[nuovopci] Globalizzazione, scissione nell’USB, partito comu…

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Author: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Date:  
To: npci.inter
Subject: [nuovopci] Globalizzazione, scissione nell’USB, partito comunista... Combattere ogni illusione!


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Comunicato CC 02/2016 - 17 febbraio 2016

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GLOBALIZZAZIONE, SCISSIONE NELL’USB, PARTITO COMUNISTA

COMBATTERE OGNI ILLUSIONE!

Combattere ogni fiducia che i caporioni del sistema imperialista
mondiale pongano fine al catastrofico corso delle cose!
Promuovere la costituzione di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni
Popolari!

Sono tali e tanti, in tutti i campi, ogni giorno, nella vita delle
società e degli individui, a livello internazionale e dei singoli paesi,
gli eventi catastrofici che confermano il progredire della crisi
generale in cui la borghesia imperialista trascina il mondo, che solo
l'animo educato al servilismo induce alcuni e solo la disperazione
induce altri a sperare una qualche soluzione dai caporioni del sistema
imperialista (da Obama, a Draghi, a Bergoglio, a Merkel, a Renzi, al
resto della Commissione Trilaterale, degli uomini di Davos, del
complesso militare-industriale-finanziario USA, dei capi dei BRICS,
ecc.). Né l'esperienza, né il buon senso, né la scienza offrono alcun
appiglio per sperare in loro.

Solo l'eliminazione del sistema imperialista permetterà all'umanità di
ritrovare la via del progresso, di porre fine alle guerre, alle
migrazioni, alla miseria e all'abbrutimento e di risalire passo dopo
passo dal baratro in cui la borghesia imperialista l'ha precipitata
negli ultimi quarant'anni, in parallelo con l'esaurimento della prima
ondata della rivoluzione proletaria sollevata dalla Rivoluzione
d'Ottobre e ancora più rapidamente dopo la dissoluzione di quel che
restava del campo socialista corroso da decenni di direzione dei
revisionisti moderni.

Eliminare il sistema imperialista vuol dire principalmente trasformare
in proprietà pubblica, usata per soddisfare i bisogni umani, le forze
produttive (aziende, risorse naturali, infrastrutture, patrimonio
scientifico e tecnico, capacità lavorative) ora nelle mani dei magnati
della finanza. È un'opera semplice da compiere in un paese che sia
saldamente governato da una classe che vuole realizzare questo obiettivo
e decisa a creare le altre condizioni (culturali, sociali, ecc.) ad esso
connesse. Sembra un'impresa difficile e addirittura impossibile solo
perché l'umanità non l'ha ancora compiuta in nessuno dei paesi
imperialisti. Mobilitare e dirigere l'umanità a realizzarla è l'impresa
di noi comunisti. Oggi ha diritto di chiamarsi comunista solo chi è
dedito a questa impresa e quindi, anzitutto, è pienamente convinto che
essa è possibile e necessaria.

La nostra impresa è grande, è un'impresa che nei paesi imperialisti
nessuno finora è riuscito a compiere. La nostra impresa è difficile ma
possibile: l'umanità ne ha bisogno e grazie ai nostri sforzi prima o poi
la farà e imparerà a farla. È significativo del loro stato d'animo
fossilizzato nel passato che chi non osa sperare che la nostra impresa
(l'instaurazione del socialismo) abbia successo, spera invece che i
caporioni del sistema imperialista riescano a fare quello che più volte
hanno mostrato di non poter fare. Chiamano noi veterocomunisti, ma in
realtà sono loro che sono ancora tanto formattati sul passato da non
vedere il presente e tanto meno progettare il futuro!

