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3 articoli in riferimento a guerra e terrorismo
1 la trascrizione di un intervento di Giulietto Chiesa a Milano
1 sul movimento
Coincidenze americane
GIULIETTO CHIESA=20
Due notizie parallele dello stesso giorno: ieri. La prima dice che =
l'America =E8 in recessione dopo dieci anni di "tempi propizi". La =
seconda dice che le truppe americane sono sbarcate in forze a Kandahar. =
Coincidenza non casuale, forse. L'11 settembre =E8 stato sicuramente un =
disastro imprevisto, ma pi=F9 passano i giorni pi=F9 diventa esplicito =
che non =E8 solo Osama bin Laden a farne un uso politico.
Paul Krugman =E8 stato esplicito, sul New York Times, nel condannare gli =
"affaristi", dai pi=F9 alti livelli della finanza americana, che =
arraffano l'intervento di sostegno pubblico all'economia del loro paese =
avvolgendosi patriotticamente nella bandiera a stelle e strisce. Del =
resto il Wall Street Journal non attese molti giorni, dopo l'11 =
settembre, per proclamare che ormai "dobbiamo essere tutti keynesiani" =
con forte inclinazione militare. Anche tenuto conto che le leve =
finanziarie "costo del denaro e fiscalit=E0" non funzionano pi=F9 per =
rimettere in sesto l'economia. Ed =E8 pura illusione sperare in una =
rapida ripresa basandosi su consumatori che fanno la coda per =
accaparrarsi i "saldi in anticipo" del 50 per cento. Il pi=F9 disperato =
degli spettacoli, a pensarci bene.
Ma c'=E8 un'altra cosa da aggiungere. Illuminante. La locomotiva =
americana era a secco di carburante fin dallo scorso marzo. E lo si =
sapeva gi=E0 allora, come si evince dai calcoli che sono stati resi noti =
soltanto ora. Ci sono voluti otto mesi perch=E9 quelle notizie =
emergessero in superficie. E se ora emergono =E8 soltanto perch=E9 =E8 =
impossibile nasconderle. Non male per una societ=E0 che vive immersa =
nell'information communication tecnology e si vanta della fulmineit=E0 e =
abbondanza di informazioni che la caratterizza.
Ora emerge che qualcuno ha truccato le cifre. Esattamente come sono =
truccate quelle della guerra afghana.=20
La denuncia di Greenpeace
Dietro gli attacchi all'antrace la mano di un biologo americano
Gli attacchi all'antrace negli Stati Uniti, che hanno finora provocato =
la morte di sei persone, potrebbero essere opera di uno scienziato =
americano del programma di guerra biologica. E' quanto sostiene =
Greenpeace nell'ultimo numero della sua rivista pubblicata ad Amburgo, =
secondo cui i sospetti si basano su informazioni provenienti dai =
delegati del governo di Washington alla Conferenza mondiale sulle armi =
biologiche di Ginevra e da scienziati indipendenti. Finora, afferma =
ancora l'organizzazione ambientalista, l'amministrazione di Washington =
si =E8 rifiutata di divulgare il nome del laboratorio da dove =
arriverebbero le spore di antrace utilizzate per gli attacchi cos=EC =
come l'identit=E0 dello scienziato responsabile. La rivista di =
Greenpeace cita quindi la biologa americana Barbara Rosenberg, gi=E0 =
consigliere dell'ex presidente Bill Clinton, e l'esperto tedesco di armi =
chimiche Jan Van Aken, entrambi convinti che le spore di antrace =
rinvenute in alcune lettere in giro per gli Stati Uniti non provengano =
da laboratori del Medio Oriente. Cos=EC, per esempio, spiegano, nella =
lettera inviata al leader dei senatori democratici Tom Daschle le spore =
erano mischiate a un gel di silice comunemente utilizzato nel programma =
di armi biologiche americane; in Paesi come l'Iraq, invece, afferma =
Greenpeace, si utilizza un'altra sostanza, il bentonite. Scopo del =
responsabile degli attacchi, secondo l'organizzazione ambientalista, =
sarebbe quello di costringere l'amministrazione americana ad aumentare =
la spesa per i programmi di guerra biologica. Le lettere, infine, =
sarebbero state preparate ben prima degli attentati negli Stati Uniti, =
ma inviate solo dopo l'11 settembre, con l'obiettivo di indirizzare i =
sospetti verso il Medio Oriente.
Rivelazione del quotidiano londinese "Times". Accuse anche da Amnesty =
International
La Cia ha provocato la rivolta e il massacro dei prigionieri a =
Mazar-i-Sharif
IE' il primo morto americano sul suolo afgano. E' un agente della Cia, =
ucciso nella sommossa della prigione di Mazar-i-Sharif. E in quella =
carneficina, la Cia avrebbe avuto un ruolo per nulla secondario. =
L'agenzia ha confermato che la vittima =E8 Johnny M. Spann. In una =
dichiarazione, il direttore dell'agenzia di spionaggio statunitense =
George Tenet ha spiegato che Johnny "Mike" Spann lavorava per la =
direzione delle operazioni sotto copertura. La Cia avrebbe avuto un =
ruolo fondamentale nell'accendere la scintilla che ha portato alla =
rivolta e al massacro di centinaia di prigionieri talibani. Lo racconta =
l'inviato del "Times" Oliver August in un articolo intitolato "Una gaffe =
della Cia ha acceso la rivolta talibana che =E8 diventata un suicidio di =
massa". Secondo il Times, tutto sarebbe cominciato domenica mattina =
quando due agenti della Cia, indicati come Michael (l'agente ucciso) e =
David, sono stati sopraffatti mentre, da soli, stavano interrogando =
alcuni prigionieri. Michael ha chiesto a un talibano perch=E9 era andato =
in Afghanistan e quello gli avrebbe risposto: =ABSiamo qui per =
ucciderti=BB. Poi gli =E8 saltato addosso. L'agente della Cia con la sua =
pistola =E8 riuscito a uccidere lui e altri tre Taliban. Ma alla fine =
=E8 stato travolto ed ucciso a calci e pugni. Anche David, secondo il =
quotidiano britannico, ha ucciso un prigioniero prima di fuggire. Pi=F9 =
tardi ha raccontato: =ABNon c'era modo di fermarli. Venivano dritti =
contro le nostre pistole=BB. David ha subito chiamato con il telefono =
satellitare l'ambasciata Usa in Uzbekistan. =ABCredo che David sia stato =
ucciso. Abbiamo perso il controllo della situazione. Mandate elicotteri =
e truppe=BB, ha detto. Intanto i prigionieri avevano sopraffatto e =
ucciso le venti guardie dell'Alleanza del Nord che si trovavano =
nell'edificio degli interrogatori, avevano preso le loro armi e =
assaltato l'arsenale. La rivolta era cominciata ed =E8 finita, scrive il =
"Times", =ABin un massacro di stranieri compiuto da afghani e diretto da =
britannici e americani=BB. Un odore acre avvolge l'aria all'interno =
dell'edificio: potrebbe essere il segno che per domare la rivolta i =
mujahiddin dell'Alleanza del nord o gli americani e gli inglesi che li =
hanno aiutati hanno usato gas lacrimogeni o altri agenti chimici. Gli =
edifici dove i prigionieri erano rinchiusi, raccontano, sono distrutti: =
di alcuni non restano che macerie, segno forse che sono stati colpiti =
dall'aviazione americana che ha contribuito dall'alto a fiaccare la =
resistenza dei prigionieri. Amnesty International ha chiesto che sui =
fatti del carcere sia aperta un'inchiesta. L'organizzazione umanitaria =
ha chiesto esplicitamente che l'indagine non sia ristretta solo alla =
ricerca dei responsabili fra le fila dei mujaheddin afghani, ma anche =
all'interno dei governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
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Trascrizione dell' intervento di GIULIETTO CHIESA all' incontro=20
"Contro la guerra, contro la globalizzazione della miseria e dell' =
esclusione: verso Porto Alegre 2002", organizzato dal Forum Mondiale =
delle Alternative e da Attac Italia, tenutosi alla Camera del Lavoro di =
Milano sabato 24 novembre=20
Tutta la riflessione che sto facendo mi =E8 nata dall'esperienza che ho =
fatto per tanti anni come inviato dall'Unione Sovietica. Se io non fossi =
stato a Mosca e non avessi visto con i miei occhi quello che la =
globalizzazione nascente stava facendo in Unione Sovietica, credo che =
non avrei capito. Mi sono trovato infatti in un luogo emblematico di =
come l'Occidente stava trattando, con la fine della guerra fredda, un =
possibile progetto di colonizzazione. Progetto facile, perch=E9 quando =
nell'87, '88, '89, quando cominci=F2 la perestroika e quando cominci=F2 =
a essere chiaro che la Russia non reggeva, i russi erano pronti a =
diventare capitalisti, a diventare come noi; nella loro grande =
maggioranza non aspettavano altro, erano un paese proiettato verso =
l'Occidente perch=E9 usciva distrutto, anche moralmente, dall'esperienza =
sovietica.=20
Ebbene, sono bastati sei o sette anni della "cura americana", perch=E9 =
di questo si =E8 trattato, ovvero di un'esportazione violenta, =
unilaterale, sistematica, dell'ideologia, dei metodi di comportamento, =
della vita, della pubblicit=E0, dell'informazione, per creare in Russia =
una reazione di rigetto totale. Io, riflettendo su quell'esperienza che =
vivevo dall'interno, pensavo: se l'Occidente non riesce a conquistare un =
paese che voleva solo diventare occidente, come potr=E0 conquistare, =
negli anni che vengono, il resto del mondo che non ha nessuna intenzione =
di diventare occidente? Che non desidera diventare occidente?=20
Ecco, da qui =E8 cominciata la mia riflessione, che poi =E8 andata =
avanti, purtroppo, in modo sempre pi=F9 galoppante, perch=E9 la linea =
intrapresa dagli Stati Uniti con la Russia =E8 diventata operativa su =
