Nel manifesto di convocazione della Marcia per la pace sono contenuti generici appelli contro «le guerre», «la violenza», «il commercio delle armi» ed a «mettere fine alla guerra in Libia, in Afghanistan». Da sei mesi è in corso in Libia una sanguinosa guerra che ha causato immani distruzioni e privazioni per la popolazione, migliaia, o forse decine di migliaia, di vittime civili innocenti, centinaia di migliaia di profughi.
Dove eravate in questi sei mesi? Piccoli gruppi come i nostri hanno tentato di sensibilizzare l'opinione pubblica con una serie di manifestazioni ignorate dalla stampa. Abbiamo manifestato davanti all'ambasciata di Francia, davanti a Montecitorio, in piazza Venezia; ci siamo recati presso le ambasciate dei paesi non belligeranti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per chiedere di favorire un cessate il fuoco immediato e una mediazione tra le parti sotto l'egida di organizzazioni neutrali quali l'Unione Africana o i paesi sudamericani. Abbiamo invitato tutti a partecipare a queste azioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, eppure ci siamo sempre ritrovati soli. Dove eravate?
Non vi siete accorti che i paesi aggressori stavano violando lo spirito e la lettera della risoluzione dell'Onu che parlava di una presunta azione di «protezione dei civili», ponendosi invece l'obiettivo di un cambio di regime con la forza delle armi? Non vedete che l'unico scopo di questa operazione è la spartizione delle risorse della Libia in un ambito neo-coloniale? L'unica parola di condanna esplicita l'avete rivolta contro un altro paese, la Siria, dove il governo ha aperto un dialogo con l'opposizione più responsabile. State forse indicando ai bombardieri della Nato il prossimo obiettivo?
Vi ricordiamo che tutte le guerre e le aggressioni precedenti sono state precedute da bugie palesi e giustificate con la retorica dei «diritti umani» violati. Vi risulta che le condizioni morali e materiali dei civili dell'Iraq, della Somalia, dell'Afghanistan, del Kossovo, ed oggi della libia siano migliorate dopo gli interventi armati «umanitari» occidentali? Ed ora le popolazioni delle città libiche di Sirte, Bani Walid e Sabha rischiano di essere massacrate dagli insorti, sotto l'egida di una operazione Onu approvata «per proteggere i civili» e con il silenzio-assenso vostro e di chi vi sostiene.
In queste condizioni la «marcia della pace» diventa un sepolcro imbiancato.
Questi sono i motivi per cui non aderiamo alla marcia in quanto associazioni. Non avalliamo iniziative rituali ed istituzionali, ma continueremo con le nostre iniziative concrete a favore di un cessate il fuoco e di un dialogo tra le parti in Libia, come in Siria.
*Rete NoWar (Roma), Citizens against War (Roma)
il manifesto 23092011
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal