[Forumumbri] Fw: [fori-sociali] IMPORTANTE: BOZZA DEL PATTO …

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Autor: Arci n.a. Comitato Territoriale del Trasimeno
Datum:  
Betreff: [Forumumbri] Fw: [fori-sociali] IMPORTANTE: BOZZA DEL PATTO DI LAVORO
Claudio D'Arienzo
Arci n.a. Comitato Territoriale del Trasimeno
06060 - Moiano (Pg) tel./fax 0578/294117

----- Original Message -----
From: "Raffaella Bolini" <bolini@???>
To: "Fori-Sociali" <fori-sociali@???>
Sent: Saturday, February 23, 2002 8:34 AM
Subject: [fori-sociali] IMPORTANTE: BOZZA DEL PATTO DI LAVORO


> Metto in rete, su richiesta di Salvatore Cannavò che ne è l'estensore,
> l'ultima bozza del Patto di Lavoro.
>
> Siete pregati di discuterla in tutte le sedi collettive che sono

interessate
> a firmarla nel corso dell'assemblea nazionale del 2 e del 3 a Bologna.
>
> Per ulteriori emendamenti fate riferimento a Cannavò
> (salvatore.cannavo@???).
>
> Per favore, è molto importante che tutti e tutte si facciano carico di far
> circolare questa bozza nei gruppi e organizzazioni che credete possano
> essere interessati a entrare in rete.
>
> Il patto tiene conto della discussione avvenuta a Roma nel corso

dell'ultima
> assemblea del 19 gennaio, in particolare per quanto riguarda la parte sul
> governo Berlusconi. Per il resto tiene conto di emendamenti e osservazioni
> fatti pervenire da Brescia social forum, Franco Russo (forum

ambientalista),
> Maurizio Gubbiotti (Legambiente), Fabio Alberti (Un ponte per...),
> Alessandra Mecozzi (Fiom), Franco Giampiccoli (Federazione chiese
> evangeliche), Rete Lillput (proposta cambio del Pil, discussa a Porto
> Alegre). Il testo inoltre è aggiornato a dopo Porto Alegre, riprende il
> famoso punto 4 su guerra e terrorismo e contiene un breve punto
> sull'Argentina. Ampliata anche la parte sull'Europa per sostenere la
> preparazione del Forum sociale europeo.
>
> Ecco il testo:
>
> Contro la guerra e il liberismo, per una civiltà solidale
>
> 1. Siamo quelli e quelle di Porto Alegre, spazio aperto e plurale di
> incontri e riflessioni, di formulazione di proposte e scambio di

esperienze,
> per permettere ai movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e

alla
> dominazione del mondo da parte del capitale, di costruire un'altra idea di
> mondo possibile, fondata innanzitutto sul protagonismo diretto degli

uomini
> e delle donne. Ci riconosciamo nella dichiarazione dei movimenti sociali

che
> insieme abbiamo sottoscritto a Porto Alegre a conclusione del secondo

Forum
> sociale mondiale, in particolare nelle due discriminanti fondamentali lì
> fissate: contro il liberismo e contro la guerra.
>
> 2. Siamo quelli e quelle di Genova, uomini e donne convinte
> dell'illegittimità di un governo oligarchico del mondo, le cui politiche
> neoliberiste generano povertà, disoccupazione, devastazione ambientale.
> Siamo uomini e donne, sindacati e Ong, associazioni e movimenti sociali,
> lavoratori e disoccupati, contadini e studenti, intellettuali e
> ambientalisti, cittadini e cittadine, impegnati a costruire una grande
> alleanza per creare una società nuova, contraria alla logica del mercato e
> del denaro, fondata sul valore della vita umana, centrata sul primato

della
> persona, dei bisogni e del benessere collettivo.
>
> 3. Siamo quelli e quelle di Assisi e poi di Roma, oppositori irriducibili,
> senza "se" e senza "ma", della guerra economica, sociale e militare,
> strumento privilegiato delle politiche dei potenti della Terra con
> l'obiettivo di asservire il pianeta ai propri interessi politici,

