[Consumo critico - Milano Social Forum]INIZIATIVE

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著者: consumo-critico-msf@inventati.org
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題目: [Consumo critico - Milano Social Forum]INIZIATIVE
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>
> Da: "marinz" <marinz.b@???>
> Data: 07/03/2002 00:14
> A: <Undisclosed-Recipient:;>
> Oggetto: [azioni_milanoviva] Il tamburo di latta 24
>
>
> "Lei è all'orizzonte" dice Fernando Birri. "Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare."
> Finestra sull'utopia Eduardo Galeano (ZNet! www.zmag.org/Italy/index.htm)
>
> a presto
> Marinz
>
>
> 1. PORTO ALEGRE E IL PREZZO DI UN ALTRO MONDO POSSIBILE Paolo Barnard (www.nonluoghi.it)
> 2. LE PAROLE RITROVATE Rossana Rossanda (il Manifesto 28 febbraio www.ilmanifesto.it)
> 3. POSTA & PROPOSTA (il Manifesto 6 Marzo www.ilmanifesto.it)
> 4. REPORT PUNTATA DEL 7 MARZO 2002 ORE 20:50 RAITRE (MARGHERA E MUCCA PAZZA www.report.rai.it )
> 5. INIZIATIVE ( PER LA PALESTINA E PER L'INFORMAZIONE http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html
> http://www.societacivile.it/)
> _____________________________________________________________________________________________________
> 1. PORTO ALEGRE E IL PREZZO DI UN ALTRO MONDO POSSIBILE Paolo Barnard (www.nonluoghi.it)
>
> La cosa più bella di Porto Alegre è stata la sua energia gioiosa. La cosa più pericolosa di Porto Alegre è la sua gioiosa energia. Perché? Perché potrebbe diventare la sua bara, o meglio il velo che soffoca sul nascere l'Altro Mondo in Costruzione.
> L'energia gioiosa era certamente importante, poiché ha dato le calorie necessarie a far partire quesa miracolosa macchina, ma oltre questo essa ci porta ora il rischio della sovrastima delle nostre possibilità e di conseguenza il rischio di fatali errori. Il fatto è, cari amici, che abbiamo un nugolo microscopico di speranze di farcela e dobbiamo usarle con enorme oculatezza. L'umiltà unita a uno sguardo di realismo attorno a noi ci dicono inequivocabilmente che un Altro Mondo NON è affatto in Costruzione, ed è più utile, oltre che più onesto, dirci che finora quello che si è costruito è appena un inizio di utopia. Questa utopia è condivisa sul pianeta terra da qualche centinaia di migliaia di persone (che sappiamo esserci), ma per ciò che riguarda il consenso degli altri cinque miliardi e passa non sappiamo nulla, ma soprattutto loro non sanno quasi nulla o addirittura nulla di noi. Ecco il primo rischio: Porto Alegre ci dà l'impressione di essere tanti, ma siamo ancora un'!
> inezia della storia.
>
> LA RAPPRESENTATIVITA'
> Già, chi rappresentiamo esattamente? Ricordo uno comunicato del Bologna Social Forum alla vigilia del G8 di Genova che recitava: "..noi ci facciamo carico delle istanze degli sfruttati e dei poveri della terra..". Davvero? Se c'è una cosa che ho sempre riscontrato nei miei viaggi nel Terzo Mondo è che le istanze dei poveri della terra non esistono, perché semplicemente non hanno i mezzi né la "cultura" per pensarle. La mia esperienza diretta è che nelle piantagioni di caffé della Tanzania, nelle raffinerie di Lusaka o fra i lustrascarpe di Santo Domingo le parole sindacato, sicurezza sociale o sfruttamento occidentale lasciano i volti di chi ti ascolta indifferenti. E' la violenza profonda di secoli di indicibile miseria che muove le loro mani e che guida i loro desideri: mangiare, accaparrarsi tutto quello che si può, e domani, se possibile, di più. Punto. L'immagine del "buon nero" desideroso di un mondo giusto, dignitoso e sostenibile è una fiction ridicola ad uso e consu!
> mo occidentale, e purtroppo viene spacciata sulle copertine di quasi tutte le pubblicazioni delle ONG a caccia di fondi. Per noi le multinazionali del petrolio sono mostri, nelle baracche di Luanda o di Jakarta l'illusione è che la Total e la Exxon Mobil magari un giorno gli porteranno la luce elettrica, o chissà, forse anche il gas. A Luanda o a Jakarta pochissimi le contestano (quei pochi li conosciamo bene e sono degli eroi), e i dati ce lo confermano: la richiesta di energia crescerà del 40% nei prossimi 15 anni e i tre quarti di quella richiesta verrà dal Terzo Mondo. Vorranno soprattutto petrolio: nel 1972 le nazioni ricche consumarono il 75% del petrolio prodotto, quelle povere il 25%. Nel 2010, e cioé fra poco, le percentuali sarànno 50% a 50%. Dal 1970 al 2010 gli Usa registreranno un aumento di consumo di petrolio del 42%; nello stesso periodo l'aumento di consumi per Cina e India sarà rispettivamente del 567% e 510%. (1) Vogliono petrolio, ne hanno una sete infini!
> ta e ne hanno diritto. E noi li rappresentiamo? La nostra "sostenibilità" e le energie alternative sono belle cose, ma quando finalmente toccherà a loro poter volare per andare in ferie o accendere l'aria condizionata o inaffiare il giardino o avere l'Airbag nell'auto, mi chiedo se l'Altro Mondo Costruito sarà in grado di fornigli i mezzi. Porto Alegre ha risposto a questa domanda? Ma soprattutto quali sono i PREZZI che noi ricchi dovremmo pagare fin da oggi per garantire in futuro a miliardi di persone i diritti al nutrimento, alla salute, all'istruzione, alla prosperità? Porto Alegre ha listato quei PREZZI e li ha comunicati agli 800 milioni di consumatori-elettori benestanti che poco ci conoscono ma che sanno benissimo ciò cui NON vogliono rinunciare?
>
> QUANTO COSTA L'ALTRO MONDO IN COSTRUZIONE?
> Vogliamo costruire un mondo trasformando e/o eliminando il WTO, il Fondo Monetario, la General Dynamics, i Trips, la BigPhrma, la Goldman Sachs, la Novartis, un mondo senza l'11 di Settembre e senza Intifada, senza Bhopal e senza Operazione Condor o Plan Colombia, un mondo senza bambini schiavi e senza più le foto di Salgado a dirci quanto orrore accade ogni giorno, un mondo che chiude la School of the Americas e dove John Poindexter e il suo Information Awareness Office non hanno ragione di esistere, un mondo dove Amnesty International va in pensione, e dove anche le braccianti di Haiti possano aprire un rubinetto dell'acqua e farsi il bagno prima di coricarsi.
>
> Ma tutto ciò è gratis per noi? Stiamo coi piedi per terra, e allora agli economisti di Porto Alegre chiedo: nell'Altro Mondo Costruito quali saranno le RINUNCE AL CONSUMO che ci toccheranno? e quali nostre ABITUDINI AL CONSUMO dovranno mutare? Potrò volare Roma-Londra-San Francisco-New York per 1.400 euro (devo finire una inchiesta e ho un budget limitato)? Quante volte potrò usare l'anticalcare nella mia doccia? Quante auto a famiglia? La mia tuta da calcetto in puro cotone pakistano costerà sempre uguale? E la plastica? le tv? i cd? Noi ricchi potremo ancora spendere 26.000 miliardi all'anno in profumi? Quanto costerà il mio caffé? Il costo dello smaltimento dei nostri rifiuti sarà sempre lo stesso quando non potremo più scaricarli in Nigeria? E Internet?
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> Già, Internet. Leggo uno scritto di Naomi Klein sul World Social Forum, dove la nota portabandiera no-logo scrive di una nottata in un camping per giovani a Porto Alegre, dove un vasto gruppo riunito attorno a un altoparlante ascoltava una diretta dal World Economic Forum di New York. La voce era quella di una corrispondente di Indy Media, e arrivava vibrante e inalterata grazie a Internet. Scrive la Klein: "Per me quello è stato il momento più rappresentativo dell'intero Forum. Ad un certo punto il server americano si è disconnesso, ma all'istante un server italiano ci ha soccorsi!" Certamente Naomi Klein si rende conto che il suo "momento più rappresentativo" si è materializzato per gentile concessione del controllore mondiale di Rete che è la Internet Society in Virginia, vale a dire per gentile concessione dei falchi dei Diritti di Proprietà Intellettuale come Microsoft, come Hewlett Packard o IBM, per gentile concessione degli impietosi licenziatori come Nortel & Alcate!
> l (50.000 lavoratori a casa), come Hitachi (20.000) o come Intel e Lucent (20.000), per gentile concessione dei vampiri della speculazione finaziaria come la JP Morgan, e infine per gentile concessione dei venditori di morte come Marconi Corp., come WorldCom, come Motorola Inc, come la Rand e come la Defense Information Systems Agency. (2) E allora chiedo: l'entusiasmante tecnologia internet che ha soccorso Naomi Klein e i giovani di Porto Alegre sarà ancora possibile nell'Altro Mondo in Costruzione, e cioé in un mondo ripulito dai sopraccitati mascalzoni? Non si può evadere la risposta.
>
> L'Altro Mondo in Costruzione vorrà essere più vicino alla natura, ed è un bene. Ma a quali PREZZI? Un piccolo esempio che ha come protagonista un altro Guru No-Global, José Bové. Il francese denuncia il sistema di nutrizione dei vitelli: il latte che essi potrebbero naturalmente bere dalle vacche gli viene sottratto, poi spedito ad alcune industrie, pastorizzato, decremato, essiccato, e infine ricostituito, impacchettato e ritrasportato dai vitelli. La UE finanzia questo processo con miliardi per tenere il prezzo del prodotto industriale inferiore a quello del latte che i vitelli potrebbero semplicemente succhiare dalle vacche. Aberrante, siamo d'accordo, ma se vogliamo abolire questo ciclo ci dobbiamo chiedere: a quali PREZZI? quanti posti di lavoro si perderebbero? quanta economia e quanto indotto andrebbero perduti? otterremmo il consenso su questo da chi quel PREZZO lo dovrà pagare?
