[Forumlucca] Il comunicato a seguito dell'assemblea delle e …

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Autor: Daniele Lombardi
Data:  
Assumpte: [Forumlucca] Il comunicato a seguito dell'assemblea delle e dei disobbedienti
Agenzia di Comunicazione del Movimento delle/dei Disobbedienti
NASCE IL MOVIMENTO DELLE E DEI DISOBBEDIENTI

La riunione nazionale di coordinamento del Laboratorio della Disobbedienza
Sociale, svoltasi sabato 12 gennaio 2002 a Bologna presso il Teatro
Polivalente Occupato con la partecipazione di centinaia di persone che da
tutto il Paese portavano la voce di gran parte delle realtà disobbedienti
nazionali e locali, ha deciso il superamento della forma fin qui assunta
dall'esperimento lanciato nel corso della prima assemblea nazionale dei
Social Forum a Firenze, nell'ottobre 2001, quando il Laboratorio stesso fu
costituito per iniziativa delle ex Tute Bianche, delle/dei Giovani
Comuniste/i, dei Centri Sociali dell'ex Carta di Milano, dell'associazione
"Ya Basta", delle/dei disobbedienti della Rete NoGlobal campana e della rete
R.A.G.E. di Roma, sulla base dell'esperienza dello Stadio Carlini e della
disobbedienza civile organizzata nelle giornate di luglio a Genova contro il
G8.

La sintesi dell'approfondito dibattito tra le varie voci presenti a Bologna
è rappresentata dalla decisione comune di trasformarsi da Laboratorio in
Movimento delle/dei Disobbedienti, all'interno del generale "movimento dei
movimenti" che continua a realizzare la contestazione alla globalizzazione
neoliberista e l'opposizione alla Guerra Globale Permanente, militare
economica e sociale. E' la prima e principale novità che viene portata dalla
Disobbedienza all'attenzione, anzitutto, della nuova assemblea nazionale dei
Social Forum a Roma, questi 18 e 19 di gennaio del nuovo anno; ed il
Movimento parteciperà come tale alla giornata del 20 a Genova, nella
ricorrenza del sesto mese dall'assassinio di Carlo Giuliani.

Con tale passaggio, le realtà fin qui raccolte nel Laboratorio nazionale
decidono di trasferire la titolarità del "logo" Disobbedienti (e dunque la
piena e incondizionata legittimità a rappresentarsi come tali, in modo da
valorizzare come ricchezza la diversità delle espressioni) a tutti i
soggetti che, in ogni parte e in ogni forma, vogliano praticare la
Disobbedienza. E' questo il frutto del bilancio tratto dall'esperienza di
questi mesi, che hanno visto la costante estensione delle pratiche
disobbedienti alle più disparate soggettività e frontiere del conflitto
sociale, a partire dal contributo di massa alla riuscita della
manifestazione nazionale contro la guerra del 10 novembre a Roma così come è
stato, poi, per l'affermazione d'un nuovo ciclo di lotte delle lavoratrici e
dei lavoratori migranti e al loro fianco contro l'infame legge Bossi-Fini, e
per l'esplosione del movimento studentesco contro il progetto Moratti, fino
all'assedio portato agli "Stati Generali dell'Istruzione" nella capitale lo
scorso 20 dicembre.

In particolare la Prima giornata della Disobbedienza Sociale, il 17 novembre
2001, ha realizzato una importante diffusione delle azioni e una
disseminazione di stabili percorsi disobbedienti sui più diversi fronti e su
tutto il territorio nazionale, secondo le parole d'ordine "costruire
conflitto cercando consenso" e "con l'umanità contro il dominio, violare le
leggi ingiuste". L'esperimento del Laboratorio della Disobbedienza sociale
ha prodotto, inoltre, una vasta eco mediatica e un riverbero del messaggio
fino a contesti politici e sociali molto distanti dalle stesse realtà
promotrici. E' dunque emersa una duplice necessità: garantire la continuità
dell'estensione d'un uso sociale della Disobbedienza come leva per aprire
spazi al conflitto e ad una socialità alternativa al potere, e, d'altro
lato, individuare percorsi e terreni di verifica dell'effettiva radicalità
ed efficacia delle pratiche adottate dai diversi soggetti nei loro
rispettivi ambiti.

