[Forumumbri] PATTO DI LAVORO FORI SOCIALI ITALIANI

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Autor: Ornella Sticchi
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Asunto: [Forumumbri] PATTO DI LAVORO FORI SOCIALI ITALIANI
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QUESTA E' LA VERSIONE FINALE E APPROVATA A BOLOGNA, DA CARTA.ORG


Contro la guerra e il liberismo, per una nuova civilt=E0 solidale

=A0 =20
1. Il nostro patto ha origine a Porto Alegre, spazio aperto e plurale di
incontri e riflessioni, di formulazione di proposte e scambio di esperienze=
,
per permettere ai movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e alla
dominazione del mondo da parte del capitale, di costruire un'altra idea di
mondo possibile, fondata innanzitutto sul protagonismo diretto degli uomini
e delle donne. Ci riconosciamo nella dichiarazione dei movimenti sociali ch=
e
insieme abbiamo sottoscritto a Porto Alegre a conclusione del secondo Forum
sociale mondiale, in particolare nelle due discriminanti fondamentali l=E0
fissate: contro il liberismo e contro la guerra.

2. Ci rivolgiamo a quelli e quelle di Genova, uomini e donne convinte
dell'illegittimit=E0 di un governo oligarchico del mondo, le cui politiche
neoliberiste generano povert=E0, disoccupazione, devastazione ambientale.
Siamo uomini e donne, sindacati e Ong, associazioni e movimenti sociali,
lavoratori e disoccupati, contadini e studenti, intellettuali e
ambientalisti, cittadini e cittadine, impegnati a costruire una grande
alleanza per creare una societ=E0 nuova, contraria alla logica selvaggia del
mercato e del denaro, fondata sul valore della vita umana, centrata sul
primato della persona, dei bisogni e del benessere collettivo.

3. Veniamo da Assisi e poi di Roma, oppositori irriducibili, senza "se" e
senza "ma", della guerra economica, sociale e militare, strumento
privilegiato delle politiche dei potenti della Terra con l'obiettivo di
asservire il pianeta ai propri interessi politici, economici e culturali. U=
n
dominio oppressivo che semina odio, xenofobia, violenza sulle donne e sui
pi=F9 deboli in generale e che costringe interi popoli a vivere nella miseria
e nella disperazione. I fatti dell'11 settembre hanno segnato una nuova
svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che abbiamo condannato
assolutamente, cos=EC come condanniamo tutti gli attacchi contro i civili in
altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno
lanciato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al
terrorismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici=
.
La guerra contro l'Afghanistan, nella quale sono stati usati metodi
terroristici, si sta espandendo ad altri fronti e non rappresenta che
l'inizio di una guerra globale permanente per consolidare il dominio del
governo degli Usa e dei suoi alleati. Questa guerra rivela la faccia brutal=
e
e inaccettabile del liberismo, la nostra opposizione ad essa =E8 un elemento
costitutivo della nostra azione.

4. Perseguiamo un mondo che bandisca la violenza come strumento di lotta
politica. Le nostre sole discriminanti sono il ripudio della guerra, il
rifiuto del razzismo, del fascismo e del sessismo. Non riconosciamo
discriminazioni religiose, n=E9 culturali, cos=EC come siamo avversi e avverse =
a
ogni forma di totalitarismo. Al nostro interno convivono riferimenti e
pratiche differenti: la non violenza, la disobbedienza civile e sociale, il
pacifismo, lo sciopero, le manifestazioni di piazza, sono per noi forme di
lotta assolutamente compatibili tra loro.

5. Siamo avversari irriducibili di qualsiasi forma di terrorismo, sia che
provenga da Stati che da gruppi politici. Siamo altres=EC consapevoli che in
nome della lotta al terrorismo si limitano i diritti civili e le libert=E0
democratiche, si criminalizzano intere lotte popolari, come quella dei
curdi, dei palestinesi o dei colombiani, legittimate invece dallo stato di
oppressione, di violenza e di sterminio cui sono sottoposte, si approntano
strumenti repressivi e autoritari per sgretolare le lotte sociali. Mentre i=
l
terrorismo =E8 rivolto contro di noi, contro il nostro desiderio e la nostra
possiblit=E0 di costruire un mondo migliore, la lotta contro di esso,
attraverso l'estensione della guerra, in realt=E0 lo alimenta e si rivela com=
e
il suo migliore alleato.

6. Ci battiamo per politiche e per societ=E0 in cui non domini il potere dell=
e
multinazionali, l'asservimento dei bisogni sociali agli imperativi del
profitto e la sovranit=E0 degli stati e dei popoli ai comandamenti delle
grandi istituzioni sovranazionali (Fmi, Omc, Banca mondiale). La
globalizzazione capitalistica di cui queste istituzioni risultano attori e
promotori si pone in netto contrasto con i valori da noi accettati. Questa
globalizzazione non ci appartiene e per questo la rifiutiamo. Al contrario,
ci battiamo per una globalizzazione solidale, dal basso, rispettosa dei
diritti e delle culture degli uomini e delle donne, dei cittadini e dei
lavoratori, dei popoli e dell'ambiente.