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> Insomma, Porto Alegre ha studiato e divulgato i PREZZI in termini di MEZZI RICHIESTI PER LA FATTIBILITA' + PREZZI & RINUNCE AL CONSUMO + OCCUPAZIONE + EQUILIBRI POLITICI + CRESCITA ECONOMICA (sia qui che al Sud) di ognuno degli otto punti di lotta listati al termine della Dichiarazione Finale del World Social Forum e dei tanti altri slogan dell'Altro Mondo in Costruzione?
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> CE N'E' PER TUTTI?
> Il fatto è che il Primo Mondo si sta metaforicamente svenando per continuare a garantire non solo i margini di profitto delle multinazionali, ma soprattutto il nostro standard di vita. Porto Alegre dovrà saper convertire almeno la maggioranza di quegli 800 milioni di persone il cui benessere oggi più che mai è minacciato da ogni parte. E quelle persone hanno PAURA. Guardiamo alcui dati. Usa: dal 1973 al 1993 la retribuzione media è crollata dell'11% - in Virginia, nella culla della New Economy, la lista d'attesa per un posto al dormitorio è di 70 famiglie al giorno - l'organizzazione Living Wage è nata per chiedere il salario di sopravvivenza(!) per milioni di famiglie americane - la povertà infantile oggi è superiore a quella di 20 anni fa (13 milioni di bambini) e questo è dovuto agli stipendi stagnanti e all'alto costo della vita. Gran Bretagna: gli ultimi dati sulla povertà parlano ufficialmente di 1 povero su 4 cittadini, mentre gli esperti della previdenza integrativa !
> hanno già affermato che i fondi pensione britannici non potranno garantire una sopravvivenza decente a milioni di futuri pensionati. Giappone: il 3% delle imprese giapponesi si trova oggi a mantenere a galla l'87% dell'economia al collasso, il debito nazionale è al 130% del PIL, i consumi sono alla paralisi, la deflazione è in agguato. La Germania ha toccato il tetto storico di 4 milioni di disoccupati, e oggi assumere in Germania costa il 40% in più che in Olanda o in GB. E anche la ridente Italia si ritrova con 2.600.000 famiglie ufficialmente povere, mentre la Fiat cala del 10% all'anno nelle vendite. I fallimenti aziendali sono all'apice, i licenziamenti pure: Ford, Motorola, Consigna, Fiat, France Telecom, Alcatel, Hitachi, General Motors e Philips hanno in pochi mesi licenziato un totale di 222.000 lavoratori. Di fronte alla PAURA che ciò crea in noi, i politici occidentali hanno deciso di proteggere il nostro standard di vita in una lotta senza esclusione di colpi e c!
> on l'arma del Protezionismo. Alcuni dati: il Protezionismo delle merci americane voluto da Reagan e Clinton è stato superiore a quello di tutti i presidenti americani nei passati 50 anni, e l'Occidente finanzia la sua agricoltura da export (e il reddito dei suoi contadini) con 1 miliardo di dollari al giorno; il Protezionismo di casa nostra costa al Terzo Mondo il doppio di quello che gli diamo in aiuto. Ce ne dispiace, ma è in gioco il nostro standard di vita, e lo reclamiamo senza pietà.(3) Che il Neoliberismo sia una delle principali cause dei nostri stessi guai economici è possibile, ma il punto è un altro: Porto Alegre sta dicendo a questi 800 milioni di impauriti e insicuri, aggrappati alle loro auto, alle vacanze, ai fondi di investimento, agli abiti alla moda, ai telefonini ecc.. che la soluzione sta in un Altro Mondo in Costruzione, di cui innanzi tutto non conosciamo il PREZZO, ma che soprattutto verrà fra quanto? 50 anni? 150 anni? 500 anni? Ma il dentista di Pari!
> gi o il commerciante di Posillipo, la biologa di Madrid o la maestra di San Diego hanno PAURA oggi, e vogliono oggi soluzioni a breve termine. Cercano casa, devono curarsi o ripagare i mutui, hanno i figli all'università, e hanno PAURA, paura di perdere il lavoro, paura dell'immigrazione, del terrorismo, e di tanto altro.
>
> PORTO ALEGRE E LA NATURA UMANA
> Soffermiamoci sulla PAURA. La giusta idea del mio amico Giorgio Dal Fiume (pres. CTM Altromercato), e tema in risalto a Porto Alegre, secondo cui la vera prevenzione dei conflitti sta nella giustizia sociale ed economica globale non tiene conto di una cosa: che di fronte alla PAURA, la parte meno evoluta della natura umana diventa "di destra" e chiede a gran voce soluzioni drastiche e rapide a problemi complessi (che è il classico impianto della mente conservatrice). E' precisamente per questo che di fronte all'11 Settembre, che di fronte a Richard Reid con l'esplosivo nelle scarpe, che di fronte allo spaccio magrebino e alla violenza urbana, che di fronte alle convulsioni dei miliardi di disperati del mondo, il politico che propone tali semplicistiche soluzioni ottiene ampi consensi. Berlusconi, Blair e Bush l'hanno capito e in questo sono stati geniali. Porto Alegre è tutto il contrario. E' moralità, intelligenza, dedizione, elasticità delle analisi, creatività, e soprattu!
> tto un lungo paziente lavoro per ottenere risultati duraturi a lungo termine. Ma sapremo convincere 800 miliooni di persone che è meglio la gallina domani piuttosto che l'uovo oggi? E nel frattempo? Perché anche se magicamente potessimo spegnere oggi stesso i mefitici motori del Fondo Monetario, del WTO, delle bolle speculative, del Pentagono, della Commissione Europea e del Neoliberismo, l'abbrivio dell'odio contro di noi che abbiamo creato al Sud e la corsa dei poveri al materialismo a tutti i costi durerebbe ancora decenni, e ancora per decenni i benestanti del Nord dovrebbero fare i conti con i Bin Laden, con i Saddam, con i fanatismi, con le mafie globali, con tutto quello da cui ci sentiamo minacciati oggi. E la domanda è: in quei lunghi anni di attesa saprà Porto Alegre tenere vivo il consenso per le soluzioni intelligenti e a lungo termine? Sappiamo benissimo che oggi, e in futuro, per ogni Daniel Pearl(4) assassinato dai fanatici migliaia di persone qui da noi ripre!
> cipiteranno nell'ansia e nella vecchia convinzione che il dialogo non paga. Meglio le bombe. E infatti la notizia della morte di Pearl non era neppure trapelata che già Thomas Friedman scriveva sul New York Times: "Abbiamo ascoltato gli europei e abbiamo optato per il Dialogo Costruttivo. I nemici dell'America hanno sentito in ciò puzza di debolezza, e per questo noi abbiamo pagato un prezzo enorme... Quale era l'alternativa degli europei? Aspettare che Uday Hussein, che è ancor più psicopatico di suo padre Saddam, possegga armi biologiche per colpire Parigi? No, Bush sta dicendo a questi Paesi e ai loro terroristi: 'Sappiamo cosa state ordendo, ma se credete che staremo ad aspettare un altro attacco vi sbagliate! Siete dei folli? Incontrate Donald Rumsfeld, è ancor più folle di voi!' ... L'intenzione di Bush di essere almeno folle come i nostrie nemici è ciò che di giusto sta facendo." (5) Non è la cecità di queste parole che conta qui, quello che conta è che riflettono il !
> consenso di milioni di occidentali impauriti, e non solo. Farcela qui sarà durissima.
>
> E infine il problema forse più insidioso. Si chiama velocizzazione della vita di tutti noi. E', per il cittadino medio, il principale ostacolo all'adozione di stili di vita sostenibili, equi e solidali. I ritmi di crescita economica desiderati ci tolgono il respiro, l'impegno del lavoro oggi è una spirale in crescita continua. L'economia britannica vola ben al di sopra della media europea, ma Londra è esente dal rispetto della Direttiva Europea sul Tempo di Lavoro e molti inglesi stanno a lavorare più di 48 ore alla settimana. Tony Blair se ne vanta.(6) Ed Campodonico, giovane rampante della New Economy di Seattle, lavora 84 ore alla settimana, e il suo ex datore, la Microsoft, lo portava come modello. (7) Stiamone certi, questo è il futuro dei nostri giovani, ma anche il presente non ci lascia spazi. Il fatto è che per aderire al progetto di Costruire un Altro Mondo bisogna 1) informarsi 2) dibatterne 3) partecipare 4) farsi carico dei PREZZI e tanto altro. Le giornate dell!
> a nostra virta sono fatte di 24 ore; se togliamo il lavoro, il sonno, il mangiare, e la fatica di vivere di ciascuno di noi, non rimane più nulla, anzi, già non è rimasto più nulla a metà strada di questo calcolo. Come faremo a comunicare con persone che non hanno lo spazio di vita per ascoltarci? Porto Alegre ha affrontato questo tema?
>
> Concludo. Sulla via per Costruire un Altro Mondo abbiamo dunque ostacoli immensi, forse insormontabili. Dobbiamo rispondere a tante domande (quelle sopraccitate sono solo alcune) e non ho visto le nostre risposte divulgate alla gente. La speranza di un Altro Mondo è forse fallimentare in partenza, forse oggi è troppo tardi per fermare la macchina neoliberista. Ma una certezza io l'ho: se permetteremo all'energia gioiosa di Porto Alegre di offuscare la tremenda difficoltà del cammino, ai primi passi sdrucciolevoli migliaia di noi crolleranno sgonfi come palloni bucati. E' successo in passato a tanti movimenti pieni di ideali. Il realismo, e una serie di risposte precise per quei cinque miliardi e passa che ci ignorano, sono l'unica microscopica speranza che abbiamo.
>
> * Paolo Barnard è giornalista di Report, Raitre
>
> Note al testo
>
> (1) Alan Schriesheim, PhD, Argonne National Laboratory, 11/1997.
>
> (2) The Federation of American Scientists, Arms Sales Monitoring, 02-2002.
>
> (3) Kevin Phillips, The Politics of Rich and Poor - Homeless Oversight Committee - NCCP, Columbia Univ.- Maria Scott, The Observer, 2002 - ISTAT - HSBC - Guardian Special Reports - IMF World Economic Outlook 2001 - UNDP.
>
> (4) Giornalista del Wall Street Journal assasinato nel feb. 2002 da un gruppo di rapitori pakistani.
