Autor: Serena Romagnoli Data: Dla: Lista dei SF di Roma Temat: Re: [RSF] FW: ★ Appello al voto ★
IL PROGRAMMA DELLA LISTA TSIPRAS
di Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale
«Siamo radicali perché la realtà è radicale» (Alexis Tsipras)
Quando diciamo che siamo per un¹Altra Europa, la vogliamo davvero e non solo
a parole. Abbiamo in mente un ordine politico nuovo, perché il vecchio è in
frantumi. Non può essere rammendato alla meno peggio.
In realtà il nostro è l¹unico progetto che non si limita a invocare a parole
un¹altra Europa, ma si propone di cambiarla con politiche che riuniscano
quel che è stato disunito e disfatto. Gli altri partiti sono tutti, in
realtà, conservatori dello status quo.
Sono conservatori Matteo Renzi e il governo, che parlano di cambiamento e
tuttavia hanno costruito quest¹Unione che umilia e impoverisce i popoli,
favorendo banche e speculatori.
Sono conservatori i leghisti, che denunciano l¹Unione ma come via d¹uscita
prospettano il nazionalismo e la xenofobia.
Nei fatti è conservatore il Movimento 5 Stelle, che si fa portavoce di un
disagio reale, ma senza sbocchi chiari.
Tutta diversa la Lista Tsipras. Il progetto è di cambiare radicalmente le
istituzioni europee, di dare all¹Unione una Costituzione scritta dai popoli,
di dotarla di una politica estera non bisognosa delle stampelle
statunitensi. Tutta diversa la prospettiva della Lista Tsipras. La nostra
non è né una promessa fittizia, come quella di Renzi, né una protesta che
rinuncia alla battaglia prima di farla. Metteremo duramente in discussione
il Fiscal compact, e in particolare contesteremo anche con referendum
abrogativo le norme applicative che il Parlamento dovrà introdurre per
dare attuazione all'obbligo del pareggio di bilancio che purtroppo è stato
inserito ormai nell'articolo 81 della Costituzione, senza che l'Europa ce
l'abbia mai chiesto. In ogni caso, faremo in modo che non abbiano più a
ripetersi calcoli così palesemente errati e nefasti, nati da una cultura
neoliberista che ha impedito all¹Europa di divenire l¹istanza superiore in
grado di custodire sovranità che sono andate evaporando, proteggendoli al
tempo stesso dai mercati incontrollabili, dall¹erosione delle democrazie e
dalla prevaricazione di superpotenze che usano il nostro spazio come
estensione dei loro mercati e della loro potenza geopolitica.
Ecco le 10 vie alternative che intendiamo percorrere:
1 - Siamo la sola forza alternativa perché non crediamo sia possibile
pensare l¹economia e l¹Europa democraticamente unita «in successione»: prima
si mettono a posto i conti e si fanno le riforme strutturali, poi ci si
batte per un¹Europa più solidale e diversa. Le due cose vanno insieme.
Operare «in successione» riproduce ad infinitum il vizio mortale dell¹Euro:
prima si fa la moneta, poi per forza di cose verrà l¹Europa politica
solidale. È dimostrato che questa ³forza delle cose² non c¹è. Status quo
significa che s¹impone lo Stato più forte.
2 - Siamo la sola forza alternativa perché crediamo che solo un¹Europa
federale sia la via aurea, nella globalizzazione. Se l¹edificheremo, Grecia
o Italia diverranno simili a quello che è la California per gli Usa. Nessuno
parlerebbe di uscita della California dal dollaro: le strutture federali e
un comune bilancio tengono gli Stati insieme e non colpevolizzano i più
deboli. In un¹Europa federata, quindi multietnica, l¹isola di Lampedusa è
una porta, non una ghigliottina.
3 - Siamo la sola forza alternativa perché non pensiamo che prioritaria ed
esclusiva sia la difesa dell¹«interesse nazionale»: si tratta di individuare
quale sia l¹interesse di tutti i cittadini europei. Se salta un anello,
tutta la catena salta.
4 - Siamo la sola forza alternativa perché non siamo un movimento
minoritario di protesta, ma avanziamo proposte precise, rapide. Proponiamo
una Conferenza sul debito che ricalchi quanto deciso nel 1953 sulla
Germania, cui vennero condonati i debiti di guerra. L¹accordo cui si
potrebbe giungere è l¹europeizzazione della parte dei debiti che eccede il
fisiologico 60 per cento del pil. E proponiamo un piano Marshall per
l¹Europa, che avvii una riconversione produttiva, ecologicamente sostenibile
e ad alto impatto sull¹occupazione, finanziato dalle tasse sulle transazioni
finanziarie e l¹emissione di anidride carbonica, oltre che da project bond e
eurobond.
5 - Siamo la sola forza alternativa perché esigiamo non soltanto l¹abbandono
delle politiche di austerità, ma la modifica dei trattati che le hanno rese
possibili. Tra i primi: l¹abolizione e la ridiscussione a fondo del Fiscal
Compact, che promette al nostro e ad altri Paesi una o due generazioni di
intollerabile povertà, e la distruzione dello Stato sociale. Promuoviamo
un¹Iniziativa Cittadina (art. 11 del Trattato sull¹Unione europea) con
l¹obbiettivo di una sua radicale messa in discussione. Chiederemo inoltre al
Parlamento Europeo un¹indagine conoscitiva e giuridica sulle responsabilità
della Commissione, della Bce e del Fmi nell¹imporre un¹austerità che ha
gravemente danneggiato milioni di cittadini europei.