7. Siamo contro la globalizzazione che nega all'infanzia i diritti del
gioco, dell'istruzione, della salute, della gioia, obbligando milioni di
minori a lavorare, a fare la guerra, a morire sulle mine, a morire di inedi=
a
e malattie, a prostituirsi. Bambini considerati come merce, usati come mera
risorsa economica e non rispettati quale componente essenziale per la
costruzione di un mondo migliore che =E8 gi=E0 da ora pi=F9 loro che nostro.

8. La globalizzazione rafforza un sistema sessista e patriarcale che
favorisce l'esclusione politica e sociale delle donne, negando loro
un'identit=E0 culturale, rendendole sempre pi=F9 povere, alimentando la violenz=
a
contro di loro. Promuovendo la privatizzazione della salute, dell'educazion=
e
e dei servizi sociali, carica sulla famiglia, e soprattutto sulle donne,
lavoro invisibile che dovrebbe ovunque essere assunto dagli Stati. Questo
fenomeno fa che si limiti per loro l'accesso all'educazione, agli strumenti=
,
ai tempi e agli spazi per rappresentarsi e per partecipare alla vita social=
e
e politica. Il rispetto dei diritti, dei bisogni e della libert=E0 delle donn=
e
costituisce una dimensione centrale del nostro agire: senza di questo, un
altro mondo non sar=E0 mai possibile.

9. Non siamo e non vogliamo essere un partito politico. Il nostro fine, al
contrario, =E8 quello di salvaguardare le nostre differenti identit=E0 e i
nostri specifici obiettivi. Allo stesso tempo pensiamo di poter costruire u=
n
percorso comune, fatto di riflessioni e di analisi, di lotte e di iniziativ=
e
rivolte al mondo esterno a noi. Non intendiamo essere autoreferenziali:
crediamo invece che fuori dalle nostre associazioni, dai nostri forum, dagl=
i
ambiti politici e sociali in cui ci riconosciamo, esistano innumerevoli
altre esperienze o individualit=E0 che possono essere coinvolte nel progetto
di una globalizzazione solidale. E' questo lo scopo principale della nostra
impresa collettiva.

10. Affermiamo il principio della democrazia partecipata, secondo il quale
le decisioni non sono prese da pochi tecnocrati, ma richiedono invece il
coinvolgimento attivo dei cittadini, dei lavoratori, dei popoli alle grandi
decisioni collettive. Ci riferiamo ai principi della democrazia diretta e
vogliamo approfondire ed estendere l'esperienza di Porto Alegre. Per queste
ragioni la democrazia costituisce il fondamento del nostro lavoro
collettivo: ci basiamo sul metodo del consenso per valorizzare quello che c=
i
unisce e relativizzare quel che ci divide; crediamo nella pari dignit=E0 tra
organismi a carattere nazionale e/o verticale e strutture orizzontali, che
si formano dal "basso"; in questo senso il ruolo e il peso delle
associazioni nazionali, dei social forum, delle soggettivit=E0 organizzate
hanno per noi pari valore. Rifiutiamo la personalizzazione della politica e
crediamo in un metodo di decisionalit=E0 collettivo e partecipato.

11. Abbiamo principi comuni, ma anche obiettivi comuni.

a) Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l'Organizzazione
mondiale del commercio, la Nato, mirano a costituire la struttura di un
potere transnazionale che sovrasta i diritti delle persone, dei popoli,
delle nazioni. Noi non ne riconosciamo la legittimit=E0. Ci battiamo invece
per l'istituzione di organismi internazionali democratici, la cui
legittimit=E0 risieda non solo sui governi, ma anche sulla partecipazione
attiva della societ=E0.

b) Riteniamo illegittimo il debito pubblico internazionale dei paesi del
Sud, che, funzionando da strumento di dominio, priva i popoli dei loro
diritti fondamentali, alimenta l'usura internazionale, impone a paesi del
Sud piani di aggiustamento strutturale che li costringe a produrre per
l'export, a tagliare le spese sociali, ridurre l'occupazione, aumentando la
povert=E0. Ne esigiamo l'annullamento incondizionato unitamente alla
riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici maturati dai paesi
ricchi verso quelli poveri.

c) Avversiamo la speculazione finanziaria e lo strapotere dei mercati
finanziari. Per questo chiediamo la soppressione dei paradisi fiscali, la
tassazione delle transazioni finanziarie e l'assoggettamento delle
multinazionali alle leggi dei singoli stati. L'introduzione della Tobin tax
rappresenterebbe un utile passo avanti in questa direzione.

d) Ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali e de=
i
beni pubblici. L'energia, l'acqua, le foreste, la salute, i trasporti,
l'istruzione, la comunicazione, la cultura, il sapere sono beni inalienabil=
i
che non possono essere ridotti a merce. Crediamo in uno spazio pubblico
completamente rinnovato in cui, attraverso la democrazia diretta e
partecipativa, siano i diretti interessati a decidere sulle grandi
questioni. Lottiamo per l'ampliamento dei servizi sociali e per l'estension=
e
dei diritti sociali globali (istruzine e sanit=E0 gratuiti, acqua, casa, ecc.=
)
di servizi pubblici universali anche a paesi e popoli che non hanno mai
beneficiato di alcun "stato sociale".

e) Ci battiamo per un consumo critico e responsabile, equo e solidale, che
favorisca la produzione rispettosa dell'ambiente e dei diritti delle
persone. Consideriamo il consumismo un disvalore psicologico, etico e
ambientale. Ci impegniamo, inoltre, nel boicottaggio di quelle imprese che
non garantiscono il rispetto dei diritti sindacali e civili dei lavoratori,
il rispetto dell'ecosistema e delle differenti culture. Crediamo che il
Prodotto interno lordo costituisca uno strumento assolutamente inadeguato a
misurare il livello di sviluppo di un paese e proponiamo di sostituirlo a
tale scopo con un indice apposito che, introducendo specifici rivelatori
ambientali, sociali e culturali determinerebbe un impegno virtuoso per il
miglioramento del benessere collettivo.

f) La terra =E8 un bene collettivo indisponibile e inaleniabile. Il suo
sfruttamento in nome del profitto, provocando la concentrazione della
produzione nelle mani delle multinazionali e asservendo intere produzioni
nazionali al dominio oligarchico del mercato mondiale, costituisce un
"crimine contro l'umanit=E0". Chiediamo una equa redistribuzione delle risors=
e
della terra: le sementi e il materiale genetico sono di propriet=E0
dell'umanit=E0. Ci battiamo per la sovranit=E0 alimentare dei popoli nei
confronti degli interessi del commercio internazionale. Esigiamo
l'abolizione dei prodotti transgenici e della concessione dei brevetti sull=
a
vita. Il rispetto dell'ambiente, della salute, del lavoro, costituiscono un
imperativo di qualsiasi scelta politica ed economica.

g) Le condizioni di assoluta miseria, la mancanza di acqua potabile e di
cibo, in cui vivono miliardi di uomini e donne, dipendono anche da quei
fenomeni climatici che vanno sotto il nome di "effetto serra"- crescita
della temperatura, innalzamento del livello dei mari, progressivo
scioglimento dei ghiacciai, avanzata dei deserti e delle zone aride - che,
provocati dal mondo industrializzato, nel giro di un secolo potrebbero
rendere letteralmente invivibili molte regioni della Terra. Esiste un
crudele legame a doppio filo che vincola i mutamenti climatici al
sottosviluppo: gli effetti dell'aumento dell'effetto serra rendono infatti =
i
poveri sempre pi=F9 poveri e, al tempo stesso, il sottosviluppo amplifica ed
aggrava molti problemi ambientali, compresi quelli che influiscono sul
clima, anche perch=E8 spesso le lavorazioni pi=F9 pericolose e dannose vengono
trasferite nei paesi pi=F9 poveri. Non ci sono problemi ambientali che possan=
o
essere affrontati e risolti senza il coinvolgimento e la partecipazione
democratica, senza sviluppare nuove forme di cittadinanza attiva.

h) La globalizzazione liberista produce miseria, odio, morte. Per imporsi a
popolazioni intere ha bisogno della spada costituita dalla corsa agli
armamenti, dall'aumento delle spese militari, dal rafforzamento e dal
rinnovamento delle alleanze militari, dal potenziamento degli apparati
polizieschi. Noi chiediamo lo scioglimento di queste strutture e di questi
apparati perch=E9 rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione
dei conflitti ed esigiamo la fine della repressione e della
criminalizzazione della protesta sociale. Ma la guerra non si fa solo con l=
e
bombe. Il ricorso all'arma della fame, sotto forma di embargo, =E8 sempre pi=F9
frequente e causa milioni di vittime, specialmente tra donne e bambini. Non
esistono fini politici che giustifichino l'uso del cibo e delle medicine
come armi; non riconosciamo quindi come legittimi gli embarghi che violano =
i
diritti umani a intere popolazioni.

i) Riconosciamo ai lavoratori e alle lavoratrici gli stessi diritti
sindacali, civili e politici in qualsiasi parte del pianeta e a prescindere
dal colore della pelle. Mentre i beni e i capitali possono valicare senza
limiti qualsiasi frontiera, le persone sono costrette a controlli umilianti=
,
condizioni inaccettabili, repressione e schiavit=F9. Ci battiamo per
migliorare le condizioni di vita e di lavoro, contro lo sfruttamento del
lavoro minorile, per la libera circolazione delle persone, contro qualsiasi
limitazione ai diritti dei migranti, per un salario dignitoso in qualsiasi
parte del mondo. Ci opponiamo con fermezza a qualsiasi legislazione razzist=
a
e discriminatoria.

