Re: [Hackmeeting] telegram: alternativa a whatsapp. e' valid…

Delete this message

Reply to this message
Author: blicero
Date:  
To: hackmeeting
Subject: Re: [Hackmeeting] telegram: alternativa a whatsapp. e' valida?
On Wed, Feb 26, 2014 at 08:38:43AM +0100, ɣęƈƞą wrote:
> 2014-02-25 22:15 GMT+01:00 <alitalia@???>:
>
> > parliamo di cantiere che copia quello che scrivete?
> > http://cantiere.org/art-04362/whatsapp-facebook-=telegram-
> > noi-scegliamo-textsecure.html
> >
> >
> Grazie lele per aver inoltrato il nostro articolo! che purtroppo devo
> dirti, è stato scritto offline, senza alcuna ispirazione da parte di
> hackmeeting. Se due percorsi raggiungono la stessa conclusione ( =
> TextSecure è oggettivamente l'unica cosa decente del panorama), non è detto
> che anche i percorsi siano uguali.
>
> Ad esempio nel testo che riporti, si pone molto l'attenzione sui monopolii
> rappresentati dai SN, ed anche al riconoscimento non dei servizi -in se- ma
> delle compagnie che vi stanno dietro.
>
> Se del resto mai si volesse provare a definire un modello di minaccia di un
> utente non speciale, e magari misurare la sua esposizione [1] penso che
> quel tipo di riflessione sia abbastanza nuova.
>
> Una buona fonte di ispirazione puo' essere questo articolo:
> http://www.slate.com/blogs/future_tense/2014/02/14/threat_modeling_and_finding_the_right_level_of_online_privacy_for_you.html
>
> lo scopo sarebbe: dividi la tua vita in sfere sociali, dividiti i profili
> di navigazione, comunicazione, file storage, privilegi delle app dove
> possibile, etc. partendo da questo punto, ottieni sia di poter scorrelare i
> vari aspetti della tua vita, sia di poter proteggere quello che ti è più
> sensibile senza rendere tutte le tue interazioni intermediate da un layer
> di sicurezza troppo oneroso come tempi/attenzione/click/blocchi
>


Ciao Vecna,
ovviamente la compartimentazione è un approccio possibile e caldeggiato (almeno
da me, dato che è quello che uso il più possibile), però non è così banale né
facilmente implementabile soprattutto se le cose che fai hanno a che fare con la
vita reale/materiale e non solo con il mondo virtuale.
Penso che bisogna porsi oltre al problema politico (giustamente) di chi è dietro
determinati strumenti e perché sono implicitamente una forma di
commercializzazione e di sottrazione di privacy e di "personalità", il problema
di come sviluppare ambiti e strumenti che consentano di proteggersi e di
riattaccare in forma tutelata.
Pensando al mondo reale: non basta crearsi le proprie isole felici, perché
spesso queste sopravvivono solo fino a che non sono notate o "attenzionate" dai
nemici. Occorre difenderle proattivamente.