[Forumlucca] In riferimento ad alcune falsità dette su Porto…

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Author: Daniele Lombardi
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Subject: [Forumlucca] In riferimento ad alcune falsità dette su Porto Alegre
> Di ritorno da Porto Alegre
>di Antonio Moscato


> Tornato da Porto Alegre con una settimana di ritardo per una utilissima
> sosta di una settimana a Buenos Aires, su cui riferiro' prossimamente

(dopo
> aver "digerito" l'enorme mole di volantini, riviste e libri avuti dai
> compagni argentini), ho trovato la posta elettronica ingombra di messaggi

su
> Porto Alegre che mi sembravano parlare di un altro evento. Ma la

provenienza
> (i vari nomi usati da un minuscolo gruppo ex trotskista, spartachista,

ecc.
> e sempre inguaribilmente settario) mi aveva fatto ritenere irrilevanti e

non
> degne di attenzione le insinuazioni sulle "manovre socialdemocratiche" che
> ci sarebbero state per escludere i rivoluzionari dal Social Forum

mondiale.
> I compagni rimasti qui mi hanno pero' detto che in diverse assemblee del

PRC
> c'erano stati attacchi dello stesso genere a Porto Alegre anche da parte

di
> compagni della mozione 2, in qualche caso ripresi anche da compagni dell'
> area dei 4 emendamenti.
> Diventa dunque necessario rispondere almeno sommariamente ad alcune di
> queste voci.
> La prima riguarda la presunta "esclusione" di Fidel Castro. La "notizia"

era
> rimbalzata da "la Repubblica" a "el País", ma mi sembra basata su un
> pettegolezzo. Senza immaginare che in Italia continuasse a circolare, a
> Porto Alegre ne avevo infatti parlato con diversi membri della numerosa e
> qualificata delegazione cubana che conoscevo da tempo, e tutti avevano
> escluso che all'Avana si fosse mai discusso di un viaggio di Castro. Le
> ragioni erano diverse: una presenza di Fidel avrebbe attirato

eccessivamente
> l'attenzione dei mass media, probabilmente avrebbe reso piu' difficile la
> partecipazione dei parlamentari e ministri socialdemocratici e del PCF (su
> cui ritornero'), in definitiva avrebbe monopolizzato e dato un segno

diverso
> al Forum. Ma di questo, sui cui tanti pontificano in Italia, non si e' mai
> parlato ufficialmente da nessuna parte, e non c'e' stata quindi nessuna
> "esclusione".
> Va detto peraltro che durante l'incontro dei giovani alcuni compagni a un
> "viva Cuba, viva Fidel Castro" lanciato da una parte della sala, hanno
> risposto con un polemico "viva la revolución cubana, viva Che Guevara". Se
> non erano gli stessi che oggi speculano sull'assenza di Castro, erano
> probabilmente i loro affini argentini e brasiliani dei tanti (troppi, in
> Argentina) gruppi settari di origine trotskista.
> L'altra esclusa sarebbe Ebe de Bonafini. In realta' c'era e l'ho piu'

volte
> incontrata e fotografata. Ma ha dichiarato che non la volevano e che solo

i
> Sem Terra l'hanno invitata. La sua ricostruzione riflette il suo livello
> politico, che e' quello di una donna che si e' radicalizzata per un

tremendo
> lutto che l'ha colpita, ma che non si era mai occupata precedentemente di
> politica. L'avevo ascoltata con rispetto per il suo coraggio nell'incontro
> "intergalattico" del 1996 nel Chiapas, in cui dava con generosita' del
> fascista a chiunque non condivideva le sue idee povere e schematiche, ma

ho
> constatato che la sua cultura politica e' rimasta la stessa cinque anni
> dopo, come risulta anche dalla sua "denuncia", di cui riporto alcuni brani
> significativi nella traduzione dei suoi sostenitori italiani: "Nemmeno

noi
> Madri eravamo invitate Io c'ero comunque, perche' mi hanno invitata i

Senza
> Terra ed e' stato molto importante per le Madri perche' la prima critica

e'
> venuta dalle Madri. Abbiamo detto che non e' la stessa cosa
> "socialdemocrazia" e "socialismo", che la socialdemocrazia si era
> impadronita del Foro, che i francesi possono venire, ma non comandare, che
> il Foro era stato creato contro la globalizzazione e che adesso si parlava
> di umanizzarla. Una cosa che e' completamente inumana, che va combattuta,
> che va distrutta, questi sono i cambiamenti che si prospettavano. Non si
> parla piu' di socialismo. Se ne parla in basso, si, pero' sto parlando

della
> struttura, di come e' stato organizzato questo Foro. E non si parla

neppure
> di non pagare il debito, ma del "cancellamento". E per cancellarlo uno

deve
> chiedere al nemico se gli concede di cancellarlo. Invece, se non lo pago
> perche' non ne ho intenzione, non lo pago, che e' un'altra cosa. E questo

e'
> cio' che proponiamo noi Madri."
> Lasciamo perdere la contrapposizione tra "non pagare" e "cancellare" il
> debito. Sembra comunque strano che la Bonafini non abbia capito che al

Forum
> sociale si partecipava iscrivendosi con l'appoggio di un'organizzazione
> sociale del proprio paese, non perche' invitati (cosa che valeva

ovviamente
> anche per Fidel Castro!). Altra cosa, separata e diversa, era il Forum dei
> parlamentari, riunione parallela su inviti del gruppo parlamentare del PT,
> in cui comunque i non molti socialdemocratici o membri di partiti

comunisti
> al governo come il PCF presenti sono stati anche duramente contestati e a
> cui e' stato chiesto di prendere posizione nettamente contro la guerra

oltre
> che contro il neoliberismo.
> Attribuire il Forum sociale in quanto tale alla socialdemocrazia rivela

solo
> una totale incomprensione di quel che c'era nello stesso Forum
> parlamentare, in cui non era presente ufficialmente nessun partito
> socialdemocratico significativo; c'erano solo esponenti di frange di
> sinistra che cercavano di rifarsi una verginita' (in genere a scopo
> elettorale), e che sono stati tra l'altro fischiati o presi letteralmente

a
> torte in faccia.
> Perche' sono stati invitati allora? Prima di tutto, ricordiamo che non e'
> stato il Forum sociale a fare gli inviti per quello parlamentare, ma la
> presidenza del gruppo parlamentare del PT, in cui prevale la destra di

quel
> partito estremamente composito ed eterogeneo (la corrente di sinistra
> "trotskista", Democrazia socialista, e' maggioritaria a Porto Alegre e

nello
> Stato di Rio Grande do Sul, non certo nell'intero partito, e ha criticato
> sempre duramente le gravi ambiguita' dello stesso Lula). Ma se non
> condividiamo l'inseguimento del centro e la ricerca di "rispettabilita'"

da
> parte della maggioranza del PT, possiamo anche capire le ragioni che

l'hanno
> portata a cercare di avere il maggior numero di osservatori e invitati
> rappresentativi, anche se moderati e opportunisti: la necessita' di una
> "copertura" da parte di esponenti di quella stessa internazionale

socialista
> di cui fa parte il presidente Cardoso, in un momento in cui pesano
> drammatiche minacce sull'esistenza stessa del PT. Pochi giorni prima dell'
> apertura del Forum era stato assassinato a Sao Paulo il sindaco di San

Andre
> ' (una citta' di 400.000 abitanti nella cintura industriale), mentre

quello
> di Campinas (600.000 abitanti), era stato ucciso in settembre. L'uno e l'
> altro erano del PT, e altri venti sindaci dello stesso partito hanno
> ricevuto minacce di morte via E.mail (ma la polizia dice di non saper
> identificare la provenienza, mentre il presidente Cardoso attribuisce i
> delitti alla criminalita' comune).
> Durante i giorni del Forum, d'altra parte, i "soliti ignoti" erano

penetrati
> a Sao Paulo nella sede della CUT (il grande sindacato brasiliano che ha
> contribuito alla formazione del PT) distruggendo o asportando tutti i
> computer. Possibile che questi saccenti ipercritici italiani non riescano

a
> capire le ragioni che hanno spinto a cercare una copertura internazionale
> per un Forum contro cui erano possibili le piu' diverse provocazioni,

mentre
> i giornali borghesi brasiliani lo presentavano con i toni con cui la

stampa
> italiana ha creato il clima di Genova?
> D'altra parte, dato che, secondo questi compagni esagitati, tra le colpe

del
> Forum ci sarebbe stata l'esclusione (!?) di Marcos, farebbero bene a
> ricordare che nel 1996 all'Incontro Intercontinentale per l'Umanita' e
> contro il Neoliberalismo erano stati invitati, proprio da Marcos, diversi
> socialdemocratici come Danielle Mitterand o Alain Touraine, inviti che
> Marcos difese con decisione di fronte alle proteste degli estremisti
> francesi e italiani che li volevano espellere.
> Ma torniamo alla dichiarazione di Ebe de Bonafini, che nella parte
> successiva rivela meglio le sue concezioni: "E' stato veramente un onore

per
> le Madri poter parlare li', in quel Foro. E cio' che io ho rimarcato,

perche
> ' nel documento finale si parla dei terroristi, "dei terrorismi dei

popoli"
> e sempre i terroristi... colpendo i popoli come terroristi, io ho detto

che
> terrorismo e' quello dello Stato, che le sollevazioni dei popoli non sono
> mai terroriste, e che da li' ho chiesto la liberazione dei prigionieri
> politici, perche' era molto importante chiederlo, reclamarlo, esigerlo e
> ricalcarlo in modo permanente cosi' come l'annullamento dei procedimenti
> giudiziari".
> Ognuno anche in Italia ha potuto leggere il testo della dichiarazione
> finale, apparsa sia su "Liberazione" che su "Carta", constatando che non

c'
> e' nessuna condanna del "terrorismo dei popoli", ma solo un accenno agli
> "attacchi terroristici" dell'11 settembre, per dire che col pretesto di

essi
> e' stata scatenata una guerra "in cui sono stati usati metodi

terroristici",
> accompagnata da xenofobia, razzismo e demonizzazione dell'Islam. E allora?
> Non avevo sentito questa "critica" dalla Bonafini, ma avevo trovato

qualche
> singolo compagno italiano che esprimeva gli stessi concetti, urlando che

non
> avrebbe mai potuto votare un documento che definiva "terrorista"

l'attentato
> alle due torri. Avevo cercato di farmi dire con quale altra parola

l'avrebbe
> definito, ma non c'ero riuscito. Ho capito meglio quando sono arrivato in
> Argentina e ho saputo della crisi della Universidad de las Madres, da cui

si
> sono allontanati parecchi docenti esattamente perche' Ebe de Bonafini ha
> fatto a caldo dichiarazioni di simpatia per Bin Laden, che ha pero'

ribadito
> anche successivamente, provocando disorientamento e dissenso in altre

delle
> Madri.
> Non mi permetto di giudicare una donna che si orienta istintivamente, piu'

o
> meno come avrebbe potuto reagire la madre spoliticizzata di uno di noi di
> fronte all'uccisione di suo figlio. Ma e' possibile attribuirle un ruolo

di
> guida politica, e usarla cosi' strumentalmente, qui e altrove?
> Quanto ai palestinesi, che secondo i pettegolezzi dei nemici giurati di
> Porto Alegre nel PRC sarebbero stati anch'essi esclusi, in realta'

c'erano,
> sia pure con una delegazione modesta ma rappresentativa, e insieme a loro

c'
> era Micha Watshawski, rappresentante di quella minoranza israeliana che

non
> esita a incitare e a praticare il rifiuto del servizio militare, ieri nel
> Libano, oggi nei Territori Occupati. Nessun sospetto che la mancanza di
> esponenti di primo piano dell'AP e dell'OLP possa essere dovuta

all'assedio
> israeliano? Le sale e i corridoi della PUC a Porto Alegre erano comunque
> tappezzate da manifesti di solidarieta' con i palestinesi, di denuncia del
> governo Sharon-Peres. L'ennesima prova che il Forum era sotto l'egemonia
> della socialdemocrazia, come qualcuno ha fatto dire alla Bonafini?
> La mancata presenza degli zapatisti e' un'altra mezza verita' che di fatto

