[Forumumbri] L’Umbria provincia dell’impero: fine della conc…

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Aihe: [Forumumbri] L’Umbria provincia dell’impero: fine della concertazione, riapertura del conflitto.
questo e' il documento che abbiamo presentato come social=20
forum.....all'iniziativa fatta sabato a perugia....
aldo se ti va fai un resoconto...per gli altri umbri....non=20
presenti....ciaociao a tutti

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L=92Umbria provincia dell=92impero: fine della concertazione, riapertura del=
=20
conflitto.


Nel cominciare questa nostra riflessione, crediamo necessario effettuare un=
=20
operazione di =93ecologia culturale=94.
  I social forum nascono come luogo in cui una prassi politica innovativa=20
si coniuga con la costruzione di uno spazio pubblico alternativo a quello=20
dominato dal sistema di mercificazione globale neoliberista. Questo=20
percorso, in gran parte da costruire, non =E8 indolore, ma comporta una=20
decostruzione radicale dell=92insieme di immagini con cui la realt=E0=
 locale,=20
nella sua immediata crudezza, =E8 stata velata e occultata. Cos=EC,=
 utilizzando=20
gli strumenti di cultura critica che il movimento ha elaborato, vogliamo=20
mettere in discussione il mito ideologico dell=92=94Umbria verde=94. Dalla=
 fine=20
degli anni =9270, l=92intero sistema istituzionale e politico ha costruito e=
=20
diffuso un=92immagine pacificata della nostra regione, territorio in cui gli=
=20
interessi dell=92impresa, dello Stato e della societ=E0 si componevano=20
armonicamente coniugando redistribuzione, interesse privato e sviluppo.=20
Ogni contraddizione =E8 stata espulsa e occultata, negata alla radice.=20
Questa, che non sappiamo se definire favola o fantasia, =E8 stata affermata=
=20
in tutto il corso degli anni =9280, in piena esplosione della crisi del=20
sistema socio  economico regionale, e tutt=92oggi =E8 sparsa ai quattro=
 venti,=20
nonostante che l=92evidenza dei fatti la smentisca decisamente. A partire=20
dall=92aggettivo =93verde=94. Guardiamo le nostre citt=E0, Perugia ad=
 esempio: la=20
cementificazione del territorio, al di l=E0 di ogni criterio di razionalit=
=E0=20
urbanistica, sventra quartieri interi, modellando la conformazione della=20
citt=E0 e la vita al suo interno agli interessi dell=92imprenditoria=
 edilizia.=20
Nonostante che in citt=E0 abbondino appartamenti vuoti o sfitti, concentrati=
=20
tra l=92altro in poche mani, migliaia e migliaia di metri cubi saturano=20
l=92ecosistema urbano, mettendo l=92uso del territorio a disposizione=20
dell=92interesse privatistico.
Se invece ci spostiamo fuori citt=E0, ma non di molto, possiamo ammirare=
 come=20
le preziose risorse ambientali e paesaggistiche siano violate da una delle=
=20
pi=F9 alte concentrazioni di cave esistente in Italia, mentre un=92intero=20
patrimonio forestale =E8 lasciato all=92incuria, in attesa di vendere i=
 terreni=20
al miglior offerente.
  Quelli che abbiamo citato sono solo due esempi, che utilizziamo come=20
chiave di lettura, in un=92ottica di ecologia del sistema urbano, in ogni=
 suo=20
aspetto, politico, sociale, culturale. La sottomissione del territorio alle=
=20
logiche del profitto non pu=F2 essere attuata senza delle linee di comando=
=20
capillarmente diffuse. Vediamo i nostri quartieri, i luoghi di lavoro, gli=
=20
spazi di socialit=E0 e di partecipazione aggrediti dai poteri del denaro e=
=20
dell=92impresa. Collestrada, il =93Gherlinda=94, sono operazioni=
 emblematiche da=20
questo punto di vista, come anche i progetti di dismissione e=20
privatizzazione del welfare.  Infatti, se da una parte si attaccano gli=20
strumenti di redistribuzione, gi=E0 insufficenti, fin=92ora attivi,=
 dall=92altra=20
il lavoro precario, non tutelato, flessibile ed intermittente, diviene=20
l=92unica modalit=E0 di acquisizione di reddito concessa, che a sua volta=
 viene=20
subito drenato dalla grande distribuzione. L=92Umbria =E8 una regione in cui=
=20
altissima =E8 l=92incidenza delle multinazionali globali. Accanto ad esse =
=E8=20
nato e diffuso un mondo selvaggio di piccoli laboratori, imprese e=20
cooperative di fornitura di mano d=92opera, direttamente subordinate ad=
 esse:=20
si pensi all=92indotto della Nestl=E8 nel perugino e nel marscianese. Al=
 loro=20
interno, ci troviamo di fronte a condizioni di lavoro prive di qualsiasi=20
tutela, a condizioni salariali tra le pi=F9 basse d=92Italia, a una logica=
 di=20
concorrenza spietata tra lavoratori, residenti e migranti, che, spostando=20
il conflitto su linee orizzontali piuttosto che verticali, riduce=20
ulteriormente la capacit=E0 contrattuale del lavoro.