6 Siamo la sola forza alternativa perché non ci limitiamo a condannare gli
scandali della disoccupazione e del precariato, ma proponiamo un Piano
Europeo per l¹Occupazione (PEO) il quale stanzi almeno 100 miliardi l¹anno
per 10 anni per dare occupazione ad almeno 5-6 milioni di disoccupati o
inoccupati (1 milione in Italia): tanti quanti hanno perso il lavoro
dall¹inizio della crisi. Il PEO dovrà dare la priorità a interventi che non
siano in contrasto con gli equilibri ambientali come le molte Grandi Opere
che devastano il territorio e che creano poca occupazione, ad esempio il TAV
Torino-Lione e le trivellazioni nel Mediterraneo e nelle aree protette.
Dovrà agevolare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di
combustibili fossili; la creazione di un¹agricoltura biologica; il riassetto
idrogeologico dei territori; la valorizzazione non speculativa del nostro
patrimonio artistico; il potenziamento dell¹istruzione e della ricerca.
7 Siamo la sola forza alternativa perché riteniamo un pericolo l¹impegno
del governo di concludere presto l¹accordo sul Partenariato Transatlantico
per il Commercio e l'Investimento (Ttip). Condotto segretamente, senza
controlli democratici, il negoziato è in mano alle multinazionali, il cui
scopo è far prevalere i propri interessi su quelli collettivi dei cittadini.
Il welfare è sotto attacco. Acqua, elettricità, educazione, salute saranno
esposte alla libera concorrenza, in barba ai referendum cittadini e a tante
lotte sui ³beni comuni². La battaglia contro la produzione degli OGM, quella
che penalizza le imprese inquinanti o impone l¹etichettatura dei cibi, la
tassa sulle transazioni finanziarie e sull¹emissione di anidride carbonica
sono minacciate. La nostra lotta contro la corruzione e le mafie è
ingrediente essenziale di questa resistenza alla commistione mondializzata
fra libero commercio, violazione delle regole, abolizione dei controlli
democratici sui territori.
8 - Siamo la sola forza alternativa perché vogliamo cambiare non solo gli
equilibri fra istituzioni europee ma la loro natura. I vertici dei capi di
Stato o di governo sono un cancro dell¹Unione, e proponiamo che il
Parlamento europeo diventi un¹istituzione davvero democratica: che legiferi,
che nomini la Commissione e il suo Presidente, e imponga tasse europee in
sostituzione di quelle nazionali. Vogliamo un Parlamento costituente, capace
di dare ai cittadini dell¹Unione una Carta che cominci, come la Costituzione
statunitense, con le parole «We, the people....». Non con la firma di 28 re
azzoppati e prepotenti, che addossano alla burocrazia di Bruxelles colpe di
cui sono i primi responsabili.
9 - Siamo la sola forza alternativa a proposito dell¹euro. Pur essendo
critici radicali della sua gestione, e degli scarsi poteri di una Banca
centrale cui viene proibito di essere prestatrice di ultima istanza, siamo
contrari all¹uscita dall¹euro e non la riteniamo indolore. Uscire dall¹euro
è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell¹inflazione, dei costi
delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo
della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati
incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe
una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. Noi siamo
per un¹Europa politica e democratica che faccia argine ai mercati, alla
potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una
moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico.
10 Siamo la sola forza alternativa perché la nostra è l¹Europa della
Resistenza: contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate,
i Parlamenti svuotati, i capi plebiscitati da popoli visti come massa
amorfa, non come cittadini consapevoli. Dicono che la pace in Europa è oggi
un fatto acquisito. Non è vero. Le politiche di austerità hanno diviso non
solo gli Stati ma anche i popoli, e quella che viviamo è una sorta di guerra
civile dentro un¹Unione che secerne di nuovo partiti fascistoidi come Alba
Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, Fronte Nazionale in Francia, Lega in
Italia. All¹esterno, poi, siamo impegnati in guerre decise dalla potenza
Usa: guerre di cui gli Stati dell¹Unione non discutono mai perché vi
partecipano servilmente, senz¹alcun progetto di disarmo, refrattari a ogni
politica estera e di difesa comune (il costo della non-Europa in campo
militare ammonta a 120 miliardi di euro annui). Perfino ai confini orientali
dell¹Unione sono gli Stati Uniti a decidere quale ordine debba regnare.
L¹Europa che abbiamo in mente è quella del Manifesto di Ventotene, e chi lo
scrisse non pensava ai compiti che ciascuno doveva fare a casa, ma a un
comune compito rivoluzionario. Noi oggi facciamo rivivere quella presa di
coscienza: per questo al Parlamento europeo saremo con Tsipras, non con i
socialisti che già pensano a Grandi Intese con i conservatori dello status
quo. Siamo così fatti perché non abbiamo perduto la memoria del Novecento.
L¹Europa delle nazioni portò ai razzismi, e allo sterminio degli ebrei, dei
Rom, dei malati mentali. L¹Europa della recessione sfociò nella presa del
potere di Hitler.