* giovedì 19 gennaio 2012, alle 12:30, ZioPRoTo (Saverio Proto) scrive:
[...]
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> Saverio
Bon, accedendo direttamente al link con firefox io lo vedo,
la root del sito invece mi da l'errore che tu dici.
Intanto mando un altro link interessante, un'intervista ad un sindacalista
ferroviere di ragusa:
http://radioblackout.org/2012/01/protesta-dei-forconi-luci-ed-ombre-di-un-movimento-popolare/
Ad ogni modo copincollo:
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Un movimento di tal fatta non poteva non destare l’attenzione di chiunque
abbia interesse a creare un clima di “rivolta” per pescare nel torbido, o da
parte di chi sente sia giunto il momento di portare allo scoperto le proprie
rivendicazioni corporative. E’ così che la destra, da tempo attenta agli
sviluppi di questo movimento, ne canta le lodi, e dove può, partecipa in
maniera anonima con i suoi militanti ai blocchi stradali; è il caso di Forza
Nuova e di altre sigle della galassia neofascista; è il caso dell’arcipelago
indipendentista. E’ anche il caso di Zamparini, l’industriale presidente del
Palermo calcio, e del suo Movimento per la gente, costituito per lottare
contro Equitalia. Quest’ultimo pare abbia anche fornito risorse economiche al
Movimento, ovvero a “Forza d’Urto”, la sigla unificante sotto cui si svolgono
le manifestazioni di questi giorni.
La sinistra, anche quella rivoluzionaria, aristocraticamente, ha osservato da
lontano e con fastidio quanto andava nascendo in mezzo a categorie – contadine
in particolare – sprofondate in una profondissima crisi, andando a cercare i
peli nell’uovo. Eppure di occasioni in questi mesi ve ne sono state per
incontrare i “forconi”, ad esempio nel movimento contro il Muos di Niscemi.
Gran parte dei fondatori e degli aderenti al Movimento dei forconi (come pure
all’Aias, il sindacato degli autotrasportatori), provengono dal bacino
elettorale del centro-destra o dell’MPA, questo è notorio. Può bastare questo
a definire i “forconi” un movimento di destra, o addirittura fascista?
Una delle cause scatenanti del loro scendere in piazza è infatti la delusione
verso i governi regionale e nazionale nei confronti delle rispettive categorie
degli agricoltori, dei camionisti dei pescatori, ecc.; oggi gridano, assieme a
tanta gente, contro Lombardo e contro i deputati tutti, chiedendo che se ne
vadano; oggi si organizzano per consegnare le tessere elettorali, avendo perso
la fiducia nella democrazia parlamentare.
Noi dobbiamo analizzare il movimento a partire da una dichiarazione
retroattiva di voto? (una exit pol molto post-datata), o a partire da quanto
ne scrivono Forza Nuova e camerati?, o a partire dalle simpatie del singolo
personaggio?, oppure dobbiamo dare un giusto peso a una rivolta sociale che
comincia a definirsi, dopo anni che scriviamo e critichiamo la calma piatta
regnante e che ci interroghiamo sul perchè la gente non si ribelli? Adesso la
gente si sta ribellando; porta nei blocchi stradali tutto il suo disgusto, la
sua disperazione, la sua rabbia, e le sue certezze: non ostenta un obiettivo
specifico; non è la rivolta contro la discarica o la tav o i licenziamenti;
non è più solo la protesta dei contadini contro la concorrenza sleale e le
leggi del mercato, o quella dei camionisti contro il caro-carburanti, o dei
piccoli commercianti snervati dalle tasse e dalla Serit, ma comincia a
delinearsi come la protesta diffusa di tutti; una rivolta contro lo
sfruttamento; contro un infame trattamento per il Sud e la Sicilia, contro lo
Stato esattore della povera gente, costretta, assieme alle piccole imprese –
quindi ciò che regge l’economia di intere regioni – al fallimento. Questa è la
novità che non si riesce a cogliere, e che invece noi poniamo alla base del
nostro ragionamento.
Certamente siamo su un terreno scivoloso. Ma quando mai le rivolte sociali
sono state linde e chiare, politicamente corrette, esenti da contraddizioni,
orientate a sinistra, eccetera eccetera?
Noi che viviamo nel profondo Sud sappiamo bene come i fascisti abbiano
progressivamente occupato spazi sociali e fisici lasciati vuoti dai movimenti
di sinistra, radicali e anche rivoluzionari. Sappiamo bene come le strategie
del neofascismo siano improntate ad approcci formalmente non ideologici, volti
a creare consensi nei quartieri e laddove regna la rabbia e l’emarginazione.
Del resto non è una novità dal punto di vista storico, e non è più neanche una
caratteristica del solo meridione.
Ma sappiamo anche che il terreno perduto si riconquista metro per metro
standovi sopra, non lontani; sappiamo anche che le contraddizioni della gente
possono essere portate alla luce del sole se si sta in mezzo alla gente.
Abbiamo fatto delle scelte che ci impongono di stare laddove il popolo soffre
e soprattutto laddove si ribella e mette in discussione assetti sociali e
politici, privilegi e ruberie, corruzione e meccanismi truffaldini del
consenso. Avremmo dovuto farlo prima; avremmo dovuto essere stati noi a
tessere le fila di questo movimento di protesta e di lotta. Non è stato così,
ma questo non vuol dire che la cosa non ci riguardi.
La redazione di Sicilia libertaria
18-1-2012
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ciccio2000