O.P. legato alle Regioni =AD a vantaggio di quegli Assessorati =
e
Dipartimenti che fossero in grado di conquistarseli attraverso un altro tip=
o
di discussione democratica frequentata da settori diversi della popolazione=
,
e relazionata ad un orizzonte temporale e spaziale a pi=F9 vasto respiro di
quello immediato/emergenziale.
La creazione dei Consigli Popolari e di altre istanze partecipative
parallele ha permesso di collocare anche le politiche associabili a molti d=
i
questi =8Cfinanziamenti recuperati=B9 (come nel settore della sanit=E0 e
dell=B9istruzione, riformato fino alle indicazioni pedagogiche di base
attraverso vari anni di Congressi cittadini sulla Scuola) nell=B9ambito di un=
a
democratizzazione del dibattito, senza per questo vincolare ogni intervento
solo nell=B9ambito dell=B9urgenza e dell=B9emergenza, e quindi favorendo
progressivamente il formarsi di linee di azione istituzionale pi=F9 ragionate=
,
riflessive e capaciti di interagire su piani diversi di coordinamento con
obiettivi strategici e non solo con altri interventi puntuali contestuali.
Per quanto attiene alla =8Cfrettolosit=E0=B9 di alcune fasi di intervento sul
campo, il nuovo PRG (da poco approvato dopo quasi 8 anni di discussione
pubblica e revisioni assembleari nei =8CCongressi della Citt=E0=B9) potr=E0
rivelarsi come il =8Cluogo=B9 per l=B9integrazione fra i vari progetti, anche se
non gli va attribuito un ruolo =8Csalvifico=B9. La stessa informale promozione
del =8Ccorpo a corpo=B9 fra tecnici e cittadini durante ogni fase degli
interventi puntuali finanziati tramite l=B9O.P. ha costituito per certi versi
un fattore =8Criequilibrante=B9 della celerit=E0 con cui molti progetti vengono
approvati, mettendo in contatto quotidianamente le esigenze sottolineate da=
i
rappresentanti dell=B9Amministrazione con necessit=E0 e desideri dei beneficiar=
i
dei progetti, e quindi consentendo alterazioni e adattamenti in corso
d=B9opera mirati all=B9ottimizzazione dei risultati. Il settore delle
pavimentazioni stradali e dei servizi igienici hanno rivelato come un
intenso scambio di opinioni anche su questioni =8Ctecniche=B9 possa cominciare =
a
riempire di =8Ccontenuti=B9 uno spazio come l=B9O.P. che nei suoi primi anni di
vita si =E8 limitato a discutere ed elencare semplici priorit=E0 senza
approfondire gli aspetti qualitativi legati alla riorganizzazione e alla
costruzione del territorio. In questa direzione il Bilancio Partecipativo
comincia oggi a far tesoro della crescita che 11 anni di dialogo continuato
hanno favorito nelle popolazione, rendendola matura per affrontare il
dibattito su aspetti della realt=E0 via via pi=F9 complessi.
Alcuni =8Cpeccati veniali=B9 dell=B9O.P.
Queste considerazioni a rispetto dei limiti pi=F9 macroscopici dell=B9O.P.
possono servire a ridimensionare alcuni altri =8Cdifetti=B9 minori rilevabili e
a rassicurare sulla possibilit=E0 che essi vengano via via identificati e
superati nell=B9ambito dello stesso processo =8Cnaturale=B9 di adattamento che
annualmente si ha nel Bilancio Partecipativo attraverso le modifiche del su=
o
Regolamento Interno, facilitate dalla struttura aperta e flessibile che il
processo ha. A titolo di mero esempio esporr=F2 di seguito alcuni altri =8Cnodi
critici=B9 di importanza secondaria:
1) Un tema sempre rimesso in discussione ma su cui l=B9Amministrazione non ha
ceduto di un passo in questi 11 anni =E8 quello concernente la =8Cgratuit=E0 dell=
e
prestazioni=B9 dei rappresentanti dell=B9O.P. ad ogni livello. Sebbene essa
aumenti, infatti, i =8Ccosti sociali=B9 della partecipazione per i pi=F9 poveri,
evita la =8Cprofessionalizzazione=B9 dei partecipanti che toglierebbe genuinit=E0
e franchezza al dialogo con le istituzioni e rischierebbe una deriva
burocratica degli stessi delegati e consiglieri e alla fine del processo
tutto.
2) Un altro tema su cui il Comune =E8 restio a fare concessioni =E8 quello dell=
a
durata delle cariche elettive popolari, la cui elezione =E8 peraltro =8Csfasata=
=B9
di quasi mezzo anno rispetto ai tempi di discussione del bilancio (che per
la Legge brasiliana segue l=B9anno solare). La possibilit=E0 di prolungare il
mandato per una volta consecutiva, e di riprenderlo dopo un=B9interruzione
appare gi=E0 come una garanzia sufficiente per non dilapidare l=B9opera di
formazione puntuale che il Comune garantisce ai delegati e ai consiglieri
con appositi corsi per comprendere il funzionamento della macchina
amministrativa comunale.
