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Szerző: cica1
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Tárgy: [Forumumbri] Manifestazione nazionale resistenza popolo Palestinese
APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE
DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE

ROMA - SABATO 9 MARZO 2002

- per il ritiro immediato delle truppe e degli insediamenti coloniali dai
territori palestinesi,
- per il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese ,
- per il diritto al ritorno dei profughi,
- per l'invio di osservatori internazionali come richiesto dai palestinesi.

Il Forum Palestina, le associazioni e le organizzazioni presenti rivolgono
un appello all'Autorita' Nazionale Palestinese affinche' vengano rilasciati
il segretario generale del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina
Ahmed Saadat e gli altri militanti dell'Intifada arrestati sotto la
pressione dei governi di Tel Aviv, Washington e dell'Unione Europea, e
affinche' si rafforzi in ogni modo l'unità dell'Intifada palestinese contro
l'occupazione israeliana.
Dalla riunione è emersa la decisione di raccogliere l'appello internazionale
per il boicottaggio delle merci israeliane e delle relazioni economiche con
Israele.
A tale scopo verra' attivato un gruppo di lavoro. Riteniamo che sia urgente
che le piazze del nostro paese vengano riempite dalla solidarieta' con il
popolo palestinese animando iniziative locali arrivando ad una grande ed
unitaria manifestazione nazionale che prepari e rilanci una massiccia
presenza internazionale e solidale in Palestina alla fine di marzo in
occasione della Giornata della Terra.

All'incontro erano presenti Associazioni, Organizzazioni e compagne/i di:

Roma, FI, NA, TO, PG, PD, BA, MI, FR, TE, PE, LT, PA, PS e di altre citta'.

Per adesioni: HYPERLINK "mailto:forumpalestina@libero.it"
forumpalestina@??? - HYPERLINK "mailto:ondrarossa@tmcrew.org"
ondrarossa@???








Il corteo si terra a Roma
il 9 marzo 2002 ore 15
con partenza da Piazza Esedra












MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE
A SOSTEGNO DEL POPOLO PALESTINESE
in occasione della
"Giornata della terra"

