[Forumlucca] Il movimento calamita, l'Ulivo no

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Szerző: Daniele Lombardi
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Tárgy: [Forumlucca] Il movimento calamita, l'Ulivo no
Alla vigilia della partenza per Porto Alegre, Bertinotti rilancia: «E'
l'unica alternativa al liberismo. Il centrosinistra è invece un progetto
fallito»
Salvatore Cannavò

«Esistono solo due grandi correnti nella politica italiana e internazionale:
quella conservatrice e quella del movimento "noglobal". Non c'è spazio per
posizioni intermedie e noi andremo a Porto Alegre per ribadire la nostra
piena internità alla seconda». Fausto Bertinotti sintetizza così le ragioni
della sua presenza, e di quella del Prc, al secondo Forum sociale mondiale
che inizia la prossima settimana nella città brasiliana, illustrate ieri in
una conferenza stampa. «Il movimento - dice Bertinotti - ha vinto la sua
sfida: non si è fatto fermare dalla guerra e invece continua a crescere e a
durare». Anzi, con dopo la scomparsa di quel progetto di "centrosinistra
mondiale", verso cui si sono impegnati Clinton, Blair e Massimo D'Alema, «il
movimento rimane l'unico soggetto internazionale capace di contrastare il
liberismo e la guerra». Ecco perché, sottolinea il segretario del Prc,
«siamo particolarmente soddisfatti di essere l'unico partito, assieme al Pt
brasiliano, ad essere stati invitati in quanto "delegati" e quindi parte
organica di questo soggetto plurale». Bertinotti, che al Forum prenderà
parte a due appuntamenti - uno organizzato da Attac, sulle "alternative
globali" con la presenza di Susan George, l'altro organizzato dai Sem Terra,
sul "socialismo" con la partecipazione di Joao Stedile - ha voluto ribadire
anche l'alterità tra questo progetto e il "politichese" che continua a
plasmare la politica italiana. Ne è una prova il dibattito sulla Convenzione
europea e sulle scelte del centrosinistra che hanno portato alla
defenestrazione di D'Alema. «Quell'esito dimostra platealmente il fallimento
definitivo e senza appello del centrosinistra», soggetto politico che,
«privato del cemento del governo lascia spazio solo a tensioni centrifughe».
Del resto, se l'alternativa è tra "conservatori" e "antiliberisti" e il
centrosinistra si colloca nel mezzo, «in una terra di nessuno», la sua crisi
diventa inevitabile: «mentre il movimento funziona da calamita il
centrosinistra perde e disperde energie». Da qui la scelta, e la proposta,
di impegnarsi a fondo per una sinistra di alternativa «che non sostituisca,
ma che interloquisca con il movimento», per dare vita a una "convenzione" di
soggetti politici sindacali e sociali nella prospettiva di una sinistra
alternativa e anticapitalistica con «un ruolo pubblico sulla scena
italiana». Da questo punto di vista «è positivo che anche forze del
centrosinistra scelgano di partecipare a Porto Alegre, perché rappresenta un
successo del movimento». Ma comunque, aggiunge Bertinotti, «non siamo
disponibili a partecipare a formule politiche o a operazioni che pretendano
di replicare una forma superata: quella della politica che pensa di mediare
le istanze del movimento». In realtà è il movimento stesso che offre il
terreno per un salto di qualità nella costruzione della sinistra
alternativa, dato il suo «carattere anticapitalistico, sia pure latente».
Per dimostrarlo Bertinotti cita un documento che introdurrà la sessione sui
"nostri valori" al Forum di Porto Alegre, redatto dal frate domenicano Frei
Betto e dal sociologo marxista Michel Löwy (e che sarà pubblicato
integralmente domani sul nostro mensile Rivoluzioni): «Proponiamo di
definire questa società (l'altro possibile mondo, ndr.) con un termine che
riassume, da circa due secoli, le aspirazioni dell'umanità a un nuovo modo
di vivere, più libero, più ugualitario, più democratico e più solidale. Un
termine che - come tutti gli altri ("libertà", "democrazia", ecc.) - è stato
manipolato da interessi profondamente antipopolari e autoritari, ma che non
per questo ha perduto il suo valore originario ed autentico: "socialismo".

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