[Lecce-sf] Fw: [aa-info] Posada Carriles.doc

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Author: Rosario Gallipoli
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Subject: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] Posada Carriles.doc
Il vero terrorismo è quello degli stati imperialisti.
Ros.
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Sent: Wednesday, June 08, 2005 7:42 PM
Subject: [aa-info] Posada Carriles.doc


Cara Marilisa, eccoti il pezzo concordato. Baci, Fulvio."

L'UMANITA' HA SETE DI GIUSTIZIA"

Avana, 31/5 - 4/6/2005:
INCONTRO MONDIALE CONTRO IL TERRORISMO, PER LA VERITA' E PER LA GIUSTIZIA -
POSADA CARRILES, VEDOVA NERA AL CENTRO DELLA RAGNATELA

Fulvio Grimaldi

Luis Posada Carriles l'abbiamo incontrato poche ore dopo essere atterrati
all'Avana per l'"Incontro Mondiale contro il terrorismo, per la verità e per
la giustizia", convocato a tambur battente da Fidel Castro non appena era
divenuto di pubblico dominio che il terrorista numero uno del mondo se la
stava passando allegramente e indisturbato nella sua patria di adozione e di
lavoro, gli USA. Fu solo dopo che la banda Bush, ultimo datore di lavoro e
ufficiale pagatore del settantasettenne delinquente cubano, naturalizzato
venezuelano e criminale cosmopolita, aveva avuto sentore che la bomba Posada
stava per essere fatta esplodere a Cuba, che alla magistratura statunitense
venne suggerito di fermarlo "per violazione delle leggi sull'immigrazione",
una bagatella. Nei giorni successivi, l'operativo più efficiente del
terrorismo di Stato nordamericano
sotto una decina di amministrazioni USA, sarebbe diventato la patata più
bollente che mai inquilini di Washington si sarebbero trovata tra le mani.
Una patata così incandescente da incenerire i vestiti del re e mostrare al
mondo quale rovesciamento della verità fosse la "guerra al terrorismo"
condotta dalla potenza terroristica più feroce e cinica mai apparsa sul
pianeta. A bollire questo tubero è stata Cuba.

Abbiamo incontrato il serial killer Posada nei due giorni preliminari al
convegno vero e proprio, quello guidato da Fidel, mentre si materializzava
nelle parole di centinaia di testimoni da America Latina e oltre, sotto uno
striscione che più inoppugnabile non si può: "L'umanità ha sete di
giustizia", e illustrato da una serie di filmati sulle mostruosità inflitte
al Continente dalla progenie di Washington, delle sua Scuola delle Americhe,
dei suoi mandanti stragisti, alla Kissinger, alla dinastia Bush, dinastia di
affinità nazi fin dai tempi in cui nonno Prescott lucrava con i gerarchi e
gli industriali di Hitler sul riarmo e poi sulle guerre di Hitler. In quei
due giorni abbiamo visto ricostruire l'identikit di Posada nel grido di
dolore e di indomita rabbia di Giustino di Celmo per un figlio, Fabio, fatto
a pezzi all'Avana nel 1997, da una delle tante bombe disseminate
dall'operativo Cia Posada Carriles nelle strutture turistiche cubane e nelle
sue istituzioni all'estero, in una campagna del terrore e delle guerre
biologiche che ha insanguinato l'isola per buona parte del secolo scorso.
Alla Scuola Cubana di Sport di Alto Rendimento abbiamo visto consolidarsi la
grifagna ombra di Posada nel racconto dei congiunti e compagni,
l'indimenticabile mezzofondista olimpico Alberto Juantorena in testa, di
quei giovanissimi schermidori della nazionale cubana - una targa e una foto
a testa nell'atrio - che precipitarono nel 1976 con l'aereo della "Cubana"
dinamitato tra Barbados e l'Avana dal noto Posada: 73 vittime in tutto. E
l'uomo, per il quale nessuna definizione è adeguatamente descrittiva, ci è
venuto addosso anche tra le lacrime di Irma, figlia di Renè Gonzales, uno
dei "cincos" imprigionati per l'eternità, o poco meno, per aver scoperto e
denunciato ai cannonieri della "guerra al terrorismo" piani di massacri tipo
Posada. Condannati da una giustizia che è la nemesi di se stessa.

Poi i tre giorni al Palazzo delle Convenzioni, con un Fidel presente per
tutte le 12 ore giornaliere di lavoro a sottolineare, ricordare,
enfatizzare, approfondire, rischiarare quanto i pannelli dei testimoni e
degli investigatori venivano raccontando e documentando su mezzo secolo, e
passa, di orrori fascisti e terroristi statunitensi in America Latina e ai
quali Luciano Vasapollo, della Sapienza e della Rete dei Comunisti, ha
saputo affiancare il terrorismo economico dei giorni nostri e collegare il
filo insanguinato dell'Internazionale Nera italiana, attiva ovunque si
potessero lacerare carni e anime di popoli per lo scompisciarsi nel lusso
delle elites domestiche e colonialiste.