3) La mancanza di =8Csovrapposizione temporale=B9 (seppur breve) e quindi di
=8Ccoordinamento=B9 e =8Ccollaborazione=B9 tra rappresentanti uscenti e nuovi
dell=B9O.P. =E8 un fatto negativo spesso rilevato dal Consiglio Popolare di
Bilancio nella valutazione realizzata ad ogni fine mandato; ma la
possibilit=E0 lasciata ai consiglieri di convocare riunioni informali annuali
per il =8Cpassaggio di consegne=B9 =E8 ritenuta una garanzia sufficiente dal
Comune per non dover trasformare il Regolamento Interno su questo punto.
4) Un aspetto di tipo organizzativo ancora sovente criticato =E8 l=B9eccessiva
rigidit=E0 sulla durata delle assemblee e =AD in rapporto a questa - la
scansione temporale delle stesse, che lascia uno spazio eccessivo
all=B9esposizione di informazioni generali ed alla lettura di documenti
sovente non attinenti ai temi in agenda nelle specifiche occasioni,
riducendo troppo lo spazio dedicato al dibattito che dovrebbe precedere le
votazioni su ogni mozione. Il rischio che talora l=B9approvazione delle grand=
i
questioni su cui potrebbe avere voce il Consiglio Popolare (dove i
rappresentanti del Comune non hanno diritto di voto) si riduca a mera
ratifica delle proposte dell=B9Amministrazione Comunale non =E8 peregrino, anch=
e
se la mancanza di =8Cregole formali=B9 di organizzazione delle sedute lascia
sempre aperta la possibilit=E0 di porvi un argine.
5) Un limite congiunturale di cui andrebbe tenuto conto nella gestione dell=
e
Assemblee dell=B9O.P. (ed in particolar modo del Consiglio di Bilancio) =E8 il
rischio di =8Cconformazione=B9 alla volont=E0 dei pi=F9 e talora a quella
=8Cpresumibile=B9 dell=B9Amministrazione, che pu=F2 costituire una =8Cdeviazione=B9
naturale di alcuni rappresentanti popolari. Di per s=E9, infatti, la creazion=
e
di =8Ctifoserie=B9 nell=B9O.P. non =E8 un fatto grave, visto che la sfera pubblica
in cui si manifestano in qualche modo toglie l=B9utilitarismo dall=B9oscurit=E0
della politica clientelista (IBASE, 1995) e lo trae alla luce del dibattito
democratico dove deve confrontarsi con livelli superiori di coscienza dei
problemi che segnano il quotidiano sociale della citt=E0 e delle soluzioni
necessarie. Ma =E8 dovere preciso dei rappresentanti del Comune presenti al
tavolo dei vari dibattiti fare in modo di non avallare neppure lontanamente
l=B9ipotesi di =8Cmanipolazione dei giochi=B9, prestando attenzione al rispetto
massimo delle regole deontologiche e formali per dar voce alla diverse
contro-voci della democrazia, che sovente abbondano tra i rappresentanti
popolari ed in qualche caso si sono lamentate del clima di =8Caccerchiamento=B9
che si crea in alcune sedi di dibattito e pu=F2 non favorire la libera
espressione dei dissenzienti contro le opinioni pi=F9 diffuse.
6) L=B9O.P. =AD a dispetto della sua struttura =8Cinformale=B9 =AD =E8 un processo per
molti versi formalistico, che rispetta un rigido copione di ruoli, eventi e
scadenze temporali, all=B9interno delle quali le assemblee rappresentano il
momento pi=F9 =8Canarchico=B9, anche se progressivamente sempre pi=F9 disciplinato.
Questo col tempo ha portato ad alcuni momenti di =8Cgrigiore=B9, per via di una
tendenza alla ritualizzazione di alcune sue fasi. Una riflessione andrebbe
condotta soprattutto sui meccanismi di svolgimento delle Plenarie del
secondo turno, in cui troppo spazio viene preso in genere dalla disputa
=8Celettorale=B9 fra squadre di candidati a Consigliere; il rischio =E8 che la
consegna delle richieste gerarchizzate si riduca ad un atto solo formale o
simbolico di consegna di un documento al Sindaco.
7) Come ha ben rilevato la rivista dell=B9ONG =8CCidade=B9 che monitora da anni l=
e
assemblee del Bilancio Partecipativo a Porto Alegre (De Olho no Or=E7amento n=
=B0
7/98), nell=B9O.P. finora l=B9aspetto intellettuale e culturale dell=B9incontrars=
i
=E8 risultato eccessivamente relegato al ruolo di appendice fornita dal
settore governativo, mancando cos=EC di esprimere in modo genuino aspetti
della cultura popolare, che pur =E8 valutata in assoluto dall=B9Amministrazione
portalegrense come molto importante strategicamente.