Il 30 marzo si celebra in Palestina la "Giornata della terra" per ricordare
l'esproprio delle terre palestinesi in Galilea da parte del governo
israeliano e dell'allora ministro dell'agricoltura Ariel Sharon.
Paradossalmente l'artefice di tali soprusi è, oggi, il Primo Ministro del
governo israeliano ed è il principale imputato del processo che, in Belgio,
cerca di fare giustizia delle stragi che nel 1982 portarono la morte di
oltre 3000 tra Palestinesi e Libanesi nei campi profughi di Sabra e Chatila,
in Libano.
Gli accordi di Oslo del 93' hanno confermato quali fossero i reali interessi
statunitensi nell'area medio-orientale: spegnere la forte resistenza del
popolo palestinese, legittimando di fatto l'occupazione sionista come
avamposto imperialista nell'area.
Infatti, Israele fino ad oggi ha continuato la politica di occupazione ed
espropriazione della terra palestinese con l'espansione continua degli
insediamenti colonici, la confisca e l'appropriazione delle risorse idriche,
la devastazione ambientale, lo smantellamento delle strutture economiche e
sociali palestinesi e l'umiliazione costante della popolazione occupata e
privata di ogni diritto civile e sociale. A questa delusione il popolo
palestinese ha reagito rispondendo alla provocatoria presenza di Sharon alla
spianata delle moschee il 28 Settembre del 2000 con la ripresa dell'
Intifada.
Questo legittimo diritto alla difesa, specialmente dopo i fatti dell'11
settembre, diventa pretesto per legittimare i continui attacchi alla
popolazione civile e l'uccisione sistematica e capillare degli esponenti
politici della resistenza palestinese (caso più eclatante il segretario
generale del FPLP Abu Ali Mustafà, ucciso a Ramallah da un missile
israeliano il 27 agosto del 2001). La stretta in cui si trova attualmente il
popolo palestinese è evidenziata da un lato dalla politica di arresti di
militanti politici messa in atto, sotto forti pressioni internazionali, in
particolare statunitensi, dall'Anp (tra cui l'attuale segretario generale
del FPLP Saadat) e dall'altro dagli attacchi feroci all'autonomia
palestinese con la rioccupazione di molte città da parte dell'esercito
israeliano (probabile segno dell'avvio del cosiddetto "Piano Inferno",
ovvero della sistematica rioccupazione di tutte le aree sotto controllo
palestinese da dopo gli accordi degli anni '90).
Invitiamo tutti a cogliere e ad amplificare il profondo legame che unisce la
lotta del popolo palestinese a quelle degli altri espropriati del pianeta,
di coloro che vedono ogni giorno la loro terra e le loro risorse assediate e
distrutte dagli interessi del mercato globale.
Ciò che avviene in Palestina e' l'annientamento di un popolo che vuole
continuare a vivere sulla terra che abita e coltiva da millenni e che
rischia invece l'espulsione e la condanna ad essere rinchiuso nelle riserve
ad esso destinate.
Proprio in occasione della giornata della terra appoggiamo e rilanciamo la
richiesta che ci viene dalla Palestina, per una manifestazione
internazionale nei territori occupati dallo Stato d'Israele, per una forte e
determinata mobilitazione che, in quella stessa data, veda la partecipazione
di tutti coloro che si oppongono, in ogni parte del pianeta, alla violenza
del profitto sull'uomo e sulla donna.
Questa manifestazione vuole essere un'ennesima occasione di presenza
internazionale nei territori occupati, in continuità con la presenza delle
delegazioni internazionali del dicembre 2001.
Proponiamo inoltre il lancio internazionale di una campagna di boicottaggio
di Israele-Stato di apartheid già avviata in Inghilterra e in altri paesi,
pensando ai risultati che ottenne in passato quella contro il Sud-Africa
razzista.
La solidarietà verso il popolo palestinese e la lotta che sta conducendo per
il riconoscimento al diritto alla propria autodeterminazione sarà
testimonianza della volontà di costruzione di un altro mondo, un mondo in
cui le necessità materiali e spirituali delle donne e degli uomini del
pianeta siano prevalenti rispetto alle esigenze dell'economia e della
guerra.
CHIEDIAMO
- Ritiro dell'esercito israeliano dai territori palestinesi
- Smantellamento delle colonie israeliane nei territori palestinesi
- Ritorno dei profughi
Invitiamo tutti e tutte ad aderire a questo appello organizzando delegazioni
internazionali per il periodo di marzo2002.

Per info:
HYPERLINK "mailto:coordintifada@yahoo.it" coordintifada@???
HYPERLINK "C:\@tactical\palestina\www.tmcrew.org\int\palestina%20"
www.tmcrew.org/int/palestina

















BOICOTTA ISRAELE
BOICOTTA L'APARTHEID
L'annientamento del popolo palestinese che sta portando avanti Israele, il
cui premier Sharon verrà probabilmente processato in Belgio come criminale
di guerra, è sotto gli occhi di tutti. La politica della chiusura e della
divisione in cantoni di tutta la West Bank e Gaza, il proseguimento della
colonizzazione, i bombardamenti sui civili e sulle strutture economiche e
sociali palestinesi, gli omicidi politici dei militanti dell'Intifada,
l'annessione unilaterale avvenuta da anni di Gerusalemme Est e del Golan, in
palese violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, non
possono più passare sotto silenzio.
D'altra parte l'appoggio ad Israele da parte dei governi occidentali è
totale: gli Stati Uniti sostengono apertamente la politica di Sharon che se
non verrà fermata porterà scenari apocalittici per i palestinesi e per il
resto del Medio oriente, mentre l'Unione Europea, nonostante tiepide
dichiarazioni ufficiali, continua a trattare Israele come partner
privilegiato, non mettendo MAI in discussione il suo appoggio politico,
fatto anche di intense relazioni economiche e militari.
Quando ormai anche all'interno di Israele le voci di protesta si fanno più
ampie e la politica di apartheid nei confronti dei cittadini arabi dello
stato ebraico, emersa in occasione del vertice di Durban, è ora più
visibile, il bisogno di azioni urgenti per fermare Israele è sempre più
forte. Raccogliendo i numerosi appelli provenienti da numerosi comitati ed
associazioni di Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti, lanciamo una campagna
di boicottaggio dei prodotti israeliani presenti nei nostri mercati la cui
diffusione consiste prevalentemente in due marchi:

JAFFA e CARMEL
Le esportazioni dei prodotti ortofrutticoli israeliani, provenienti da
Israele, dalle colonie nei territori occupati e dai coltivatori palestinesi,
cui mancano altri canali di distribuzione, sono controllate e gestite da due
società:
Il marchio JAFFA è usato dalla Citrus Marketing Board of Israel, un corpo
amministrato centralmente per promuovere gli agrumi israeliani in tutto il
mondo.
La CMBI è stata fondata nel 1940 per sviluppare, promuovere e regolare
l'industria israeliana degli agrumi.
A seguito della privatizzazione dell'industria nel 1990, la Società è stata
ristrutturata per assicurare che coltivatori ed esportatori possano andare
incontro ai bisogni dei clienti in modo più efficiente.
Oggi la Società dirige la strategia dell'industria israeliana degli agrumi.
Rappresenta i coltivatori e gli esportatori israeliani sia localmente che
all'estero, per quanto riguarda i rapporti con organismi ufficiali ed
internazionali.
Autorizza gli esportatori e supervisiona le loro attività nei vari mercati.
Organizza e attua strategie di mercato. Amministra i diritti internazionali
di autorizzazione per il marchio esclusivo Jaffa, assicurando il suo alto
standard di eccellenza.
Coordina e confeziona la pubblicità e la promozione globale degli agrumi
Jaffa, per andare incontro ad ogni singola richiesta di mercato attraverso
rappresentanti di marketing in tutto il mondo.
E' la forza che guida le massicce coltivazioni piantate nel deserto
israeliano del Negev e nelle valli interne. Dà inizio, finanzia e
supervisiona le ricerche e lo sviluppo di programmi.
Il marchio CARMEL è usato dalla Agrexco, un'agenzia a controllo statale, per
l'esportazione di tutti gli altri prodotti, in particolare avocados e fiori
recisi.
I prodotti palestinesi, soprattutto quelli provenienti da Gaza e soprattutto
nel caso dei fiori recisi, sono nella maggior parte dei casi esportati come
merci israeliane, avendo un certificato d'origine israeliano imposto da
Agrexco.
Agrexco trattiene più del 40% del ricavato della vendita come sua quota di
marketing e anche se i coltivatori di Gaza legalmente potrebbero bypassare
Agrexco per loro è molto difficile: i produttori devono pagare il trasporto
in Israele, le ispezioni per la sicurezza israeliane e hanno grossi problemi
di distribuzione per il mercato europeo.
(Dati del 1998 tratti dal Washington Report, naturalmente prima dell'inizio
della seconda Intifada che ha ulteriormente aggravato la situazione).
Commercio equo e solidale Le nostre conoscenze in proposito riguardano per
ora solo un prodotto, il couscous di una cooperativa palestinese. A
proposito di accordi commerciali. ricordiamo che l'art. 38 dell'Accordo ad
interim UE-Israele, sul commercio e temi ad esso collegati, si applica al
"territorio dello Stato di Israele" e non è contenuta nessuna altra
ulteriore definizione. Israele ha annesso unilateralmente sia Gerusalemme
Est che il Golan e così per la legge israeliana fanno parte dello Stato di
Israele. Per le colonie in West Bank e Gaza, pur non formalmente annesse, la
giurisdizione israeliana è applicata nella pratica.
Tutte le risoluzioni dell'ONU affermano che né le colonie in West Bank e
Gaza, né Gerusalemme Est e Golan possono essere considerate parte dello
Stato di Israele, quindi l'ambito territoriale di applicazione dell'accordo
ad interim si intende limitato alle frontiere precedenti il 1967. Per
comprendere a che livello questi accordi vengano violati, citiamo il caso di
una ditta italiana, che ha addirittura ricevuto un attestato di benemerenza
dalla Camera di commercio Italia-Israele:
La società Gitto Carmelo e Figli Srl e` un costruttore della provincia di
Messina, che ha vinto, con un socio locale, l'appalto per la costruzione
della prima galleria stradale in Israele. Il tunnel, il primo del suo genere
in Israele, e` composto di due tratte di 500 e 390 metri., a tre corsie,
posto` sulla superstrada che unisce Gerusalemme a Hebron. Questo tratto
stradale non si trova in Isreale ma nei Territori Occupati e fa parte del
sistema delle by-pass roads, ad uso esclusivo dei coloni.


