e
> ' una calunnia: vuol dire che doveva e poteva venire Marcos? Alcuni dei
> rappresentanti zapatisti annunciati nel programma ufficiale non sono
> arrivati, ma tutti i messicani presenti al dibattito sul Chiapas erano
> sostenitori convinti dell'EZLN. Possibile che non venga il dubbio che

alcune
> assenze siano dovute non a veti, ma alle difficolta' e al vero e proprio
> impasse in cui si trova l'EZLN dopo l'insuccesso (a parte l'aspetto
> propagandistico) della marcia giunta a Citta' del Messico qualche mese fa?
> Invece questi denunciatori di una presunta preponderanza della
> socialdemocrazia (a cui, si vuole ovviamente insinuare, si sarebbero
> subordinati Bertinotti e Maitan) non si sono accorti del secco rifiuto
> opposto al presidente della Banca Mondiale, James Wolfensohn, e al primo
> ministro belga, Guy Verhofstadt, che pretendevano di arrivare a Porto

Alegre
> dopo il seminario di Davos a New York, magari passando anche per Brasilia
> per incontrarvi il presidente Cardoso.
> Il fatto che la maggior parte di queste "denunce" siano pettegolezzi

faziosi
> e privi di fondamento, non esclude naturalmente che siano possibili

critiche
> al Forum e al suo funzionamento. Ritorneremo su questo con piu' calma, in

un
> bilancio complessivo che tra l'altro spero possa essere piu' collettivo di
> queste mie prime osservazioni assolutamente personali.
> Intanto va detto comunque che una delle affermazioni non e' calunniosa:
> effettivamente sono stati considerati indesiderabili i rappresentanti di

due
> organizzazioni armate, le FARC colombiane e l'ETA basca. Nei due casi le
> motivazioni erano in parte formali (l'accreditamento era avvenuto sotto
> altro nome) e in parte sostanziali: il rifiuto (che ovviamente non posso
> condividere, ma di cui capisco le ragioni in questo contesto) del ricorso
> alla lotta armata da parte della maggior parte dei partecipanti al Forum.
> Nel caso delle FARC la questione era piu' controversa e di fatto ci sono
> state molte iniziative di solidarieta' a vari livelli, e contro il Plan
> Colombia, mentre l'assenza dell'ETA e' stata condivisa dalla quasi

totalita'
> dei partecipanti. Dopo l'intelligente tentativo di ricucire un rapporto

con
> le altre rappresentanze del nazionalismo basco attraverso lo studio dell'
> esperienza irlandese, mantenendo un lunga tregua, la rottura di essa e
> quindi l'interruzione di ogni rapporto con le altre organizzazioni ha
> determinato un forte isolamento dell'ETA gia' in Euskadi, e un rigetto
> pressoche' totale nel resto dello Stato spagnolo.
> Ho difeso sempre pubblicamente, anche in anni difficili per la repressione

e
> per la diffusione delle ideologie non-violente "per principio", la
> concezione marxista e leniniana che esclude i criteri di principio per
> determinare le forme di lotta possibili in una determinata fase, incluso

il
> terrorismo, subordinando la scelta alla possibilita' di far aumentare
> coscienza e volonta' di lotta delle masse, e quindi continuo ad esempio a
> difendere le iniziative di lotta dei palestinesi, compresi gli attentati,
> senza pretendere di giudicarle dal mio punto di osservazione o con criteri
> "estetici" (anche l'odio contro l'ingiustizia stravolge la faccia,

scriveva
> Brecht). Non riesco a trovare un solo argomento invece per difendere le
> ultime azioni dell'ETA, dopo la rottura unilaterale della tregua, contro
> obiettivi civili o singoli militari, o perfino contro giornalisti

colpevoli
> di critiche nei suoi confronti.
> Anche se ci puo' essere stata una componente opportunistica (timore di
> campagne scandalistiche sui "terroristi" al Forum), almeno in alcuni di
> coloro che hanno preso la decisione dell'esclusione, non c'e' dubbio che
> questa sia stata condivisa almeno per quanto riguarda l'ETA dalla

stragrande
> maggioranza dei partecipanti al Forum, a partire da quella "base" che la
> Bonafini immagina tutta "rivoluzionaria".
> Ma il dato piu' importante e' che, checche' ne dicano i denigratori,