8) Un aspetto interessante =E8 anche la capacit=E0 =8Cfrenante=B9 che pu=F2 passare a
svolgere in certi casi all=B9interno dell=B9O.P. la ricerca di equit=E0
distributiva, qualora si trasformi in un mito dell=B9uguaglianza ad ogni
costo. Ad esempio, se un consigliere dell=B9O.P. porta dati aggiornati sulle
carenze abitative o l=B9aumento reale della popolazione nella sua Regione,
queste non possono essere prese in considerazione dal Consiglio per valutar=
e
emergenze ed esigenze della stessa in rapporto alle altre, se anche gli
altri dati non sono =8Caggiornati=B9. In questo caso, la ricerca di una maggior
vicinanza con le necessit=E0 della popolazione tentata dal consigliere si
scontra con un aspetto =8Cformale=B9 dell=B9O.P. che tiene le azioni
dell=B9Amministrazione pi=F9 distanti dalla realt=E0 delle situazioni concrete in
cui versano i cittadini. La formalizzazione di questo =8Cscarto=B9 dal reale si
pu=F2 rintracciare nei criteri tecnici dell=B9O.P. dove si fa riferimento
specifico alla fonte di dati che si pu=F2 prendere per determinare le priorit=
=E0
di intervento che emergono dal confronto fra i delegati e i consiglieri
dell=B9O.P. e che convergeranno nel Piano di Investimenti. Oggi, per fortuna,
nel Consiglio esiste una Commissione per l=B9aggiornamento dei dati, ma =E8
certo che la voce dei Criteri Tecnici riferita ai criteri restrittivi e
vetusti dell=B9Istituto Brasiliano di Statistica (IBGE) va eliminata dal
Regolamento Interno dell=B9O.P.
9) Una critica viene mossa oggi anche ad uno dei pilastri positivi
riconosciuti all=B9O.P., cio=E8 la sua capacit=E0 di =8Cmoltiplicatore del
dibattito=B9 fra Istituzioni e cittadinanza. La moltiplicazione di strutture
partecipative intorno ai vari Assessorati, Dipartimenti e Fondazioni
Municipali corre, infatti, il rischio di costituirsi come strumento di
frammentazione e polverizzazione della cittadinanza attiva esistente nella
citt=E0. Questo anche in considerazione del fatto che =E8 difficile discutere
politiche senza discutere di risorse, e siccome discutere politiche =E8 il
compito principale affidato ai Consigli settoriali che si configurano come
strutture proprie di partecipazione intorno a Dipartimenti e Assessorati (i=
n
aggiunta alla cornice costituita dall=B9O.P.), vi =E8 il concreto rischio che l=
a
presenza di tali strutture finisca per legittimare il margine di arbitrio
degli Assessorati intorno ad una parte dei fondi municipali, quelli gestiti
dalle Assemblee Tematiche e quelli destinati alle priorit=E0 oltre la terza
fra quelle indicate dai cittadini, relativamente alle quali la forza delle
strutture di articolazione del Comune finisce per essere preponderante e
prevaricare i criteri di carenza che costituiscono gli strumenti di
decisione e controllo in mano alla popolazione per l=B9allocazione della
percentuale maggiore di fondi di investimento. In tal senso le critiche
hanno un duplice obiettivo; da un lato l=B9Amministrazione, le cui strutture
mostrano di aver cominciato furbescamente a riorganizzarsi per recuperare
almeno una fetta del potere perduto, dall=B9altro la stessa acquiescenza di
molti cittadini che non comprendono che la continua riconferma della =8Ctriad=
e
storica=B9 di interventi prioritari (pavimentazione-casa-urbanizzazione
primaria) nelle prime posizioni dell'Or=E7amento Participativo pu=F2 essere un
pericolo perch=E9 spinge gli altri Assessorati a giocare d=B9astuzia per poter
trovare dei fondi, magari frammentandosi in consigli e consiglietti che
hanno forme diverse di nomina dei componenti, lasciando nel contempo troppo
potere a singole strutture che si rafforzano come =8Cquarti poteri=B9 dentro
l=B9Amministrazione.
10) Un altro pericolo che si profila possibile riguarda il complessificarsi
progressivo delle strutture di rappresentanza inserite nel meccanismo
dell=B9O.P. ed attiene al dialogo fra le stesse. Se non =E8 fondata l=B9accusa ch=
e
l=B9O.P. muova verso un sistema frammentario, localizzato e particolaristico
ed una concezione =8Cparrocchiale=B9 della citt=E0, richiede comunque tempo ed un
processo graduale di apprendimento la capacit=E0 di una valutazione pi=F9
globale dell=B9interesse pubblico cittadino nelle sue diverse articolazioni. =
I
dibattiti =8Ctematici=B9 all=B9interno dell=B9O.P. hanno dimostrato in questi anni
una trasformazione in atto in direzione della capacit=E0 di mettere in
discussione questioni pi=F9 vaste delle necessit=E0 immediate dei diversi
quartieri, a partire proprio dalla discussione sulla =8Cregolarizzazione dei
suoli=B9 come tramite fra i problemi specifici e i cambiamenti su scala pi=F9
vasta della citt=E0, anche sul piano della creazione di nuove alternative
economiche e dell=B9aumento degli investimenti nei settori della salute e
dell=B9educazione.