>
> (5) Thomas Friedman, NYT 16/02/2002
>
> (6) George Monbiot, The Guardian 02/2002
>
> (7) Report, E-conomy, 10/2000
> _____________________________________________________________________________________________________
>
> 2. LE PAROLE RITROVATE Rossana Rossanda (il Manifesto 28 febbraio www.ilmanifesto.it)
>
> Chi ha paura delle voci che da Firenze a Roma al Palavobis stanno rudemente interpellando l'Ulivo e i Ds? Semmai arrivano tardi, hanno taciuto fino al 13 maggio e poi hanno aspettato dai loro leader una spiegazione e una correzione di rotta. Non hanno avuto né l'una né l'altra. Ulivo e Ds hanno riconfermato la linea perdente, rimproverando i loro seguaci di non averla capita abbastanza. E hanno riproposto la rincorsa verso un centro - che resta indefinito ma se prende figura è quella del moderno imprenditore invece che del premoderno lavoratore - e per catturarlo hanno preso le distanze da tutto quel che imprenditore non è - i no-global, i pacifisti, la Cgil.
> Sicché siamo il solo paese d'Europa nelle cui Camere non c'è cultura né sfumatura della destra che non sia rappresentata, mentre i movimenti e le culture che si collocano a sinistra non hanno più una rappresentanza in cui riconoscersi. Alcune di esse non le cercano, perché si vogliono radicate soltanto nel sociale, ma anch'esse danno per implicito che nel paese ci sia un orizzonte democratico che non ne metta a rischio, come già è accaduto a Genova, la stessa possibilità di esprimersi. Quanto alle folle inorganizzate di Milano, Firenze o Roma, la rappresentanza pensavano di averla e in questa persuasione avevano ingoiato, più o meno di buon grado, tre guerre in dieci anni nonché l'idea che gli Stati uniti sono ormai il fine e la fine della storia. Non si tratta di politici di professione né adorano fare i militanti, pensavano che certe garanzie democratiche furono acquisite ed erano semmai inclini a dare una delega, anzi un blindtrust all'Ulivo e ai suoi soci. Forse tacerebbero ancora se il centro-destra avesse la faccia di Kohl o anche solo di Aznar: si tratterebbe di un'alternanza, che sarà mai.
> Ma si trovano davanti le facce di Berlusconi e di Bossi e di Fini, accendono la tv e sentono Schifani, che gli annunciano senza perifrasi la demolizione di tutto quel che è stata l'Italia repubblicana. Altro che paese normale: qui si dichiara con iattanza che la legge non può essere uguale per tutti, che non ha da esserci separazione fra potere economico e potere politico, che la magistratura va sottoposta a un ministro, che scuola e sanità vanno consegnate in buona parte ai privati e che in ogni caso la minoranza va ridotta al silenzio fra un'elezione e l'altra. Neanche il più monocolore dei monocolori democristiani aveva parlato questo linguaggio, e per la verità in Europa non lo parla nessun altro.
> E' questo che ha fatto alzare la voce a gente che non ama prenderla fuori delle sue competenze, che non è per niente estremista, che non è antipartito, che è stata tirata per i capelli a contestare il partito proprio, che esige soltanto una rappresentanza decente. Rifondazione non se ne interessa, i leader ds la prendono come si prende la pioggia, la minoranza ds non si risolve a presentarsi come un'alternativa - ieri Berlinguer spiegava su l'Unità quanto sia migliorato Piero Fassino. Altri fanno capire che in questo momento criticare l'Ulivo è da irresponsabili. E così il governo può attaccare chi protesta accusarlo di eversione e lo fa senza vergogna.
> Non è una bella situazione. Il paese ufficiale si divide fra le urla del governo e l'afonia dell'opposizione, mentre la società che ha ripreso la parola, anzi le parole, non ha luoghi - non di mediazione, termine discutibile - ma di unificazione alta del conflitto. Quella che avevano dato nell'abominato Novecento la cultura e la pratica del movimento operaio. Così non è più bonaccia, ed era ora, ma non è ancora una rinascita. Coloro che ci governano lo sanno, meglio darsi una mossa prima che ne facciano di altre loro.
>
>
> _____________________________________________________________________________________________________
>
> 3. POSTA & PROPOSTA (il Manifesto 6 Marzo www.ilmanifesto.it)
>
> Le riserve di Rifondazione
>
> Sono un lettore del vostro giornale e non sono un militante di Rc. Vi scrivo in riferimento all'editoriale di Rossana Rossanda di giovedì scorso dal titolo: "Le parole ritrovate". Prendendo spunto dalla critica che la Rossanda ha rivolto a Rc di disinteressamento nei confronti di quel popolo che ha "ritrovato le parole", sento il bisogno di spezzare una lancia a favore di Rc. Io vivo a Roma, però per quello che ho visto, e udito al Palavobis nella trasmissione di Santoro, a me, onestamente, sembra decisamente il contrario di quello che la Rossanda ha scritto. Abbiamo assistito, per l'ennesima volta, al tentativo, tra l'altro miope, oltre che infamante, di scaricare la responsabilità dell'attuale governo delle destre, sulle spalle di Rc, impedendo il più elementare diritto di replica, unendosi così al coro di qualche regista italiano (che sarebbe più saggio se continuasse a fare il buon cinema, invece di sfruttare il potere della sua immagine, per sputare sentenze sui mali della sinistra). Quello che emerge da "quelli del girotondo" è, a mio modesto parere, il voler creare dei capri espiatori, identificando in questo o quell'altro leader e in questo o quell'altro partito la responsabilità del malessere profondo che pervade la sinistra italiana e non. IIludendosi di risolvere il tutto cambiando la leadership politica, e invitando a "dire qualcosa di sinistra" invece di fare qualcosa di sinistra. Ma, se mi è consentito chiedere, dove stavano lorsignori, quando i loro leader scivolavano sempre più verso il centro? Quando si sporcavano di scelte impopolari durante il loro governo e non, di intervenire al fianco della Nato in Kossovo, di avviare il processo di precarizzazione del lavoro, giustificato come processo di modernizzazione, di avvio dei processi di privatizzazione della Rai, che adesso difendono a spada tratta, della scuola, delle ferrovie, della sanità, delle cariche della polizia durante la manifestazione dei no global a Napoli. Dove era questo popolo di benpensanti, che solo ora si erge a paladino delle libertà democratiche, quando noi subivamo la feroce repressione della polizia a Genova? Quando i loro leader appoggiavano l'intervento militare in Afganistan? Come si può chiedere a Rc di aderire a delle manifestazioni in nome di una difesa generica della magistratura o di una "libertà dell'informazione", senza una piattaforma chiara? Per tutti questi motivi, e per tanti altri ancora che noi tutti conosciamo bene, ritengo infondate le accuse di settarismo rivolte a Rc, che ha avuto, semmai il merito di restare dalla parte di chi crede veramente nella necessità di una svolta a sinistra. E come si diceva una volta, saluti comunisti. Giorgio Casiello, Ostia (Rm)
>
>
> Giorgio Casiello ci obietta: perché rimproverate a Rifondazione di trascurare il popolo dei girotondi, del Palavobis o di San Giovanni? Perché dobbiamo partecipare a manifestazioni che non corrispondono se non parzialmente alla nostra identità e piattaforma? Perché dare fiducia a coloro che oggi protestano con l'Ulivo, ma non hanno fatto parola sulla guerra?
> Rispondiamo in breve: le riserve all'inizio del congresso della Cgil, ai "girotondo" e al Palavobis sono venute da alcuni leaders di Rc o dal suo giornale, e successivamente sono state temperate o sono ancora discusse. Con tutto il rispetto per Rc, pensiamo che una sinistra radicale non deve mai temere che un popolo, una gente, dei gruppi scendano in piazza a dire "basta" o a Berlusconi o a scelte sciagurate; se non lo hanno fatto prima, è bene che lo facciano oggi; se non lo fanno gli addetti al lavoro politico, è bene che lo facciano i cittadini che hanno dato una delega e ora ne chiedono conto; se uno o più di essi ci mette anche il suo nome e il suo prestigio, tanto meglio. O non ci interessa che si allarghi il fronte contro un regime, che non sarà fascista, ma certo un regime è? Non sarà la sola sinistra radicale a batterlo, e non le faremo l'offesa di credere che un cattivo governo centrista o un regime siano da essa considerate la stessa cosa. Non disprezzeremmo chi non è coerentemente con Rc, o spera di correggere l'Ulivo: l'importante è che lo voglia correggere. O deve prima battersi il petto e passare in viale del Policlinico? E' D'Alema a pensare che siano di destra due terzi dell'Italia, ed è questo che lo ha spinto a una politica sempre più moderata. Non può pensarlo Rc, , tanto più che non è vero, mentre Rc si deve chiedere perché soltanto un cinque per cento del paese la segua e la voti. Forse qualche difetto, quantomeno di comunicazione, c'è.
> _______________________________________________________________________________________________
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> 4. REPORT PUNTATA DEL 7 MARZO 2002 ORE 20:50 RAITRE (MARGHERA E MUCCA PAZZA www.report.rai.it )
>
> Verita' e Giustizia di Milena Gabanelli
>
> Il 2 novembre del 2001 si è chiuso un processo penale unico al mondo.
> Per la prima volta veniva chiesta la condanna per omicidio colposo e strage colposa all'intero staff dirigenziale di Montedison Montefibre Enimont Enichem.
> Nel milione di pagine scritte in 3 anni di processo, dalle prove raccolte dal Pubblico Ministero, il petrolchimico di Porto Marghera ha ucciso 160 persone e provocato la malattia di altre 103. Poi l'avvelenamento permanente dei canali della laguna.
> Il Tribunale ha assolto tutti.
> Ad aprile dello stesso anno il petrolchimico di Mantova e una buona parte degli stessi dirigenti Montedison di Marghera sono indagati dalla procura. C'è da render conto delle 100 tonnellate di mercurio finite nel Mincio, dei 25 morti per una forma di tumore al fegato rarissima, legata ad esposizione di tricolorofenolo (come la diossina di Seveso) e 170 morti di leucemia per probabile esposizione al benzene.
> A luglio la procura di Ferrara apre un fascicolo relativo alla Solvay. Si indaga sui 43 morti da esposizione al cloruro di vinile (lo stesso di Marghera) e sull'inquinamento della falda.