scala mondiale, ponendo le basi per le sue pi=F9 grandi crepe.=20
Dove ci troviamo adesso?=20
Io credo che siamo di fronte a una crisi epocale, di dimensioni che =
nessuno di noi ha mai conosciuto prima, una crisi mondiale che richiede, =
da parte di tutti coloro che ci vivono dentro, una vera e propria =
rivoluzione intellettuale, per essere prima di tutto capita, e per =
essere affrontata in termini politici. Una crisi mondiale che =E8 =
endogena alla globalizzazione. Non c'=E8 una forza che gli si =
contrappone in modo decisivo e che crea dentro questi processi una =
contraddizione: questa =E8 una crisi interna alla globalizzazione. =
Questo lo dico perch=E9 nella tradizione di pensiero marxista c'era =
l'idea di una forte contrapposizione, ovvero il movimento operaio che si =
opponeva al capitalismo, costringendolo a modificarsi, ad adeguarsi. =
Questo contrapposizione ora non c'=E8: noi abbiamo s=EC un movimento, =
nato da un paio d'anni, che =E8 stato di grande impatto, che =E8 stato =
il prodotto di una crisi, ma nello stesso tempo non =E8 ancora =
sufficientemente forte da creare una contraddizione dentro questo =
processo. La crisi nasce dall'interno della globalizzazione americana. =
La crisi nasce dal fatto che quel capitalismo, che =E8 stato messo in =
funzione una trentina d'anni fa e che ha trovato il suo totale sviluppo =
negli ultimi quindici anni, non =E8 pi=F9 capace di riprodursi.=20
I dati ce lo dimostrano. Prendiamo l'ultimo trentennio: la crescita =
media annua del prodotto interno lordo mondiale (PIL) si =E8 ridotta (lo =
dicono i dati ufficiali del Fondo Monetario Internazionale e dell'OCSE), =
anche se tutti i mass media lo hanno celato.=20
La crescita era del 4,4% negli anni settanta, =E8 scesa al 3,4% negli =
anni ottanta, =E8 scesa al di sotto del 3% negli anni novanta, e ora, =
alla fine del secolo siamo a una crescita che si avvicina disperatamente =
all'1%, e forse meno.=20
Questo significa che siamo gi=E0 da tempo in una pesantissima recessione =
mondiale. Anche questo non ci =E8 stato detto. Il sistema dei media =E8 =
centrale in tutto questo discorso. Non ci hanno detto che la recessione =
era gi=E0 cominciata, ce lo hanno nascosto, per ragioni comprensibili =
peraltro, perch=E9 si temeva che ci sarebbe stato un contraccolpo =
improvviso nelle borse e nell'economia mondiale. Naturalmente si va in =
recessione non quando la crescita del PIL mondiale raggiunge la crescita =
zero: si va in recessione molto prima. Per di pi=F9, questo sviluppo era =
tutto americano, perch=E9 erano gli Stati Uniti che godevano di questa =
straordinaria crescita, il resto del mondo gi=E0 da tempo non cresceva =
(dal '98): il Giappone era fermo, la Russia era ferma.=20
Gi=E0 durante la guerra del Kosovo facevo queste considerazioni:=20
<<Il sistema della globalizzazione commerciale e finanziaria americana =
non solo non sta producendo crescita globale, ma sta contraendo i =
diritti mondiali di crescita. Ci troviamo palesemente di fronte a due =
fenomeni in formazione:=20
- una contrazione della crescita mondiale=20
- la crescita impetuosa e senza sosta dell'economia americana e =
soprattutto della finanza=20
In poche parole ci troviamo di fronte a un pericolosissimo scollamento, =
del tutto inedito, tra crescita dell'economia reale e crescita =
finanziaria.=20
Ma anche un controllo totale da parte di un qualche potere mondiale =
comporterebbe decisioni, misure, correzioni che non sempre potranno =
essere piacevoli, che non necessariamente implicheranno atterraggi =
morbidi. E se quelli che stanno sul ponte di comando hanno visto tutto =
questo, ed =E8 impossibile che non l'abbiano visto, non pu=F2 non =
essersi affacciata loro la domanda su come spiegare agli elettori =
americani che qualche cosa di spiacevole potrebbe accadere presto, che =
il livello di consumi cui sono abituati, nel quale sono cresciuti non =
=E8 sostenibile indefinitamente. Come si potr=E0 imporre al resto del =
mondo, quando la crisi si affaccer=E0 minacciosa ,il mantenimento, anzi, =
l'accentuazione di un sistema di distribuzione diseguale della ricchezza =
mondiale a vantaggio di un quinto dell'umanit=E0, non in condizione di =
espansione, ma di contrazione dei ritmi di crescita, cio=E8 in =
condizioni non di consenso, ma di crescente dissenso?>>=20
Quando scrivevo queste cose era in corso la guerra in Kosovo. In quel =
momento gli Stati Uniti, con l'Europa consenziente cambiavano le regole =
del gioco. Proprio in quel momento a Washington si riun=EC la Nato e =
cambi=F2 le regole della Nato: cambi=F2 i confini d'intervento della =
Nato, cambi=F2 i metodi di applicazione delle norme difensive, quasi che =
nel 1999 gi=E0 si subodorasse ci=F2 che sarebbe accaduto due anni dopo. =
Tutto quello che =E8 stato applicato in questa ultima crisi =E8 stato =
preparato nel 1999, a conferma del fatto che qualcuno ha programmato =
molte delle cose che stanno accadendo. Io uso il termine "ponte di =
comando" perch=E9 sono convinto che ci sia un gruppo di comando che sta =
pi=F9 in alto persino del presidente Bush, composto da un gruppo =
ristretto di uomini che hanno le cifre vere dello sviluppo mondiale e =
che sono abbastanza intelligenti da capire dove portano. Forse non sono =
abbastanza intelligenti da avere una soluzione per questi problemi. Sono =
un gruppo di uomini che sfuggono ad ogni controllo, che conoscono le =
cifre del disastro e che sta trovando una soluzione, la pi=F9 brutale, =
terrificante e drammatica: quella di difendere l'America di fronte a =
tutto il mondo, costi quello che costi.=20
Noi ci troviamo in questo punto esattamente. Credo che questa sia la =
ragione vera di quello che sta accadendo. La ragione geopolitica della =
guerra in Afghanistan =E8 secondaria. Il fatto che la crisi sia esplosa =
in Afghanistan, cio=E8 nel luogo del cosiddetto "grande gioco" non deve =
ingannare: la questione del controllo delle risorse =E8 una questione =
importante, ma =E8 faccenda del tutto subordinata. Il punto centrale =E8 =
che =E8 finita una parte della globalizzazione non pi=F9 controllabile; =
chi ha costruito questa globalizzazione capisce che non ha pi=F9 gli =
strumenti per gestire il sistema economico. Lo strumento del costo del =
denaro si =E8 rivelato non funzionale: gli americani hanno abbassato il =
tasso di sconto otto volte nel corso di un anno. Anche in Europa stiamo =
spingendo verso il basso, ma non si riesce a riprendere perch=E9 siamo =
di fronte a una crisi di sovrapproduzione di proporzioni tali che ci =
vuole ben altro. Tutta l'economia mondiale si regge sostanzialmente sui =
consumi degli americani. Se i consumi degli americani si contraggono i =
primi a soffrire una crisi drammatica saranno tutti i paesi del sud-est =
asiatico e poi toccher=E0 anche a noi. Quindi siamo di fronte a una =
situazione in cui, sia le misure monetarie, che le misure fiscali non =
funzionano pi=F9 perch=E9 questo meccanismo di sviluppo ha portato a una =
situazione riassumibile in questo dato: da qui al 2004 si dovrebbero =
produrre 85 milioni di automobili e si sa gi=E0 che non se ne riuscir=E0 =
a vendere pi=F9 del 40-50%.=20
La conseguenza =E8 che diventa necessario sostituire l'egemonia dovuta =
allo sviluppo con una militarizzazione del dominio imperiale e la fine =
dello stato di diritto. Questo =E8 quello che sta accadendo dopo l'11 di =
settembre.=20
La versione che ci =E8 stata offerta dell' 11 settembre, che =E8 passata =
nelle teste di miliardi di uomini su questo pianeta, non =E8 vera, o =E8 =
talmente deformata da non essere vera.=20
La prima questione =E8 che ci troviamo di fronte a una militarizzazione =
del dominio imperiale sul piano planetario e alla fine dello stato di =
diritto internazionale, sostituito con l'assoluta, completa =
arbitrariet=E0 delle decisioni della metropoli imperiale americana. =
Negli Stati Uniti =E8 gi=E0 stata approvata la legge per l'istituzione =
di tribunali militari, speciali, con giudici esclusivamente americani, =
abilitati a crearsi, costruirsi e funzionare fuori dei confini americani =
per giudicare cittadini non americani, in termini segreti, cio=E8 con =
nessuna esibizione di prove ed accuse contro gli accusati e in grado di =
somministrare pene capitali fuori dei confini degli Stati Uniti. Voi =
capite bene che questa norma significa la fine di ogni sovranit=E0 =
nazionale, ma anche di ogni stato di diritto.=20
Se questo =E8 il contesto noi dobbiamo capire che la battaglia per una =
mondo diverso e sostenibile si far=E0 istituzionalmente e politicamente =
molto pi=F9 difficile.=20
L'11 settembre ha avviato in molte parti dell'Occidente una riflessione =
che sarebbe stata impensabile prima dell'estate di quest'anno. Anche =
negli Stati Uniti si =E8 cominciata una riflessione: una parte =
dell'intellighenzia americana e delle =E8lite politiche cominciano a =
rendersi conto della difficolt=E0 di gestire il mondo con questo =
criterio.=20
L'altra cosa che ritengo importante =E8 che gli sviluppi della crisi =
attuale, molto accelerati, possono aprire ampi varchi per un movimento =
mondiale di contestazione alla guerra e alla militarizzazione del =
dominio imperiale. Io ritengo che la scelta che =E8 stata fatta di =
aprire la guerra in Afghanistan in quel modo =E8 una scelta disperata, =
non razionale. Chi l'ha presa non ha una strategia di lungo periodo, o =
meglio, ha la strategia di medio corto periodo di avviare una nuova =
svolta militarizzata del dominio imperiale, ma non ha una strategia, non =
sa come uscirne. Sono state messe in mezzo dall'11 settembre masse =
sterminate, 1 miliardo e 300 milioni di musulmani sono stati gettati in =
questa guerra, che sta gi=E0 diventando davvero uno scontro di =
civilt=E0, perch=E9 viene vissuto come scontro di civilt=E0, sia da noi =
che da loro. Non era uno scontro di civilt=E0, lo =E8 stato fatto =
diventare uno scontro di civilt=E0. Questa guerra si sta dilatando nel =
mondo; loro pensano di poterla controllare con la potenza militare, ma =
io dubito che siano in grado di farlo perch=E9 hanno messo in moto delle =
forze superiori alle loro capacit=E0 di controllo. In questo sta =
l'enorme pericolo di oggi: dobbiamo renderci conto che siamo nelle mani =
di un gruppo di semicriminali disposti a gettarci in una fornace =
perch=E9 non ha vie di uscita e perch=E9 non pu=F2 invertire =
semplicemente la rotta (non ci sar=E0 nessun presidente degli Stati =
Uniti e neanche nessun dirigente Europeo che avr=E0 il coraggio di =
alzarsi in un'assemblea o in una televisione e dire ai suoi sudditi =
Cittadini, noi abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni al di sopra delle =
nostre possibilit=E0, abbiamo creato un mondo dove non si pu=F2 =
sopravvivere e bisogna cambiare.-). Questa gente ci sta portando al =
massacro senza avere nessuna prospettiva diversa. Questa =E8 la =
pericolosit=E0: perch=E9 se ci fosse un leader in questo ponte di =
comando capace di spiegarci dove ci vuole portare, alla fine potrei =
anche decidere di mettermi una casacca americana, ma la realt=E0 =E8 che =
non c'=E8, ma vedo solo uomini ciechi e assolutamente politicamente =
irresponsabili(ma guardate la biografia di Bush o di Roosvelt: questa =
=E8 la gente che ci sta portando al massacro!)=20
Noi dobbiamo fare un salto di qualit=E0 per capire la drammaticit=E0 =
assoluta della situazione in cui ci troviamo. Pi=F9 gente ci sar=E0 che =
prova un brivido nella schiena come io provo un brivido nella schiena =
dopo aver fatto quest'analisi, meglio sar=E0, perch=E9 c'=E8 ancora un =
mare di gente che ritiene che questa sar=E0 una delle tante crisi dalla =
quale noi usciremo pi=F9 o meno come =E8 avvenuto in passato.=20
Quindi informare, allarmare, inquietare =E8 un punto fondamentale.=20
Io ho deciso di non fare il politico e non vengo qui a portare speranze: =
non lo faccio, programmaticamente. Se qualcuno ha delle speranze lavori =
perch=E9 queste speranze si realizzino. Io mi limito a dire lo scenario =
e, se possibile, a dimostrarlo.=20
Ultimo punto, centrale, dell'Informazione.=20
Innanzitutto ritengo che non ci sarebbe questa globalizzazione se non ci =
fosse stata una trasformazione radicale nel sistema della comunicazione =
mondiale. Il mondo in cui viviamo =E8 un mondo ormai unificato da un =
possente sistema di comunicazione: questa =E8 una novit=E0 assoluta =
nella storia dell'umanit=E0 e crea uno scarto radicale rispetto a tutti =
i processi di globalizzazione precedenti. Questa caratteristica nuova =
comporta che una piccolissima minoranza di persone pu=F2 decidere dei =
sentimenti di 4-5 miliardi di persone. E se questo sistema non =E8 =
democratizzato noi siamo totalmente indifesi, perch=E9 possiamo dirci =
quello che pensiamo qui dentro, ma in un solo colpo Bruno Vespa informa =
della versione ufficiale (una sola) 6 milioni di persone.=20
Dobbiamo dunque organizzarci, costruire delle organizzazioni che =
comincino a mettere i mass media nella loro collettivit=E0 sotto =
scrutinio, li analizzino, chiedano ai giornalisti di rendere conto di =
quello che scrivono perch=E9 siano nuovamente responsabilizzati. =
Ciascuno di noi =E8 solo di fronte ai giornali che compra o alla =
televisione che guarda; esempio: tutto il mondo occidentale pensa che a =
Kabul le donne si sono tolte il burka e che tutti gli uomini afghani si =
sono tagliati la barba.=20
Ebbene, queste due notizie, che sono state le notizie cruciali dopo la =
conquista di Kabul da parte dei mujaheddin tagiki, sono false. Chiunque =
lo capisce: le donne in Afghanistan hanno ancora il burka e =
continueranno a tenerlo per molto tempo, perch=E9 non =E8 un =
bombardamento che cambia i costumi, che piaccia o non piaccia. Ma tutti =
i giornali hanno messo questa notizia, la quale dice, senza dire, che =
nel momento in cui i bombardamenti americani sono stati efficaci =
perch=E9 hanno costretto i talebani ad andarsene da Kabul, =E8 arrivata =
la libert=E0, e la libert=E0, ve lo dimostriamo, significa togliere il =
burka. Tutto questo =E8 un calcolo politico, che non =E8 stato comandato =
da nessun ordine esplicito, ma che tuttavia, di fatto, =E8 stato fatto =
dal direttore di Repubblica, della Stampa, del Corriere, dal direttore =
di tutti i telegiornali italiani. Come mai?=20
Perch=E9 c'=E8 una legge non scritta e tutti la capiscono al volo.=20
Sanno cosa devono dire senza che nessuno glielo dica.=20
E' un meccanismo formidabile, che funziona automaticamente e ci =
determina totalmente: gusti, costumi, idee..perch=E9 esiste il campo di =
forza del sistema mediatico, che ha le sue regole e queste regole stanno =
portando il mondo in una strada senza uscita.=20
Io ritengo che Porto Alegre e tutte le tappe successive di questo =
movimento potranno essere incisive se noi contemporaneamente capiamo che =
abbiamo bisogno di aprire una discussione di massa sul sistema =
mediatico. Il minimo risultato che possiamo ottenere =E8 di moltiplicare =
la quantit=E0 di persone che saranno capaci di dotarsi di un apparato =
critico per analizzare quello che succede.=20
Per fare questo dobbiamo costruire un'organizzazione capace di portare =
sistematicamente in modo massiccio, multilaterale, diffuso la coscienza =
critica nei confronti del messaggio mediatico.=20
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ANTILIBERISMO
Tutti i nessi del movimento=20
CARLA RAVAJOLI=20
Mettere a fuoco un'idea generale forte. Definire ambiti nei quali tutti =
si possano riconoscere. Trovare una formula unitaria che serva da =
supporto al pluralismo. Potersi incontrare su obiettivi comuni anche =
quando si arriva da culture e percorsi diversi. Questo il tema pi=F9 =
insistito tra i partecipanti al Forum "I no-global in tavola" pubblicato =
sul manifesto il 15 novembre scorso. Tutti insomma dichiarano la =
necessit di individuare una linea d'azione comune che funga da collante =
per un movimento ormai vastissimo, in cui si ritrovano laici e =
cattolici, intellettuali lavoratori casalinghe preti, persone di netta e =
consapevole collocazione politica e altre dalla politica del tutto =
distaccate. Nella convinzione che sia questo il solo modo di scongiurare =
quel rischio di spiazzamento, di disorientamento, se non di crisi =
irreversibile, da tante parti evocato di fronte agli eventi degli ultimi =
mesi.
Esigenza comprensibile. Perch=E9 il rifiuto della guerra, la condanna di =
un mondo di intollerabili disuguaglianze, la denuncia di una =
globalizzazione a senso unico, che fa i ricchi pi=F9 ricchi e i poveri =
pi=F9 poveri, sono istanze che possono insorgere e agitare le coscienze =
anche di mero istinto, su una semplice spinta emotiva, e certo bastano =
per decidere la partecipazione a un sit-in o a una marcia per la pace, =
ma non sempre bastano a sostenere nel tempo l'appartenenza a un =
organismo cos=EC composito.
In qualche modo per=F2 si resta anche sorpresi. Non era stata proprio =
questa la grande novit=E0 di Seattle, che sindacalisti e femministe, =
ambientalisti e disoccupati, agricoltori e minoranze etniche, =
consumatori e Ong di ogni tipo, si trovassero fianco a fianco a =
contestare il Wto? In molti abbiamo salutato con entusiasmo proprio il =
fatto che soggetti quanto mai diversi, i quali avevano fino allora =
gridato la loro protesta e le loro rivendicazioni separatemente, =
ciascuno a perseguire il proprio obiettivo, in nessun modo ritenuto =
assimilabile ad altri obiettivi e rivendicazioni, fossero ora insieme a =
negare legittimit a chi si apprestava a disegnare il futuro del mercato =
globale. E pi=F9 che mai quando la stessa molteplicit=E0 di voci ha =
continuato a caratterizzare il movimento, a Goteborg, a Porto Alegre, a =
Nizza, a Genova, a Perugia, a Roma: a contestare il potere di volta in =
volta nella forma di G8, Wto, Vertice ambientalista, o che altro, di =
fatto percepito da tutti, disoccupati e femministe, ambientalisti e =
sindacati, agricoltori e Ong, come il "nemico comune". Ci=F2 che pareva =
dire chiara la convinzione che =E8 il modo di produzione scambio e =
consumo oggi vincente sul pianeta a determinare i mille diversissimi =
problemi che animano il movimento, e a porsi dunque come loro naturale =
bersaglio. Non =E8 questa un'idea generale forte su cui impostare la =
lotta di tutte e tutti?
Non pochi di noi l'avevano creduto e sperato. Ma forse per raggiungere =
un livello di consapevolezza in grado di farsi forza attiva e =
individuare i percorsi lungo i quali operare, occorre un impegno di =
riflessione e di sintesi che finora non c'=E8 stato; certo anche per =
materiale mancanza di tempo e agio, a causa delle tante azioni =
d'urgenza, richieste dalla violenza dei fatti che ci hanno travolto. Il =
problema per=F2 rimane, e di questo parla anche Francois Houtart, =
animatore del Forum Mondial des Alternatives (citato sul manifesto da =
Agnoletto e Jos=E9 Luiz de Roio) l dove sottolinea il rischio che i =
movimenti europei si rinchiudano nella gestione di conflitti nazionali =
in difesa del welfare e della sicurezza sociale, "rinunciando a cogliere =
le connessioni tra questi temi e un impegno complessivo contro la =
globalizzazione neoliberista".
E tuttavia non manca un'attenzione orientata in questo senso. Quando =
Bernocchi dice: "La guerra militare =E8 inestricabile da quella =
economica e sociale, e dalla drastica riduzione dei diritti civili che =
investe anche i paesi ricchi"; quando Agnoletto dice: "E' una guerra che =
corrisponde alla necessit=E0 di ristrutturazione del neoliberismo, con =
cui lo stesso neoliberismo cerca di recuperare le sue contraddizioni, =
per poi poter ripartire sempre nella logica della libert=E0 selvaggia =
del mercato"; quando tante voci dall'interno del movimento denunciano il =
prepotente prevalere dell'economia su ogni altra dimensione =
dell'esistenza, appare evidente un taglio analitico capace di cogliere i =
nessi cruciali per cui le infinite iniquit=E0 del mondo hanno radici =
comuni nelle "leggi" del mercato e nello stesso impianto concettuale =
della gran macchina neoliberista. Ed =E8 questo a mio avviso il modo =
pi=F9 utile non solo per definire una base "forte" a partire dalla quale =
tanti e diversi soggetti possano operare insieme, ma per capire e =
affrontare fino in fondo ognuno dei tanti e diversi problemi di cui =
ciascuno portatore.
Bambini che si ammazzano di fatica per pochi spiccioli lavorando per le =
multinazionali, paesi poveri strangolati dai debiti forzosamente =
contratti con paesi ricchi, malati cui il costo di farmaci brevettati =
nega ogni speranza, immigrati che n=E9 in patria n=E9 altrove trovano =
spazio vitale, leggi internazionali che regolano il commercio a tutto =
discapito dei meno fortunati, eccetera, per non dire di quel miliardo e =
mezzo di persone che campano con meno di due dollari al giorno. E' =
facile, perfino ovvio, individuare il rapporto di causa-effetto che =
direttamente connette realt=E0 come queste al "sistema", scoprendone i =
meccanismi pi elementari: povert=E0 e disuguaglianze sono indispensabili =
ad accumulare profitto.
In molti altri casi per=F2 la relazione non =E8 cos=EC immediatamente =
leggibile. La subalternit=E0 sociale delle donne, ad esempio: tutt'altro =
che superata negli stessi paesi occidentali, ma vistosamente, a volte =
immutabilmente, presente e attiva (come solo ora grazie alla guerra ai =
Taleban tutti sembrano scoprire) nel resto del mondo. Non so quanti, =
quante donne anche, sanno con chiarezza ci=F2 che d'altronde da tempo il =
femminismo ha detto: che il rapporto donna-societ=E0 trova certo il suo =
determinante antefatto nella cultura patriarcale, ma =E8 oggi =
direttamente funzionale al modello economico imperante. Perch=E9 la =
societ=E0 industriale capitalistica non =E8 nata sul vuoto storico, e =
come ha usato per la propria organizzazione tutte le gerarchie =
preesistenti, appunto sulla gerarchia uomo-donna della tradizione =
patriarcale ha imperniato quella divisione del lavoro tra i sessi che =
=E8 tuttora uno dei cardini della struttura produttiva; garantendosi =
mediante l'attivit=E0 riproduttiva gratuita, svolta in massima parte =
dalle donne, la continuit=E0 vitale della societ=E0 e della stessa =
economia. E per ci=F2 una vera piena libert=E0 per le donne di tutto il =
mondo non =E8 pensabile, se non rimettendo in causa i meccanismi di =
accumulazione di plusvalore, cio=E8 combattendo il capitale nella sua =
attuale forma di neoliberismo globale.
Oppure l'ambiente. Che il dissesto ecologico sia connesso all'attuale =
modo di produzione e consumo =E8 ormai noto - specie da quando l'effetto =
serra va sconvolgendo il clima - a chiunque se ne occupi in qualche =
modo. E Bush si =E8 incaricato di chiarire le idee in proposito =
stracciando il trattato di Kyoto in quanto - ha dichiarato in tutte =
lettere - poteva ledere gli interessi economici americani. Non molti =
tuttavia sembrano convinti di ci=F2 che l'ambientalismo pi=F9 =
responsabile e qualificato da tempo afferma: che solo intervenendo su un =
paradigma economico fondato sulla crescita esponenziale indiscriminata, =
dunque mettendo sotto accusa l'accumulazione, pilastro del capitale, si =
pu=F2 sperare di salvare il mondo. Ed =E8 lo stesso argomento di chi =
sostiene che la guerra organica a un ordine socioeconomico fondato sulla =
produzione illimitata di merci, non importa quali, purch=E9 =
contribuiscano all'aumento del Pil: anche armi quindi, che del prodotto =
mondiale rappresentano infatti una cospicua quota. O di quanti vedono in =
quell'"impero delle merci" che =E8 ormai la nostra societ=E0, e nei =
potentissimi strumenti di colonizzazione mentale usati in funzione =
consumistica, la causa di un pesante "inquinamento sociale" in atto, =
parallelo all'inquinamento ecologico.
Sono solo alcuni esempi di come -con un'analisi ben pi=F9 approfondita e =
circostanziata, certo, e con ben altra ricchezza di assunti - =E8 forse =
possibile ovviare al rischio temuto per il movimento da Francois =
Houtart, di rinuncia a collegare i problemi singoli con quell'"impegno =
complessivo contro la globalizzazione neoliberista", da lui giustamente =
ritenuta la strada migliore; e insieme trovare la consapevolezza che i =
singoli concreti impegni di ciascuno, nel commercio equo e solidale, =
nella lotta contro l'aids, per la Tobin tax, contro l'abusivismo =
edilizio, a favore delle donne palestinesi, e quant'altro, non restano =
separati, ma si integrano e valorizzano reciprocamente, nella medesima =
tensione verso un orizzonte che proprio il motto del movimento esprime =
cos=EC efficacemente: "un mondo migliore possibile".
Porto Alegre si annuncia con un programma ricco e molteplice. Forse =
anche di queste cose potr=E0 parlare?
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</HEAD>
<BODY bgColor=3D#ffffff>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><SPAN =
class=3Dtitolo3>3=20
articoli in riferimento a guerra e terrorismo</SPAN></SPAN></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><SPAN =
class=3Dtitolo3>1 la=20
trascrizione di un intervento di Giulietto Chiesa a=20
Milano</SPAN></SPAN></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><SPAN =
class=3Dtitolo3>1 sul=20
movimento</SPAN></SPAN></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><FONT =
size=3D2><SPAN=20
class=3Dtitolo3><FONT =
size=3D5></FONT></SPAN></FONT></SPAN></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><FONT =
size=3D2><SPAN=20
class=3Dtitolo3><FONT =
size=3D5></FONT></SPAN></FONT></SPAN></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><FONT =
size=3D2><SPAN=20
class=3Dtitolo3><FONT size=3D5>Coincidenze =
americane</FONT></SPAN><BR><SPAN=20
class=3Dfirma><FONT size=3D2></TXFC>GIULIETTO CHIESA=20
</FONT></SPAN></DIV><BR></TXT><SPAN class=3Dtesto1>
<P><FONT size=3D2></FONT></SPAN><BR></ACM><SPAN class=3Dtesto1>
<P><FONT size=3D2>Due notizie parallele dello stesso giorno: ieri. La =
prima dice=20
che l'America =E8 in recessione dopo dieci anni di "tempi propizi". La =
seconda=20
dice che le truppe americane sono sbarcate in forze a Kandahar. =
Coincidenza non=20
casuale, forse. L'11 settembre =E8 stato sicuramente un disastro =
imprevisto, ma=20
pi=F9 passano i giorni pi=F9 diventa esplicito che non =E8 solo Osama =
bin Laden a=20
farne un uso politico.<BR>Paul Krugman =E8 stato esplicito, sul <I>New =
York=20
Times</I>, nel condannare gli "affaristi", dai pi=F9 alti livelli della =
finanza=20
americana, che arraffano l'intervento di sostegno pubblico all'economia =
del loro=20
paese avvolgendosi patriotticamente nella bandiera a stelle e strisce. =
Del resto=20
il <I>Wall Street Journal</I> non attese molti giorni, dopo l'11 =
settembre, per=20
proclamare che ormai "dobbiamo essere tutti keynesiani" con forte =
inclinazione=20
militare. Anche tenuto conto che le leve finanziarie "costo del denaro e =
fiscalit=E0" non funzionano pi=F9 per rimettere in sesto l'economia. Ed =
=E8 pura=20
illusione sperare in una rapida ripresa basandosi su consumatori che =
fanno la=20
coda per accaparrarsi i "saldi in anticipo" del 50 per cento. Il pi=F9 =
disperato=20
degli spettacoli, a pensarci bene.<BR>Ma c'=E8 un'altra cosa da =
aggiungere.=20
Illuminante. La locomotiva americana era a secco di carburante fin dallo =
scorso=20
marzo. E lo si sapeva gi=E0 allora, come si evince dai calcoli che sono =
stati resi=20
noti soltanto ora. Ci sono voluti otto mesi perch=E9 quelle notizie =
emergessero in=20
superficie. E se ora emergono =E8 soltanto perch=E9 =E8 impossibile =
nasconderle. Non=20
male per una societ=E0 che vive immersa nell'<I>information =
communication=20
tecnology</I> e si vanta della fulmineit=E0 e abbondanza di informazioni =
che la=20
caratterizza.<BR>Ora emerge che qualcuno ha truccato le cifre. =
Esattamente come=20
sono truccate quelle della guerra afghana.=20
</FONT></SPAN><BR></P></FONT></SPAN></FONT><FONT face=3DArial size=3D2>
<P><BIG><FONT size=3D2 style=3D"TEXT-DECORATION: none">La denuncia di=20
Greenpeace</FONT><BR><FONT size=3D4 style=3D"TEXT-DECORATION: =
none"><STRONG>Dietro=20
gli attacchi all’antrace la mano di un biologo=20
americano</STRONG></FONT><BR></BIG><!--Foto--><BR></P>
<P align=3Djustify>G<N><STRONG>li attacchi all’antrace negli Stati =
Uniti, che=20
hanno finora provocato la morte di sei persone, potrebbero essere opera =
di uno=20
scienziato americano del programma di guerra biologica. E’ quanto =
sostiene=20
Greenpeace nell’ultimo numero della sua rivista pubblicata ad =
Amburgo, secondo=20
cui i sospetti si basano su informazioni provenienti dai delegati del =
governo di=20
Washington alla Conferenza mondiale sulle armi biologiche di Ginevra e =
da=20
scienziati indipendenti. Finora, afferma ancora l’organizzazione =
ambientalista,=20
l’amministrazione di Washington si =E8 rifiutata di divulgare il =
nome del=20
laboratorio da dove arriverebbero le spore di antrace utilizzate per gli =
attacchi cos=EC come l’identit=E0 dello scienziato responsabile. =
La rivista di=20
Greenpeace cita quindi la biologa americana Barbara Rosenberg, gi=E0 =
consigliere=20
dell’ex presidente Bill Clinton, e l’esperto tedesco di armi =
chimiche Jan Van=20
Aken, entrambi convinti che le spore di antrace rinvenute in alcune =
lettere in=20
giro per gli Stati Uniti non provengano da laboratori del Medio Oriente. =
Cos=EC,=20
per esempio, spiegano, nella lettera inviata al leader dei senatori =
democratici=20
Tom Daschle le spore erano mischiate a un gel di silice comunemente =
utilizzato=20
nel programma di armi biologiche americane; in Paesi come l’Iraq, =
invece,=20
afferma Greenpeace, si utilizza un’altra sostanza, il bentonite. =
Scopo del=20
responsabile degli attacchi, secondo l'organizzazione ambientalista, =
sarebbe=20
quello di costringere l’amministrazione americana ad aumentare la =
spesa per i=20
programmi di guerra biologica. Le lettere, infine, sarebbero state =
preparate ben=20
prima degli attentati negli Stati Uniti, ma inviate solo dopo l’11 =
settembre,=20
con l’obiettivo di indirizzare i sospetti verso il Medio =
Oriente.</STRONG></P>
<P align=3Djustify><BIG><FONT size=3D2 style=3D"TEXT-DECORATION: =
none">Rivelazione del=20
quotidiano londinese “Times”. Accuse anche da Amnesty=20
International</FONT><BR><FONT size=3D4 style=3D"TEXT-DECORATION: =
none"><STRONG>La=20
Cia ha provocato la rivolta e il massacro dei prigionieri a=20
Mazar-i-Sharif</STRONG></FONT><BR></BIG><BR></P>
<P align=3Djustify>I<FONT face=3D"Times New Roman" size=3D2><N>E’ =
il primo morto=20
americano sul suolo afgano. E’ un agente della Cia, ucciso nella =
sommossa della=20
prigione di Mazar-i-Sharif. E in quella carneficina, la Cia avrebbe =
avuto un=20
ruolo per nulla secondario. L’agenzia ha confermato che la vittima =
=E8 Johnny M.=20
Spann. In una dichiarazione, il direttore dell’agenzia di =
spionaggio=20
statunitense George Tenet ha spiegato che Johnny “Mike” =
Spann lavorava per la=20
direzione delle operazioni sotto copertura. La Cia avrebbe avuto un =
ruolo=20
fondamentale nell’accendere la scintilla che ha portato alla =
rivolta e al=20
massacro di centinaia di prigionieri talibani. Lo racconta =
l’inviato del “Times”=20
Oliver August in un articolo intitolato “Una gaffe della Cia ha =
acceso la=20
rivolta talibana che =E8 diventata un suicidio di massa”. Secondo =
il Times, tutto=20
sarebbe cominciato domenica mattina quando due agenti della Cia, =
indicati come=20
Michael (l’agente ucciso) e David, sono stati sopraffatti mentre, =
da soli,=20
stavano interrogando alcuni prigionieri. Michael ha chiesto a un =
talibano perch=E9=20
era andato in Afghanistan e quello gli avrebbe risposto: =ABSiamo qui =
per=20
ucciderti=BB. Poi gli =E8 saltato addosso. L’agente della Cia con =
la sua pistola =E8=20
riuscito a uccidere lui e altri tre Taliban. Ma alla fine =E8 stato =
travolto ed=20
ucciso a calci e pugni. Anche David, secondo il quotidiano britannico, =
ha ucciso=20
un prigioniero prima di fuggire. Pi=F9 tardi ha raccontato: =ABNon =
c’era modo di=20
fermarli. Venivano dritti contro le nostre pistole=BB. David ha subito =
chiamato=20
con il telefono satellitare l’ambasciata Usa in Uzbekistan. =
=ABCredo che David sia=20
stato ucciso. Abbiamo perso il controllo della situazione. Mandate =
elicotteri e=20
truppe=BB, ha detto. Intanto i prigionieri avevano sopraffatto e ucciso =
le venti=20
guardie dell’Alleanza del Nord che si trovavano nell'edificio =
degli=20
interrogatori, avevano preso le loro armi e assaltato l’arsenale. =
La rivolta era=20
cominciata ed =E8 finita, scrive il “Times”, =ABin un =
massacro di stranieri compiuto=20
da afghani e diretto da britannici e americani=BB. Un odore acre avvolge =
l’aria=20
all’interno dell’edificio: potrebbe essere il segno che per =
domare la rivolta i=20
mujahiddin dell’Alleanza del nord o gli americani e gli inglesi =
che li hanno=20
aiutati hanno usato gas lacrimogeni o altri agenti chimici. Gli edifici =
dove i=20
prigionieri erano rinchiusi, raccontano, sono distrutti: di alcuni non =
restano=20
che macerie, segno forse che sono stati colpiti dall’aviazione =
americana che ha=20
contribuito dall’alto a fiaccare la resistenza dei prigionieri. =
Amnesty=20
International ha chiesto che sui fatti del carcere sia aperta =
un’inchiesta.=20
L’organizzazione umanitaria ha chiesto esplicitamente che =
l’indagine non sia=20
ristretta solo alla ricerca dei responsabili fra le fila dei mujaheddin =
afghani,=20
ma anche all’interno dei governi degli Stati Uniti e della Gran =
Bretagna.