ingenui
> o in malafede, l'impostazione complessiva del Forum e' stata spostata
> nettamente a sinistra rispetto allo stesso Forum di un anno fa. Una delle
> parole d'ordine che spiccava sulla presidenza di molti dibattiti era
> inequivocabile: "un altro mondo e' possibile solamente se socialista". E
> Fausto Bertinotti, in un appassionato e applauditissimo intervento, ha

detto
> che "la rivoluzione sara' mondiale o non sara'". Non significa nulla?
> Quanto al testo finale, non c'e' dubbio che una parte del merito spetta

alla
> capacita' di mantenere l'unita' che ha avuto la delegazione italiana (a
> differenza di tutte le altre, che spesso si combattevano aspramente tra le
> varie componenti). Merito della pazienza di compagni prestigiosi come
> Vittorio Agnoletto, ma anche e forse soprattutto della presenza massiccia

di
> Rifondazione comunista e di gran parte del suo gruppo dirigente (o meglio
> della sua maggioranza).
> Il Forum comunque non puo' continuare cosi': era troppo grande la
> partecipazione, troppi i luoghi di discussione, sicche' era impossibile
> seguire tutto. La proposta di spostarlo l'anno prossimo in India e' stata
> ovviamente respinta dagli indiani (ma anche qualsiasi citta' italiana
> avrebbe difficolta' ad assicurare strutture di accoglienza paragonabili a
> quelle di Porto Alegre e un numero di volontari cosi' alto come quello che
> le ha rese agili e straordinariamente efficienti), sicche' l'anno prossimo
> si terra' ancora a Porto Alegre. Ma sara' preceduto da iniziative a

livello
> continentale e subcontinentale che probabilmente consentiranno di ridurre

il
> numero dei partecipanti a quello mondiale e anche quello degli incontri e
> dei seminari, a tutto vantaggio della qualita' della discussione.
> Sempre che il PT vinca le elezioni almeno a livello di Rio Grande do Sul e
> della stessa Porto Alegre. E' possibile, ma non automatico, perche' anche

se
> il PT amministra la citta' da 12 anni con sorprendenti risultati (ad
> esempio, servizi pubblici fittissimi, a basso costo, senza biglietto ma
> senza eliminare il bigliettaio), la campagna forsennata e scandalistica
> contro di esso fatta dalla grande stampa, e anche la troppo aspra
> competizione in vista delle primarie che si terranno tra breve per la
> designazione a candidato alla carica di governatore dello Stato di Rio
> Grande do Sul tra quello attuale (Olivio Dutra) e il sindaco della citta'
> Tarso Genro, possono rappresentare un qualche pericolo per un partito

assai
> variegato anche qui, e che comunque non e' troppo in sintonia con la linea
> nazionale molto piu' moderata.
> Del bilancio partecipativo parleremo successivamente, anche per preparare

un
> giro in Italia di una compagna del PT che sta studiando da anni tutti gli
> aspetti (compresi i limiti e gli inconvenienti) di quella che comunque

resta
> una delle esperienze piu' notevoli di partecipazione delle masse alla
> politica. Non e' "il socialismo realizzato in una citta' sola" (e' il

senso
> del rimprovero settario fatto in tutta Italia dai compagni della mozione

2,
> evidentemente preoccupati di screditare il bilancio del lavoro dei

compagni
> trotskisti brasiliani, che hanno avviato questa sperimentazione

allargandone
> l'incidenza dall'iniziale 5% consentito dalle leggi federali a quasi il

30%
> attuale), ma non ha neppure niente a che vedere con la ridicola imitazione
> annunciata dalla Giunta Rutelli, che si riduce solamente a un po' di
> decentramento.
> I problemi reali del PT ci sono e ci ritorneremo senza reticenze e senza
> trionfalismi, ma anche senza concessioni alle denigrazioni meschine.
> In occasione del seminario con la compagna brasiliana, che si terra'
> probabilmente in maggio-giugno, in occasione di un suo viaggio in Europa

che
> ridurrebbe i costi per noi, e' possibile prevedere un giro di conferenze

(la
> compagna parla bene spagnolo, che e' piu' facile da tradurre, anche grazie
> alla presenza in Italia di molti argentini o cileni) contattare

direttamente
> questo indirizzo: a.moscato@???