economici
> e culturali. Un dominio oppressivo che semina odio, xenofobia, violenza
> sulle donne e che costringe interi popoli a vivere nella miseria e nella
> disperazione. I fatti dell'11 settembre hanno segnato una nuova svolta
> drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che abbiamo condannato
> assolutamente, così come condanniamo tutti gli attacchi contro i civili in
> altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno
> lanciato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al
> terrorismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e

politici.
> La guerra contro l'Afghanistan, nella quale sono stati usati metodi
> terroristici, si sta espandendo ad altri fronti e non rappresenta che
> l'inizio di una guerra globale permamente per consolidare il dominio del
> governo degli Usa e dei suoi alleati. Questa guerra rivela la faccia

brutale
> e inaccettabile del liberismo, la nostra opposizione ad essa è un elemento
> costitutivo della nostra azione.
>
> 4. Perseguiamo un mondo che bandisca la violenza come strumento di lotta
> politica. Le nostre sole discriminanti sono il ripudio della guerra, il
> rifiuto del razzismo, del fascismo e del sessismo. Non riconosciamo
> discriminazioni religiose, nè culturali, così come siamo avversi e avverse

a
> ogni forma di totalitarismo. Al contrario, al nostro interno convivono
> riferimenti e ambizioni differenti: la non violenza, la disobbedienza

civile
> e sociale, il pacifismo e lo sciopero di massa, sono per noi forme di

lotta
> compatibili tra loro.
>
> 5. Siamo avversari irriducibili di qualsiasi forma di terrorismo. Siamo
> altresì consapevoli che in nome della lotta al terrorismo si limitano i
> diritti civili, le libertà democratiche, si criminalizzano intere lotte
> popolari, come quella dei curdi o dei palestinesi, si approntano strumenti
> repressivi e autoritari per sgretolare le lotte sociali. Mentre il
> terrorismo è rivolto contro di noi, contro il nostro desiderio e la nostra
> possiblità di costruire un mondo migliore, la lotta contro di esso
> attraverso l'estensione della guerra, lo alimenta e si rivela come un suo
> ottimo alleato.
>
> 6. Ci battiamo per politiche e per società in cui non domini lo strapotere
> delle multinazionali, l'asservimento dei bisogni sociali agli imperativi

del
> profitto e la sovranità degli stati e dei popoli ai comandamenti delle
> grandi istituzioni sovranazionali (Fmi, Omc, Banca mondiale). La
> globalizzazione capitalistica che costituisce il metro di misura di queste
> istituzioni non ci appartiene e per questo la rifiutiamo. Al contrario,

noi
> ci battiamo per una globalizzazione solidale, dal basso, rispettosa dei
> diritti e delle culture degli uomini e delle donne, dei cittadini e dei
> lavoratori, dei popoli e dell'ambiente.
>
> 7. Siamo contro la globalizzazione che nega all'infanzia i diritti del
> gioco, dell'istruzione, della salute, della gioia, obbligando milioni di
> minori a lavorare, a fare la guerra, a morire sulle mine, a morire di

inedia
> e malattie, a prostituirsi. Bambini considerati come merce, usati come

mera
> risorsa economica e non rispettati quale componente essenziale per la
> costruzione di un mondo migliore che è già da ora più loro che nostro.
>
> 8. La globalizzazione rafforza un sistema sessista e patriarcale che
> favorisce l'esclusione politica e sociale delle donne, negando loro
> un'identità culturale, rendendole sempre più povere, alimentando la

violenza
> contro di loro. Il rispetto dei diritti, dei bisogni e della libertà delle
> donne costituisce una dimensione centrale del nostro agire: senza di

questo,
> un altro mondo non sarà mai possibile.
>
> 9. Non siamo e non vogliamo essere un partito politico. Il nostro fine, al
> contrario, è quello di salvaguardare le nostre differenti identità e i
> nostri specifici obiettivi. Allo stesso tempo pensiamo di poter costruire

un
> percorso comune, fatto di riflessioni e di analisi, di lotte e di

iniziative
> rivolte al mondo esterno a noi. Non intendiamo essere autoreferenziali:
> crediamo invece che fuori dalle nostre associazioni, dai nostri forum,