> Sulla base di cosa lo Stato ha chiesto o chiederà (se lo chiederà) la condanna di questi colossi dell'industria chimica? L'arma del delitto non c'è, ci sono le perizie. Quelle dell'accusa e quelle della difesa. I periti del pubblico sono pagati 1.000 euro, là dove il privato paga 20.000 euro.
>
> Piu' pazza che mai (aggiornamento Mucca Pazza) di Sabrina Giannini
> La storia della BSE in Italia è costellata di provvedimenti attuati dal Ministero della Sanità (oggi della salute) che hanno di fatto agevolato gli interessi di alcune lobbies (della carne destinate al largo consumo, dei mangimifici e dei produttori di farine di carne).
> Infatti l'Italia ha tardato a prendere le misure di precauzione. La tutela per la nostra salute e' imposta dalla UE e non dal nostro Ministero della Salute, a partire dall'inizio della crisi BSE.
> Si ripercorre la storia del primo caso di mucca pazza (13 gennaio 2001, Pontevico), vicenda che rimane poco chiara. Davvero la vacca 103 veniva da Pontevico? Stranamente venne negato ai proprietari l'esame del DNA.
> Inoltre: chi ha pagato i costi della crisi BSE? E chi ci sta guadagnando (anzi speculando)?
>
>
>
> _____________________________________________________________________________________________________
> 5. INIZIATIVE ( PER LA PALESTINA E PER L'INFORMAZIONE http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html    http://www.societacivile.it/ )

>
>
> SABATO 9 MARZO 2002
> MANIFESTAZIONE NAZIONALE "VITA, PACE, TERRA E LIBERTA PER IL POPOLO PALESTINESE" -
> ore 15.00, p.za Esedra - Roma
>
> Per partecipare da Milano è stato organizzato un treno, con partenza alle ore 7.00 del sabato dalla Stazione Centrale
> (costo circa 20/25 ?) con rientro nella notte tra sabato e domenica
>
> info: 025453986; 0226116444; 3334618043; 3498503555
>
> GUERRE&PACE
> via Pichi 1, Milano - tel 028942081
> guerrepace@???
>
>
>
> VENERDI 8 MARZO ORE 17,30 PIAZZA SAN
> BABILA MILANO PRESIDIO DI COMUNICAZIONE
> MOSTRIAMO I SIMBOLI DEL CONFLITTO
> IN PALESTINA
> "..E SE CI FOSSE UN CHECK POINT NELLA NOSTRA CITTA'?"
>
> Organizzano Ass.YA Basta, Salaam Milano, Action for Peace e altre associazioni
>
>
>
> *********************************************
>
> Per la democrazia
>
> Noi cittadini siamo di nuovo protagonisti della politica. Siamo tornati a difendere i principi fondamentali della democrazia, messi in pericolo da Berlusconi, che attacca la magistratura, occupa la Rai, vara una legge-truffa per il suo conflitto d'interessi. Dopo i girotondi di Milano e Roma, dopo il grande successo del Palavobis, il prossimo appuntamento è per
> domenica 10 marzo 2002, ore 11.
>
> Girotondo per la Democrazia
> intorno alle sedi della Rai
> contro la "appropriazione indebita" della tv pubblica
> da parte di Berlusconi
>
> ROMA, viale Mazzini 14
> MILANO, corso Sempione 27
> BOLOGNA, viale della Fiera 13
> CAGLIARI, viale Bonaria 124
> FIRENZE, via De Gasperi 1
> NAPOLI, via Marconi 11
> PALERMO, viale Strasburgo 19
> TORINO, via Verdi 16
> VENEZIA, Palazzo Babia, San Geremia
>
> Chiunque volesse organizzare allegri girotondi intorno alle rimanenti sedi Rai di
> ANCONA, AOSTA, BARI, BOLZANO, CAMPOBASSO, COSENZA, GENOVA, PERUGIA, PESCARA, POTENZA, TRENTO, TRIESTE
> può mettersi in contatto con
>
> permanoperlademocrazia@???
> girotondiaroma@???
>
> L'iniziativa, come quelle di sabato 26 gennaio e di domenica 17 febbraio intorno ai palazzi di Giustizia di Milano e di Roma, è volta a testimoniare la necessità di tutelare idealmente e fisicamente i diritti costituzionali, simbolicamente rappresentati da alcuni edifici.
> La scelta di "abbracciare" le sedi Rai di diverse città italiane è motivata dall'anomalia, tutta italiana, di un conflitto di interessi tuttora irrisolto che costituisce un pericolo per la pluralità dell'informazione.
> Vogliamo difendere un servizio pubblico, un'informazione radiotelevisiva libera e quindi pluralistica.
> Tutti i cittadini, indipendentemente dal loro schieramento politico, sono invitati a prendere parte al girotondo.
>
> ____________________________________________________________________________________________________
>
>
> Con queste e-mail vorrei segnalarvi notizie, recensioni, incontri e
> iniziative su temi come la globalizzazione economica e culturale,
> l'attivita' delle associazioni di solidarieta' e cosi via.
> L'idea e' che possano essere utili per creare una rete di informazione
> alternativa e spontanea che raggiunga sempre più persone e possa contare
> sull'aiuto di tutti.
> Chi volesse contribuire (con altre segnalazioni, commenti,"offerte in
> denaro", ".......scambi in natura", tacchi , dadi & datteri) e' ben accetto.
> Chi non volesse piu' essere importunato me lo faccia sapere: verra' subito
> cancellato.
> Grazie
>
>
>
>


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<DIV><FONT face=Arial size=2>
<DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><FONT size=3><FONT color=#ff00ff><FONT
color=#000000></FONT></FONT></FONT></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><FONT size=3><FONT color=#ff00ff><FONT
color=#000000 size=4>"Lei è all'orizzonte" dice Fernando Birri. "Mi avvicino di
due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte
si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
</FONT></FONT></FONT></FONT><FONT face=Arial size=2><FONT size=3><FONT
color=#ff00ff><FONT color=#000000 size=4>A cosa serve l'utopia? Serve proprio a
questo: a camminare."</FONT> </FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><STRONG><FONT size=1>Finestra
sull'utopia</FONT></STRONG><FONT size=3><STRONG><FONT color=#800040>
</FONT></STRONG><FONT color=#000000><FONT size=1>Eduardo Galeano (ZNet!
</FONT><A href="http://www.zmag.org/Italy/index.htm"><FONT
size=1>www.zmag.org/Italy/index.htm</FONT></A><FONT
size=1>)</FONT></FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=1></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>a </FONT><FONT face=Arial size=2>presto<BR>Marinz
</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><BR>&nbsp;</DIV></FONT>
<DIV><FONT face=Arial size=2>
<DIV><FONT size=2><FONT size=3><STRONG>1. PORTO ALEGRE E IL PREZZO DI UN
ALTRO&nbsp;MONDO POSSIBILE</STRONG><FONT size=1><FONT size=3><FONT
color=#000000> <FONT size=2>Paolo Barnard</FONT>&nbsp;<FONT
color=#505050>&nbsp;(</FONT><FONT color=#000000><A
href="http://www.nonluoghi.it"><FONT size=2>www.nonluoghi.it</FONT></A>)
</FONT></FONT></FONT></FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=3><STRONG>2.</STRONG>&nbsp;<SPAN class=titolo3><STRONG><SPAN
class=titolo3>LE PAROLE RITROVATE</SPAN></STRONG><FONT face=Verdana
size=1>&nbsp; <FONT face=Arial><FONT size=2>Rossana Rossanda<SPAN class=firma>
(il Manifesto 28&nbsp;febbraio <FONT size=2><A
href="http://www.ilmanifesto.it">www.ilmanifesto.it</A>)</FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></SPAN></FONT><FONT
size=3><SPAN class=titolo3><FONT face=Verdana size=1><FONT face=Arial><FONT
size=2><SPAN class=firma></SPAN></FONT></FONT></FONT></SPAN></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><FONT size=3><STRONG>3. </STRONG><SPAN
class=titolo3><STRONG>POSTA & PROPOSTA </STRONG><FONT size=2>(il Manifesto 6
Marzo <A
href="http://www.ilmanifesto.it">www.ilmanifesto.it</A>)</FONT></SPAN></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><FONT size=3><STRONG>4. REPORT PUNTATA DEL 7 MARZO 2002 ORE
20:50&nbsp; RAITRE </STRONG><FONT size=2><STRONG>(MARGHERA E MUCCA PAZZA
</STRONG><A href="http://www.report.rai.it">www.report.rai.it</A>
<STRONG>)</STRONG></FONT></FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=3><STRONG>5.&nbsp;INIZIATIVE <FONT size=2>( PER LA
PALESTINA E PER L'INFORMAZIONE <A
href="http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html">http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html</A></FONT></STRONG></FONT><FONT
size=3><STRONG><FONT size=2></FONT></STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=3><STRONG><FONT size=2>&nbsp;<A
href="http://www.societacivile.it/">http://www.societacivile.it/</A>)</FONT>
</STRONG></FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT
size=3><EM>_____________________________________________________________________________________________________</EM>
</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=3>
<P><STRONG>1. PORTO ALEGRE E IL PREZZO DI UN ALTRO&nbsp;MONDO
POSSIBILE</STRONG><FONT size=1><FONT size=3><FONT color=#000000> <FONT
size=2>Paolo Barnard</FONT>&nbsp;<FONT color=#505050>&nbsp;(</FONT><FONT
color=#000000><A href="http://www.nonluoghi.it"><FONT
size=2>www.nonluoghi.it</FONT></A>)</FONT></FONT></FONT></FONT></P>
<P></FONT><FONT color=#505050><FONT color=#000000>La cosa più bella di Porto
Alegre è stata la sua energia gioiosa. La cosa più pericolosa di Porto Alegre è
la sua gioiosa energia. Perché? Perché potrebbe diventare la sua bara, o meglio
il velo che soffoca sul nascere l'Altro Mondo in Costruzione.<BR>L'energia
gioiosa era certamente importante, poiché ha dato le calorie necessarie a far
partire quesa miracolosa macchina, ma oltre questo essa ci porta ora il rischio
della sovrastima delle nostre possibilità e di conseguenza il rischio di fatali
errori. Il fatto è, cari amici, che abbiamo un nugolo microscopico di speranze
di farcela e dobbiamo usarle con enorme oculatezza. L'umiltà unita a uno sguardo
di realismo attorno a noi ci dicono inequivocabilmente che un Altro Mondo NON è
affatto in Costruzione, ed è più utile, oltre che più onesto, dirci che finora
quello che si è costruito è appena un inizio di utopia. Questa utopia è
condivisa sul pianeta terra da qualche centinaia di migliaia di persone (che
sappiamo esserci), ma per ciò che riguarda il consenso degli altri cinque
miliardi e passa non sappiamo nulla, ma soprattutto loro non sanno quasi nulla o
addirittura nulla di noi. Ecco il primo rischio: Porto Alegre ci dà
l'impressione di essere tanti, ma siamo ancora un'!<BR>inezia della storia.