La decisione delle e dei Disobbedienti di esprimersi come movimento tra i
movimenti, ricercando in questa forma i necessari ed adeguati livelli di
unità del più generale movimento contro il neoliberismo e la guerra, è anche
conseguenza d'una comune lettura della fase apertasi dopo le giornate di
luglio 2001 a Genova e con gli eventi dell'11 settembre. La Guerra Globale
Permamente si è presentata come scelta costituente d'un nuovo assetto del
dominio, nel fuoco di una acuta crisi delle politiche neoliberiste e del
ciclo capitalistico che ha segnato gli ultimi decenni. Dall'11 settembre,
dunque, si è assistito ad una complessiva ridislocazione dei poteri e dei
loro strumenti, così come delle soggettività e delle reti sociali che contro
di essi esprimono conflitto, dopo aver rivelato attivamente quella stessa
crisi a partire dall'evento di Seattle fino alle dimensioni senza precedenti
della stessa contestazione di Genova. Proprio a partire dai depositi di
quest'esperienza, specialmente in Italia il "movimento dei movimenti",
malgrado la stretta tra il dominio imperiale capitalistico e l'avventura
terrorista di un fondamentalismo religioso e regionale, non solo non ha
interrotto la sua azione ma è divenuto vettore della resistenza alla guerra
medesima, anche e soprattutto sui fronti economico e sociale.

Sul piano globale, la Guerra Permanente mostra la sua tendenza alla
moltiplicazione, rigenera il fondamentalismo stesso e acutizza le
oppressioni: in primo luogo, quella che colpisce il popolo palestinese, vede
l'occupazione trasformarsi in massacro e in un vero e proprio regime di
apartheid gestito dal governo israeliano di Sharon. Ma c'è anche un'altra
realtà, a questa intimamente collegata nel quadro complessivo delle
ridislocazioni già accennate. La rivolta sociale in Argentina ha chiuso il
2001 e aperto il 2002, imponendo la cacciata di Domingo Cavallo, agente del
Fmi e della Banca Mondiale, e la rinuncia di quattro presidenti in poche
settimane: ha insomma inaugurato quest'anno in un segno opposto a quello
apparentemente ricercato dalla potenza imperiale messasi in moto dopo l'11
settembre. La crisi neoliberista viene ulteriormente ratificata, in un
contesto strategico come quello inscritto nel progetto degli Accordi di
Libero Commercio delle Americhe, e vede irrompere una urgenza di
trasformazione radicale, che già si presenta contagiosa e di cui vanno colti
i caratteri di spontaneità e protagonismo multitudinario dei bisogni
sociali.

Le ed i Disobbedienti guardano dunque all'imminente Secondo Foro Sociale
Mondiale di Porto Alegre come un'occasione di confronto tra i movimenti
sociali che localmente e su scala globale interpretano questa congiuntura
sul terreno del conflitto. Un'occasione che non va sprecata in una
passerella di presunti "rappresentanti generali" o di proposte di sintesi
minimale esposte all'intrusione, nello sviluppo del "movimento dei
movimenti", di quelle ipotesi di governo moderato della globalizzazione
neoliberista già battute dalla crisi e in buona parte responsabili o
complici dell'attuale scenario di esclusione e riduzione dei diritti di
tutti i soggetti sociali subalterni e delle moltitudini espropriate nel
mondo. In quella sede le ed i Disobbedienti, a loro volta, si propongono di
contribuire in special modo ad un approfondimento del confronto e della
comunicazione sulle pratiche di movimento e di insubordinazione sociale.

Anche nel contesto italiano, le ed i Disobbedienti leggono la necessità di
garantire la continua espressione della natura materiale del movimento
contro il neoliberismo e la guerra: quella, appunto, di movimento dei
movimenti. Mentre appare chiaro che l'offensiva e allo stesso tempo i segni
di parossismo della formula di regime del governo Berlusconi, si inscrivono
nel quadro generale di crisi e ridislocazione delle politiche neoliberiste:
e che, dunque, l'opposizione che quell'offensiva chiama deve intendersi di
lungo respiro e, anzitutto, sociale. E' certa, quindi, l'esigenza di
individuare ambiti in cui si organizzino le relazioni tra i soggetti del
movimento, in modo tale da realizzare il migliore confronto sullo sviluppo
delle campagne e da assicurare anche per il futuro la possibilità di
realizzare scadenze unitarie: in quest'ultimo caso, urge un intervento
efficace sulla giornata dello sciopero confederale del pubblico impiego e
della scuola del 15 febbraio, già indicato dalle iniziative delle Rsu e del
sindacalismo di base, nelle forme di una generalizzazione del conflitto e
della sua piattaforma così come di un nuovo "evento" centrale di
socializzazione e lotta. Le ed i Disobbedienti intendono farvi vivere le
tematiche della redistribuzione del reddito, come istanze comuni del lavoro,
del non lavoro e della cooperazione dei saperi messi al lavoro, che insieme
abitano la dimensione della precarietà.