D=92altro canto, il sistema di autogoverno alimentare che localmente era=20
presente fino agli anni =9280, basato sul rapporto tra produzione e piccolo=
=20
commercio, e che permetteva un=92ulteriore distribuzione di occupazione e=20
ricchezza, =E8 stato spazzato via dalla colonizzazione della grande=20
distribuzione, che non ha inciso solo sui consumi primari, ma anche=20
nell=92immaginario, e quindi nei costumi e nelle pratiche sociali: a Perugia=
=20
molto presto non ci sar=E0 pi=F9 un solo cinema che non sia parte di una=
 catena=20
multinazionale.
Quindi, se gettiamo uno sguardo generale, possiamo vedere che il circolo=20
lavoro - produzione - consumo =E8 oggi nella nostra realt=E0 sottopposto ad=
 un=20
un'unica mano ed ad un unico interesse, quello del capitale globale.
Il capitale globale =E8 una forza direttamente politica. Subordinare=20
un=92intera realt=E0 locale ai propri interessi significa controllare non=
 solo=20
le risorse ed il lavoro, ma anche le menti, e gli apparati di formazione e=
=20
direzione del consenso. =C8 il capitale globale che decide chi lavora e chi=
=20
no, come costruire un quartiere, o cosa fare di un bosco, o quali servizi=20
privatizzare, direttamente, intervenendo in prima persona nelle decisioni=20
(come =E8 successo a Perugia durante la vertenza Nestl=E8), o=
 indirettamente,=20
con le modalit=E0 di controllo assicurate dalla condizione di dipendenza cui=
=20
sottopone persone, cose e realt=E0 economiche. Nessuno spazio =E8 lasciato=
 alla=20
partecipazione ed al controllo democratico dal basso: lo status  sociale=20
delle persone si sposta da cittadino a suddito, o al limite a questuante.=20
La crisi della politica regionale sta tutta qui. La condizione di=20
aggregazione e forza che il mondo del lavoro e la societ=E0 democratica=
 aveva=20
saputo sviluppare in Umbria vengono disgregate alla radice, nella=20
costituzione materiale che aveva permesso la loro accumulazione. Non esiste=
=20
a Perugia ed in Umbria democrazia reale, perch=E9 lo spazio pubblico =E8=
 stato=20
completamente colonizzato. Per questo diciamo che la societ=E0 regionale, in=
=20
ogni suo aspetto, ben lungi dall=92essere =93verde=94, =E8 profondamente=
 inquinata,=20
minata da un tumore che la corrode inesorabilmente.  Certamente prodigiosa=
=20
=E8 stata la capacit=E0 del capitale globale di mettere a valore il=20
modello  Umbria. Quel misto di produttivismo indiscriminato, concertazione,=
=20
autoritarismo e gestione corporativa degli interessi, a sua volta fondati=20
sulla Famiglia tradizionale autoritaria, politiche di spesa, basso costo=20
del lavoro, minimi elementi redistributivi , rigido controllo delle=20
istituzioni e bieco clientelismo (sarebbe interessante studiare l=92uso=
 dello=20
stalinismo, nella sua accezione scientifica, fatto in Umbria),  =E8 stato=20
assunto ed usato dal capitale globale per il raggiungimento dei suoi fini,=
=20
imponendo politiche concrete a tutti i livelli. In particolare attraverso:
1)      il mantenimento degli interessi individuali della dirigenza=20
politica, burocratico - amministrativa e sindacale, cos=EC da porla al suo=
=20
servizio utilizzandone gli strumenti di controllo interno ed esterno da lei=
=20
sempre usati (Importante sarebbe studiare a fondo come la costruzione del=20
consenso in Umbria passi in gran parte fuori dai partiti attraverso tutta=20
una congerie di circoli ed associazioni in cui la politico costruisce=20
direttamente consenso e da cui nello stesso tempo dipende);
2)      la concentrazione del capitale finanziario, con cui grandi gruppi=20