l) Licenziamenti e disoccupazione si accompagnano spesso a un'impennata
degli utili aziendali e delle quotazioni di borsa. Chiediamo invece che sia
ovunque impedito per legge il ricorso al licenziamento o a forme di sussidi=
o
pubblico in presenza di utili aziendali ed esigiamo, anche qui nel cuore
dell'occidente arricchito, il pieno rispetto delle garanzie fondamentali de=
i
lavoratori, contro qualsiasi ipotesi normativa (come ad esempio la
soppressione dell'articolo 18) che tenda a limitarli. Allo stesso tempo ci
battiamo per l'istituzione di misure, come il reddito sociale e la riduzion=
e
dell'orario di lavoro, per combattere la precariet=E0 dilagante che l'attuale
sistema economico genera in tutto il mondo, compresi i paesi occidentali,
determinando l'aumento dell'insicurezza sociale, soprattutto per le giovani
generazioni cui viene di fatto impedito ogni progetto di vita.

m) La crisi dell'Argentina ha dimostrato in maniera inequivocabile il
fallimento del liberismo. Quello che era additato come uno dei migliori
allievi del Fondo monetario internazionale =E8 sprofondato in una crisi
durissima che =E8 costata e costa disperazione sociale, disoccupazione e
povert=E0. Per frenare la rivolta popolare il governo argentino non ha esitat=
o
a sparare contro le manifestazioni di protesta provocando decine di morti;
qualcosa di analogo e di ben pi=F9 grave di quanto accaduto nel luglio di
Genova. L'Argentina mostra quindi come i governi nazionali, nella loro
funzione di meri esecutori delle politiche neoliberiste, finiscano poi per
dover presiedere al controllo poliziesco e alla repressione. Ma mostra anch=
e
come una mobilitazione popolare, pacifica e di massa, provocando la crisi d=
i
quegli stessi governi, metta in crisi anche quelle stesse politiche
internazionali, incrinando profondamente la loro legittimit=E0

n) Anche in Italia, il governo Berlusconi si presenta come baluardo di un
sistema neoliberista che favorisce in ogni modo il profitto e la rendita
finanziaria, oltre che gli affari personali del presidente del Consiglio. L=
a
portata reazionaria delle politiche del governo Berlusconi =E8 evidente
nell'attacco alla scuola pubblica, ai migranti tramite il progetto
Bossi-Fini, nell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,
nella "riforma" delle pensioni con il conseguente attacco al welfare, nella
politica di distruzione del territorio e nella conseguente valorizzazione
dell'economia criminale prodotta dalle grandi opere. Per questo vanno
giudicate positivamente le iniziative di mobilitazione sindacale che
intendono coerentemente battersi contro queste politiche. Il ruolo del
movimento italiano, lungi dal sostituirsi all'azione delle forze sindacali,
pu=F2 essere quello di stimolare ed ampliare l'opposizione sociale al governo
liberista e liberticida di Berlusconi.

o) Le spinte perch=E8 l'Unione Europea si costruisca come fortezza liberista =
e
antidemocratica sono fortissime e pericolose. Esse sono ben visibili nel
metodo e nei contenuti della Carta dei Diritti e nel processo costituente
aperto dalla Convenzione Europea. L'Europa per cui ci battiamo deve essere
invece costruita dai cittadini e dalle cittadine, con un processo di
partecipazione dal basso, un'Europa sociale schierata contro la guerra,
garante dei diritti di tutti e tutte coloro che l'attraversano. Un'Europa
realmente democratica, solidale, multiculturale, pacifica, impegnata nel
rispetto dell'ambiente. E' con questa ambizione e sulla base dello spirito
di Porto Alegre che ci impegniamo nella preparazione del primo Forum social=
e
europeo.=20

Veniamo da storie diverse e da percorsi differenti. Ma crediamo fortemente
nella modalit=E0 reticolare che abbiamo conferito al nostro lavoro comune. La
nostra unit=E0 ha arricchito le nostre differenze; le nostre differenze sono
la garanzia dell'efficacia della nostra unit=E0. Crediamo in questo principio
e lo proponiamo a tutti quelli e quelle che in questi mesi si sono uniti al
nostro percorso, convinti e convinte di poter compiere ancora molta strada
assieme. La costruzione di un mondo diverso =E8 esercizio faticoso e paziente=
.
Noi abbiamo appena cominciato.