<BR><BR>LA RAPPRESENTATIVITA' </FONT></FONT><FONT color=#505050><FONT
color=#000000><BR></FONT></FONT><FONT color=#505050><FONT color=#000000>Già, chi
rappresentiamo esattamente? Ricordo uno comunicato del Bologna Social Forum alla
vigilia del G8 di Genova che recitava: "..noi ci facciamo carico delle istanze
degli sfruttati e dei poveri della terra..". Davvero? Se c'è una cosa che ho
sempre riscontrato nei miei viaggi nel Terzo Mondo è che le istanze dei poveri
della terra non esistono, perché semplicemente non hanno i mezzi né la "cultura"
per pensarle. La mia esperienza diretta è che nelle piantagioni di caffé della
Tanzania, nelle raffinerie di Lusaka o fra i lustrascarpe di Santo Domingo le
parole sindacato, sicurezza sociale o sfruttamento occidentale lasciano i volti
di chi ti ascolta indifferenti. E' la violenza profonda di secoli di indicibile
miseria che muove le loro mani e che guida i loro desideri: mangiare,
accaparrarsi tutto quello che si può, e domani, se possibile, di più. Punto.
L'immagine del "buon nero" desideroso di un mondo giusto, dignitoso e
sostenibile è una fiction ridicola ad uso e consu!<BR>mo occidentale, e
purtroppo viene spacciata sulle copertine di quasi tutte le pubblicazioni delle
ONG a caccia di fondi. Per noi le multinazionali del petrolio sono mostri, nelle
baracche di Luanda o di Jakarta l'illusione è che la Total e la Exxon Mobil
magari un giorno gli porteranno la luce elettrica, o chissà, forse anche il gas.
A Luanda o a Jakarta pochissimi le contestano (quei pochi li conosciamo bene e
sono degli eroi), e i dati ce lo confermano: la richiesta di energia crescerà
del 40% nei prossimi 15 anni e i tre quarti di quella richiesta verrà dal Terzo
Mondo. Vorranno soprattutto petrolio: nel 1972 le nazioni ricche consumarono il
75% del petrolio prodotto, quelle povere il 25%. Nel 2010, e cioé fra poco, le
percentuali sarànno 50% a 50%. Dal 1970 al 2010 gli Usa registreranno un aumento
di consumo di petrolio del 42%; nello stesso periodo l'aumento di consumi per
Cina e India sarà rispettivamente del 567% e 510%. (1) Vogliono petrolio, ne
hanno una sete infini!<BR>ta e ne hanno diritto. E noi li rappresentiamo? La
nostra "sostenibilità" e le energie alternative sono belle cose, ma quando
finalmente toccherà a loro poter volare per andare in ferie o accendere l'aria
condizionata o inaffiare il giardino o avere l'Airbag nell'auto, mi chiedo se
l'Altro Mondo Costruito sarà in grado di fornigli i mezzi. Porto Alegre ha
risposto a questa domanda? Ma soprattutto quali sono i PREZZI che noi ricchi
dovremmo pagare fin da oggi per garantire in futuro a miliardi di persone i
diritti al nutrimento, alla salute, all'istruzione, alla prosperità? Porto
Alegre ha listato quei PREZZI e li ha comunicati agli 800 milioni di
consumatori-elettori benestanti che poco ci conoscono ma che sanno benissimo ciò
cui NON vogliono rinunciare? <BR><BR>QUANTO COSTA L'ALTRO MONDO IN COSTRUZIONE?
<BR>Vogliamo costruire un mondo trasformando e/o eliminando il WTO, il Fondo
Monetario, la General Dynamics, i Trips, la BigPhrma, la Goldman Sachs, la
Novartis, un mondo senza l'11 di Settembre e senza Intifada, senza Bhopal e
senza Operazione Condor o Plan Colombia, un mondo senza bambini schiavi e senza
più le foto di Salgado a dirci quanto orrore accade ogni giorno, un mondo che
chiude la School of the Americas e dove John Poindexter e il suo Information
Awareness Office non hanno ragione di esistere, un mondo dove Amnesty
International va in pensione, e dove anche le braccianti di Haiti possano aprire
un rubinetto dell'acqua e farsi il bagno prima di coricarsi. <BR><BR>Ma tutto
ciò è gratis per noi? Stiamo coi piedi per terra, e allora agli economisti di
Porto Alegre chiedo: nell'Altro Mondo Costruito quali saranno le RINUNCE AL
CONSUMO che ci toccheranno? e quali nostre ABITUDINI AL CONSUMO dovranno mutare?
Potrò volare Roma-Londra-San Francisco-New York per 1.400 euro (devo finire una
inchiesta e ho un budget limitato)? Quante volte potrò usare l'anticalcare nella
mia doccia? Quante auto a famiglia? La mia tuta da calcetto in puro cotone
pakistano costerà sempre uguale? E la plastica? le tv? i cd? Noi ricchi potremo
ancora spendere 26.000 miliardi all'anno in profumi? Quanto costerà il mio
caffé? Il costo dello smaltimento dei nostri rifiuti sarà sempre lo stesso
quando non potremo più scaricarli in Nigeria? E Internet? <BR><BR>Già, Internet.
Leggo uno scritto di Naomi Klein sul World Social Forum, dove la nota
portabandiera no-logo scrive di una nottata in un camping per giovani a Porto
Alegre, dove un vasto gruppo riunito attorno a un altoparlante ascoltava una
diretta dal World Economic Forum di New York. La voce era quella di una
corrispondente di Indy Media, e arrivava vibrante e inalterata grazie a
Internet. Scrive la Klein: "Per me quello è stato il momento più rappresentativo
dell'intero Forum. Ad un certo punto il server americano si è disconnesso, ma
all'istante un server italiano ci ha soccorsi!" Certamente Naomi Klein si rende
conto che il suo "momento più rappresentativo" si è materializzato per gentile
concessione del controllore mondiale di Rete che è la Internet Society in
Virginia, vale a dire per gentile concessione dei falchi dei Diritti di
Proprietà Intellettuale come Microsoft, come Hewlett Packard o IBM, per gentile
concessione degli impietosi licenziatori come Nortel & Alcate!<BR>l (50.000
lavoratori a casa), come Hitachi (20.000) o come Intel e Lucent (20.000), per
gentile concessione dei vampiri della speculazione finaziaria come la JP Morgan,
e infine per gentile concessione dei venditori di morte come Marconi Corp., come
WorldCom, come Motorola Inc, come la Rand e come la Defense Information Systems
Agency. (2) E allora chiedo: l'entusiasmante tecnologia internet che ha soccorso
Naomi Klein e i giovani di Porto Alegre sarà ancora possibile nell'Altro Mondo
in Costruzione, e cioé in un mondo ripulito dai sopraccitati mascalzoni? Non si
può evadere la risposta. <BR><BR>L'Altro Mondo in Costruzione vorrà essere più
vicino alla natura, ed è un bene. Ma a quali PREZZI? Un piccolo esempio che ha
come protagonista un altro Guru No-Global, José Bové. Il francese denuncia il
sistema di nutrizione dei vitelli: il latte che essi potrebbero naturalmente
bere dalle vacche gli viene sottratto, poi spedito ad alcune industrie,
pastorizzato, decremato, essiccato, e infine ricostituito, impacchettato e
ritrasportato dai vitelli. La UE finanzia questo processo con miliardi per
tenere il prezzo del prodotto industriale inferiore a quello del latte che i
vitelli potrebbero semplicemente succhiare dalle vacche. Aberrante, siamo
d'accordo, ma se vogliamo abolire questo ciclo ci dobbiamo chiedere: a quali
PREZZI? quanti posti di lavoro si perderebbero? quanta economia e quanto indotto
andrebbero perduti? otterremmo il consenso su questo da chi quel PREZZO lo dovrà
pagare? <BR><BR>Insomma, Porto Alegre ha studiato e divulgato i PREZZI in
termini di MEZZI RICHIESTI PER LA FATTIBILITA' + PREZZI & RINUNCE AL CONSUMO
+ OCCUPAZIONE + EQUILIBRI POLITICI + CRESCITA ECONOMICA (sia qui che al Sud) di
ognuno degli otto punti di lotta listati al termine della Dichiarazione Finale
del World Social Forum e dei tanti altri slogan dell'Altro Mondo in Costruzione?