È anzitutto nelle nostre file che noi comunisti dobbiamo combattere ogni
illusione e fiducia nei caporioni del sistema imperialista. La
principale manifestazione di questo stato d'animo nelle nostre file è
dubitare che la devastazione della Terra e le condizioni sociali ed
economiche delle grandi masse dei paesi imperialisti peggioreranno e che
questo, a condizione che noi comunisti organizziamo e dirigiamo
efficacemente le loro lotte, le spingerà nelle nostre file. In questo
preciso senso il corso delle cose dipende da noi. I gruppi imperialisti,
ognuno costretto dalla necessità di valorizzare il capitale che
amministra, continueranno a devastare la Terra nonostante COP 21 e
continueranno a ristrutturare, esternalizzare, delocalizzare le aziende
dai paesi imperialisti. Miliardi di uomini e donne ridotti in miseria
sono a loro disposizione nei paesi oppressi. Al momento, per indebolire
l'opposizione dei lavoratori organizzati alla demolizione delle aziende,
mettono in opera ammortizzatori sociali di vario genere: ma cercheranno
di eliminarli man mano che, distrutte le aziende, verrà meno
l'organizzazione dei lavoratori e così avverrebbe, se noi non
promuovessimo la formazione di OO e OP e non ne orientassimo nel modo
giusto l'attività. Per le masse popolari dei paesi imperialisti la via
della salvezza è quella che noi promuoviamo e l'esperienza pratica le
spingerà sempre più su questa via. Basta che noi comunisti proseguiamo
senza tregua, con scienza e con arte, nella nostra opera.

Noi comunisti dobbiamo però combattere ogni illusione e fiducia nei
caporioni del sistema imperialista anche nelle file della sinistra
borghese perché molti suoi esponenti oggi hanno ancora una notevole
influenza anche nella parte già combattiva delle masse popolari. Il
rinnovo dei CCNL, le elezioni amministrative, i referendum e tutti i
vari movimenti che la sinistra borghese promuove, creano ottimi contesti
per la nostra opera. Certo, le concezioni che la sinistra borghese
diffonde e i movimenti che essa dirige seminano confusione nelle masse
popolari. I suoi esponenti proclamano che non c'è più democrazia, ma
allo stesso tempo chiedono alle masse popolari di prestarsi ai giochi
della democrazia borghese: come potrebbero con la loro mancanza di
coerenza intellettuale elevare la coscienza delle masse popolari? I loro
referendum anche se vincono non cambiano il corso delle cose. Con le
loro Amministrazioni comunali e la loro presenza nelle istituzioni della
Repubblica Pontificia si impantanano e si corrompono nel far funzionare
un sistema che per sua natura è contro le masse popolari: Fausto
Bertinotti ieri e Giuliano Pisapia oggi hanno mostrato quanto ci si può
pervertire. I movimenti che essi promuovono sono fallimentari e, in
mancanza della nostra opera, i fallimenti in cui finiscono portano le
masse popolari alla demoralizzazione, alla rassegnazione o alla
mobilitazione reazionaria. Ma se invece noi comunisti partecipiamo,
combattiamo con efficacia (con scienza e con arte, applicando la linea
di massa) l'orientamento che essi diffondono in quei movimenti e vi
portiamo un orientamento giusto, quegli stessi movimenti torneranno a
profitto della nostra impresa.

Noi comunisti possiamo perfino promuovere movimenti che rivendicano dai
caporioni del sistema imperialista quello che essi non possono dare, ma
solo quando sono necessari per mobilitare le parti più arretrate delle
masse popolari e coinvolgerle in una lotta che però dobbiamo far
diventare scuola di comunismo [7]. Mai e poi mai dobbiamo alimentare
nelle masse popolari la fiducia che i caporioni del sistema imperialista
possono cambiare il corso delle cose. Dobbiamo al contrario approfittare
di ogni occasione e appiglio per combattere questa fiducia e per
infondere nelle masse popolari fiducia in se stesse. La storia degli
uomini non l'hanno fatta né gli dei di Bergoglio e dei suoi compari né i
grandi personaggi alla Draghi: sono le masse che hanno fatto la storia!

L'eliminazione del sistema imperialista permetterà all'umanità di
ritrovare la via del progresso. Il primo paese imperialista che romperà
le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei,
americani e sionisti darà inizio all'eliminazione del sistema
imperialista mondiale, mostrerà la via e aprirà la strada alle masse
popolari degli altri paesi imperialisti e dei paesi oppressi. Questo
lega l'impresa particolare di noi comunisti, che lottiamo per fare
dell'Italia un nuovo paese socialista, all'impresa per cui in ogni paese
del mondo altri comunisti combattono.

