[Pacifistat] dal carcere turco - altan

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Author: Giampaola Bellini
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To: pacifistat
Subject: [Pacifistat] dal carcere turco - altan
ricevo e inoltro

vi allego questa bellissima lettera scritta dal giornalista Ahmet Altan e fatta girare dalla giornalista Esli Erdogan, che attualmente vive in Europa. Ricordo che Ahmet Altan è stato condannato all’ergastolo una settimana fa assieme ad altre sette persone, tra cui il fratello, un matematico (anche i numeri fanno paura al potere turco) e la giornalista di 72 anni che denunciò nel 2013 la corruzione legata al clan di Erdogan.

Erdogan, i suoi tribunali e i suoi giudici hanno talmente paura di queste persone, le cui armi sono il pensiero e una penna per scrivere, da condannarli all’ergastolo, e in più a 23 ore di totale isolamento e a una sola ora di aria senza possibilità di farvi attività fisica.


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Ahmet Altan ha sempre rifiutato di piegarsi. Dopo un anno di detenzione, dalla sua prigione, è riuscito a far passare sotto il cappotto una lettera bellissima pubblicata nel mondo, dove giurava che la sua mente sarebbe stata per sempre una fortezza irraggiungibile: " aspettate e ascoltate quello che ho Da dirvi prima di battere i tamburi della misericordia. Si ', sono detenuto in una prigione di massima sicurezza nel bel mezzo di una terra di nessuno. Sì, resto in una cella in cui la pesante porta di ferro fa un rumore infernale quando si apre e si chiude. Si ', mi danno i pasti attraverso un buco in mezzo alla porta. Sì, anche la parte superiore della piccola corte lastricata dove faccio qualche passo in giornata è ricoperto di griglie in acciaio. Tutto questo è vero, ma non è tutta la verità. Le belle mattine d'estate quando i primi raggi del sole vengono attraversare la finestra, sento le canzoni balzanti degli uccelli che hanno nascosto sotto i sottotetto della Corte, ma anche il suono strano che esce dalle bottiglie d'acqua vuote di plastica che schiacciano le Prigionieri. Vivo con la sensazione che risiedo ancora in questo padiglione con un grande giardino dove ho passato la mia infanzia o allora, per qualche motivo strano e che non mi spiego, in questi hotel francesi situati in quartieri animati. Quando mi sveglio con la pioggia autunnale che bussa alla finestra, inizio la giornata sulle rive del Danubio, in un hotel con torce infuocate che si accende ogni sera. Quando mi sveglio con il sussurro della neve si empilant dall'altra parte della finestra, d'inverno inizio la giornata in questa Dacia agli enormi vetri dove il dottor Zivago aveva trovato rifugio. Finora non mi sono mai svegliato in prigione, neanche una volta. "