<HR>
</FONT></P>
<P align=3Djustify><FONT face=3D"Times New Roman">Trascrizione =
dell’ intervento di=20
GIULIETTO CHIESA all’ incontro <BR>“Contro la guerra, contro =
la globalizzazione=20
della miseria e dell’ esclusione: verso Porto Alegre 2002”, =
organizzato dal=20
Forum Mondiale delle Alternative e da Attac Italia, tenutosi alla Camera =
del=20
Lavoro di Milano sabato 24 novembre </FONT></P>
<P align=3Djustify><FONT face=3D"Times New Roman" size=3D2>Tutta la =
riflessione che=20
sto facendo mi =E8 nata dall’esperienza che ho fatto per tanti =
anni come inviato=20
dall’Unione Sovietica. Se io non fossi stato a Mosca e non avessi =
visto con i=20
miei occhi quello che la globalizzazione nascente stava facendo in =
Unione=20
Sovietica, credo che non avrei capito. Mi sono trovato infatti in un =
luogo=20
emblematico di come l’Occidente stava trattando, con la fine della =
guerra=20
fredda, un possibile progetto di colonizzazione. Progetto facile, =
perch=E9 quando=20
nell’87, ’88, ’89, quando cominci=F2 la perestroika e =
quando cominci=F2 a essere=20
chiaro che la Russia non reggeva, i russi erano pronti a diventare =
capitalisti,=20
a diventare come noi; nella loro grande maggioranza non aspettavano =
altro, erano=20
un paese proiettato verso l’Occidente perch=E9 usciva distrutto, =
anche moralmente,=20
dall’esperienza sovietica. <BR>Ebbene, sono bastati sei o sette =
anni della “cura=20
americana”, perch=E9 di questo si =E8 trattato, ovvero di =
un’esportazione violenta,=20
unilaterale, sistematica, dell’ideologia, dei metodi di =
comportamento, della=20
vita, della pubblicit=E0, dell’informazione, per creare in Russia =
una reazione di=20
rigetto totale. Io, riflettendo su quell’esperienza che vivevo =
dall’interno,=20
pensavo: se l’Occidente non riesce a conquistare un paese che =
voleva solo=20
diventare occidente, come potr=E0 conquistare, negli anni che vengono, =
il resto=20
del mondo che non ha nessuna intenzione di diventare occidente? Che non =
desidera=20
diventare occidente? <BR>Ecco, da qui =E8 cominciata la mia riflessione, =
che poi =E8=20
andata avanti, purtroppo, in modo sempre pi=F9 galoppante, perch=E9 la =
linea=20
intrapresa dagli Stati Uniti con la Russia =E8 diventata operativa su =
scala=20
mondiale, ponendo le basi per le sue pi=F9 grandi crepe. <BR>Dove ci =
troviamo=20
adesso? <BR>Io credo che siamo di fronte a una crisi epocale, di =
dimensioni che=20
nessuno di noi ha mai conosciuto prima, una crisi mondiale che richiede, =
da=20
parte di tutti coloro che ci vivono dentro, una vera e propria =
rivoluzione=20
intellettuale, per essere prima di tutto capita, e per essere affrontata =
in=20
termini politici. Una crisi mondiale che =E8 endogena alla =
globalizzazione. Non=20
c’=E8 una forza che gli si contrappone in modo decisivo e che crea =
dentro questi=20
processi una contraddizione: questa =E8 una crisi interna alla =
globalizzazione.=20
Questo lo dico perch=E9 nella tradizione di pensiero marxista =
c’era l’idea di una=20
forte contrapposizione, ovvero il movimento operaio che si opponeva al=20
capitalismo, costringendolo a modificarsi, ad adeguarsi. Questo =
contrapposizione=20
ora non c’=E8: noi abbiamo s=EC un movimento, nato da un paio =
d’anni, che =E8 stato di=20
grande impatto, che =E8 stato il prodotto di una crisi, ma nello stesso =
tempo non=20
=E8 ancora sufficientemente forte da creare una contraddizione dentro =
questo=20
processo. La crisi nasce dall’interno della globalizzazione =
americana. La crisi=20
nasce dal fatto che quel capitalismo, che =E8 stato messo in funzione =
una trentina=20
d’anni fa e che ha trovato il suo totale sviluppo negli ultimi =
quindici anni,=20
non =E8 pi=F9 capace di riprodursi. <BR>I dati ce lo dimostrano. =
Prendiamo l’ultimo=20
trentennio: la crescita media annua del prodotto interno lordo mondiale =
(PIL) si=20
=E8 ridotta (lo dicono i dati ufficiali del Fondo Monetario =
Internazionale e=20
dell’OCSE), anche se tutti i mass media lo hanno celato. <BR>La =
crescita era del=20
4,4% negli anni settanta, =E8 scesa al 3,4% negli anni ottanta, =E8 =
scesa al di=20
sotto del 3% negli anni novanta, e ora, alla fine del secolo siamo a una =
crescita che si avvicina disperatamente all’1%, e forse meno. =
<BR>Questo=20
significa che siamo gi=E0 da tempo in una pesantissima recessione =
mondiale. Anche=20
questo non ci =E8 stato detto. Il sistema dei media =E8 centrale in =
tutto questo=20
discorso. Non ci hanno detto che la recessione era gi=E0 cominciata, ce =
lo hanno=20
nascosto, per ragioni comprensibili peraltro, perch=E9 si temeva che ci =
sarebbe=20
stato un contraccolpo improvviso nelle borse e nell’economia =
mondiale.=20
Naturalmente si va in recessione non quando la crescita del PIL mondiale =
raggiunge la crescita zero: si va in recessione molto prima. Per di =
pi=F9, questo=20
sviluppo era tutto americano, perch=E9 erano gli Stati Uniti che =
godevano di=20
questa straordinaria crescita, il resto del mondo gi=E0 da tempo non =
cresceva (dal=20
’98): il Giappone era fermo, la Russia era ferma… <BR>Gi=E0 =
durante la guerra del=20
Kosovo facevo queste considerazioni: <BR><BR><<Il sistema della=20
globalizzazione commerciale e finanziaria americana non solo non sta =
producendo=20
crescita globale, ma sta contraendo i diritti mondiali di crescita. Ci =
troviamo=20
palesemente di fronte a due fenomeni in formazione: <BR>- una =
contrazione della=20
crescita mondiale <BR>- la crescita impetuosa e senza sosta =
dell’economia=20
americana e soprattutto della finanza <BR>In poche parole ci troviamo di =
fronte=20
a un pericolosissimo scollamento, del tutto inedito, tra crescita =
dell’economia=20
reale e crescita finanziaria. <BR>Ma anche un controllo totale da parte =
di un=20
qualche potere mondiale comporterebbe decisioni, misure, correzioni che =
non=20
sempre potranno essere piacevoli, che non necessariamente implicheranno=20
atterraggi morbidi. E se quelli che stanno sul ponte di comando hanno =
visto=20
tutto questo, ed =E8 impossibile che non l’abbiano visto, non =
pu=F2 non essersi=20
affacciata loro la domanda su come spiegare agli elettori americani che =
qualche=20
cosa di spiacevole potrebbe accadere presto, che il livello di consumi =
cui sono=20
abituati, nel quale sono cresciuti non =E8 sostenibile indefinitamente. =
Come si=20
potr=E0 imporre al resto del mondo, quando la crisi si affaccer=E0 =
minacciosa ,il=20
mantenimento, anzi, l’accentuazione di un sistema di distribuzione =
diseguale=20
della ricchezza mondiale a vantaggio di un quinto dell’umanit=E0, =
non in=20
condizione di espansione, ma di contrazione dei ritmi di crescita, =
cio=E8 in=20
condizioni non di consenso, ma di crescente dissenso?>> =
<BR><BR>Quando=20
scrivevo queste cose era in corso la guerra in Kosovo. In quel momento =
gli Stati=20
Uniti, con l’Europa consenziente cambiavano le regole del gioco. =
Proprio in quel=20
momento a Washington si riun=EC la Nato e cambi=F2 le regole della Nato: =
cambi=F2 i=20
confini d’intervento della Nato, cambi=F2 i metodi di applicazione =
delle norme=20
difensive, quasi che nel 1999 gi=E0 si subodorasse ci=F2 che sarebbe =
accaduto due=20
anni dopo. Tutto quello che =E8 stato applicato in questa ultima crisi =
=E8 stato=20
preparato nel 1999, a conferma del fatto che qualcuno ha programmato =
molte delle=20
cose che stanno accadendo. Io uso il termine “ponte di =
comando” perch=E9 sono=20
convinto che ci sia un gruppo di comando che sta pi=F9 in alto persino =
del=20
presidente Bush, composto da un gruppo ristretto di uomini che hanno le =
cifre=20
vere dello sviluppo mondiale e che sono abbastanza intelligenti da =
capire dove=20
portano. Forse non sono abbastanza intelligenti da avere una soluzione =
per=20
questi problemi. Sono un gruppo di uomini che sfuggono ad ogni =
controllo, che=20
conoscono le cifre del disastro e che sta trovando una soluzione, la =
pi=F9=20
brutale, terrificante e drammatica: quella di difendere l’America =
di fronte a=20
tutto il mondo, costi quello che costi. <BR>Noi ci troviamo in questo =
punto=20
esattamente. Credo che questa sia la ragione vera di quello che sta =
accadendo.=20
La ragione geopolitica della guerra in Afghanistan =E8 secondaria. Il =
fatto che la=20
crisi sia esplosa in Afghanistan, cio=E8 nel luogo del cosiddetto =
“grande gioco”=20
non deve ingannare: la questione del controllo delle risorse =E8 una =
questione=20
importante, ma =E8 faccenda del tutto subordinata. Il punto centrale =E8 =
che =E8=20
finita una parte della globalizzazione non pi=F9 controllabile; chi ha =
costruito=20
questa globalizzazione capisce che non ha pi=F9 gli strumenti per =
gestire il=20
sistema economico. Lo strumento del costo del denaro si =E8 rivelato non =
funzionale: gli americani hanno abbassato il tasso di sconto otto volte =
nel=20
corso di un anno. Anche in Europa stiamo spingendo verso il basso, ma =
non si=20
riesce a riprendere perch=E9 siamo di fronte a una crisi di =
sovrapproduzione di=20
proporzioni tali che ci vuole ben altro. Tutta l’economia mondiale =
si regge=20
sostanzialmente sui consumi degli americani. Se i consumi degli =
americani si=20
contraggono i primi a soffrire una crisi drammatica saranno tutti i =
paesi del=20
sud-est asiatico e poi toccher=E0 anche a noi. Quindi siamo di fronte a =
una=20
situazione in cui, sia le misure monetarie, che le misure fiscali non =
funzionano=20