Quindi più che sulle singole manifestazioni della crisi e sui dettagli
dei meccanismi e degli esiti di ciascuna, è importante che riflettiamo
sull'accumulazione delle forze capaci di rompere la soggezione del
nostro paese alla CI e sulle forme della loro lotta.

Su questo terreno si pongono alcuni problemi su cui vale la pena
soffermarsi: qui di seguito ne affrontiamo tre.

1. GLOBALIZZAZIONE E GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE

Una delle obiezioni che ci vengono mosse riguarda la globalizzazione e
la rottura delle catene della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi
imperialisti europei, americani e sionisti. Per far fronte alla crisi
generale del capitalismo, i capitalisti hanno fatto del mondo intero un
terreno di caccia aperto alle loro scorrerie, hanno tolto potere ai
singoli Stati che a seguito della prima ondata della rivoluzione
proletaria non erano più abbastanza indipendenti dalle masse popolari
("troppa democrazia" disse la Commissione Trilaterale), hanno frantumato
i processi produttivi, hanno distribuito e distribuiscono da un capo
all'altro del mondo le imprese addette alle singole fasi dei processi
produttivi, per sfruttare di più uomini e risorse e fare profitti. Oggi
ogni paese è legato più che nel passato ad altri per la produzione e
riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza della sua
popolazione. Come potremmo spezzare le catene che legano l'Italia al
resto del sistema imperialista mondiale e far fronte all'aggressione e
al sabotaggio dei gruppi imperialisti, delle potenze imperialiste e
delle loro istituzioni, venire a capo di sanzioni, blocchi e
aggressioni?

L'obiezione è seria e quindi va esaminata con cura, anche pubblicamente,
perché non restino dubbi in chi partecipa o vorrebbe partecipare alla
nostra impresa, ma piuttosto ognuno si prepari a far fronte alle
difficoltà.

Rompere le catene che asserviscono il nostro paese alla CI costituendo
il Governo di Blocco Popolare [8] esporrà l'Italia a sanzioni, blocchi e
aggressioni dall'esterno e ad essi collaborerà la "quinta colonna"
all'interno. Molte aziende non potranno funzionare per mancanza di
materie prime, semilavorati o pezzi di ricambio. Altre non potranno più
vendere all'estero i loro prodotti. Ma il problema non è irresolubile,
se il GBP e le OO e OP saranno un potere politico solido e capillare.
Già ora la rete di relazioni finanziarie, commerciali e di divisione del
lavoro creata dai gruppi imperialisti è continuamente sottoposta a
rotture e aggiustamenti, a causa di guerre e sanzioni: alcuni paesi si
sottomettono e altri resistono. Su questi noi avremo il vantaggio di
avere l'iniziativa in mano, di non farci illusioni sul comportamento
della CI e della sua "quinta colonna" e di non coltivare velleità
autarchiche. Potremo e dovremo combinare con creatività varie misure su
vari terreni, combineremo la soluzione dei problemi delle aziende che
non possono più lavorare come prima a causa di sanzioni, blocchi e
aggressioni, con quelli delle aziende che oggi lavorano per la NATO e
per le guerre imperialiste (una parte importante dell'economia e della
ricerca oggi è direttamente o indirettamente legata al riarmo e alla
guerra), con quelli delle aziende inquinanti o insalubri per chi ci
lavora, con quelli delle aziende che sfornano prodotti inutili o
addirittura nocivi.

Reprimeremo senza riguardi i sabotaggi e le manovre della "quinta
colonna", non principalmente con leggi e misure di polizia, ma
mobilitando capillarmente la massa dei lavoratori e in generale le masse
popolari, valorizzando i tecnici e i dirigenti disposti a collaborare
con i lavoratori organizzati (OO e OP) e con le nuove autorità. Le
attività della "quinta colonna" possono essere stroncate ed eliminate
solo grazie all'iniziativa capillare delle masse popolari, al pari della
corruzione e della criminalità organizzata. Il governo d'emergenza delle
OO e OP disporrà di armi di cui nessun governo borghese dispone.

