Romero, un beato scomodo

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Author: fraticello
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To: retecosenza
Subject: Romero, un beato scomodo
MONSIGNOR OSCAR ROMERO, UN BEATO SCOMODO

tavola rotonda sulla Teologia della Liberazione all’indomani della
decisione di Papa Francesco di riavviare il processo di beatificazione
del vescovo assassinato nel 1980 in Salvador

FRANCO DIONESALVI - poeta
DOMENICO BILOTTI – precario della conoscenza università Magna Graecia
VINCENZO ALTOMARE – docente di Religione, attivista delle lotte sociali
UMBERTO GRANDINETTI – fondatore negli anni ’70 a Cosenza della comunità
dei cattolici del dissenso
CARLO MAZZEI – teologo

Durante il dibattito sarà presentato anche il libro di Vincenzo
Altomare:

L’EUROPA PER CUI VALE LA PENA DI LOTTARE

Giovedì 20 giugno - ore 19 – Auditorium popolare, parco sociale

area ex Ferrovie della Calabria, viale Mancini/via Popilia

ore 21,30 cena sociale

Romero ottiene tardivamente il più vasto riconoscimento per il suo
impegno contro la dittatura in El Salvador: un impegno non frutto di
un'elaborazione politica progressiva (le sue opere, non numerose, molte
postume, non segnalano una vera e propria teologia politica), ma di
prassi costanti, che lo resero inviso agli scherani del regime.

Accostato alla Teologia della Liberazione, che agiva in guise simili in
quei contesti, è forse l'anello di congiunzione tra essa e la Teologia
del Popolo dell'argentino Juan Carlos Scannone: rappresenta la parte
più genuina di una tradizione liturgica antielitistica.

Tuttavia, come la Teologia della Liberazione fu bandita per sospette
frequentazioni marxiste (che pure appartengono a quei concetti e a
quelle lotte), ma in sostanza non si volle mai incoraggiare la richiesta
che da essa giungeva in materia di libertà di coscienza,
antiautoritarismo e antimoralismo, così Romero ha raggiunto prima uno
status canonistico riconosciuto -martire- nella Chiesa dei
Vetero-Cattolici, essenzialmente radicati nel Benelux e in Danimarca,
scismatici nel 1870, proprio perché ritenevano il dogma
dell'infallibilità papale in violazione della libertà di coscienza ed
espressione di un antistorico primato di Roma cui non si voleva
riconoscere autorità.

La riscoperta della Chiesa di Roma, persino nel Magistero, è un
contraddittorio e tardivo tentativo di riassumere un'iconicità
pauperista, mite e condivisibile, mai interlocutoria e radicale rispetto
ai conformismi civili e alle strutture sociali, in continuità con
l'opera di Benedetto XVI sulla dottrina sociale. Ma questa iconicità
non contiene alcuna proposta di liberazione; solo un'incerta promessa.