11) Un=B9ultima osservazione critica piuttosto diffusa (soprattutto
nell=B9ambito dei movimenti popolari) non riguarda direttamente il meccanismo
dell=B9O.P., quanto piuttosto l=B9attenzione quasi =8Ctotalizzante=B9 che gli hanno
rivolto sia l=B9Amministrazione che i cittadini di Porto Alegre. Questo espon=
e
al rischio concreto di un =8Cmonopolio del dibattito cittadino=B9 da parte
dell=B9O.P. che tolga contemporaneamente ai cittadini la forza e la volont=E0 d=
i
riversare energie anche in altre istanze di discussione (specie quelle dai
risultati meno =8Cimmediati=B9), ma soprattutto indebolisca i movimenti popolar=
i
intenti a lotte di pi=F9 vasto respiro della concessione dei benefici
immediati che offre il Bilancio Partecipativo (il quale =AD va ricordato - no=
n
crea nuove entrate al Comune ma semplicemente serve a gestire quelle
esistenti) mettendone a rischio l=B9autonomia dalla politica ufficiale e la
capacit=E0 di alimentare la nascita di nuovi leader. =C8, del resto,
riconosciuto che a Porto Alegre, oggi, i movimenti popolari continuino a
presentare un carattere contradditorio che sembra avere difficolt=E0 a
muoversi e articolare le proprie richieste al di fuori delle linee guida e
dei parametri di questa sfera governativa, confondendo spesso livelli
diversi anche attraverso il ricorso agli stessi leader e rischiando una
diminuzione di autonomia organizzativa delle associazioni di base (per ora
almeno non interagente con la sua prospettiva critica) rispetto a quelle
inserite nei meccanismi dell=B9O.P.
Le nuove sfide
Oggi - celebrato il suo decennio di attivit=E0 =AD il Bilancio Partecipativo si
trova ad affrontare le sfide che la riconosciuta maturit=E0 raggiunta gli pon=
e
di fronte, con tutti i rischi connessi. Le pi=F9 importanti =AD oltre al
mitigamento progressivo dei limiti fin qui rilevati - sono certo quelle
relative alla sua codificazione, all=B9espansione di livello dell=B9azione e
all=B9interconnessione con gli altri strumenti-base della politica urbana. Pe=
r
quanto concerne il problema dell=B9ampliamento di scala dell=B9azione concertat=
a
e partecipata sperimentata con l=B9O.P, la recente elezione della coalizione
capeggiata dal PT alla guida dello Stato del Rio Grande do Sul ha offerto
l=B9opportunit=E0 di sperimentare positivamente in due anni un=B9estensione dei
meccanismi del =8Cbilancio partecipativo=B9 su scala statale (OP/RS).
L=B9esperimento, pur scontrandosi con mille difficolt=E0 politiche e
giudiziarie, =E8 risultato alla fine positivo, rivelandosi un=B9operazione
maieutica che ha dato forma ad un bisogno che con nomi diversi era emerso
nel corso del tempo (sotto forma di Audizioni della societ=E0 civile e di
Consigli Regionali o di settore) e che nell=B9OP/RS ha trovato una sua
positiva formulazione, per fortuna come strumento flessibile e
proceduralmente aperto ai cambiamenti in corso d=B9opera. L=B9=8Campliamento di
scala=B9 del meccanismo di Bilancio Partecipativo ha comportato alcuni
ostacoli interni da superare; 1) la difficolt=E0 tecnica di organizzare un
processo di partecipazione cos=EC ampio; 2) l=B9ostilit=E0 di molte
amministrazioni locali di opposizione, che hanno complicato il coordinament=
o
dei processi decisionali pur per=F2 accettandolo perch=E9 proveniente da un Ent=
e
di livello superiore e con potenzialit=E0 coercitive; 3) la necessit=E0 di
radicarsi in aree spesso prive di qualsiasi tradizione strutturata di
auto-organizzazione e di mobilitazione a livello sia globale che locale; 4)
i problemi logistici dovuti al fatto che i rappresentanti della popolazione
si impegnano nella discussione a titolo gratuito con tutte le difficolt=E0, i
tempi e i costi personali connessi ai grandi spostamenti necessari per
riunire tutti i delegati e i consiglieri nei forum decisionali.
Tutto ci=F2 non ha certo eliminato le grandi potenzialit=E0 del Bilancio
Partecipato a livello statale, anche nell=B9ottica della sussidiariet=E0 e del
coordinamento fra livelli di responsabilit=E0 con competenze diverse. Nelle
622 Assemblee tenutesi nel 1999, ad esempio, oltre 190.000 cittadini hanno
accolto con entusiasmo il nuovo processo partecipativo, e il primo Bilancio
=E8 stato approvato il 29/11/99 (sotto gli occhi vigili di oltre 320
osservatori convenuti con ore di anticipo per trovare un posto nella tribun=
a
dell=B9Assemblea Statale) senza nessun voto contrario e solo 4 astenuti,
trasformando l=B9approvazione in un momento di inattesa festa con abbracci tr=
a
gli avversari politici, e un folla di alcune migliaia di persone in strada
che seguiva la votazione su un megaschermo.