Va pure raccolta e valorizzata la capacità dei Social Forum - quando non
degenerino in mere formule di rapporto tra ceti politici - e delle reti
locali di movimento di costituire nuovi spazi pubblici di partecipazione: in
questo senso occorre anche operare non solo una riflessione, ma in concreto
l'individuazione di un piano di iniziative per un nuovo municipalismo che
raccolga e verifichi le suggestioni offerte dal modello del bilancio
partecipativo, innervandolo del protagonismo dei movimenti. Ma, di converso,
va battuta ogni deriva verso una cristallizzazione burocratica sul piano
dell'organizzazione.
Al contrario, l'azione delle reti sociali e la pluralità delle pratiche e
dei discorsi del movimento devono aprirsi la strada più larga: casomai, non
solo per le ragioni obiettive imposte dall'inaugurazione dell'epoca
dell'euro, ma anche e proprio a partire dalla centralità della produzione di
soggettività e nello spirito di una sperimentazione pratica su obiettivi
comuni, emerge la necessità di realizzare una dimensione europea del
movimento.

Giacché la potenza principale espressa intorno a Genova e poi nel lungo
autunno dell'opposizione alla guerra militare economica e sociale, è quella
del "fare società", occorre proseguire su questo terreno: ossia
intensificare la disseminazione di relazioni alternative e insieme andare
incontro alla produzione di soggettività capaci di rotture radicali
dell'organizzazione del dominio del capitale, all'altezza della sua crisi e
delle sfide che muove nella sua ristrutturazione. Le ed i Disobbedienti sono
nati su questo impulso, ed è perciò che ora, per offrire il migliore
contributo a questa prospettiva, si presentano come movimento tra i
movimenti.

Coerentemente con la sua lettura del "movimento dei movimenti" e con la
positiva esperienza di contaminazione culturale nella convergenza sulle
pratiche, realizzata nei momenti più alti del percorso della Disobbedienza,
il Movimento delle/dei Disobbedienti esclude ogni modalità di organizzazione
sulla base di una "linea": esso si organizza sulla pratica comune degli
obiettivi, individuati per campagne intorno alle quali verificherà i suoi
percorsi e la capacità di tutti i soggetti che vi si riconoscono di
riattraversare sulla base di quella pratica i propri ambiti politici,
sociali e culturali. L'istanza di collegamento delle realtà del Movimento
delle/dei disobbedienti viene così a rappresentarsi come Agenzia di
Comunicazione, intesa come comunicazione sociale della Disobbedienza, come
comunicazione culturale e informativa e come comunicazione politica.

Il Movimento delle/dei Disobbedienti individua da subito alcune campagne di
azione per i prossimi mesi:

1) Sulla redistribuzione e la riappropriazione di reddito e sulle lotte
comuni di lavoro e non lavoro nel contesto della precarietà, stabilendo una
stretta relazione con le reti di organizzazione dei precari e dei
disoccupati presenti sul territorio nazionale, intanto in rapporto con la
giornata del 15 febbraio e nella prospettiva di azioni a livello europeo
come di un intreccio con il movimento studentesco, a partire dagli obiettivi
e dai percorsi fissati dalla Rete Studenti in Movimento, contribuendo
all'intensificazione dell'iniziativa sulle tematiche reddituali e della
proprietà intellettuale

2) Sull'intervento nelle lotte dei migranti e al loro fianco per i diritti
sociali e di cittadinanza, a partire dalla manifestazione nazionale del 19
gennaio e in collegamento con le indicazioni dei Coordinamenti e del Migrant
Social Forum, per riaprire da subito il fronte d'azione contro i Centri di
permanenza temporanea

3) Sulla solidarietà e sulla diplomazia dal basso contro il sistema
imperiale di guerra, anzitutto a fianco della lotta del popolo palestinese e
dei movimenti pacifisti in Israele, contro il regime di apartheid di Sharon,
preparando una presenza di massa dei Disobbedienti nell'iniziativa unitaria
nei territori durante la settimana di Pasqua prossima

4) Sulla battaglia contro gli Organismi geneticamente modificati e le
multinazionali dei brevetti, fino alla mobilitazione in corrispondenza del
vertice FAO a Roma di giugno

5) Sulla battaglia per la legalizzazione e il libero uso delle sostanze
stupefacenti, a sostegno dell'azione del Movimento di massa
antiproibizionista (Mdma)


PACE!

GIUSTIZIA!

DIGNITA'!

DISERTARE IL DOMINIO,
DISOBBEDIRE AL COMANDO!

LA LOTTA CONTINUA!

Italia, Europa, Pianeta Terra
Gennaio 2002, primo mese dell'anno secondo della Guerra Globale

MOVIMENTO DELLE/DEI DISOBBEDIENTI

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