<BR><BR>CE N'E' PER TUTTI? <BR>Il fatto è che il Primo Mondo si sta
metaforicamente svenando per continuare a garantire non solo i margini di
profitto delle multinazionali, ma soprattutto il nostro standard di vita. Porto
Alegre dovrà saper convertire almeno la maggioranza di quegli 800 milioni di
persone il cui benessere oggi più che mai è minacciato da ogni parte. E quelle
persone hanno PAURA. Guardiamo alcui dati. Usa: dal 1973 al 1993 la retribuzione
media è crollata dell'11% - in Virginia, nella culla della New Economy, la lista
d'attesa per un posto al dormitorio è di 70 famiglie al giorno -
l'organizzazione Living Wage è nata per chiedere il salario di sopravvivenza(!)
per milioni di famiglie americane - la povertà infantile oggi è superiore a
quella di 20 anni fa (13 milioni di bambini) e questo è dovuto agli stipendi
stagnanti e all'alto costo della vita. Gran Bretagna: gli ultimi dati sulla
povertà parlano ufficialmente di 1 povero su 4 cittadini, mentre gli esperti
della previdenza integrativa !<BR>hanno già affermato che i fondi pensione
britannici non potranno garantire una sopravvivenza decente a milioni di futuri
pensionati. Giappone: il 3% delle imprese giapponesi si trova oggi a mantenere a
galla l'87% dell'economia al collasso, il debito nazionale è al 130% del PIL, i
consumi sono alla paralisi, la deflazione è in agguato. La Germania ha toccato
il tetto storico di 4 milioni di disoccupati, e oggi assumere in Germania costa
il 40% in più che in Olanda o in GB. E anche la ridente Italia si ritrova con
2.600.000 famiglie ufficialmente povere, mentre la Fiat cala del 10% all'anno
nelle vendite. I fallimenti aziendali sono all'apice, i licenziamenti pure:
Ford, Motorola, Consigna, Fiat, France Telecom, Alcatel, Hitachi, General Motors
e Philips hanno in pochi mesi licenziato un totale di 222.000 lavoratori. Di
fronte alla PAURA che ciò crea in noi, i politici occidentali hanno deciso di
proteggere il nostro standard di vita in una lotta senza esclusione di colpi e
c!<BR>on l'arma del Protezionismo. Alcuni dati: il Protezionismo delle merci
americane voluto da Reagan e Clinton è stato superiore a quello di tutti i
presidenti americani nei passati 50 anni, e l'Occidente finanzia la sua
agricoltura da export (e il reddito dei suoi contadini) con 1 miliardo di
dollari al giorno; il Protezionismo di casa nostra costa al Terzo Mondo il
doppio di quello che gli diamo in aiuto. Ce ne dispiace, ma è in gioco il nostro
standard di vita, e lo reclamiamo senza pietà.(3) Che il Neoliberismo sia una
delle principali cause dei nostri stessi guai economici è possibile, ma il punto
è un altro: Porto Alegre sta dicendo a questi 800 milioni di impauriti e
insicuri, aggrappati alle loro auto, alle vacanze, ai fondi di investimento,
agli abiti alla moda, ai telefonini ecc.. che la soluzione sta in un Altro Mondo
in Costruzione, di cui innanzi tutto non conosciamo il PREZZO, ma che
soprattutto verrà fra quanto? 50 anni? 150 anni? 500 anni? Ma il dentista di
Pari!<BR>gi o il commerciante di Posillipo, la biologa di Madrid o la maestra di
San Diego hanno PAURA oggi, e vogliono oggi soluzioni a breve termine. Cercano
casa, devono curarsi o ripagare i mutui, hanno i figli all'università, e hanno
PAURA, paura di perdere il lavoro, paura dell'immigrazione, del terrorismo, e di
tanto altro. <BR><BR>PORTO ALEGRE E LA NATURA UMANA <BR>Soffermiamoci sulla
PAURA. La giusta idea del mio amico Giorgio Dal Fiume (pres. CTM Altromercato),
e tema in risalto a Porto Alegre, secondo cui la vera prevenzione dei conflitti
sta nella giustizia sociale ed economica globale non tiene conto di una cosa:
che di fronte alla PAURA, la parte meno evoluta della natura umana diventa "di
destra" e chiede a gran voce soluzioni drastiche e rapide a problemi complessi
(che è il classico impianto della mente conservatrice). E' precisamente per
questo che di fronte all'11 Settembre, che di fronte a Richard Reid con
l'esplosivo nelle scarpe, che di fronte allo spaccio magrebino e alla violenza
urbana, che di fronte alle convulsioni dei miliardi di disperati del mondo, il
politico che propone tali semplicistiche soluzioni ottiene ampi consensi.
Berlusconi, Blair e Bush l'hanno capito e in questo sono stati geniali. Porto
Alegre è tutto il contrario. E' moralità, intelligenza, dedizione, elasticità
delle analisi, creatività, e soprattu!<BR>tto un lungo paziente lavoro per
ottenere risultati duraturi a lungo termine. Ma sapremo convincere 800 miliooni
di persone che è meglio la gallina domani piuttosto che l'uovo oggi? E nel
frattempo? Perché anche se magicamente potessimo spegnere oggi stesso i mefitici
motori del Fondo Monetario, del WTO, delle bolle speculative, del Pentagono,
della Commissione Europea e del Neoliberismo, l'abbrivio dell'odio contro di noi
che abbiamo creato al Sud e la corsa dei poveri al materialismo a tutti i costi
durerebbe ancora decenni, e ancora per decenni i benestanti del Nord dovrebbero
fare i conti con i Bin Laden, con i Saddam, con i fanatismi, con le mafie
globali, con tutto quello da cui ci sentiamo minacciati oggi. E la domanda è: in
quei lunghi anni di attesa saprà Porto Alegre tenere vivo il consenso per le
soluzioni intelligenti e a lungo termine? Sappiamo benissimo che oggi, e in
futuro, per ogni Daniel Pearl(4) assassinato dai fanatici migliaia di persone
qui da noi ripre!<BR>cipiteranno nell'ansia e nella vecchia convinzione che il
dialogo non paga. Meglio le bombe. E infatti la notizia della morte di Pearl non
era neppure trapelata che già Thomas Friedman scriveva sul New York Times:
"Abbiamo ascoltato gli europei e abbiamo optato per il Dialogo Costruttivo. I
nemici dell'America hanno sentito in ciò puzza di debolezza, e per questo noi
abbiamo pagato un prezzo enorme... Quale era l'alternativa degli europei?
Aspettare che Uday Hussein, che è ancor più psicopatico di suo padre Saddam,
possegga armi biologiche per colpire Parigi? No, Bush sta dicendo a questi Paesi
e ai loro terroristi: 'Sappiamo cosa state ordendo, ma se credete che staremo ad
aspettare un altro attacco vi sbagliate! Siete dei folli? Incontrate Donald
Rumsfeld, è ancor più folle di voi!' ... L'intenzione di Bush di essere almeno
folle come i nostrie nemici è ciò che di giusto sta facendo." (5) Non è la
cecità di queste parole che conta qui, quello che conta è che riflettono il
!<BR>consenso di milioni di occidentali impauriti, e non solo. Farcela qui sarà
durissima. <BR><BR>E infine il problema forse più insidioso. Si chiama
velocizzazione della vita di tutti noi. E', per il cittadino medio, il
principale ostacolo all'adozione di stili di vita sostenibili, equi e solidali.
I ritmi di crescita economica desiderati ci tolgono il respiro, l'impegno del
lavoro oggi è una spirale in crescita continua. L'economia britannica vola ben
al di sopra della media europea, ma Londra è esente dal rispetto della Direttiva
Europea sul Tempo di Lavoro e molti inglesi stanno a lavorare più di 48 ore alla
settimana. Tony Blair se ne vanta.(6) Ed Campodonico, giovane rampante della New
Economy di Seattle, lavora 84 ore alla settimana, e il suo ex datore, la
Microsoft, lo portava come modello. (7) Stiamone certi, questo è il futuro dei
nostri giovani, ma anche il presente non ci lascia spazi. Il fatto è che per
aderire al progetto di Costruire un Altro Mondo bisogna 1) informarsi 2)
dibatterne 3) partecipare 4) farsi carico dei PREZZI e tanto altro. Le giornate
dell!<BR>a nostra virta sono fatte di 24 ore; se togliamo il lavoro, il sonno,
il mangiare, e la fatica di vivere di ciascuno di noi, non rimane più nulla,
anzi, già non è rimasto più nulla a metà strada di questo calcolo. Come faremo a
comunicare con persone che non hanno lo spazio di vita per ascoltarci? Porto
Alegre ha affrontato questo tema? <BR><BR>Concludo. Sulla via per Costruire un
Altro Mondo abbiamo dunque ostacoli immensi, forse insormontabili. Dobbiamo
rispondere a tante domande (quelle sopraccitate sono solo alcune) e non ho visto
le nostre risposte divulgate alla gente. La speranza di un Altro Mondo è forse
fallimentare in partenza, forse oggi è troppo tardi per fermare la macchina
neoliberista. Ma una certezza io l'ho: se permetteremo all'energia gioiosa di
Porto Alegre di offuscare la tremenda difficoltà del cammino, ai primi passi
sdrucciolevoli migliaia di noi crolleranno sgonfi come palloni bucati. E'
successo in passato a tanti movimenti pieni di ideali. Il realismo, e una serie
di risposte precise per quei cinque miliardi e passa che ci ignorano, sono
l'unica microscopica speranza che abbiamo. <BR><BR>* Paolo Barnard è giornalista
di Report, Raitre <BR><BR>Note al testo <BR><BR>(1) Alan Schriesheim, PhD,
Argonne National Laboratory, 11/1997. <BR><BR>(2) The Federation of American
Scientists, Arms Sales Monitoring, 02-2002. <BR><BR>(3) Kevin Phillips, The
Politics of Rich and Poor - Homeless Oversight Committee - NCCP, Columbia Univ.-
Maria Scott, The Observer, 2002 - ISTAT - HSBC - Guardian Special Reports - IMF
World Economic Outlook 2001 - UNDP. <BR><BR>(4) Giornalista del Wall Street
Journal assasinato nel feb. 2002 da un gruppo di rapitori pakistani. <BR><BR>(5)
Thomas Friedman, NYT 16/02/2002 <BR><BR>(6) George Monbiot, The Guardian 02/2002
<BR><BR>(7) Report, E-conomy, 10/2000
</FONT><BR></FONT><EM>_____________________________________________________________________________________________________</EM>
</P></DIV>
<DIV align=justify>
<P><SPAN class=titolo1><STRONG><FONT size=3>2.