Dalle riunioni =E8 subito emerso non solo il potenziale di complementarit=E0 fr=
a
aree tematiche di competenza municipale e statale ma anche la capacit=E0 che
le assemblee hanno di direzionare il governo statale nell=B9approntamento di
politiche fondamentali come quelle di promozione dell=B9occupazione, di
diritto all=B9alloggio e di difesa del territorio, che oggi paiono i punti
deboli di una politica federale tutta concentrata su questioni monetarie e
di riduzione del debito. Pi=F9 di recente, invece, l=B9O.P/RS sta mostrandosi u=
n
utile appoggio per la coalizione al governo nello Stato, per superare alcun=
e
difficolt=E0 poste dall=B9uscita di un partito alleato dalla maggioranza, che h=
a
reso l=B9opposizione numericamente predominante a livello del Consiglio
Statale che per legge deve approvare i Bilanci annuali.
Il consolidarsi nei prossimi 3 anni del processo di Bilancio Partecipativo =
a
livello Statale =AD oggi ancora immaturo, caotico e alla ricerca di una
=8Cconfigurazione di equilibrio=B9 =AD sar=E0 l=B9occasione per verificare
l=B9importanza del ruolo pioniere e propositivo determinante che i municipi
possono oggi ricavarsi per una riforma dal basso dei rapporti fra livelli
politici e fra essi e la popolazione, anche =8Ctestando=B9 per primi nuovi
strumenti di gestione amministrativa. In quanto luogo del contatto diretto
fra popolazioni locali e istituzioni essi hanno, infatti. l=B9opportunit=E0 di
conoscere le diverse caratteristiche dei vari territori, e di ripristinare
un rapporto di fiducia fra societ=E0 =8Cistituente=B9 e societ=E0 =8Cistituita=B9 a
partire dalla creazione di strutture che sappiano porsi in sintonia con le
forme peculiari di autorganizzazione e mobilitazione di quest=B9ultima. Quest=
o
vale a maggior ragione per Comuni vasti e complessi. Il caso di Porto
Alegre, del resto, ha una sua forte valenza =8Cdimostrativa=B9 proprio in quant=
o
la sua ormai decennale esperienza =E8 adatta ad illustrare concretamente la
possibilit=E0 di contrastare il teorema secondo cui una democrazia
partecipativa sarebbe irrealizzabile nella complessit=E0 delle metropoli e de=
i
territori regionali per la molteplicit=E0 degli interessi, il numero di
abitanti e la complessit=E0 dei temi da affrontare.
La riscossa del territorio
Un=B9ultima riflessione =E8 necessaria riguardo alle sfide che - nell=B9ambito di
una maturazione dei processi di democrazia diretta finora sperimentati - si
rivolgono al coordinamento con gli altri strumenti di gestione urbana, nel
tentativo di dare adito ad una riscoperta del territorio nelle sue
specificit=E0 locali e di cooptare i tecnici per favorire un dialogo pi=F9
serrato coi cittadini, che eviti alcuni degli errori favoriti dalla
dimensione =8Cemozionale=B9 che pu=F2 prendere piede nei processi partecipativi.
In questa direzione grande interesse rivestono tutte le pratiche mirate a
favorire la crescita del numero e del ruolo degli agenti intermedi per il
coordinamento dei rapporti fra amministrazione e cittadini e la pratica del
=8Ccorpo a corpo=B9 con la popolazione in seminari formativi, forum permanenti
di discussione su problemi specifici (come il Comitato Popolare sulla Casa =
-
COMHATAB) e visite in loco, specie nelle aree ancora marginali della citt=E0.
Esse contribuiscono, infatti, a recuperare i tecnici al loro ruolo, a
promuoverne gli aspetti =8Ccreativi=B9 e a metterli in contatto diretto coi
cittadini e le istanze locali. Intorno al =B993-=8C94, attraverso il Congresso
della Citt=E0 (oggi giunto alla 3=B0 edizione), si =E8 anche posto mano al lungo
processo per coordinare l=B9O.P con altri strumenti di sviluppo delle
politiche urbane, emulandone i caratteri di meccanismo aperto, innovatore e
radicato nella storia del luogo. Accogliendo i suggerimenti provenienti
dagli oltre 5 anni di discussione interna al progetto =8CCitt=E0 Costituente=B9
(che se non =E8 riuscito ad aggregare grandi masse di popolazione =E8 per=F2
servito a recuperare la fiducia di molti tecnici nell=B9operato dialogico
dell=B9Amministrazione) il nuovo Piano Regolatore di Sviluppo Integrato di
Porto Alegre =AD in vigore dal marzo 2000 - si pone oggi come il pi=F9
significativo strumento per propiziare questo cambiamento. E anche per
sintonizzare i processi di Bilancio Partecipativo - finora un=B9isola vissuta
da molti settori del Comune come vincolo o come alibi per scaricare le
proprie responsabilit=E0 - con le linee d=B9attuazione di molti Assessorati e
Dipartimenti che finora hanno mostrato di agire con una fondamentale
unitariet=E0 di concezione ma con poco coordinamento fra loro e persino ai
vari livelli interni ad ognuno di essi.