Stabiliremo rapporti con tutti gli Stati che non si uniranno alla CI
contro di noi; stabiliremo trattati commerciali a breve e a lungo
termine, organizzeremo scambi di merci e servizi sfuggendo sia alla
speculazione delle Borse merci (con prezzi fissati di comune accordo)
sia al controllo e alle commissioni del mercato finanziario; ci
gioveremo del mercato nero (i contrabbandieri) che già ora riduce la
valenza di sanzioni e blocchi commerciali; sfrutteremo l'avidità dei
capitalisti formalmente ligi alla CI ma che hanno bisogno di smaltire le
loro merci. Per finanziare queste operazioni (per procurarci cioè la
valuta a corso mondiale necessaria) ci gioveremo spregiudicatamente sia
del denaro a corso mondiale già disponibile nel nostro paese presso
banche, istituzioni finanziarie e privati (euro, dollari, oro e altri
metalli preziosi) sia del grande Debito Pubblico dello Stato italiano in
larga misura in mano a istituzioni straniere: queste per non perdere i
loro crediti hanno tutto l'interesse ad assecondare le operazioni
finanziarie e bancarie delle nuove autorità italiane.

Ristruttureremo molte aziende: le OO e OP faranno di ogni collettivo di
lavoratori (di ogni azienda) un centro che organizza le attività
produttive utili (anche quelle che i capitalisti e le loro autorità oggi
trascurano: manutenzione del territorio, del patrimonio edilizio, delle
infrastrutture, servizi pubblici, produzione di energia da fonti
rinnovabili, ecc.) nelle forme meno inquinanti e più salubri e sicure
che conosciamo, che segue il più possibile la linea della "produzione a
km zero" e usa le risorse locali e comunque nazionali (oggi succede che
chi da noi produce latte fallisce e contemporaneamente si compera latte
dall'altra parte del mondo, ecc.), che dà la precedenza alle produzioni
essenziali. Ogni azienda deve diventare un centro che mobilita, inquadra
e organizza tutti quelli che sono disposti a lavorare e li forma per
svolgere lavori utili e dignitosi.

Con un sistema politico energico, deciso e che gode di un vasto appoggio
e della diffusa collaborazione delle masse popolari, far fronte alla CI
è un'impresa del tutto possibile. Poi, man mano che la rivoluzione si
svilupperà nel mondo, faremo fronte sempre meglio alle difficoltà: poco
alla volta avremo la collaborazione delle autorità rivoluzionarie di
altri paesi e a nostra volta sosterremo i movimenti antimperialisti e
rivoluzionari di altri paesi combinando relazioni di scambio, di
collaborazione e di solidarietà. Nascerà così la nuova umanità. Le
imprese compiute dai primi paesi socialisti, in particolare dall'Unione
Sovietica, ci forniranno insegnamenti e nello stesso tempo ci
garantiscono che la nostra impresa è possibile.

2. SINDACATI ALTERNATIVI E DI BASE - IL RUOLO DEL MOVIMENTO SINDACALE E
LA SCISSIONE NELL’USB

Tra la fine del 2015 e l'inizio del nuovo anno nell'Unione Sindacale di
Base (USB) si è compiuta una scissione annunciata, con la nascita del
Sindacato Generale di Base (SGB) e il sommovimento non è ancora finito.
Lo spunto della scissione è stata la firma da parte dei dirigenti
dell'USB del Testo Unico 10 gennaio 2014 sulla Rappresentanza. Non è la
prima scissione che si ha nelle file del sindacalismo alternativo e di
base né sarà l'ultima. Dato il ruolo che hanno i lavoratori proletari e
in particolare la classe operaia nell'impresa che noi comunisti stiamo
compiendo, la cosa merita la nostra attenta riflessione.

In ogni scissione in campo sindacale non è importante tanto quello che
dicono i protagonisti della scissione, tanto meno è determinante
l'episodio che è lo spunto della scissione. Principale è come le due
parti si schierano (con le parole ma soprattutto con le azioni) rispetto
a quelle che sono le discriminanti di fronte a cui il corso delle cose
pone oggi le organizzazioni sindacali.

Quali sono queste discriminanti?

