Ho poche qualità, non so fare tante cose. Riesco con un po’ di fortuna a
fare il mio lavoro di avvocato, e a cercare di dare una educazione alla
tolleranza a mia figlia. Come ogni italiano che si rispetti ne capisco
di pallone, ma non è una qualità.
So come qualsiasi persona normale vedere i problemi, ma spesso non le soluzioni.
In questi giorni si sta discutendo di una legge, a mio avviso giusta ed
importante, sulla cittadinanza ai migranti. Lo ius soli. Poco fa ho
letto una brutta lettera alla nostra neo-ministro sull’immigrazione.
E’ ovvio che io non ho la soluzione al dramma dei migranti, certo come
la questione viene affrontata in Italia è, sempre a mio avviso,
sbagliata.
Non so quale sia la soluzione. Ma mi permetto di dare un
suggerimento a coloro che non si pongono neanche il problema dei
migranti, del loro dramma.
Tempo fa andai a Lampedusa durante gli
sbarchi, aprile del 2011. Faccio un lavoro che mi fa vedere realtà
tristi e pesanti. La vita qualche tragedia me l ha regalata. Eppure le
lacrime che ho versato a Lampedusa, quando vidi dei bambini sbarcare
sull Isola, dopo giorni di mare, e mesi di viaggio, con i loro occhi
smisurati che guardano la fine di un incubo, quelle lacrime sono
perenni. Mi stanno salendo su adesso a distanza di due anni.
Quando
vedi uno sbarco, quando vedi ombre della notte in mare che tornano
esseri umani, ti sembra tutto lontano, non comprendi il significato di
clandestino, extracomunitario, migranti per motivi economici, vedi solo
un te che tocca la terra, vedi una tua figlia torna a vivere.
Goffredo D’Antona