pi=F9 perch=E9 questo meccanismo di sviluppo ha portato a una situazione =
riassumibile in questo dato: da qui al 2004 si dovrebbero produrre 85 =
milioni di=20
automobili e si sa gi=E0 che non se ne riuscir=E0 a vendere pi=F9 del =
40-50%. <BR>La=20
conseguenza =E8 che diventa necessario sostituire l’egemonia =
dovuta allo sviluppo=20
con una militarizzazione del dominio imperiale e la fine dello stato di =
diritto.=20
Questo =E8 quello che sta accadendo dopo l’11 di settembre. <BR>La =
versione che ci=20
=E8 stata offerta dell’ 11 settembre, che =E8 passata nelle teste =
di miliardi di=20
uomini su questo pianeta, non =E8 vera, o =E8 talmente deformata da non =
essere vera.=20
<BR>La prima questione =E8 che ci troviamo di fronte a una =
militarizzazione del=20
dominio imperiale sul piano planetario e alla fine dello stato di =
diritto=20
internazionale, sostituito con l’assoluta, completa arbitrariet=E0 =
delle decisioni=20
della metropoli imperiale americana. Negli Stati Uniti =E8 gi=E0 stata =
approvata la=20
legge per l’istituzione di tribunali militari, speciali, con =
giudici=20
esclusivamente americani, abilitati a crearsi, costruirsi e funzionare =
fuori dei=20
confini americani per giudicare cittadini non americani, in termini =
segreti,=20
cio=E8 con nessuna esibizione di prove ed accuse contro gli accusati e =
in grado di=20
somministrare pene capitali fuori dei confini degli Stati Uniti. Voi =
capite bene=20
che questa norma significa la fine di ogni sovranit=E0 nazionale, ma =
anche di ogni=20
stato di diritto. <BR>Se questo =E8 il contesto noi dobbiamo capire che =
la=20
battaglia per una mondo diverso e sostenibile si far=E0 =
istituzionalmente e=20
politicamente molto pi=F9 difficile. <BR>L’11 settembre ha avviato =
in molte parti=20
dell’Occidente una riflessione che sarebbe stata impensabile prima =
dell’estate=20
di quest’anno. Anche negli Stati Uniti si =E8 cominciata una =
riflessione: una=20
parte dell’intellighenzia americana e delle =E8lite politiche =
cominciano a=20
rendersi conto della difficolt=E0 di gestire il mondo con questo =
criterio.=20
<BR>L’altra cosa che ritengo importante =E8 che gli sviluppi della =
crisi attuale,=20
molto accelerati, possono aprire ampi varchi per un movimento mondiale =
di=20
contestazione alla guerra e alla militarizzazione del dominio imperiale. =
Io=20
ritengo che la scelta che =E8 stata fatta di aprire la guerra in =
Afghanistan in=20
quel modo =E8 una scelta disperata, non razionale. Chi l’ha presa =
non ha una=20
strategia di lungo periodo, o meglio, ha la strategia di medio corto =
periodo di=20
avviare una nuova svolta militarizzata del dominio imperiale, ma non ha =
una=20
strategia, non sa come uscirne. Sono state messe in mezzo dall’11 =
settembre=20
masse sterminate, 1 miliardo e 300 milioni di musulmani sono stati =
gettati in=20
questa guerra, che sta gi=E0 diventando davvero uno scontro di =
civilt=E0, perch=E9=20
viene vissuto come scontro di civilt=E0, sia da noi che da loro. Non era =
uno=20
scontro di civilt=E0, lo =E8 stato fatto diventare uno scontro di =
civilt=E0. Questa=20
guerra si sta dilatando nel mondo; loro pensano di poterla controllare =
con la=20
potenza militare, ma io dubito che siano in grado di farlo perch=E9 =
hanno messo in=20
moto delle forze superiori alle loro capacit=E0 di controllo. In questo =
sta=20
l’enorme pericolo di oggi: dobbiamo renderci conto che siamo nelle =
mani di un=20
gruppo di semicriminali disposti a gettarci in una fornace perch=E9 non =
ha vie di=20
uscita e perch=E9 non pu=F2 invertire semplicemente la rotta (non ci =
sar=E0 nessun=20
presidente degli Stati Uniti e neanche nessun dirigente Europeo che =
avr=E0 il=20
coraggio di alzarsi in un’assemblea o in una televisione e dire ai =
suoi sudditi=20
Cittadini, noi abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni al di sopra =
delle nostre=20
possibilit=E0, abbiamo creato un mondo dove non si pu=F2 sopravvivere e =
bisogna=20
cambiare.-). Questa gente ci sta portando al massacro senza avere =
nessuna=20
prospettiva diversa. Questa =E8 la pericolosit=E0: perch=E9 se ci fosse =
un leader in=20
questo ponte di comando capace di spiegarci dove ci vuole portare, alla =
fine=20
potrei anche decidere di mettermi una casacca americana, ma la realt=E0 =
=E8 che non=20
c’=E8, ma vedo solo uomini ciechi e assolutamente politicamente =
irresponsabili(ma=20
guardate la biografia di Bush o di Roosvelt: questa =E8 la gente che ci =
sta=20
portando al massacro!) <BR>Noi dobbiamo fare un salto di qualit=E0 per =
capire la=20
drammaticit=E0 assoluta della situazione in cui ci troviamo. Pi=F9 gente =
ci sar=E0 che=20
prova un brivido nella schiena come io provo un brivido nella schiena =
dopo aver=20
fatto quest’analisi, meglio sar=E0, perch=E9 c’=E8 ancora un =
mare di gente che ritiene=20
che questa sar=E0 una delle tante crisi dalla quale noi usciremo pi=F9 o =
meno come =E8=20
avvenuto in passato. <BR>Quindi informare, allarmare, inquietare =E8 un =
punto=20
fondamentale. <BR>Io ho deciso di non fare il politico e non vengo qui a =
portare=20
speranze: non lo faccio, programmaticamente. Se qualcuno ha delle =
speranze=20
lavori perch=E9 queste speranze si realizzino. Io mi limito a dire lo =
scenario e,=20
se possibile, a dimostrarlo. <BR>Ultimo punto, centrale, =
dell’Informazione.=20
<BR>Innanzitutto ritengo che non ci sarebbe questa globalizzazione se =
non ci=20
fosse stata una trasformazione radicale nel sistema della comunicazione=20
mondiale. Il mondo in cui viviamo =E8 un mondo ormai unificato da un =
possente=20
sistema di comunicazione: questa =E8 una novit=E0 assoluta nella storia =
dell’umanit=E0=20
e crea uno scarto radicale rispetto a tutti i processi di =
globalizzazione=20
precedenti. Questa caratteristica nuova comporta che una piccolissima =
minoranza=20
di persone pu=F2 decidere dei sentimenti di 4-5 miliardi di persone. E =
se questo=20
sistema non =E8 democratizzato noi siamo totalmente indifesi, perch=E9 =
possiamo=20
dirci quello che pensiamo qui dentro, ma in un solo colpo Bruno Vespa =
informa=20
della versione ufficiale (una sola) 6 milioni di persone. <BR>Dobbiamo =
dunque=20
organizzarci, costruire delle organizzazioni che comincino a mettere i =
mass=20
media nella loro collettivit=E0 sotto scrutinio, li analizzino, chiedano =
ai=20
giornalisti di rendere conto di quello che scrivono perch=E9 siano =
nuovamente=20
responsabilizzati. Ciascuno di noi =E8 solo di fronte ai giornali che =
compra o=20
alla televisione che guarda; esempio: tutto il mondo occidentale pensa =
che a=20
Kabul le donne si sono tolte il burka e che tutti gli uomini afghani si =
sono=20
tagliati la barba. <BR>Ebbene, queste due notizie, che sono state le =
notizie=20
cruciali dopo la conquista di Kabul da parte dei mujaheddin tagiki, sono =
false.=20
Chiunque lo capisce: le donne in Afghanistan hanno ancora il burka e=20
continueranno a tenerlo per molto tempo, perch=E9 non =E8 un =
bombardamento che=20
cambia i costumi, che piaccia o non piaccia. Ma tutti i giornali hanno =
messo=20
questa notizia, la quale dice, senza dire, che nel momento in cui i=20
bombardamenti americani sono stati efficaci perch=E9 hanno costretto i =
talebani ad=20
andarsene da Kabul, =E8 arrivata la libert=E0, e la libert=E0, ve lo =
dimostriamo,=20
significa togliere il burka. Tutto questo =E8 un calcolo politico, che =
non =E8 stato=20
comandato da nessun ordine esplicito, ma che tuttavia, di fatto, =E8 =
stato fatto=20
dal direttore di Repubblica, della Stampa, del Corriere, dal direttore =
di tutti=20
i telegiornali italiani. Come mai? <BR>Perch=E9 c’=E8 una legge =
non scritta e tutti=20
la capiscono al volo. <BR>Sanno cosa devono dire senza che nessuno =
glielo dica.=20
<BR>E’ un meccanismo formidabile, che funziona automaticamente e =
ci determina=20
totalmente: gusti, costumi, idee….perch=E9 esiste il campo di =
forza del sistema=20
mediatico, che ha le sue regole e queste regole stanno portando il mondo =
in una=20
strada senza uscita. <BR>Io ritengo che Porto Alegre e tutte le tappe =
successive=20
di questo movimento potranno essere incisive se noi contemporaneamente =
capiamo=20
che abbiamo bisogno di aprire una discussione di massa sul sistema =
mediatico. Il=20
minimo risultato che possiamo ottenere =E8 di moltiplicare la quantit=E0 =
di persone=20
che saranno capaci di dotarsi di un apparato critico per analizzare =
quello che=20
succede. <BR>Per fare questo dobbiamo costruire un’organizzazione =
capace di=20
portare sistematicamente in modo massiccio, multilaterale, diffuso la =
coscienza=20
critica nei confronti del messaggio mediatico.=20
<HR>
</FONT></P><FONT face=3D"Times New Roman" size=3D2>
<DIV><FONT face=3DArial size=3D2><SPAN class=3Docchiello><FONT=20
size=3D2>ANTILIBERISMO</FONT></SPAN><BR><SPAN class=3Dtitolo3><FONT =
size=3D5>Tutti i=20
nessi del movimento </FONT></SPAN><BR><SPAN class=3Dfirma><FONT =
size=3D2></TXF>CARLA=20
RAVAJOLI </FONT></SPAN></DIV>
<P align=3Djustify><BR></TXT><SPAN class=3Dtesto1></P>
<P><FONT size=3D2></FONT></SPAN><BR></ACM><SPAN class=3Dtesto1>
<P><FONT size=3D2>Mettere a fuoco un'idea generale forte. Definire =
ambiti nei=20
quali tutti si possano riconoscere. Trovare una formula unitaria che =
serva da=20
supporto al pluralismo. Potersi incontrare su obiettivi comuni anche =
quando si=20
arriva da culture e percorsi diversi. Questo il tema pi=F9 insistito tra =
i=20
partecipanti al Forum "I no-global in tavola" pubblicato sul =
