[foa_Boccaccio003] 9-10-11 dicembre 2011 – MONZA CITTA’ APER…

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Author: F.O.A. boccaccio003
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To: FOA Boccaccio 003 - Monza
Subject: [foa_Boccaccio003] 9-10-11 dicembre 2011 – MONZA CITTA’ APERTA - @ F.O.A. Boccaccio 003
Comincia domani, venerdì 9 dicembre, Monza Città Aperta: tre giorni di
iniziative culturali e sportive antifasciste dedicate alla tematica del
lavoro.

http://boccaccio.noblogs.org/post/2011/11/30/monza-citta-aperta-iv-festa-di-tesseramento-a-n-p-i/


9-10-11 dicembre 2011 – MONZA CITTA’ APERTA



IL BOCCACCIO INTITOLA IL CAMPO DI VIA ROSMINI A ENRICO BRACESCO



Per il quarto anno consecutivo la F.O.A. Boccaccio 003 collabora con la
sezione monzese A.N.P.I. “Gianni Citterio” nell’organizzazione della
festa di tesseramento dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
In occasione della quarta edizione di Monza Città Aperta abbiamo sentito
l’esigenza di compiere un ulteriore sforzo progettuale, estendendo su
tre giornate la festa (che nel 2008 prevedeva una sola serata di
iniziative e poi si è gradualmente ampliata su due giorni). Questo dato
testimonia la capacità e la volontà di tutti i soggetti coinvolti
nell’organizzazione dell’appuntamento (oltre al Boccaccio e
all’A.N.P.I., il Teatro alla Scala Pericolante e i Collettivi
Studenteschi) di investire tempo ed energie in un’iniziativa che porta
con sé forti significati simbolici ed elementi concreti di continuità
tra le battaglie di ieri e quelle di oggi, fattori a cui assegniamo
grande importanza, soprattutto nel contesto socio-politico attuale.


Abbiamo deciso di dedicare la festa di tesseramento 2012 alla complessa
tematica del lavoro, rendendo i tre giorni di iniziative un’occasione di
confronto e riflessione tra gli antifascisti sul difficile momento che
stanno vivendo le nostre generazioni (chi giovane precario, chi
appartenente alla categoria degli ex “garantiti”), attraverso un’ampia
panoramica di testimonianze, spettacoli, momenti di aggregazione
accomunati da un unico filo conduttore: la rivendicazione della dignità
di ciascun lavoratore, di ciascuna lavoratrice, in generale di ogni
individuo sia italiano che migrante, contro le molteplici forme di
sfruttamento che oggi, da Nord a Sud, attraversano il Paese.


Dalle rivolte dei braccianti di Rosarno (gennaio 2010) al presidio
permanente dei lavoratori delle cooperative in appalto da Esselunga a
Pioltello di questi giorni, passando per gli scioperi degli stagionali
di Nardò (luglio 2011), abbiamo deciso di affrontare questo tema dando
visibilità e parola a quei lavoratori e quelle lavoratrici che hanno
saputo farsi coraggio, prendendo in mano il proprio destino e
affrontando in maniera diretta lo sfruttatore di turno. E’ in queste
lotte, in queste battaglie quotidiane, che si consumano spesso lontano
dall’attenzione dei media, che vediamo rivivere con forza le istanze e
il coraggio che spinse negli anni tremendi della Guerra e del Fascismo
migliaia di operai di Monza e Sesto San Giovanni a confrontarsi con
determinazione contro il Regime Nazifascista attraverso gli scioperi, i
sabotaggi, la promozione clandestina di valori e pratiche antifasciste:
tantissim* pagarono questo impegno con la deportazione nei campi di
concentramento e sterminio.



Tra questi operai che pagarono con la deportazione e con la vita il
proprio impegno antifascista c’era Enrico Bracesco, monzese, attrezzista
alla Breda di Sesto, in prima linea durante i primissimi scioperi in
fabbrica del 1943 e attivo del tenere i contatti con le formazioni
partigiane in montagna. Figura centrale nella storia della Resistenza
locale, fu arrestato dai Fascisti proprio per la sua instancabile
attività antifascista, che non si smorzò nemmeno a seguito del grave
episodio che lo portò a perdere una gamba a seguito di un incidente
automobilistico (il suo camion carico di armi destinate alle formazioni
partigiane si ribaltò mentre era inseguito dai fascisti). Enrico
Bracesco arrestato, detenuto a San Vittore e poi tradotto nel campo di
smistamento di Fossoli, fu destinato a causa della sua inabilità al
lavoro al terribile Castello di Hartheim, campo nazista dove il Reich
“sviluppava” il progetto Aktion T4 nella ricerca dell’eugenia e della
purificazione la razza ariana. Nessun detenuto è sopravvissuto alla
prigionia in quel campo, agli esperimenti e alle torture naziste: anche
Enrico Bracesco fu ucciso nell’inverno del 1944, anche se risulta molto
difficile risalire con esattezza alla data di morte a causa della
“premura” con cui i nazisti si impegnarono a distruggere buona parte dei
documenti relativi a ciò che accadde in quel castello.


Questa esperienza biografica nelle sue diverse fasi costituisce una
straordinaria testimonianza sia delle battaglie operaie contro il
Regime, che della memoria della Resistenza e della tragedia delle
deportazioni (nello specifico della deportazione politica). Per questi
motivi nell’ambito di Monza Città Aperta, abbiamo deciso di intitolare a
Enrico Bracesco il campo sportivo di via Rosmini 11, occupato l’8
ottobre 2011, divenuto da subito polo di aggregazione e laboratorio
politico antifascista e antirazzista. L’intitolazione del campo trae
spunto da un altro elemento significativo della biografia di Bracesco:
nei primi anni Quaranta la trattoria Bracesco (gestita dalla famiglia,
tutta fortemente antifascista) di via Luciana Manara costituiva uno dei
più importanti luoghi di ritrovo partigiani monzesi. Una degli
escamotage che i “sovversivi” e “ribelli” di Monza studiarono per
riunirsi senza dare troppo nell’occhio fu la fondazione di una squadra
di calcio amatoriale che si allenava e giocava nei pressi della
trattoria.


Abbiamo inoltre realizzato sulla parete esterna del Boccaccio un murale
raffigurante proprio il volto di Enrico Bracesco, murale che ricalca
fedelmente parte di quello che nel Dopoguerra fu realizzato presso la
sede del P.C.I. intitolata a lui e ad Alberto Paleari.



Con questi due atti proseguiamo nella strada di un recupero solido e
consapevole di una storia cittadina imprescindibile per le nuove
generazioni, una storia che rischia di perdersi e che invece
consideriamo essere una delle pagine a cui guardare con maggiore
attenzione anche e soprattutto per riattualizzarne pratiche e valori
fondanti. Da parte nostra un ringraziamento di cuore va a Milena
Bracesco, che ci ha resi partecipi, attraverso la propria testimonianza
e il permesso di consultare un archivio famigliare dal profondissimo
valore storico e affettivo, dell’ esperienza biografica del padre, di
cui nessuno di noi può avere la presunzione di essere erede, ma di cui
certamente ciascuno sente forte l’esigenza di farsi testimone.


LA CERIMONIA UFFICIALE DI INTITOLAZIONE DEL CAMPO E’ PREVISTA PER
DOMENICA 11 DICEMBRE ALLE ORE 14.30, ALLA PRESENZA DEI FIGLI DI ENRICO
BRACESCO, MILENA E LUIGI.



F.O.A. Boccaccio 003