dagli
> ambiti politici e sociali in cui ci riconosciamo, esistano innumerevoli
> altre esperienze o individualità che possono essere coinvolte nel progetto
> di una globalizzazione solidale. E' questo lo scopo principale della

nostra
> impresa collettiva.
>
> 10. Affermiamo il principio della democrazia partecipata, le cui decisioni
> non sono prese da pochi tecnocrati, ma che richiede invece il

coinvolgimento
> attivo dei cittadini, dei lavoratori, dei popoli alle grandi decisioni
> collettive. Ci riferiamo ai principi della democrazia diretta e vogliamo
> approfondire ed estendere l'esperienza di Porto Alegre. Per queste ragioni
> la democrazia costituisce il fondamento del nostro lavoro collettivo: ci
> basiamo sul metodo del consenso per valorizzare quello che ci unisce e
> relativizzare quel che ci divide; crediamo nella pari dignità tra

organismi
> a carattere nazionale e/o verticale e strutture orizzontali, che si

formano
> dal "basso"; in questo senso il ruolo e il peso delle associazioni
> nazionali, dei social forum e delle soggettività organizzate hanno per noi
> pari valore. Rifiutiamo la personalizzazione della politica e crediamo in

un
> metodo di decisionalità collettivo e partecipato.
>
> 11. Abbiamo principi comuni, ma anche obiettivi comuni.
>
> a) Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l'Organizzazione
> mondiale del commercio, la Nato, mirano a costituire la struttura di un
> potere transnazionale che sovrasta i diritti delle persone, dei popoli,
> delle nazioni. Noi non ne riconosciamo la legittimità ed esigiamo la fine
> della loro interferenza nelle politiche nazionali. Ci battiamo invece per
> l'istituzione di organismi internazionali democratici, la cui legittimità
> risieda non solo sui governi, ma anche sulla partecipazione attiva della
> società.
>
> b) Riteniamo illegittimo il debito pubblico internazionale dei paesi del
> Sud, che, funzionando da strumento di dominio, priva i popoli dei loro
> diritti fondamentali, alimenta l'usura internazionale, impone a paesi del
> Sud piani di aggiustamento strutturale che li costringe a produrre per
> l'export, a tagliare le spese sociali a ridurre l'occupazione, aumentando

la
> povertà. Ne esigiamo l'annullamento incondizionato e la riparazione dei
> debiti storici, sociali ed ecologici maturati dai paesi ricchi verso

quelli
> poveri.
>
> c) Avversiamo la speculazione finanziaria e lo strapotere dei mercati
> finanziari. Per questo chiediamo la soppressione dei paradisi fiscali, la
> tassazione delle transazioni finanziarie e l'assoggettamento delle
> multinazionali alle leggi dei singoli stati. L'istituzione della Tobin tax
> rappresenterebbe un utile passo avanti in questa direzione.
>
> e) Ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali e

dei
> beni pubblici, in quanto costituiscono una forma di asservimento al potere
> delle società transnazionali. L'energia, l'acqua, le foreste, l'energia, i
> trasporti, l'istruzione, la comunicazione, la salute, la cultura, il

sapere
> sono beni inalienabili che non possono essere ridotti a merce. Crediamo in
> uno spazio pubblico completamente rinnovato in cui, attraverso la

democrazia
> diretta e partecipativa, siano i diretti interessati a decidere sulle

grandi
> questioni.
>
> e) Ci battiamo per un consumo critico e responsabile, equo e solidale, che
> favorisca la produzione rispettosa dell'ambiente e dei diritti delle
> persone. Consideriamo il consumismo un disvalore psicologico, etico e
> ambientale. Ci impegniamo, inoltre, nel boicottaggio di quelle imprese che
> non garantiscono il rispetto dei diritti sindacali e civili dei

lavoratori,
> il rispetto dell'ecosistema e delle differenti culture. Anche per questo
> crediamo sia urgente e necessario modificare radicalmente i parametri di
> riferimento per il Prodotto interno lordo: introducendo dei rivelatori
> ambientali, sociali e culturali crescerebbe un impegno virtuoso per il
> miglioramento del benessere collettivo.
>
> f) La terra è un bene collettivo indisponibile e inaleniabile. Il suo
> sfruttamento in nome del profitto, provocando la concentrazione della
> produzione nelle mani delle multinazionali e asservendo intere produzioni
> nazionali al dominio oligarchico del mercato mondiale, costituisce un
> "crimine contro l'umanità". Chiediamo una equa redistribuzione delle