Oggi il corso delle cose pone ogni sindacato di fronte al fatto
irreversibile che l'epoca del "capitalismo dal volto umano [9]" è
finita: per alcuni decenni le masse popolari hanno strappato alla
borghesia grandi conquiste in ogni terreno, ma esse erano frutto
dell'avanzata della prima ondata delle rivoluzione proletaria. Ora i
sindacati o contribuiscono alla mobilitazione dei lavoratori, alla loro
organizzazione (costituzione di OO e OP) e alla costituzione del loro
governo d'emergenza, oppure si riducono sempre più a succursali e
appendici degli uffici personale dei padroni, del loro settore "risorse
umane" (i sindacati di servizio promossi dalla CISL e dagli altri
sindacati gialli). Chi oggi è ancora in mezzo, sempre più è costretto a
scegliere tra le due vie: o rinnovarsi e partecipare al movimento per la
costituzione del GBP o diventare un sindacato di servizio padronale.

L'unico rinnovamento efficace e importante del movimento sindacale
stante l'attuale corso delle cose, stante la fine dell'epoca del
"capitalismo dal volto umano", è l'impegno delle sue relazioni e
funzioni per promuovere la mobilitazione dei lavoratori a occuparsi
della salvaguardia delle aziende, l'organizzazione dei precari, dei
cassintegrati, dei disoccupati, la mobilitazione comune per dare al
paese un governo deciso e in grado di attuare le misure d'emergenza che
le organizzazioni sindacali stesse già indicano come necessarie; è
lavorare in questa direzione sfruttando tutte le situazioni: impresa
tanto più efficace quanto più si padroneggia la linea, ma che di fatto
viene compiuta già oggi anche da organizzazioni e personaggi che non
hanno affatto abbracciato la linea della costituzione del GBP (basta
pensare alla Coalizione Sociale di Landini, al sindacalismo
metropolitano dell'USB, ecc.).

L'attuale scissione dell'USB è la manifestazione di un rinnovamento nel
mondo sindacale o è solo la manifestazione della frammentazione che il
tentativo di fare concorrenza ai sindacati di regime ponendosi sul loro
terreno produce nell'USB? Le ragioni per firmare il Testo Unico 10
gennaio 2014 sulla Rappresentanza addotte dai dirigenti dell'USB sono
eccellenti e convincenti per chi non vede per il sindacato altra via che
diventare ancora di più un sindacato come i sindacati di regime: la
firma è la condizione che la borghesia e le sue autorità impongono ai
sindacati per condividere i poteri e le funzioni che i padroni ancora
riconoscono ai loro sindacati e per godere dei servizi che le aziende
fanno ai sindacati di regime. "Chi vuole avere spazio nella casa del
padrone, deve sottostare allo statuto stabilito dal padrone": questa è
oggi la libertà dei sindacati di regime. Ma non c'è limite al peggio,
per chi si sottomette alla logica del meno peggio.

Alle loro "buone ragioni" bisogna opporre che l'attività e il movimento
sindacali non sono nati con l'approvazione dei padroni. I padroni,
finché tengono aperte le aziende, devono trattare con le organizzazioni
che hanno seguito tra i lavoratori, con le organizzazioni le cui firme
sotto un accordo, cioè di una tregua nella lotta, garantiscono
l'adesione della massa dei lavoratori. Fin che vogliono che le aziende
funzionino, in definitiva i padroni hanno bisogno della collaborazione
dei lavoratori. In definitiva la forza di un sindacato dipende
principalmente dal seguito che esso ha tra i lavoratori. Vi sono, nel
passato (COMU) e nel presente (SI Cobas), dimostrazioni chiare di quello
che diciamo.