</FONT></STRONG></SPAN></SPAN><FONT face=Verdana><FONT size=3><FONT
face=Arial><SPAN class=titolo3><STRONG><SPAN class=titolo3>LE PAROLE
RITROVATE</SPAN></STRONG><FONT face=Verdana size=1>&nbsp; <FONT face=Arial><FONT
size=2>Rossana Rossanda<SPAN class=firma> (il Manifesto 28&nbsp;febbraio <A
href="http://www.ilmanifesto.it">www.ilmanifesto.it</A>)</SPAN></FONT></FONT></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></P>
<P><FONT face=Verdana><FONT size=3><FONT face=Arial><SPAN class=titolo3><FONT
face=Verdana size=1><FONT face=Arial><FONT size=2><SPAN
class=firma></SPAN></FONT></FONT></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT><FONT
face=Verdana><FONT size=2><FONT size=2><SPAN class=testo1><FONT size=2><FONT
face=Arial>Chi ha paura delle voci che da Firenze a Roma al Palavobis stanno
rudemente interpellando l'Ulivo e i Ds? Semmai arrivano tardi, hanno taciuto
fino al 13 maggio e poi hanno aspettato dai loro leader una spiegazione e una
correzione di rotta. Non hanno avuto né l'una né l'altra. Ulivo e Ds hanno
riconfermato la linea perdente, rimproverando i loro seguaci di non averla
capita abbastanza. E hanno riproposto la rincorsa verso un centro - che resta
indefinito ma se prende figura è quella del moderno imprenditore invece che del
premoderno lavoratore - e per catturarlo hanno preso le distanze da tutto quel
che imprenditore non è - i no-global, i pacifisti, la Cgil.<BR>Sicché siamo il
solo paese d'Europa nelle cui Camere non c'è cultura né sfumatura della destra
che non sia rappresentata, mentre i movimenti e le culture che si collocano a
sinistra non hanno più una rappresentanza in cui riconoscersi. Alcune di esse
non le cercano, perché si vogliono radicate soltanto nel sociale, ma anch'esse
danno per implicito che nel paese ci sia un orizzonte democratico che non ne
metta a rischio, come già è accaduto a Genova, la stessa possibilità di
esprimersi. Quanto alle folle inorganizzate di Milano, Firenze o Roma, la
rappresentanza pensavano di averla e in questa persuasione avevano ingoiato, più
o meno di buon grado, tre guerre in dieci anni nonché l'idea che gli Stati uniti
sono ormai il fine e la fine della storia. Non si tratta di politici di
professione né adorano fare i militanti, pensavano che certe garanzie
democratiche furono acquisite ed erano semmai inclini a dare una delega, anzi un
<I>blindtrust</I> all'Ulivo e ai suoi soci. Forse tacerebbero ancora se il
centro-destra avesse la faccia di Kohl o anche solo di Aznar: si tratterebbe di
un'alternanza, che sarà mai.<BR>Ma si trovano davanti le facce di Berlusconi e
di Bossi e di Fini, accendono la tv e sentono Schifani, che gli annunciano senza
perifrasi la demolizione di tutto quel che è stata l'Italia repubblicana. Altro
che paese normale: qui si dichiara con iattanza che la legge non può essere
uguale per tutti, che non ha da esserci separazione fra potere economico e
potere politico, che la magistratura va sottoposta a un ministro, che scuola e
sanità vanno consegnate in buona parte ai privati e che in ogni caso la
minoranza va ridotta al silenzio fra un'elezione e l'altra. Neanche il più
monocolore dei monocolori democristiani aveva parlato questo linguaggio, e per
la verità in Europa non lo parla nessun altro.<BR>E' questo che ha fatto alzare
la voce a gente che non ama prenderla fuori delle sue competenze, che non è per
niente estremista, che non è antipartito, che è stata tirata per i capelli a
contestare il partito proprio, che esige soltanto una rappresentanza decente.
Rifondazione non se ne interessa, i leader ds la prendono come si prende la
pioggia, la minoranza ds non si risolve a presentarsi come un'alternativa - ieri
Berlinguer spiegava su <I>l'Unità</I> quanto sia migliorato Piero Fassino. Altri
fanno capire che in questo momento criticare l'Ulivo è da irresponsabili. E così
il governo può attaccare chi protesta accusarlo di eversione e lo fa senza
vergogna.<BR>Non è una bella situazione. Il paese ufficiale si divide fra le
urla del governo e l'afonia dell'opposizione, mentre la società che ha ripreso
la parola, anzi le parole, non ha luoghi - non di mediazione, termine
discutibile - ma di unificazione alta del conflitto. Quella che avevano dato
nell'abominato Novecento la cultura e la pratica del movimento operaio. Così non
è più bonaccia, ed era ora, ma non è ancora una rinascita. Coloro che ci
governano lo sanno, meglio darsi una mossa prima che ne facciano di altre
loro.</FONT> </P>
<P></FONT></SPAN></P>
<P></FONT></FONT></FONT><EM>_____________________________________________________________________________________________________</EM></P>
<DIV>
<P><SPAN><FONT size=5><FONT size=3><STRONG>3. </STRONG><SPAN
class=titolo3><STRONG>POSTA & PROPOSTA </STRONG><FONT size=2>(il Manifesto 6
Marzo <A
href="http://www.ilmanifesto.it">www.ilmanifesto.it</A>)</FONT></SPAN></FONT></FONT></SPAN></P><SPAN
class=testo1>
<P><FONT size=2><EM>Le riserve di Rifondazione </EM>
<P><EM>Sono un lettore del vostro giornale e non sono un militante di Rc. Vi
scrivo in riferimento all'editoriale di Rossana Rossanda di giovedì scorso dal
titolo: "Le parole ritrovate". Prendendo spunto dalla critica che la Rossanda ha
rivolto a Rc di disinteressamento nei confronti di quel popolo che ha "ritrovato
le parole", sento il bisogno di spezzare una lancia a favore di Rc. Io vivo a
Roma, però per quello che ho visto, e udito al Palavobis nella trasmissione di
Santoro, a me, onestamente, sembra decisamente il contrario di quello che la
Rossanda ha scritto. Abbiamo assistito, per l'ennesima volta, al tentativo, tra
l'altro miope, oltre che infamante, di scaricare la responsabilità dell'attuale
governo delle destre, sulle spalle di Rc, impedendo il più elementare diritto di
replica, unendosi così al coro di qualche regista italiano (che sarebbe più
saggio se continuasse a fare il buon cinema, invece di sfruttare il potere della
sua immagine, per sputare sentenze sui mali della sinistra). Quello che emerge
da "quelli del girotondo" è, a mio modesto parere, il voler creare dei capri
espiatori, identificando in questo o quell'altro leader e in questo o
quell'altro partito la responsabilità del malessere profondo che pervade la
sinistra italiana e non. IIludendosi di risolvere il tutto cambiando la
leadership politica, e invitando a "dire qualcosa di sinistra" invece di fare
qualcosa di sinistra. Ma, se mi è consentito chiedere, dove stavano lorsignori,
quando i loro leader scivolavano sempre più verso il centro? Quando si
sporcavano di scelte impopolari durante il loro governo e non, di intervenire al
fianco della Nato in Kossovo, di avviare il processo di precarizzazione del
lavoro, giustificato come processo di modernizzazione, di avvio dei processi di
privatizzazione della Rai, che adesso difendono a spada tratta, della scuola,
delle ferrovie, della sanità, delle cariche della polizia durante la
manifestazione dei no global a Napoli. Dove era questo popolo di benpensanti,
che solo ora si erge a paladino delle libertà democratiche, quando noi subivamo
la feroce repressione della polizia a Genova? Quando i loro leader appoggiavano
l'intervento militare in Afganistan? Come si può chiedere a Rc di aderire a
delle manifestazioni in nome di una difesa generica della magistratura o di una
"libertà dell'informazione", senza una piattaforma chiara? Per tutti questi
motivi, e per tanti altri ancora che noi tutti conosciamo bene, ritengo
infondate le accuse di settarismo rivolte a Rc, che ha avuto, semmai il merito
di restare dalla parte di chi crede veramente nella necessità di una svolta a
sinistra. E come si diceva una volta, saluti comunisti. </EM><EM>Giorgio
Casiello, Ostia (Rm) </EM></FONT></SPAN><BR></TXT></P><SPAN class=testo1>
<P><FONT size=2><EM>Giorgio Casiello ci obietta: perché rimproverate a
Rifondazione di trascurare il popolo dei girotondi, del Palavobis o di San
Giovanni? Perché dobbiamo partecipare a manifestazioni che non corrispondono se
non parzialmente alla nostra identità e piattaforma? Perché dare fiducia a
coloro che oggi protestano con l'Ulivo, ma non hanno fatto parola sulla
guerra?<BR>Rispondiamo in breve: le riserve all'inizio del congresso della Cgil,
ai "girotondo" e al Palavobis sono venute da alcuni leaders di Rc o dal suo
giornale, e successivamente sono state temperate o sono ancora discusse. Con
tutto il rispetto per Rc, pensiamo che una sinistra radicale non deve mai temere
che un popolo, una gente, dei gruppi scendano in piazza a dire "basta" o a
Berlusconi o a scelte sciagurate; se non lo hanno fatto prima, è bene che lo
facciano oggi; se non lo fanno gli addetti al lavoro politico, è bene che lo
facciano i cittadini che hanno dato una delega e ora ne chiedono conto; se uno o
più di essi ci mette anche il suo nome e il suo prestigio, tanto meglio. O non
ci interessa che si allarghi il fronte contro un regime, che non sarà fascista,
ma certo un regime è? Non sarà la sola sinistra radicale a batterlo, e non le
faremo l'offesa di credere che un cattivo governo centrista o un regime siano da
essa considerate la stessa cosa. Non disprezzeremmo chi non è coerentemente con
Rc, o spera di correggere l'Ulivo: l'importante è che lo voglia correggere. O
deve prima battersi il petto e passare in viale del Policlinico? E' D'Alema a
pensare che siano di destra due terzi dell'Italia, ed è questo che lo ha spinto
a una politica sempre più moderata. Non può pensarlo Rc, , tanto più che non è
vero, mentre Rc si deve chiedere perché soltanto un cinque per cento del paese
la segua e la voti. Forse qualche difetto, quantomeno di comunicazione,
c'è.<BR></EM></FONT></SPAN><EM>_______________________________________________________________________________________________</EM><BR><FONT
face=Verdana><BR></FONT><FONT size=3><SPAN class=titolo3><STRONG>4. REPORT
PUNTATA DEL 7 MARZO 2002 ORE 20:50&nbsp; RAITRE </STRONG><FONT
size=2><STRONG>(MARGHERA E MUCCA PAZZA </STRONG><A
href="http://www.report.rai.it">www.report.rai.it</A>
<STRONG>)</STRONG></FONT></SPAN></FONT></P>
<P><SPAN class=titolo3></SPAN><SPAN class=titolo3><FONT size=3><STRONG>Verita' e
Giustizia</STRONG></FONT> di Milena Gabanelli</SPAN></P>
<P><FONT size=3><SPAN class=titolo3><FONT size=1><FONT size=2>Il 2 novembre del
2001 si è chiuso un processo penale unico al mondo.<BR>Per la prima volta veniva
chiesta la condanna per omicidio colposo e strage colposa all'intero staff
dirigenziale di Montedison Montefibre Enimont Enichem. <BR>Nel milione di pagine
scritte in 3 anni di processo, dalle prove raccolte dal Pubblico Ministero, il
petrolchimico di Porto Marghera ha ucciso 160 persone e provocato la malattia di
altre 103. Poi l'avvelenamento permanente dei canali della laguna.<BR>Il
Tribunale ha assolto tutti.<BR>Ad aprile dello stesso anno il petrolchimico di
Mantova e una buona parte degli stessi dirigenti Montedison di Marghera sono
indagati dalla procura. C'è da render conto delle 100 tonnellate di mercurio
finite nel Mincio, dei 25 morti per una forma di tumore al fegato rarissima,
legata ad esposizione di tricolorofenolo (come la diossina di Seveso) e 170
morti di leucemia per probabile esposizione al benzene.<BR>A luglio la procura
di Ferrara apre un fascicolo relativo alla Solvay. Si indaga sui 43 morti da
esposizione al cloruro di vinile (lo stesso di Marghera) e sull'inquinamento
della falda.<BR>Sulla base di cosa lo Stato ha chiesto o chiederà (se lo
chiederà) la condanna di questi colossi dell'industria chimica? L'arma del
delitto non c'è, ci sono le perizie. Quelle dell'accusa e quelle della difesa. I
periti del pubblico sono pagati 1.000 euro, là dove il privato paga 20.000 euro.