risorse
> della terra: le sementi e il materiale genetico sono di proprietà
> dell'umanità. Esigiamo l'abolizione dei prodotti transgenici e della
> concessione dei brevetti. Il rispetto dell'ambiente e della salute
> costituiscono un imperativo di qualsiasi scelta politica ed economica.
>
> g) Le condizioni di assoluta miseria, la mancanza di acqua potabile e di
> cibo, in cui vivono miliardi di uomini e donne, dipendono anche da quei
> fenomeni climatici che vanno sotto il nome di "effetto serra"- crescita
> della temperatura, innalzamento del livello dei mari, progressivo
> scioglimento dei ghiacciai, avanzata dei deserti e delle zone aride - che,
> provocati dal mondo industrializzato, nel giro di un secolo potrebbe

rendere
> letteralmente invivibili molte regioni della Terra. Esiste un crudele

legame
> a doppio filo che vincola i mutamenti climatici al sottosviluppo: gli
> effetti dell'aumento dell'effetto serra rendono infatti i poveri sempre

più
> poveri, e al tempo stesso il sottosviluppo amplifica ed aggrava molti
> problemi ambientali, compresi quelli che influiscono sul clima, anche

perchè
> spesso le lavorazioni più pericolose e dannose vengono trasferite nei

paesi
> più poveri. Non ci sono problemi ambientali che possano essere affrontati

e
> risolti senza il coinvolgimento e la partecipazione democratica, senza
> sviluppare nuove forme di cittadinanza attiva.
>
> h) La globalizzazione liberista produce miseria, odio, morte. Per imporsi

a
> popolazioni intere ha bisogno della spada costituita dalla corsa agli
> armamenti, dall'aumento delle spese militari, dal rafforzamento e dal
> rinnovamento delle alleanze militari, dal potenziamento degli apparati
> polizieschi. Noi chiediamo lo scioglimento di queste strutture e di questi
> apparati perchè rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione
> dei conflitti ed esigiamo la fine della repressione e della
> criminalizzazione della protesta sociale. Ma la guerra non si fa solo con

le
> bombe. Il ricorso all'arma della fame l'embargo, è sempre più frequente e
> causa milioni di vittime, specialmente di donne e bambini. Non esistono

fini
> politici che giustifichino l'uso del cibo e delle medicine come armi; non
> riconosciamo quindi come legittimi gli embarghi che violano i diritti

umani
> a intere popolazioni.
>
> i) Riconosciamo ai lavoratori e alle lavoratrici gli stessi diritti
> sindacali, civili e politici in qualsiasi parte del pianeta e a

prescindere
> dal colore della pelle. Mentre i beni e i capitali possono valicare senza
> limiti qualsiasi frontiera, le persone sono costrette a controlli

umilianti,
> condizioni inaccettabili, repressione e schiavitù. Ci battiamo per
> migliorare le condizioni di vita e di lavoro, contro lo sfruttamento del
> lavoro minorile, per la libera circolazione delle persone, contro

qualsiasi
> limitazione ai diritti dei migranti, per un salario dignitoso in qualsiasi
> parte del mondo. Ci opponiamo con fermezza a qualsiasi legislazione

razzista
> e discriminatoria.
>
> l) Licenziamenti e disoccupazione si accompagnano spesso a un'impennata
> degli utili aziendali e delle quotazioni di borsa. Chiediamo invece che

sia
> ovunque impedito per legge il ricorso al licenziamento o a forme di

sussidio
> pubblico in presenza di utili aziendali ed esigiamo, anche qui nel cuore
> dell'occidente arricchito, il pieno rispetto delle garanzie fondamentali

dei
> lavoratori, contro qualsiasi ipotesi normativa (come ad esempio la
> soprressione dell'articolo 18) che tenda a limitarli. Allo stesso tempo ci
> battiamo per l'istituzione di misure, come il reddito sociale e la

riduzione
> dell'orario di lavoro, per combattere la precarietà dilagante che

l'attuale
> sistema economico genera in tutto il mondo, compresi i paesi occidentali,
> determinando l'aumento dell'insicurezza sociale, soprattutto per le

giovani
> generazioni.
>
> m) La crisi dell'Argentina ha dimostrato in maniera inequivocabile il
> fallimento del liberismo. Quello che era additato come uno dei migliori
> allievi del Fondo monetario internazionale, è sprofondato in una crisi
> durissima che è costata disperazione sociale, disoccupazione e povertà.