bancari (p.e. Cariplo) hanno inglobato le istituzioni bancarie locali,=20
assumendone le politiche di alti tassi di interesse, che ne aumentano il=20
potere sul mercato;
3)       privatizzando progressivamente il sistema di welfare e erodendo le=
=20
politiche redistributive fino al loro esaurimento;
4)      utilizzando gli strumenti di regolazione dall=92alto il mercato ed=
 il=20
costo del lavoro da sempre presenti in Umbria, anche se aggiornati alla=20
nuova fase ed ad interessi sostanzialmente diversi. Per esempio, i=20
cosiddetti =93patti territoriali=94, voluti da tutti i partiti, sono la pi=
=F9=20
sfacciata dimostrazione della natura di agente del capitale globale=20
dell=92intera classe dirigente politica umbra;
5)      permettendo lo sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali;
6)      utilizzando gli strumenti di regolazione del mercato e della=20
circolazione, fin=92ora serviti per una gestione corporativa (vedi il=20
commercio), in funzione dei propri interessi globali;
7)      facendo leva sull=92economicismo e il produttivismo della dirigenza=
=20
politica e sindacale umbra per rendere le ristrutturazioni produttive e=20
l=92eliminazione delle tutele un dato =93naturale e fisiologico=94;
8)      sfruttando l=92arretratezza culturale e l=92isolamento della societ=
=E0=20
regionale, in particolare dei suoi vertici, per imporre cultura e politica=
=20
eterodirette.
Vediamo che tali processo, che possiamo definire epocale, di=20
ristrutturazione di un intero sub sistema regionale, ha s=EC permesso una=20
capacit=E0 di accumulazione mai riscontrata fin=92ora, proiettando l=92Umbri=
a sul=20
mercato globale (e si guardi i dati dell=92export), ma ha scatenato anche=20
conflitti dirompenti, che le istituzioni politiche cercano di mediare=20
faticosamente. Oggi vediamo come citt=E0 e comuni umbri siano in concorrenza=
=20
tra loro per offrire le migliori condizioni di sfruttamento dei territori e=
=20
del lavoro, litigandosi fondi e visibilit=E0: Perugia, che aspira a=
 diventare=20
il polo regionale finanziario, dei servizi e della commercializzazione, che=
=20
confligge direttamente con Corciano, che gli scippa l=92idea Gherlinda;=20
Foligno che confligge con Perugia, cercando di aggregare a s=E9 Spoleto;=20
l=92Alto Tevere e l=92Assisano che, grazie anche ad un pi=F9 attrezzato=
 sistema=20
industriale di piccole imprese diffuse e allo sfruttamento del lavoro dei=20
migranti, si propongono come la punta di diamante della competitivit=E0=20
dell=92impresa umbra nel mercato momdiale. Accanto, intere aree sub=
 regionali=20
vanno in crisi verticale, sentendo l=92attrazione delle regioni vicine:=20
Terni,  il Trasimeno, l=92Alto Chiascio.
Ma la crisi attraversa ormai le citt=E0 come i piccoli e medi comuni:=20
disoccupazione, precariet=E0, mancanza di servizi, povert=E0 sempre pi=F9=
 diffusa=20
e strutturale, nuovi bisogni che premono e che non hanno risposte, nuove=20
culture che chiedono cittadinanza e diritti, sono il portato e la=20
conseguenza del governo del capitale globale, nei confronti dei quali non=20
sono pi=F9 efficaci le precedenti tattiche paternalistiche, capaci di=
 mediare=20
i conflitti con poca fatica e spesa, dando il lavoretto, o il contributo=20
caritatevole, l=92assistenza pi=F9 o meno qualificata o la raccomandazione.=
 Non=20
c=92=E8 pi=F9 margine di recupero delle contraddizioni, non perch=E9 i=
 conflitti=20
abbiano trovato espressione politica e contrattualit=E0, ma perch=E9 =E8 il=
=20
comando attuale del capitale globale che non prevede la risoluzione dello=20
stato di guerra permanente ai diritti, che sia in Afghanistan o a Perugia.