Quella di mettere temporaneamente da parte per alcuni anni il territorio
fisico per operare sulla formazione della coscienza dei cittadini =E8 stata
una scelta ben ponderata della prima Amministrazione Popolare. Questa -
trovandosi al governo con una buona dose di inesperienza e i deficit della
gestione precedente - ha coscientemente optato per un=B9ottimizzazione delle
scarse energie, concentrandosi sulla ricostruzione del senso di
responsabilit=E0 e del nesso fra diritti e doveri della cittadinanza di Porto
Alegre. La convinzione era che lavorare sul corpo sociale spesso d=E0 pi=F9
risultati e produce una moltiplicazione degli effetti positivi molto
superiore alle stesse opere fisiche, ed =E8 comunque prioritario perch=E9 quest=
e
possano essere =8Cfatte proprie=B9 dai cittadini e sintonizzarsi col territorio=
,
limitando in seguito le difficolt=E0 e i costi di manutenzione e gestione .
Oggi popolazione e Amministrazione sembrano essersi rese conto che =E8 giunta
l=B9ora di recuperare i contenuti della discussione comune una volta che si
sono rodati a sufficienza i meccanismi di questa; e di legarli alle
specificit=E0 del territorio nell=B9azione di governo per la costruzione di
politiche municipali che sappiano radicarsi nei luoghi a vantaggio dei qual=
i
sono state elaborate, anche per dare un senso a parole che spesso non vanno
oltre la loro parvenza di slogan a presa rapida e di presunta
intelligibilit=E0 internazionale come =8Csostenibilit=E0=B9 e =8Csviluppo locale=B9.
Questo recupero della dimensione verticale dell=B9azione sul territorio ha
oggi un senso e concrete possibilit=E0 di essere accettata proprio a seguito
del lavoro di coscientizzazione reciproca propiziato in questi 12 anni di
operato dell=B9Amministrazione popolare. Il Piano Regolatore di Sviluppo
Integrato di Porto Alegre - con il suo carattere a met=E0 fra il piano
strategico e il piano-processo - sembra il luogo adatto per questo salto di
qualit=E0 dell=B9azione istituzionale, sia perch=E9 formalizza un legame con le 1=
6
regioni urbane autodeterminate in sede di Bilancio Partecipativo, sia perch=
=E9
di questo assume i caratteri di apertura, flessibilit=E0 e definizione
progressiva da attuarsi con la partecipazione dei cittadini; in particolare
per quanto attiene alla questione della valorizzazione ambientale (che
sostituisce il vincolismo passivo del precedente strumento urbanistico) e
alle zone di interesse sociale - coi loro parametri negoziabili - necessari=
e
per riassumere nella citt=E0 i territori dell=B9informale senza pi=F9 il marchio
di aree illegalmente prodotte.
Il Piano sembra in tal senso registrare un processo gi=E0 da tempo in
sperimentazione nelle linee di intervento del governo, che sta portando all=
a
lenta reintroduzione della valutazione ex-post (finora bandita per question=
i
economiche e di mancanza di una cultura in tal senso) come componente
integrante di ogni azione politica. E anche alla valorizzazione
dell=B9educazione ambientale come =8Cmoltiplicatore di effetti=B9 entrato in
questi ultimi due anni come denominatore comune pressoch=E9 in tutti i
programmi di azione sul territorio dell=B9Amministrazione, attraverso =E9quipe
specializzate di giovani entusiasti che studiano l=B9ambiente di vita come un
tutto unico - fino ad includere persino la valorizzazione di alcuni aspetti
estetici delle favelas lette come luoghi di produzione di una parte della
cultura cittadina - e tentano di crescere con la popolazione invece di
limitarsi ad =8Cinsegnare qualcosa=B9 usando tecniche di comunicazione
standardizzate che riducono la comunicazione a mero =8Cconsensus building=B9.
Molto pu=F2 perci=F2 offrire per il futuro la sintonia O.P.-Piano Regolatore,
che da un lato sembra in grado di tradurre l=B9affermata preservazione del
concetto di policentrismo urbano sul terreno delle politiche in
moltiplicazione dei luoghi del dialogo (arginando anche i pericoli di
=8Cmonopolio del dibattito=B9 da parte dell=B9OP), e dall=B9altro ha il potenziale
di rafforzare l=B9efficacia delle politiche territoriali facendo s=EC che i
cittadini si approprino dei loro significati e contribuiscano a monitorarle
e a correggerne il tiro.
In questo nuovo quadro, non pare da sottovalutare il recente organizzarsi
anche di alcuni quartieri medi e ricchi per presentare le loro istanze in
sede di Bilancio Partecipativo. Questo fatto, oltre ad essere un
riconoscimento della forza reale acquisita dallo strumento nella
distribuzione =8Ctrasparente=B9 dei fondi municipali, ne evidenzia la
potenzialit=E0 come luogo privilegiato del dialogo fra la citt=E0 formale e la
citt=E0 informale, capace di superare questo stesso dualismo suggerendo al
potere politico quelle misure e quelle strategie di azione che da anni
caratterizzano lo =8Cscarto di qualit=E0 e di onnicomprensivit=E0 dei problemi=B9
esistente fra le politiche di valorizzazione della citt=E0 informale adottate
a Porto Alegre e quelle di mera regolarizzazione (spesso accettata di
malavoglia) di tante altre citt=E0 latinoamericane.