Senza quel rinnovamento del movimento sindacale di cui abbiamo detto
sopra, ogni cedimento dei sindacati conflittuali, alternativi e di base
alle imposizioni dei padroni e delle loro autorità (quindi nella
direzione dell'omologazione con i sindacati di regime) porterà alla
scissione di alcuni aderenti e di alcuni dirigenti che non accettano
quel passo. D'altra parte i sindacati conflittuali, alternativi e di
base, confondendosi con i vecchi sindacati di regime diventano la loro
ala sinistra: quindi raccolgono l'adesione degli iscritti e dei
dirigenti di questi più insofferenti della collaborazione e complicità
dei sindacati di regime con i padroni e le loro autorità (esempi del
fenomeno sono Giorgio Cremaschi che lascia la CGIL e si confonde con
l'USB, la sessantina di operai Piaggio passati in questi giorni dalla
FIOM all'USB). Il loro afflusso maschera numericamente il distacco dei
lavoratori e dei sindacalisti protagonisti della scissione. Quindi chi
non considera la logica del processo ma solo i numeri, non avrà di che
dolersi del passo fatto verso i sindacati di regime. Anzi troverà nelle
nuove adesioni la conferma della bontà della sua scelta di accettare le
imposizioni padronali. La SGC farebbe quello che faceva la vecchia USB
prima della firma del TU sulla Rappresentanza, la "nuova" USB
occuperebbe nel mondo sindacale tutto o parte dello spazio occupato
dalla FIOM e così via. Se le cose procedessero davvero così, sarebbe un
processo senza senso. E lo sarebbe effettivamente se noi comunisti non
intervenissimo con la nostra opera a promuovere il rinnovamento del
movimento sindacale, a portare i sindacati a occuparsi sempre più del
governo del paese: dalla rivendicazione agli sforzi inconcludenti (tipo
Landini - Renzi, tipo "sponda politica" delle rivendicazioni popolari
nelle istituzioni della RP cui aspira Rete dei Comunisti, tipo nuovo
soggetto della sinistra sognato dai frammenti in cui si è scisso il PRC
dal 2008 in qua) per influire sull'orientamento del governo emanazione
dei vertici della RP, alla costituzione del GBP: questa è la direzione
in cui far marciare i sindacati.

Noi comunisti dobbiamo quindi in tutto il movimento sindacale, in ogni
sindacato in cui riusciamo a operare, tradurre nel particolare
dell'organizzazione, dell'azienda e del momento la linea della
partecipazione del sindacato al movimento per la costituzione del GBP.
Non si tratta di fare un sindacato comunista (linea che distoglierebbe i
comunisti dalla loro vera opera che si compie nel partito comunista e
tramite il partito), ma di far contribuire ogni sindacato alla
costituzione del GBP e di fare di ogni lotta una scuola di comunismo.

3. QUALE PARTITO COMUNISTA?

A proposito dell'instaurazione del socialismo, nessuno ha sollevato o
solleva obiezioni che vadano oltre la sfiducia di riuscire a instaurarlo
e la rassegnazione alla propria sfiducia: stato d'animo questo che è
normale si presenti di fronte a una grande impresa che non è ancora mai
stata compiuta. Anche Oliviero Diliberto, Vladimiro Giacché e Fausto
Sorini che a differenza di altri loro compari hanno "avuto il coraggio"
di mettere per iscritto (a pag. 51 di _Ricostruire il partito
comunista_, Marx XXI 2011) la tesi che l'umanità non dispone ancora
delle condizioni oggettive per instaurare il socialismo, non sono
andati, né potevano andare, oltre la manifestazione della loro sfiducia
e della loro rassegnazione.

È invece sulla natura del partito comunista che oggi la battaglia è in
corso, perché qui bisogna innovare rispetto al patrimonio acquisito
della prima Internazionale Comunista e far fronte ai guasti del suo
fallimento nell'instaurare il socialismo nei paesi imperialisti. Su
questo terreno hanno agito e agiscono in profondità molti fattori: la
corruzione prodotta nel PCI dalla collaborazione dei revisionisti
moderni con la DC e il discredito che ha diffuso sulla gloriosa opera
compiuta dal PCI; il dogmatismo e il militarismo della sinistra che, nel
PCI e fuori, formò la prima opposizione alla degenerazione prodotta dal
revisionismo moderno; l'opposizione al revisionismo moderno promossa
dalle correnti anticomuniste (la Scuola di Francoforte, l'operaismo da
_Quaderni Rossi_ ad Autonomia Operaia, la sinistra borghese da _il
manifesto_ in qua); la borghesia imperialista con le risorse e gli
strumenti del primo pilastro del sistema di controrivoluzione preventiva
(_Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale_ [10], pagg. 63-68 _La
Voce_ 51).

Oggi molti dei fautori della "ricostruzione del partito comunista" ci
accusano di voler fare del Partito comunista una setta, dato che il
partito è clandestino, dato che esige disciplina assoluta in ogni
organismo e la subordinazione dell'organismo inferiore all'organismo
superiore, dato che esige l'unità dei suoi membri sulla concezione del
mondo.