Bologna, 2 marzo 2002


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<TITLE>PATTO DI LAVORO FORI SOCIALI ITALIANI</TITLE>
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QUESTA E' LA VERSIONE FINALE E APPROVATA A BOLOGNA, DA CARTA.ORG<BR>
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<BR>
Contro la guerra e il liberismo, per una nuova civilt=E0 solidale<BR>
</B><BR>
=A0 &nbsp;&nbsp;&nbsp;<BR>
1. Il nostro patto ha origine a Porto Alegre, spazio aperto e plurale di in=
contri e riflessioni, di formulazione di proposte e scambio di esperienze, p=
er permettere ai movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e alla d=
ominazione del mondo da parte del capitale, di costruire un'altra idea di mo=
ndo possibile, fondata innanzitutto sul protagonismo diretto degli uomini e =
delle donne. Ci riconosciamo nella dichiarazione dei movimenti sociali che i=
nsieme abbiamo sottoscritto a Porto Alegre a conclusione del secondo Forum s=
ociale mondiale, in particolare nelle due discriminanti fondamentali l=E0 fiss=
ate: contro il liberismo e contro la guerra.<BR>
<BR>
2. Ci rivolgiamo a quelli e quelle di Genova, uomini e donne convinte dell'=
illegittimit=E0 di un governo oligarchico del mondo, le cui politiche neoliber=
iste generano povert=E0, disoccupazione, devastazione ambientale. Siamo uomini=
e donne, sindacati e Ong, associazioni e movimenti sociali, lavoratori e di=
soccupati, contadini e studenti, intellettuali e ambientalisti, cittadini e =
cittadine, impegnati a costruire una grande alleanza per creare una societ=E0 =
nuova, contraria alla logica selvaggia del mercato e del denaro, fondata sul=
valore della vita umana, centrata sul primato della persona, dei bisogni e =
del benessere collettivo. <BR>
<BR>
3. Veniamo da Assisi e poi di Roma, oppositori irriducibili, senza "se=
" e senza "ma", della guerra economica, sociale e militare, s=
trumento privilegiato delle politiche dei potenti della Terra con l'obiettiv=
o di asservire il pianeta ai propri interessi politici, economici e cultural=
i. Un dominio oppressivo che semina odio, xenofobia, violenza sulle donne e =
sui pi=F9 deboli in generale e che costringe interi popoli a vivere nella mise=
ria e nella disperazione. I fatti dell'11 settembre hanno segnato una nuova =
svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che abbiamo condannato as=
solutamente, cos=EC come condanniamo tutti gli attacchi contro i civili in alt=
re parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanc=
iato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al terror=
ismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici. =
La guerra contro l'Afghanistan, nella quale sono stati usati metodi terroris=
tici, si sta espandendo ad altri fronti e non rappresenta che l'inizio di un=
a guerra globale permanente per consolidare il dominio del governo degli Usa=
e dei suoi alleati. Questa guerra rivela la faccia brutale e inaccettabile =
del liberismo, la nostra opposizione ad essa =E8 un elemento costitutivo della=
nostra azione.<BR>
<BR>
4. Perseguiamo un mondo che bandisca la violenza come strumento di lotta po=
litica. Le nostre sole discriminanti sono il ripudio della guerra, il rifiut=
o del razzismo, del fascismo e del sessismo. Non riconosciamo discriminazion=
i religiose, n=E9 culturali, cos=EC come siamo avversi e avverse a ogni forma di=
totalitarismo. Al nostro interno convivono riferimenti e pratiche different=
i: la non violenza, la disobbedienza civile e sociale, il pacifismo, lo scio=
pero, le manifestazioni di piazza, sono per noi forme di lotta assolutamente=
compatibili tra loro.<BR>
<BR>
5. Siamo avversari irriducibili di qualsiasi forma di terrorismo, sia che p=
rovenga da Stati che da gruppi politici. Siamo altres=EC consapevoli che in no=
me della lotta al terrorismo si limitano i diritti civili e le libert=E0 democ=
ratiche, si criminalizzano intere lotte popolari, come quella dei curdi, dei=
palestinesi o dei colombiani, legittimate invece dallo stato di oppressione=
, di violenza e di sterminio cui sono sottoposte, si approntano strumenti re=
pressivi e autoritari per sgretolare le lotte sociali. Mentre il terrorismo =
=E8 rivolto contro di noi, contro il nostro desiderio e la nostra possiblit=E0 d=
i costruire un mondo migliore, la lotta contro di esso, attraverso l'estensi=
one della guerra, in realt=E0 lo alimenta e si rivela come il suo migliore all=
eato.<BR>
<BR>
6. Ci battiamo per politiche e per societ=E0 in cui non domini il potere dell=
e multinazionali, l'asservimento dei bisogni sociali agli imperativi del pro=
fitto e la sovranit=E0 degli stati e dei popoli ai comandamenti delle grandi i=
stituzioni sovranazionali (Fmi, Omc, Banca mondiale). La globalizzazione cap=
italistica di cui queste istituzioni risultano attori e promotori si pone in=