</FONT></FONT></SPAN></FONT></P><FONT size=3><SPAN class=titolo3><FONT
size=1><FONT size=2></FONT></FONT></SPAN></FONT></DIV><FONT size=3><SPAN
class=titolo3><FONT size=1></FONT></SPAN></FONT></DIV><FONT size=3><SPAN
class=titolo3><FONT size=1></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></DIV><FONT
size=2><FONT size=2><FONT size=3><SPAN class=titolo3><FONT
size=1></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><FONT size=2><FONT size=3><SPAN class=titolo3><FONT
size=1><FONT size=2><FONT size=3><STRONG>Piu' pazza che mai</STRONG></FONT>
(aggiornamento Mucca Pazza) di Sabrina
Giannini</FONT></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></DIV><FONT size=2><FONT
size=2><FONT size=3><SPAN class=titolo3><FONT
size=1></FONT></SPAN></FONT></FONT></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><FONT face=Arial size=2><FONT size=2><FONT
size=3><SPAN class=titolo3><FONT size=1>
<P align=justify><FONT face=Verdana size=2><FONT face=Arial>La storia della BSE
in Italia è costellata di provvedimenti attuati dal Ministero della Sanità (oggi
della salute) che hanno di fatto agevolato gli interessi di alcune lobbies
(della carne destinate al largo consumo, dei mangimifici e dei produttori di
farine di carne). <BR>Infatti l'Italia ha tardato a prendere le misure di
precauzione. La tutela per la nostra salute e' imposta dalla UE e non dal nostro
Ministero della Salute, a partire dall'inizio della crisi BSE. <BR>Si ripercorre
la storia del primo caso di mucca pazza (13 gennaio 2001, Pontevico), vicenda
che rimane poco chiara. Davvero la vacca 103 veniva da Pontevico? Stranamente
venne negato ai proprietari l'esame del DNA.<BR>Inoltre: chi ha pagato i costi
della crisi BSE? E chi ci sta guadagnando (anzi speculando)?</FONT>
</FONT><TR><TD></TD><TD colSpan="2"><IMG height=1
src="http://www.report.rai.it/images/home/top/riga_blu.gif" width=60
border=0></TD></TR><BR></P></FONT></SPAN></FONT>
<DIV align=justify>&nbsp;</DIV>
<DIV align=justify><FONT
size=2><EM>_____________________________________________________________________________________________________</EM></DIV>
<P align=left><FONT size=3><STRONG>5. INIZIATIVE ( PER LA PALESTINA E PER
L'INFORMAZIONE <A href="http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html"><FONT
size=2>http://www.peacelink.it/appuntam/calendario.html</FONT></A><FONT
size=3>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;</FONT></STRONG></FONT><FONT
size=3><STRONG><STRONG><A href="http://www.societacivile.it/"><FONT
size=2>http://www.societacivile.it/</FONT></A></STRONG>&nbsp;)</STRONG></FONT></P><STRONG><FONT
size=3></FONT></STRONG><FONT size=3><FONT size=2></FONT>
<P align=justify><BR><STRONG>SABATO 9 MARZO 2002 <BR>MANIFESTAZIONE NAZIONALE
"VITA, PACE, TERRA E LIBERTA PER IL POPOLO PALESTINESE" - <BR></STRONG>ore
15.00, p.za Esedra - Roma <BR><BR>Per partecipare da Milano è stato organizzato
un treno, con partenza alle ore 7.00 del sabato dalla Stazione Centrale
<BR>(costo circa 20/25 &#8364;) con rientro nella notte tra sabato e domenica
<BR><BR>info: 025453986; 0226116444; 3334618043; 3498503555 </P>
<P align=justify>GUERRE&PACE <BR>via Pichi 1, Milano - tel 028942081
<BR>guerrepace@??? <BR><BR><BR><BR><STRONG>VENERDI 8 MARZO ORE 17,30
PIAZZA SAN <BR>BABILA MILANO PRESIDIO DI COMUNICAZIONE <BR>MOSTRIAMO I SIMBOLI
DEL CONFLITTO <BR>IN PALESTINA <BR>"..E SE CI FOSSE UN CHECK POINT NELLA NOSTRA
CITTA'?"</STRONG> <BR><BR>Organizzano Ass.YA Basta, Salaam Milano, Action for
Peace e altre associazioni </FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3></FONT>&nbsp;</P>
<P align=justify><STRONG><FONT
size=3>*********************************************</FONT></STRONG></P>
<P align=justify></FONT></FONT></FONT><FONT size=2><FONT size=2><FONT
size=2><FONT size=2><FONT face=Arial><STRONG><FONT color=#0000ff size=6>Per la
democrazia<BR><BR></FONT></STRONG>Noi cittadini siamo di nuovo protagonisti
della politica. Siamo tornati a difendere i principi fondamentali della
democrazia, messi in pericolo da Berlusconi, che attacca la magistratura, occupa
la Rai, vara una legge-truffa per il suo conflitto d'interessi. Dopo i <FONT
color=#0000ff>girotondi</FONT> di Milano e Roma, dopo il grande successo del
<FONT color=#0000ff>Palavobis</FONT>, il prossimo appuntamento è per
<BR>domenica 10 marzo 2002, ore 11.<BR><B><FONT color=#ff0000><BR><FONT
size=4>Girotondo per la Democrazia</FONT></FONT></B><BR><FONT
color=#0000ff><B>intorno alle sedi della Rai</B><BR>contro la &#8220;appropriazione
indebita&#8221; della tv pubblica <BR>da parte di Berlusconi<BR></FONT><BR>ROMA, viale
Mazzini 14<BR>MILANO, corso Sempione 27&nbsp; <BR>BOLOGNA, viale della Fiera
13<BR>CAGLIARI, viale Bonaria 124 &nbsp;<BR>FIRENZE, via De Gasperi
1&nbsp;<BR>NAPOLI, via Marconi 11&nbsp;<BR>PALERMO, viale Strasburgo
19<BR>TORINO, via Verdi 16<BR>VENEZIA, Palazzo Babia, San
Geremia<BR><BR>Chiunque volesse organizzare allegri girotondi intorno alle
rimanenti sedi Rai di<BR>ANCONA, AOSTA, BARI, BOLZANO, CAMPOBASSO, COSENZA,
GENOVA, PERUGIA, PESCARA, POTENZA, TRENTO, TRIESTE &nbsp;<BR>può mettersi in
contatto con<BR><BR><A
href="mailto:permanoperlademocrazia@hotmail.com">permanoperlademocrazia@???</A><BR><A
href="mailto:girotondiaroma@hotmail.com">girotondiaroma@???</A>
<BR><BR>L&#8217;iniziativa, come quelle di sabato 26 gennaio e di domenica 17 febbraio
intorno ai palazzi di Giustizia di Milano e di Roma, è volta a testimoniare la
necessità di tutelare idealmente e fisicamente i<FONT color=#ff0000> diritti
costituzionali</FONT>, simbolicamente rappresentati da alcuni edifici. <BR>La
scelta di &#8220;abbracciare&#8221; le sedi Rai di diverse città italiane è motivata
dall&#8217;anomalia, tutta italiana, di un conflitto di interessi tuttora irrisolto
che costituisce un pericolo per la pluralità dell&#8217;informazione. <BR>Vogliamo
difendere un servizio pubblico, un&#8217;informazione radiotelevisiva libera e quindi
pluralistica. <BR>Tutti i cittadini, indipendentemente dal loro schieramento
politico, sono invitati a prendere parte al
girotondo.</FONT></FONT></FONT></FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT size=2><FONT size=2><FONT size=2><FONT size=2><FONT
face=Arial><EM>____________________________________________________________________________________________________</EM></FONT></P>
<DIV>
<DIV align=justify>
<DIV>
<DIV align=justify><FONT face=Arial></FONT>&nbsp;</DIV>
<DIV align=justify>
<DIV><FONT face=Arial><FONT size=1>Con queste e-mail vorrei segnalarvi notizie,
recensioni, incontri e<BR>iniziative su temi come la globalizzazione economica e
culturale,<BR>l'attivita' delle associazioni di solidarieta' e cosi
via.<BR>L'idea e' che possano essere utili per creare una rete di
informazione<BR>alternativa e spontanea che raggiunga sempre più persone e possa
contare<BR>sull'aiuto di tutti.<BR>Chi volesse contribuire (con altre
segnalazioni, commenti,"offerte in<BR>denaro", ".......scambi in natura", tacchi
, dadi & datteri) e' ben accetto.<BR>Chi non volesse piu' essere importunato
me lo faccia sapere: verra'
subito<BR>cancellato.<BR>Grazie</FONT><BR></FONT></DIV></DIV></DIV>
<P><FONT
face=Arial></FONT></FONT></P></DIV></DIV></FONT></FONT></FONT></FONT></DIV>
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