In effetti dal bilancio dell'esperienza della prima ondata della
rivoluzione proletaria noi abbiamo tratto la lezione che il partito
comunista non basta che sia l'organizzazione degli uomini di buona
volontà, dediti con abnegazione alla causa del comunismo e
dell'instaurazione del socialismo. L'unità dei comunisti è importante ma
è feconda e duratura solo se si fonda sul bilancio della prima ondata
della rivoluzione proletaria e sulla linea di instaurazione del
socialismo che quel bilancio ci indica. È rispetto a questo metro che
bisogna misurare ogni tesi e ogni indicazione.

Per questo _in primo luogo_ noi esigiamo che ognuno che si candida a
diventare membro del Partito trasformi le sue idee e la sua condotta, si
liberi dal retaggio della formazione che ha ricevuto e dal senso comune,
si abitui a criticare, ad autocriticarsi e a trasformare la propria
concezione, la propria mentalità e in una certa misura anche la propria
personalità, secondo criteri per niente misteriosi o arbitrari, ma al
contrario derivati dall'esperienza e dalla necessità di dirigere la
trasformazione del mondo di cui siamo i promotori (in sintesi che compia
quel processo di Riforma intellettuale e morale (RIM) di cui abbiamo in
più sedi illustrato le caratteristiche - vedasi ad esempio _Riforma
morale e intellettuale dei suoi membri perché il Partito sia all'altezza
dei suoi compiti_ [11], pagg. 68-71 _La Voce_ 50). Noi comunisti siamo
quelli che imparano, elaborano e mettono in pratica una scienza, la
scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, la
concezione comunista del mondo. Una scienza contraria al senso comune
che la borghesia imperialista e il suo clero hanno imposto.
Effettivamente i membri del partito comunista non sono liberi di pensare
uno una cosa e l'altro il suo contrario: tutti devono unirsi sulla
concezione comunista del mondo, applicarla, verificarla, elaborarla.
Nessuno si meraviglia che i chimici e i fisici del mondo parlino tutti
di atomi, di molecole, di legami chimici, di onde elettromagnetiche, di
leggi della fisica o della chimica, ecc. ma la sinistra borghese
considera intollerabile che tutti quelli che si occupano della
trasformazione della società borghese debbano allo stesso modo parlare
di classi, di capitalismo, di socialismo, di dittatura del proletariato
e delle altre categorie che riflettono la società borghese e la sua
negazione nel comunismo. Noi non ammettiamo nelle nostre file nessuno
che non assuma al massimo delle sue capacità l'atteggiamento e la
condotta del membro di un collettivo di scienziati impegnati in un
comune progetto di ricerca. Non chiediamo di aderire a riti, a pratiche
e a credenze misteriose, esoteriche, come le sette che fioriscono nei
paesi imperialisti. Chiediamo di non avere riserve e tabù, di chiedersi
il perché di ogni cosa, di imparare a ragionare, di non avere riserve a
trasformarsi per adempiere al ruolo di membri dello Stato Maggiore della
rivoluzione socialista. Perché questa è la condizione necessaria perché
il partito mobiliti e diriga le larghe masse.

_In secondo luogo_ epuriamo le nostre file liberandole dagli individui
che, quali che siano i loro meriti nel passato, si ostinano a non
percorrere il processo di trasformazione intellettuale e morale che la
scienza e l'esperienza mostrano essere necessari. Il partito comunista
non è composto da chi condivide la concezione comunista del mondo, il
programma e la linea politica del partito: è composto da chi li attua e
si dà i mezzi per attuarli. La divaricazione non è tra chi è a favore
della RIM e chi è contro la RIM: la divaricazione è tra chi pratica la
RIM e chi non la pratica, sia che si dichiari contrario sia che si
dichiari a favore.

Il partito comunista deve essere formato da compagni che si impegnano
nel costituire lo Stato Maggiore della classe operaia per mobilitarla e
dirigerla a instaurare il socialismo e si danno i mezzi per esserlo.

Questa è la rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti.

Ovviamente la bontà della nostra linea in definitiva sarà dimostrata dal
successo della nostra opera, ma la dimostrazione la daranno quelli che
partecipano ad essa. Questa è la scelta che ogni aspirante comunista
deve fare oggi.