netto contrasto con i valori da noi accettati. Questa globalizzazione non c=
i appartiene e per questo la rifiutiamo. Al contrario, ci battiamo per una g=
lobalizzazione solidale, dal basso, rispettosa dei diritti e delle culture d=
egli uomini e delle donne, dei cittadini e dei lavoratori, dei popoli e dell=
'ambiente. <BR>
<BR>
7. Siamo contro la globalizzazione che nega all'infanzia i diritti del gioc=
o, dell'istruzione, della salute, della gioia, obbligando milioni di minori =
a lavorare, a fare la guerra, a morire sulle mine, a morire di inedia e mala=
ttie, a prostituirsi. Bambini considerati come merce, usati come mera risors=
a economica e non rispettati quale componente essenziale per la costruzione =
di un mondo migliore che =E8 gi=E0 da ora pi=F9 loro che nostro. <BR>
<BR>
8. La globalizzazione rafforza un sistema sessista e patriarcale che favori=
sce l'esclusione politica e sociale delle donne, negando loro un'identit=E0 cu=
lturale, rendendole sempre pi=F9 povere, alimentando la violenza contro di lor=
o. Promuovendo la privatizzazione della salute, dell'educazione e dei serviz=
i sociali, carica sulla famiglia, e soprattutto sulle donne, lavoro invisibi=
le che dovrebbe ovunque essere assunto dagli Stati. Questo fenomeno fa che s=
i limiti per loro l'accesso all'educazione, agli strumenti, ai tempi e agli =
spazi per rappresentarsi e per partecipare alla vita sociale e politica. Il =
rispetto dei diritti, dei bisogni e della libert=E0 delle donne costituisce un=
a dimensione centrale del nostro agire: senza di questo, un altro mondo non =
sar=E0 mai possibile. <BR>
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9. Non siamo e non vogliamo essere un partito politico. Il nostro fine, al =
contrario, =E8 quello di salvaguardare le nostre differenti identit=E0 e i nostr=
i specifici obiettivi. Allo stesso tempo pensiamo di poter costruire un perc=
orso comune, fatto di riflessioni e di analisi, di lotte e di iniziative riv=
olte al mondo esterno a noi. Non intendiamo essere autoreferenziali: crediam=
o invece che fuori dalle nostre associazioni, dai nostri forum, dagli ambiti=
politici e sociali in cui ci riconosciamo, esistano innumerevoli altre espe=
rienze o individualit=E0 che possono essere coinvolte nel progetto di una glob=
alizzazione solidale. E' questo lo scopo principale della nostra impresa col=
lettiva.<BR>
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10. Affermiamo il principio della democrazia partecipata, secondo il quale =
le decisioni non sono prese da pochi tecnocrati, ma richiedono invece il coi=
nvolgimento attivo dei cittadini, dei lavoratori, dei popoli alle grandi dec=
isioni collettive. Ci riferiamo ai principi della democrazia diretta e vogli=
amo approfondire ed estendere l'esperienza di Porto Alegre. Per queste ragio=
ni la democrazia costituisce il fondamento del nostro lavoro collettivo: ci =
basiamo sul metodo del consenso per valorizzare quello che ci unisce e relat=
ivizzare quel che ci divide; crediamo nella pari dignit=E0 tra organismi a car=
attere nazionale e/o verticale e strutture orizzontali, che si formano dal &=
quot;basso"; in questo senso il ruolo e il peso delle associazioni nazi=
onali, dei social forum, delle soggettivit=E0 organizzate hanno per noi pari v=
alore. Rifiutiamo la personalizzazione della politica e crediamo in un metod=
o di decisionalit=E0 collettivo e partecipato.<BR>
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a) Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l'Organizzazione m=
ondiale del commercio, la Nato, mirano a costituire la struttura di un poter=
e transnazionale che sovrasta i diritti delle persone, dei popoli, delle naz=
ioni. Noi non ne riconosciamo la legittimit=E0. Ci battiamo invece per l'istit=
uzione di organismi internazionali democratici, la cui legittimit=E0 risieda n=
on solo sui governi, ma anche sulla partecipazione attiva della societ=E0.<BR>
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b) Riteniamo illegittimo il debito pubblico internazionale dei paesi del Su=
d, che, funzionando da strumento di dominio, priva i popoli dei loro diritti=
fondamentali, alimenta l'usura internazionale, impone a paesi del Sud piani=
di aggiustamento strutturale che li costringe a produrre per l'export, a ta=
gliare le spese sociali, ridurre l'occupazione, aumentando la povert=E0. Ne es=
igiamo l'annullamento incondizionato unitamente alla riparazione dei debiti =
storici, sociali ed ecologici maturati dai paesi ricchi verso quelli poveri.=
<BR>
<BR>
c) Avversiamo la speculazione finanziaria e lo strapotere dei mercati finan=
ziari. Per questo chiediamo la soppressione dei paradisi fiscali, la tassazi=
one delle transazioni finanziarie e l'assoggettamento delle multinazionali a=
lle leggi dei singoli stati. L'introduzione della Tobin tax rappresenterebbe=
un utile passo avanti in questa direzione.<BR>
<BR>
d) Ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali e de=
i beni pubblici. L'energia, l'acqua, le foreste, la salute, i trasporti, l'i=
struzione, la comunicazione, la cultura, il sapere sono beni inalienabili ch=
e non possono essere ridotti a merce. Crediamo in uno spazio pubblico comple=
tamente rinnovato in cui, attraverso la democrazia diretta e partecipativa, =
siano i diretti interessati a decidere sulle grandi questioni. Lottiamo per =
l'ampliamento dei servizi sociali e per l'estensione dei diritti sociali glo=
bali (istruzine e sanit=E0 gratuiti, acqua, casa, ecc.) di servizi pubblici un=
iversali anche a paesi e popoli che non hanno mai beneficiato di alcun &quot=
;stato sociale".<BR>
<BR>
e) Ci battiamo per un consumo critico e responsabile, equo e solidale, che =
favorisca la produzione rispettosa dell'ambiente e dei diritti delle persone=
. Consideriamo il consumismo un disvalore psicologico, etico e ambientale. C=
i impegniamo, inoltre, nel boicottaggio di quelle imprese che non garantisco=
no il rispetto dei diritti sindacali e civili dei lavoratori, il rispetto de=
ll'ecosistema e delle differenti culture. Crediamo che il Prodotto interno l=
ordo costituisca uno strumento assolutamente inadeguato a misurare il livell=
o di sviluppo di un paese e proponiamo di sostituirlo a tale scopo con un in=
dice apposito che, introducendo specifici rivelatori ambientali, sociali e c=
ulturali determinerebbe un impegno virtuoso per il miglioramento del benesse=
re collettivo.<BR>
<BR>
f) La terra =E8 un bene collettivo indisponibile e inaleniabile. Il suo sfrut=
tamento in nome del profitto, provocando la concentrazione della produzione =
nelle mani delle multinazionali e asservendo intere produzioni nazionali al =
dominio oligarchico del mercato mondiale, costituisce un "crimine contr=
o l'umanit=E0". Chiediamo una equa redistribuzione delle risorse della te=
rra: le sementi e il materiale genetico sono di propriet=E0 dell'umanit=E0. Ci b=
attiamo per la sovranit=E0 alimentare dei popoli nei confronti degli interessi=
del commercio internazionale. Esigiamo l'abolizione dei prodotti transgenic=
i e della concessione dei brevetti sulla vita. Il rispetto dell'ambiente, de=
lla salute, del lavoro, costituiscono un imperativo di qualsiasi scelta poli=
tica ed economica.<BR>
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g) Le condizioni di assoluta miseria, la mancanza di acqua potabile e di ci=
bo, in cui vivono miliardi di uomini e donne, dipendono anche da quei fenome=
ni climatici che vanno sotto il nome di "effetto serra"- crescita =
della temperatura, innalzamento del livello dei mari, progressivo scioglimen=
to dei ghiacciai, avanzata dei deserti e delle zone aride - che, provocati d=
al mondo industrializzato, nel giro di un secolo potrebbero rendere letteral=
mente invivibili molte regioni della Terra. Esiste un crudele legame a doppi=
o filo che vincola i mutamenti climatici al sottosviluppo: gli effetti dell'=
aumento dell'effetto serra rendono infatti i poveri sempre pi=F9 poveri e, al =
tempo stesso, il sottosviluppo amplifica ed aggrava molti problemi ambiental=
i, compresi quelli che influiscono sul clima, anche perch=E8 spesso le lavoraz=
ioni pi=F9 pericolose e dannose vengono trasferite nei paesi pi=F9 poveri. Non c=
i sono problemi ambientali che possano essere affrontati e risolti senza il =
coinvolgimento e la partecipazione democratica, senza sviluppare nuove forme=
di cittadinanza attiva.<BR>
<BR>
h) La globalizzazione liberista produce miseria, odio, morte. Per imporsi a=
popolazioni intere ha bisogno della spada costituita dalla corsa agli armam=
enti, dall'aumento delle spese militari, dal rafforzamento e dal rinnovament=
o delle alleanze militari, dal potenziamento degli apparati polizieschi. Noi=
chiediamo lo scioglimento di queste strutture e di questi apparati perch=E9 r=
ifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti ed es=
igiamo la fine della repressione e della criminalizzazione della protesta so=
ciale. Ma la guerra non si fa solo con le bombe. Il ricorso all'arma della f=
ame, sotto forma di embargo, =E8 sempre pi=F9 frequente e causa milioni di vitti=
me, specialmente tra donne e bambini. Non esistono fini politici che giustif=
ichino l'uso del cibo e delle medicine come armi; non riconosciamo quindi co=
me legittimi gli embarghi che violano i diritti umani a intere popolazioni.<=
BR>
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i) Riconosciamo ai lavoratori e alle lavoratrici gli stessi diritti sindaca=
li, civili e politici in qualsiasi parte del pianeta e a prescindere dal col=
ore della pelle. Mentre i beni e i capitali possono valicare senza limiti qu=
alsiasi frontiera, le persone sono costrette a controlli umilianti, condizio=
ni inaccettabili, repressione e schiavit=F9. Ci battiamo per migliorare le con=