PROGETTO RADIO
Il progetto riguarda la possibilita' di aprire una radio nel campo profughi
di Dheieshe, che sorge ai piedi della citta' di Bethlemme.
Il campo fu costruito per la popolazione profuga del '48, che si trovo'
buttata fuori dalle proprie citta' e villaggi dopo l'insediamento dello
Stato di Israele.
Promuovere l'installazione di nuove emittenti radio in grado di contribuire
alla democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa favorendo la
differenziazione delle fonti d'informazione e' fondamentale in una
situazione dove la brutale occupazione israeliana costringe migliaia di
persone, donne, uomini e bambini a non potersi muovere, incontrarsi e
comunicare.
E' soprattutto praticamente impossibile accedere a fonti di informazione
diverse, vista la censura e il taglio totale delle informazioni provenienti
da altri campi e citta' della West Bank e Gaza.
L'idea e' di aprire una radio nel campo profughi di Dheieshe  presso il
Centro Culturale IBDA,  per dare la possibilita' ai ragazzi e alle ragazze
che frequentano il posto di poter comunicare le attivita', le notizie, le
necessita' e le speranze che in una situazione cosi' drammaticamente chiusa
si determinano.
La radio e' uno strumento adeguato che permette e stimola il dialogo tra le
persone.
La radio e' uno strumento di comunicazione molto potente, e' uno strumento
culturale di educazione sociale e politica che soprattutto in questo periodo
puo' servire alla gente come spazio aperto per la realizzazione di una
informazione democratica.
Attraverso la radio e possibile diffondere all'interno della società civile
una informazione di base e loa possibilita' di esprimerele diverse realtà
specifiche.
Descrizione delle azioni:
- Promuovere l'installazione di nuove emittenti radio e la formazione del
personale locale
- Istituzione di una rete  di corrispondenti radiofonici;
- Preparazione di personale Tecnico sulla comunicazione;
- Creazione di  programmi radiofonici culturali, di informazione e
sensibilizzazione sulle     problematiche dei giovani che vivono in campi
profughi sotto occupazione.
- Creare l'edizione di programmi di comunicazione educativa;
- Garantire spazi permanenti nella programmazione;
- Garantire l'aggiornamento e il monitoraggio della equipe di produzione
dell'informazione;
- Lavoro di selezione musicale con la partecipazione di autori della musica
folcloristica della   tradizione palestinese diffuse  attraverso le
trasmissioni.


Il progetto sara' realizzato grazie raccolta di fondi provenienti dalla
solidarieta' di chi ritiene che anche l'informazione puo' essere uno
strumento di liberazione per il popolo palestinese.