In sostanza, la sintonizzazione in atto fra discussione collettiva del
bilancio e strumenti urbanistici sembra in grado di consolidare
reciprocamente entrambi come strumenti della citt=E0 intesa quale un tutto
unitario e al contempo polimorfico, dove il denaro pubblico non si dirige
tanto a singoli settori di intervento, quanto a costruire una politica
specifica per ognuno di essi; ridando alla spesa pubblica il suo ruolo non
pi=F9 rivolto al singolo cittadino ma all=B9organizzazione della societ=E0 di cui
promuove il riequilibrio. Questo rimanda alla potenzialit=E0 di evitare la
riduzione dell=B9urbanistica ad urbanizzazione (caratteristica di molte
politiche di regolarizzazione fondiaria di altre citt=E0 brasiliane) e di
propiziare un passaggio dell=B9ambiente da mero terreno di attuazione delle
politiche territoriali ad orientatore delle stesse; cosa che finora appariv=
a
difficile da realizzare essendo quest=B9ultimo percepito come un lusso per
salvaguardare il quale sarebbe stata necessaria la rimozione di vaste aree
di abitazioni popolari con operazioni di polizia, oggi sostituite da azioni
civili di negoziazione e convincimento.
In questo momento, i processi lenti e graduali con cui le Amministrazioni d=
i
oltre 70 citt=E0 nel mondo e varie reti di organizzazione =8Cdi base=B9 (in Afric=
a
come in Francia, Spagna e Svizzera) vanno approfondendo lo studio
dell=B9esperienza di Porto Alegre, chiedendo consulenze dirette e scambiandos=
i
informazioni su tentativi e formule di adattamento del sistema di Bilancio
Partecipativo a realt=E0 territoriali culturalmente, socialmente e
politicamente diverse dalla citt=E0 brasiliana, sono da ritenersi una garanzi=
a
per il futuro. E non solo di una volont=E0 diffusa di cambiamento del rapport=
o
tra istituzioni e societ=E0 civile, ma anche di una seriet=E0 di analisi che no=
n
si accontenta pi=F9 (come negli anni passati) di cercare di =8Cimitare=B9
l=B9esperienza di Porto Alegre in modo frettoloso e acritico, ma attinge allo
spirito dell=B9esperienza brasiliana per cercare di =8Cemularla=B9 con la
coscienza di quanto sia precario il mito moderno della =8Creplicabilit=E0
assoluta=B9, ripetuta causa di fallimento dell=B9applicazione di modelli
ritenuti =8Cesportabili sic et simpliciter=B9 ma incuranti di stabilire un
rapporto costruttivo con identit=E0 locali e patrimoni sociali diversificati.
Del resto =AD come sottolineano a Porto Alegre a proposito del loro =8Cfiore
all=B9occhiello=B9 - =8CLa felicit=E0 non deve essere considerata come un porto
sicuro, ma come un modo di navigare=B9.

Secondo Tarso Genro, attuale sindaco di Porto Alegre, il processo ha
consentito di rompere l=B9alienazione tradizionale della leadership
comunitarie, ora esse cominciano a capire che i loro problemi non sono
alieni alla situazione nazionale e internazionale.
Genro ritiene anche che l=B9OP non ha niente a vedere con la cooptazione di
queste organizzazioni popolari da parte dello Stato, o con la loro
dissoluzione nello Stato. Al contrario si forma un nucleo di potere al di
fuori dello Stato, dell=B9esecutivo, e del legislativo. Per questo io ritengo
che si tratti di un=B9esperienza altamente positiva e altamente
rivoluzionaria.

Nell=B9esperienza di Porto Alegre si evince che i governi locali in mano ad
una sinistra trasformatrice possono essere un=B9arma estremamente importante
da opporre al neoliberismo, soprattutto perch=E9 danno il segno di un cammino
alternativo in atto.
La responsabilit=E0 di questi governi =E8 molto grande ed importante. I governi
locali non mettono in gioco solo la loro azione, ma, in parte, anche il
futuro politico della sinistra come quella che rappresenta il nostro
partito.




Un=B9esperienza perseguibile nella Provincia di Milano?

Dopo avere analizzato il bilancio partecipativo ed il motivo del suo
successo, proviamo a riflettere sulla perseguibilit=E0 possibile del modello.
Abbiamo visto che prima di raggiungere gli eccellenti risultati la macchina
dell=B9OP ha vissuto una lunga fase di rodaggio e correzioni di rotta soventi=
,
fino ad arrivare alla struttura odierna ancora perfettibile, ma perseguita
da migliaia di cittadini della capitale dello stato del Rio Grande do Sul.
Quindi se vogliamo sviluppare un percorso analogo, dobbiamo pazientemente
costruire un progetto molto aperto, correggibile, partendo dal presupposto
che una ripetizione meccanica dell=B9OP brasiliano =E8 difficilmente attuabile.
Non inibendoci per la scarsa attenzione che spesso i cittadini hanno nei
confronti dell=B9attivit=E0 amministrativa, e nel futuro rispetto la
sperimentazione del Bilancio Partecipativo.