Posada Carriles come perno della strategia delle dittature, dei
desaparecidos, delle torture, degli assassinii mirati, insomma del più
scientifico e feroce terrorismo di Stato mai attuato. Posada al servizio
della Cia dai primi anni '60, quando a ammaestrare e criminalizzare quella
che poi sarebbe diventata la mafia cubana, condizionatrice di ogni esito
presidenziale negli USA, c'era un certo Porter Goss, oggi bushianamente capo
della Cia. Posada assuntore di manodopera mercenaria per Kennedy e la sua
Baia dei Porci, probabilmente non estraneo a quella vendetta di Dallas
contro un presidente che non arrivò a impegnare per la bisogna le sue forze
aeronavali, venendo meno all'annoso sodalizio criminale.

Hanno saputo gelarci il sangue con ricordi, documenti, immagini, i
congiunti, ricercatori, perseguitati, incarcerati, torturati da Posada e dal
progetto genocida di cui era protagonista insieme all'immancabile compare,
Orlando Bosch (oggi libero e prospero a Miami). Hebe de Bonafini, madre di
una, di tutte le "matite spezzate" di Argentina, che ci ha toccato nel
profondo con parole che vogliamo contribuire a far vere: "I nostri figli
vivono in tutti i rivoluzionari del mondo, nei popoli che lottano contro
l'imperialismo". E Fidel: "Una cosa straordinaria: madri che hanno preso il
posto dei loro figli e si sono fatte avanguardie politiche del mondo!".
Vicente Rangel, acclamatissimo vicepresidente della rivoluzione bolivariana,
"che ora - ha detto - diventa socialista, il socialismo del XXI secolo", che
ribadisce la richiesta di estradizione venezuelana entro 60 giorni, a
termini del trattato del 1922: Posada è naturalizzato venezuelano, a
Caracas, con Bosch, ha pianificato il delitto della "Cubana"; a Caracas,
divenuto sotto presidenze filo-yankee dirigente della Disip (la Digos
venezuelana), trasmette ai suoi dipendenti i metodi di tortura appresi dai
maestri statunitensi, ordisce i piani per assassinare gli ex.-ministri di
Allende, Letelier e Pratts, il dirigente democristiano a Roma Bernardo
Leighton; sempre a Caracas mette in piedi una facciata, detta "Impresa di
Investigazioni Commerciali e Industriali", per attività terroristiche
commissionategli, oltre che dalla Cia, da altri servizi segreti
latinoamericani: è il tempo delle bombe nelle ambasciate, nei consolati,
negli istituti cubani e di altri paesi da "avvertire", nonché dei primi
tentativi di assassinare Fidel (Fidel:"Ricordo che avevano trasformato una
telecamera in fucile, ma poi l'attentatore non se l'è sentita"); infine, è a
Caracas che Posada, imprigionato per l'attentato contro l'aereo cubano,
sotto la presidenza di Carlos Andres Perez, servo e sodale di Washington,
nel 1985 evade uscendo indisturbato dalla porta principale del carcere.
Recuperato ai buoni uffici degli USA in Centroamerica, ammaestra i contras
salvadoregni nel terrorismo e nella tortura contro il governo sandinista del
Nicaragua.

Nel 2000, Posada piazza 15 kg di tritolo nell'Aula Magna dell'università di
Panama, sotto il palco da cui Fidel dovrebbe indirizzarsi al vertice dei
Capi di Stato. E' arrestato insieme a tre complici, ma la presidente Mireya
Moscoso, intima di Bush, lo grazia nel 2004, due giorni prima della scadenza
del suo mandato.
All'Avana continuiamo a essere inondati dal sangue della macelleria
statunitense applicata al "cortile di casa" e ora dal terrorista mondiale
promessa nuovamente ed esplicitamente a Cuba e, prima ancora, al Venezuela
dell'irrefrenabile motore antimperialista e anticapitalista che è Hugo
Chavez. Il lamento poetico del grande Thiago de Mello che denuncia gli
istruttori USA della sanguinaria dittatura brasiliana; Eva Golinger, la
quasi ancora adolescente investigatrice nordamericana che nel suo "Codice
Chavez" ha rivelato i retroscena del golpismo e terrorismo antivenezuelano
della cosca Bush; Hernan Uribe, famoso giornalista cileno, che illustra gli
antecedenti latinoamericani degli USA nell'eliminazione di giornalisti
scomodi, poi perfezionati in Iraq. Sangue, fiumi di sangue, di orrori. Fidel
si copre la faccia. Mille delegati di 60 paesi ammutoliscono. Ma sugli
schermi scorrono le immagini della marcia del milione e mezzo sul Malecon il
17 maggio. In contemporanea, Posada Carriles azzardava una conferenza stampa
televisiva in cui, tra l'altro, irrideva, da psicopatico schizzato,
all'uccisione di Fabio di Celmo. Poco dopo viene fermato, per
contravvenzione alle regole immigratorie. Non per essere lo strumento
assassino di una potenza cronicamente assassina. E come potrebbe? Come
potrebbe Bush? Che, se lo estrada, o lo processa sul serio, non solo mette
sotto accusa se stesso e tutta la genìa dei suoi predecessori, ma si mette
contro i micidiali padrini della mafia cubana. E se non lo fa, forse
incominceremmo a capire dove sta il terrorismo globale, a partire da Posada
e a finire con l'11 settembre. Il re è nudo e la patata è bollente. E oggi
a ridere, per la verità resuscitata, se non ancora per la giustizia, siamo
Fidel, Chavez, tutti noi. E gli occhi dei milioni di violentati di America
Latina, Iraq, mondo, saranno un po' più asciutti.


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