Per
> frenare la rivolta popolare il governo argentino non ha esitato a sparare
> contro le manifestazioni di protesta provocando decine di morti; qualcosa

di
> analogo e di ben più grave di quanto accaduto nel luglio di Genova.
> L'Argentina mostra quindi come i governi nazionali, nella loro funzione di
> meri esecutori delle politiche neoliberiste, finiscano poi per dover
> presiedere al controllo poliziesco e alla repressione. Ma mostra anche

come
> una mobilitazione popolare, pacifica e di massa, provocando la crisi di
> quegli stessi governi, metta in crisi anche quelle stesse politiche
> internazionali, incrinando profondamente la loro legittimità
>
> n) Anche in Italia, il governo Berlusconi si presenta come baluardo di un
> sistema neoliberista che favorisce in ogni modo il profitto e la rendita
> finanziaria, oltre che gli affari personali del presidente del Consiglio.

La
> portata reazionaria delle politiche del governo Berlusconi è evidente
> nell'attacco alla scuola pubblica, ai migranti tramite il progetto
> Bossi-Fini, nell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,
> nella "riforma" delle pensioni con il conseguente attacco al welfare,

nella
> politica di distruzione del territorio e nella conseguente valorizzazione
> dell'economia criminale prodotta dalle grandi opere. Per questo vanno
> giudicate positivamente le iniziative di mobilitazione sindacale che
> intendono coerentemente battersi contro queste politiche. Il ruolo del
> movimento italiano, lungi dal sostituirsi all'azione delle forze

sindacali,
> può essere quello di stimolare ed ampliare l'opposizione sociale al

governo
> liberista e liberticida di Berlusconi.
>
> o) Anche in Europa i diritti sociali e le conquiste più avanzate frutto di
> decenni di lotte politiche sociali e civili, rischiano sempre più di

essere
> trasformate ed asservite agli interessi economici dominanti. Contestiamo

la
> pretesa dell'Unione europea di costituirsi come fortezza liberista e
> antidemocratica, ben visibile anche nel processo costituente aperto dalla
> Convenzione europea o nella Carta dei "diritti". Vogliamo invece batterci
> per un'Europa sociale schierata contro la guerra, garante dei diritti di
> tutti e tutte quelle che l'attraversano. Un'Europa realmente democratica,
> solidale, multiculturale, pacifica, impegnata nel rispetto dell'ambiente.

E'
> con questa ambizione e sulla base dello spirito di Porto Alegre che ci
> impegniamo nella preparazione del primo Forum sociale europeo.
>
> Veniamo da storie diverse e da percorsi differenti. Ma crediamo fortemente
> nella modalità reticolare che abbiamo conferito al nostro lavoro comune.

La
> nostra unità ha arricchito le nostre differenze; le nostre differenze sono
> la garanzia dell'efficacia della nostra unità. Crediamo in questo

principio
> e lo proponiamo a tutti quelli e quelle che in questi mesi si sono uniti

al
> nostro percorso, convinti e convinte di poter compiere ancora molta strada
> assieme. La costruzione di un mondo diverso è esercizio faticoso e

paziente.
> Noi abbiamo appena cominciato.
>
>
>
> Moderiamoci: no reply alla lista, messaggi personali alle persone, no

flames. Gli attachment sono stati disabilitati.
> Tutti possono iscriversi e intervenire nella mailing list.
> Puo' essere utile che chi scrive segnali a quale forum locale sta

partecipando.
> Per annullare l'iscrizione a questo gruppo, manda una mail all'indirizzo:
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