Eppure, come ogni scenario di conflitto anche qui la spoliazioni e le=20
politiche a  democratiche hanno provocato la nascita di anticorpi:=20
provenendo da esperienze diverse, da saperi e pratiche sociali, politiche,=
=20
ambientali, sociali, associazionistiche, del volontariato e=20
dell=92autorganizzazione un pezzo di societ=E0 perugina si =E8 aggregata=
 contro=20
il comando capitalistico della sua citt=E0 e dei suoi territori, dandosi=20
degli strumenti organizzativi, i social forum, e sviluppando iniziativa e=20
cultura alternativa a quella neoliberista. Ponendo delle discriminanti=20
precise, come =E8 stato precisato dall=92assemblea nazionale tenuta a Roma=
 il=20
18 e 19 scorso: occorre dire no alla guerra per dire no all=92impero=20
capitalistico sul mondo; occorre sviluppare conflitto e vertenze per=20
costruire un altro mondo possibile. Sottolineiamo il valore discriminante=20
di queste posizioni proprio in riferimento all=92inquinamento ideologico cui=
=20
assistiamo quotidianamente nelle nostre citt=E0, in cui chi d=E0 fondi ai=20
tavoli per la pace poi appoggia la guerra, o chi va a Porto Alegre poi=20
privatizza le mense scolastiche. Siamo convinti che =E8 necessario, anche=
 per=20
la maturazione complessiva del dibattito locale, fare chiarezza, uscire=20
dalle ambiguit=E0. E per primi vogliamo farlo noi, dicendo che non=20
riconosciamo come nostro alleato chi, in qualsiasi modo esso sia, dalle=20
giunte alle imprese, si fa agente del capitale globale. Chiunque esso sia.=
=20
Detto in altri termini, se si sta con noi si =E8 contro il neolibersimo e la=
=20
guerra permanente che ne =E8 la condizione prima e il modello sociale, senza=
=20
se o ma. Per questo, siamo convinti che in Umbria la vera e unica=20
opposizione sociale sono i social forum. Ancora a livello embrionale, pi=F9=
=20
una speranza che una realt=E0 politicamente definita, ma =E8 l=92esperienza=
 di=20
controllo dal basso, partecipazione, solidariet=E0 e capacit=E0 progettale=
 dei=20
social forum, ben 12 in Umbria,  che rappresenta oggi e si propone come=20
luogo di convergenza e mobilitazione per coloro che sono attaccati nelle=20
loro condizioni materiali e sociali.
I social forum, perch=E9 sono luoghi aperti di partecipazione in cui il=20
diritto di cittadinanza =E8 gi=E0 pratica sociale, dove i saperi e le=
 risorse=20
divengono produzione immediata di ricchezza sociale.
A chi ci rivolgiamo? Ai migranti, ai lavoratori materiali ed immateriali,=20
ai disoccupati, a coloro che hanno perduto diritti e tutele, a pezzi di=20
intellettualit=E0 non omologata, all=92associazionismo ed alle pratiche=20
sociali, ossia a quella parte di societ=E0 perugina ed umbra non pacificata,=
=20
che fa dell=92impegno sociale, della solidariet=E0 e della costruzione di=
 una=20
vita possibile le forme di una politica diversa ancora tutta da inventare,=
=20
ma di cui da Seattle a Genova abbiamo evocato lo spettro.
Per questo i social forum sono strumenti locali di una politica di=20
contrasto che =E8 mondiale: una territorializzazione specifica di un=20
conflitto che =E8 in nessun luogo perch=E9 =E8 dappertutto. Dalle lotte=
 concrete,=20
dai conflitti di immediata proiezione mondiale =E8 sorta la nostra=20
piattaforma, parziale, in divenire, ma capace di far esplodere le=20
contraddizioni su tre fronti che in realt=E0 sono uno solo, quello della=20
lotta alla guerra globale e all=92ordine che vuole imporre: il fronte della=
=20
democrazia; il fronte della redistribuzione e il fronte dell=92ambiente.=20
Bilancio partecipativo, pratiche di autogoverno e controllo dal basso;=20
salario sociale, finanza etica e tobin tax; lotta agli o.g.m. e=20
affermazione di un modello di sviluppo altro e del consumo critico, sono i=
=20
frutti dei saperi e delle esperienze critiche nate dalle crisi diffuse,=20
dalla corruzione dell=92ordine mondiale e dai conflitti da lui generati.
Tutto questo =E8 ancora poco rispetto all=92obiettivo, altissimo, che ci=
 siamo=20
posti: un altro mondo possibile. E=92 per=F2 l=92avvio di un percorso per=20
cominciare a rompere le compatibilit=E0, disertare dallo stato di guerra=20
permanente che ci =E8 imposto, sabotare il sistema di comando opprimente del=
=20
neoliberismo: per cominciare a gettare le basi di una nuova =93repubblica=94=
 e=20
di una nuova comunanza, in cui la ricchezza e libert=E0 di uno sia la=20
ricchezza e libert=E0 di tutti.