Gli spazi nella Provincia di Milano, a mio avviso, si possono trovare per
una politica siffatta, qui si =E8 espressa inizialmente la tendenza dello
spostamento a destra, qui la popolazione capir=E0 per prima i danni delle
politiche berlusconiane. Nella provincia della frammentazione, del
precariato, del territorio consumato e devastato possiamo giocarci le nostr=
e
possibilit=E0, almeno possiamo tentarci.

I nodi pi=F9 difficili da sciogliere sono principalmente due: con chi
presentare e dove presentare il Bilancio Partecipativo.
E=B9 del tutto evidente e ne ho presentato prima le motivazioni che in alcune
realt=E0 =E8 importante presentarci in coalizione, ovviamente sempre
sottoscrivendo le alleanze sui contenuti politici e non in modo spurio, ma
certe coalizioni accetterebbero il modello brasiliano?
Possiamo pensare che anche i partiti del centro sinistra in una certa misur=
a
rinuncino ad una parte rilevante e consolidata di attivit=E0 amministrativa, =
a
cedere, come si suole dire, pezzi di sovranit=E0, ad essere un po=B9 meno
rappresentanti ed un po=B9 pi=F9 rappresentativi?
Nelle ipotesi in cui accettassero, =E8 del tutto evidente che non possiamo
accordarci su mediazioni che renderebbero il BP o orpello inutile ed
ingombrante, o lobby di interessi specifici, o strumento che si ritorca
contro gli stessi promotori.
L=B9architrave e diverse articolazioni del BP devono rimanere immutate
rispetto il modello originale, senza ricercare una =B3terza via al bilancio
partecipativo=B2, meglio non fare nulla che creare un pasticcio.
Arrivare in fase d=B9accordo elettorale con le idee chiare sul progetto,
pensando a poche differenti soluzioni di partenza, dove investire
principalmente =E8 il migliore passo iniziale possibile, dunque non una
rivisitazione brutale del modello, ma cercare la prima connessione
produttiva di consenso e partecipazione da operare vista la realt=E0
territoriale: scuola, asili, strade, opere pubbliche, centri d=B9accoglienza,
ecc., e la relativa impellente necessit=E0.
Nel caso si intravedano possibilit=E0 di successo del BP per alcune realt=E0
comunali, ma manca l=B9accordo su questo con altre forze, quale pu=F2 essere la
soluzione?
Senza rischiare di rovinare il progetto o =B3bruciarlo=B2, si potrebbe valutare
la forza, dirompente o meno, che la carta del BP avrebbe nel territorio,
vedere quali possono essere gli organismi (politici, culturali e sociali)
presenti nella realt=E0, o se esistenti i Social Forum, che riescano a
condurre insieme a noi una campagna elettorale incentrata sul tema.
Battaglia che deve essere ponderata con cura e con previsioni quasi
perfette, perch=E9 il BP vive se le proprie decisioni si trasformano in
cambiamenti reali, cio=E8 non pu=F2 esserci se non c=B9=E8 una giunta che lo
sostiene!
Il BP come abbiamo visto =E8 uno strumento di =B3potere=B2 di governo locale, se
non c=B9=E8 giunta il BP sarebbe monco, molto meglio creare dei gruppi di lavor=
o
all=B9interno dei Social Forum locali sulle tematiche amministrative del
comune. Ritengo, in ultima istanza, che un tentativo nella prossima
primavera dobbiamo farlo, in coalizione con il centro sinistra o con parte
della cittadinanza impegnata nei social forum o in organismi ad esso
collegati, senza timori o paure di isolazionismo, almeno un caso deve esser=
e
sperimentato.
L=B9altra domanda =E8 dove poterlo fare. E=B9 del tutto evidente che la localit=E0
deve essere scelta collettivamente, dopo avere raccolto la disponibilit=E0
delle compagne e i compagni di un Comune nel volere provare a sperimentare
il BP. Un solo elemento porto alla discussione per la scelta, secondo me, l=
a
realt=E0 deve essere media, n=E9 piccola n=E9 enorme.
Nelle realt=E0 piccole il rapporto con la propria amministrazione spesso =E8
diretto, al sorgere di qualche problema i cittadini corrono in Comune, hann=
o
facilit=E0 a parlare col sindaco o con l=B9assessore alla partita, su una gamma
di scelte importanti le assemblee cittadine, seppure consultive, orientano
l=B9attivit=E0 amministrativa, penso che sovrapporre il BP, impoverirebbe
l=B9istituto stesso e non attuerebbe nessun cambiamento significativo.
Non si potrebbe partire nemmeno in un comune densamente popolato, i primi
risultati arriverebbero dopo troppo tempo per una prima verifica.
Ovunque si decida di sperimentare il Bilancio Partecipativo l=B9impegno del
Partito dovr=E0 essere generoso, sia in termini economici, sia in termini di
aiuto militante. La campagna elettorale dovr=E0 essere molto sostenuta con la
costruzione d=B9iniziative di promozione del Bilancio oltre alla normale
attivit=E0 elettorale. Un esperimento che equivalga ad un grande investimento
del Partito, per incominciare a costruire un altro mondo possibile.

SGM