<I>manifesto</I> il=20
15 novembre scorso. Tutti insomma dichiarano la necessit di individuare =
una=20
linea d'azione comune che funga da collante per un movimento ormai =
vastissimo,=20
in cui si ritrovano laici e cattolici, intellettuali lavoratori =
casalinghe=20
preti, persone di netta e consapevole collocazione politica e altre =
dalla=20
politica del tutto distaccate. Nella convinzione che sia questo il solo =
modo di=20
scongiurare quel rischio di spiazzamento, di disorientamento, se non di =
crisi=20
irreversibile, da tante parti evocato di fronte agli eventi degli ultimi =
mesi.<BR>Esigenza comprensibile. Perch=E9 il rifiuto della guerra, la =
condanna di=20
un mondo di intollerabili disuguaglianze, la denuncia di una =
globalizzazione a=20
senso unico, che fa i ricchi pi=F9 ricchi e i poveri pi=F9 poveri, sono =
istanze che=20
possono insorgere e agitare le coscienze anche di mero istinto, su una =
semplice=20
spinta emotiva, e certo bastano per decidere la partecipazione a un =
sit-in o a=20
una marcia per la pace, ma non sempre bastano a sostenere nel tempo=20
l'appartenenza a un organismo cos=EC composito.<BR><BR>In qualche modo =
per=F2 si=20
resta anche sorpresi. Non era stata proprio questa la grande novit=E0 di =
Seattle,=20
che sindacalisti e femministe, ambientalisti e disoccupati, agricoltori =
e=20
minoranze etniche, consumatori e Ong di ogni tipo, si trovassero fianco =
a fianco=20
a contestare il Wto? In molti abbiamo salutato con entusiasmo proprio il =
fatto=20
che soggetti quanto mai diversi, i quali avevano fino allora gridato la =
loro=20
protesta e le loro rivendicazioni separatemente, ciascuno a perseguire =
il=20
proprio obiettivo, in nessun modo ritenuto assimilabile ad altri =
obiettivi e=20
rivendicazioni, fossero ora insieme a negare legittimit a chi si =
apprestava a=20
disegnare il futuro del mercato globale. E pi=F9 che mai quando la =
stessa=20
molteplicit=E0 di voci ha continuato a caratterizzare il movimento, a =
Goteborg, a=20
Porto Alegre, a Nizza, a Genova, a Perugia, a Roma: a contestare il =
potere di=20
volta in volta nella forma di G8, Wto, Vertice ambientalista, o che =
altro, di=20
fatto percepito da tutti, disoccupati e femministe, ambientalisti e =
sindacati,=20
agricoltori e Ong, come il "nemico comune". Ci=F2 che pareva dire chiara =
la=20
convinzione che =E8 il modo di produzione scambio e consumo oggi =
vincente sul=20
pianeta a determinare i mille diversissimi problemi che animano il =
movimento, e=20
a porsi dunque come loro naturale bersaglio. Non =E8 questa un'idea =
generale forte=20
su cui impostare la lotta di tutte e tutti?<BR>Non pochi di noi =
l'avevano=20
creduto e sperato. Ma forse per raggiungere un livello di consapevolezza =
in=20
grado di farsi forza attiva e individuare i percorsi lungo i quali =
operare,=20
occorre un impegno di riflessione e di sintesi che finora non c'=E8 =
stato; certo=20
anche per materiale mancanza di tempo e agio, a causa delle tante azioni =
d'urgenza, richieste dalla violenza dei fatti che ci hanno travolto. Il =
problema=20
per=F2 rimane, e di questo parla anche Francois Houtart, animatore del =
Forum=20
Mondial des Alternatives (citato sul <I>manifesto</I> da Agnoletto e =
Jos=E9 Luiz=20
de Roio) l dove sottolinea il rischio che i movimenti europei si =
rinchiudano=20
nella gestione di conflitti nazionali in difesa del welfare e della =
sicurezza=20
sociale, "rinunciando a cogliere le connessioni tra questi temi e un =
impegno=20
complessivo contro la globalizzazione neoliberista".<BR>E tuttavia non =
manca=20
un'attenzione orientata in questo senso. Quando Bernocchi dice: "La =
guerra=20
militare =E8 inestricabile da quella economica e sociale, e dalla =
drastica=20
riduzione dei diritti civili che investe anche i paesi ricchi"; quando =
Agnoletto=20
dice: "E' una guerra che corrisponde alla necessit=E0 di =
ristrutturazione del=20
neoliberismo, con cui lo stesso neoliberismo cerca di recuperare le sue=20
contraddizioni, per poi poter ripartire sempre nella logica della =
libert=E0=20
selvaggia del mercato"; quando tante voci dall'interno del movimento =
denunciano=20
il prepotente prevalere dell'economia su ogni altra dimensione =
dell'esistenza,=20
appare evidente un taglio analitico capace di cogliere i nessi cruciali =
per cui=20
le infinite iniquit=E0 del mondo hanno radici comuni nelle "leggi" del =
mercato e=20
nello stesso impianto concettuale della gran macchina neoliberista. Ed =
=E8 questo=20
a mio avviso il modo pi=F9 utile non solo per definire una base "forte" =
a partire=20
dalla quale tanti e diversi soggetti possano operare insieme, ma per =
capire e=20
affrontare fino in fondo ognuno dei tanti e diversi problemi di cui =
ciascuno=20
portatore.<BR>Bambini che si ammazzano di fatica per pochi spiccioli =
lavorando=20
per le multinazionali, paesi poveri strangolati dai debiti forzosamente=20
contratti con paesi ricchi, malati cui il costo di farmaci brevettati =
nega ogni=20
speranza, immigrati che n=E9 in patria n=E9 altrove trovano spazio =
vitale, leggi=20
internazionali che regolano il commercio a tutto discapito dei meno =
fortunati,=20
eccetera, per non dire di quel miliardo e mezzo di persone che campano =
con meno=20
di due dollari al giorno. E' facile, perfino ovvio, individuare il =
rapporto di=20
causa-effetto che direttamente connette realt=E0 come queste al =
"sistema",=20
scoprendone i meccanismi pi elementari: povert=E0 e disuguaglianze sono=20
indispensabili ad accumulare profitto.<BR>In molti altri casi per=F2 la =
relazione=20
non =E8 cos=EC immediatamente leggibile. La subalternit=E0 sociale delle =
donne, ad=20
esempio: tutt'altro che superata negli stessi paesi occidentali, ma=20
vistosamente, a volte immutabilmente, presente e attiva (come solo ora =
grazie=20
alla guerra ai Taleban tutti sembrano scoprire) nel resto del mondo. Non =
so=20
quanti, quante donne anche, sanno con chiarezza ci=F2 che d'altronde da =
tempo il=20
femminismo ha detto: che il rapporto donna-societ=E0 trova certo il suo=20
determinante antefatto nella cultura patriarcale, ma =E8 oggi =
direttamente=20
funzionale al modello economico imperante. Perch=E9 la societ=E0 =
industriale=20
capitalistica non =E8 nata sul vuoto storico, e come ha usato per la =
propria=20
organizzazione tutte le gerarchie preesistenti, appunto sulla gerarchia=20
uomo-donna della tradizione patriarcale ha imperniato quella divisione =
del=20
lavoro tra i sessi che =E8 tuttora uno dei cardini della struttura =
produttiva;=20
garantendosi mediante l'attivit=E0 riproduttiva gratuita, svolta in =
massima parte=20
dalle donne, la continuit=E0 vitale della societ=E0 e della stessa =
economia. E per=20
ci=F2 una vera piena libert=E0 per le donne di tutto il mondo non =E8 =
pensabile, se=20
non rimettendo in causa i meccanismi di accumulazione di plusvalore, =
cio=E8=20
combattendo il capitale nella sua attuale forma di neoliberismo=20
globale.<BR>Oppure l'ambiente. Che il dissesto ecologico sia connesso=20
all'attuale modo di produzione e consumo =E8 ormai noto - specie da =
quando=20
l'effetto serra va sconvolgendo il clima - a chiunque se ne occupi in =
qualche=20
modo. E Bush si =E8 incaricato di chiarire le idee in proposito =
stracciando il=20
trattato di Kyoto in quanto - ha dichiarato in tutte lettere - poteva =
ledere gli=20
interessi economici americani. Non molti tuttavia sembrano convinti di =
ci=F2 che=20
l'ambientalismo pi=F9 responsabile e qualificato da tempo afferma: che =
solo=20
intervenendo su un paradigma economico fondato sulla crescita =
esponenziale=20
indiscriminata, dunque mettendo sotto accusa l'accumulazione, pilastro =
del=20
capitale, si pu=F2 sperare di salvare il mondo. Ed =E8 lo stesso =
argomento di chi=20
sostiene che la guerra organica a un ordine socioeconomico fondato sulla =
produzione illimitata di merci, non importa quali, purch=E9 =
contribuiscano=20
all'aumento del Pil: anche armi quindi, che del prodotto mondiale =
rappresentano=20
infatti una cospicua quota. O di quanti vedono in quell'"impero delle =
merci" che=20
=E8 ormai la nostra societ=E0, e nei potentissimi strumenti di =
colonizzazione=20
mentale usati in funzione consumistica, la causa di un pesante =
"inquinamento=20
sociale" in atto, parallelo all'inquinamento ecologico.<BR><BR>Sono solo =
alcuni=20
esempi di come -con un'analisi ben pi=F9 approfondita e circostanziata, =
certo, e=20
con ben altra ricchezza di assunti - =E8 forse possibile ovviare al =
rischio temuto=20
per il movimento da Francois Houtart, di rinuncia a collegare i problemi =
singoli=20
con quell'"impegno complessivo contro la globalizzazione neoliberista", =
da lui=20
giustamente ritenuta la strada migliore; e insieme trovare la =
consapevolezza che=20
i singoli concreti impegni di ciascuno, nel commercio equo e solidale, =
nella=20
lotta contro l'aids, per la Tobin tax, contro l'abusivismo edilizio, a =
favore=20
delle donne palestinesi, e quant'altro, non restano separati, ma si =
integrano e=20
valorizzano reciprocamente, nella medesima tensione verso un orizzonte =
che=20
proprio il motto del movimento esprime cos=EC efficacemente: "un mondo =
migliore=20
possibile".<BR>Porto Alegre si annuncia con un programma ricco e =
molteplice.=20
Forse anche di queste cose potr=E0=20
parlare?<BR></FONT></SPAN><BR></P></FONT></FONT></FONT></BODY></HTML>
------=_NextPart_000_00F1_01C17887.3547CAA0--