dizioni di vita e di lavoro, contro lo sfruttamento del lavoro minorile, per=
la libera circolazione delle persone, contro qualsiasi limitazione ai dirit=
ti dei migranti, per un salario dignitoso in qualsiasi parte del mondo. Ci o=
pponiamo con fermezza a qualsiasi legislazione razzista e discriminatoria.<B=
R>
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l) Licenziamenti e disoccupazione si accompagnano spesso a un'impennata deg=
li utili aziendali e delle quotazioni di borsa. Chiediamo invece che sia ovu=
nque impedito per legge il ricorso al licenziamento o a forme di sussidio pu=
bblico in presenza di utili aziendali ed esigiamo, anche qui nel cuore dell'=
occidente arricchito, il pieno rispetto delle garanzie fondamentali dei lavo=
ratori, contro qualsiasi ipotesi normativa (come ad esempio la soppressione =
dell'articolo 18) che tenda a limitarli. Allo stesso tempo ci battiamo per l=
'istituzione di misure, come il reddito sociale e la riduzione dell'orario d=
i lavoro, per combattere la precariet=E0 dilagante che l'attuale sistema econo=
mico genera in tutto il mondo, compresi i paesi occidentali, determinando l'=
aumento dell'insicurezza sociale, soprattutto per le giovani generazioni cui=
viene di fatto impedito ogni progetto di vita.<BR>
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m) La crisi dell'Argentina ha dimostrato in maniera inequivocabile il falli=
mento del liberismo. Quello che era additato come uno dei migliori allievi d=
el Fondo monetario internazionale =E8 sprofondato in una crisi durissima che =E8=
costata e costa disperazione sociale, disoccupazione e povert=E0. Per frenare=
la rivolta popolare il governo argentino non ha esitato a sparare contro le=
manifestazioni di protesta provocando decine di morti; qualcosa di analogo =
e di ben pi=F9 grave di quanto accaduto nel luglio di Genova. L'Argentina most=
ra quindi come i governi nazionali, nella loro funzione di meri esecutori de=
lle politiche neoliberiste, finiscano poi per dover presiedere al controllo =
poliziesco e alla repressione. Ma mostra anche come una mobilitazione popola=
re, pacifica e di massa, provocando la crisi di quegli stessi governi, metta=
in crisi anche quelle stesse politiche internazionali, incrinando profondam=
ente la loro legittimit=E0<BR>
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n) Anche in Italia, il governo Berlusconi si presenta come baluardo di un s=
istema neoliberista che favorisce in ogni modo il profitto e la rendita fina=
nziaria, oltre che gli affari personali del presidente del Consiglio. La por=
tata reazionaria delle politiche del governo Berlusconi =E8 evidente nell'atta=
cco alla scuola pubblica, ai migranti tramite il progetto Bossi-Fini, nell'a=
bolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nella "riforma=
" delle pensioni con il conseguente attacco al welfare, nella politica =
di distruzione del territorio e nella conseguente valorizzazione dell'econom=
ia criminale prodotta dalle grandi opere. Per questo vanno giudicate positiv=
amente le iniziative di mobilitazione sindacale che intendono coerentemente =
battersi contro queste politiche. Il ruolo del movimento italiano, lungi dal=
sostituirsi all'azione delle forze sindacali, pu=F2 essere quello di stimolar=
e ed ampliare l'opposizione sociale al governo liberista e liberticida di Be=
rlusconi. <BR>
<BR>
o) Le spinte perch=E8 l'Unione Europea si costruisca come fortezza liberista =
e antidemocratica sono fortissime e pericolose. Esse sono ben visibili nel m=
etodo e nei contenuti della Carta dei Diritti e nel processo costituente ape=
rto dalla Convenzione Europea. L'Europa per cui ci battiamo deve essere inve=
ce costruita dai cittadini e dalle cittadine, con un processo di partecipazi=
one dal basso, un'Europa sociale schierata contro la guerra, garante dei dir=
itti di tutti e tutte coloro che l'attraversano. Un'Europa realmente democra=
tica, solidale, multiculturale, pacifica, impegnata nel rispetto dell'ambien=
te. E' con questa ambizione e sulla base dello spirito di Porto Alegre che c=
i impegniamo nella preparazione del primo Forum sociale europeo. <BR>
<BR>
Veniamo da storie diverse e da percorsi differenti. Ma crediamo fortemente =
nella modalit=E0 reticolare che abbiamo conferito al nostro lavoro comune. La =
nostra unit=E0 ha arricchito le nostre differenze; le nostre differenze sono l=
a garanzia dell'efficacia della nostra unit=E0. Crediamo in questo principio e=
lo proponiamo a tutti quelli e quelle che in questi mesi si sono uniti al n=
ostro percorso, convinti e convinte di poter compiere ancora molta strada as=
sieme. La costruzione di un mondo diverso =E8 esercizio faticoso e paziente. N=
oi abbiamo appena cominciato.<BR>
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Bologna, 2 marzo 2002<BR>
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