Unirsi alle masse popolari tramite il partito comunista, facendosi
promotore della trasformazione di cui le masse popolari hanno bisogno o
lasciarsi travolgere dalla crisi del capitalismo? La borghesia ha
distrutto irreversibilmente le condizioni per cui gran parte
dell'umanità, asservita alla natura da cui con fatica ricavava di che
vivere, per millenni ha vissuto servendo le classi dominanti convinta di
essere creata da dio a questo scopo. Oggi persone giustamente
malcontente dell'attuale corso delle cose e i Bergoglio del momento si
uniscono nell'esaltare quella vita. Bergoglio va nel Chiapas a esaltare
il passato che non c'è più per conservare il presente che dobbiamo
invece trasformare. Ma inutilmente oggi, in suo aiuto, la borghesia
evoca Bergoglio e la potente Compagnia di Gesù a restaurare la
convinzione di vivere per servire il disegno di un dio. Quella
convinzione non è piovuta dal cielo. Essa è vissuta (e ha svolto il suo
ruolo) finché esistevano le condizioni pratiche che la religione
rappresentava idealmente e traduceva in precetti: la dipendenza degli
uomini dalla natura veniva rappresentata sotto forma di dipendenza da
dio e dal proprio signore che era il rappresentante di dio in terra.
Quelle condizioni la borghesia le ha distrutte per sempre. La borghesia
non è in grado di far lavorare miliardi di uomini nell'ambito del suo
sistema, tanto meno di ricondurli nelle condizioni servili del lontano
passato. Oggi ogni individuo trova e può trovare la ragione della sua
vita solo nel legame che realmente unisce la sua sorte alla sorte del
resto dell'umanità: il movimento comunista è la traduzione pratica e
attiva di questo legame reale, è il movimento che trasforma lo stato
presente delle cose secondo le leggi che esso ha in sé.

È A PARTECIPARE A QUEST’OPERA CHE IL (NUOVO) PARTITO COMUNISTA ITALIANO
CHIAMA TUTTI GLI ELEMENTI AVANZATI DEL NOSTRO PAESE, IN PARTICOLARE GLI
OPERAI AVANZATI, I GIOVANI, LE DONNE E GLI IMMIGRATI. ESSO CHIAMA I PIÙ
AVANZATI AD ARRUOLARSI NELLE FILE DEL PARTITO E COSTITUIRE COMITATI DI
PARTITO CLANDESTINI NELLE AZIENDE CAPITALISTE E NELLE AZIENDE PUBBLICHE,
NELLE SCUOLE E NELLE UNIVERSITÀ, NELLE ZONE D’ABITAZIONE PER ASSIMILARE
LA CONCEZIONE COMUNISTA DEL MONDO E IMPARARE AD APPLICARLA CONCRETAMENTE
OGNUNO NELLA SUA SITUAZIONE PARTICOLARE. STUDIARE IL _MANIFESTO
PROGRAMMA_ [9] DEL PARTITO È LA PRIMA ATTIVITÀ DI CHI SI ORGANIZZA PER
DIVENTARE COMUNISTA. STABILIRE UN CONTATTO CLANDESTINO CON IL CENTRO DEL
PARTITO È LA SECONDA. PROMUOVERE LA COSTITUZIONE DI OO E OP E IL LORO
ORIENTAMENTO A COSTITUIRE IL GBP È LA TERZA.

AVANTI COMPAGNI, CON CORAGGIO E INTELLIGENZA!

FAREMO DELL’ITALIA UN NUOVO PAESE SOCIALISTA!

CONTRIBUIREMO ALLA SECONDA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA CHE
AVANZA NEL MONDO!

_**************_

_Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[12]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [12]_].
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http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2016/com02-16/Com.CC_02_16.02.17_Combattere_ogni_illusione.odt
[5]
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2016/com02-16/Com.CC_02_16.02.17_Combattere_ogni_illusione.pdf
[6]
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2016/com02-16/Com.CC_02_16.02.17_Combattere_ogni_illusione.doc
[7] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/mp_note.html#30.
[8] http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[9] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html
[10] http://www.nuovopci.it/voce/voce51/crivvirt.html
[11] http://www.nuovopci.it/voce/voce50/npcirmi.html
[12] http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html