La ragione per cui sorgono certi dilemmi a proposito del nostra moderna
società credo sia il non porsi una semplice domanda: qual è lo scopo?
qual è lo scopo di un sistema di ricerca e istruzione quale l' Università?
l' università dovrebbe essere un azienda, dite voi, offrire risorse per chi
se le merita; ma nel saper definire chi se le merita, aihmè sta il problema.
Personalmente credo che sentirsi all altezza di distinguere saperi utili da
futili sia il miglior modo per distruggere ogni possibilità di progresso
umano; e ancor più ignobile sarebbe considerare come parametro di utilità le
relazioni con il mondo dell' economia e le applicazioni a breve termine.
La Storia è piena di esempi che insegnano che i maggior risultati forniti
dalle migliori menti sono stati conseguiti con il semplice spirito di
curiosità e ricerca dello spazio attorno a noi, delle sue Leggi e dei suoi
fondamenti.
Naturale è poi, che con il tempo queste conoscenze siano state utilizzate
per migliorare la vita umana (o migliorare quella di alcuni a discapito di
altri), ma questo non è altro che una conseguenza logica di una migliore
conoscenza del Mondo.
Certo, come in ogni istituzione così anche nelle Università ci sta chi ha
una cattedra e un abbondante stipendio senza cercare di svolgere un attività
degna di essi, ma nè il porre limiti di tempo (come ha proposto qualcuno di
voi) nè il considerare le ricadute monetarie del proprio lavoro sarebbero
soluzioni del problema, perchè nè una nè l' altra sarebbero esenti dall'
intaccare il normale svolgimento della ricerca scientifica umana.
A mio parere, la soluzione non si può certo cercare modificando un sistema
attuale ormai fallito, così come non si può cercare di accostare nelle
giuste porzioni la ricerca della conoscenza con l' interesse economico ormai
fondamentale vista la struttura della nostra società.
"Accecati dall' utopia", ha detto qualcuno poco fa.
Forse a val la pena di ricordare che chi nella Storia non ha lasciato il
segno è chi è stato accecato dalla paura di pensare un pò più in grande.
Il giorno 02 aprile 2011 12:08, Fabio Pietrosanti (naif) <
lists@???> ha scritto:
> On 4/2/11 10:32 AM, Joe Oblivian wrote:
> > On Sat, 2011-04-02 at 10:01 +0200, Fabio Pietrosanti (naif) wrote:
> >>
> >> Per ogni "ora uomo" lavorata devi domandarti:
> >> - Quanto valore aggiunto ho prodotto per la società che mi circonda
> >> - Quanti altri beneficieranno realmente del valore aggiunto creato
> >> - Quanto è il rapporto valore aggiunto creato per costo ora uomo
> >>
> >
> > Cioe', ma ti rendi vagamente conto di che passaggi dai per scontati?
> >
> > D'altra parte sei un (micro) padroncino, tu evidentemente ti godi il
> > "valore aggiunto" che generano le persone che sottopaghi.
>
> Se vedi il mondo di "padroni" e "schiavi" non c'è discussione, questa è
> una visione del mondo riduttiva e miope.
>
> Il capitalismo non centra.
> Anche in un sistema interamente collettivo o statale dovrai fare questo
> tipo di discorso.
>
> Valore aggiunto è la produzione di qualcosa che sia utile.
>
> Un paper scientifico che mostra che un certo percorso scientifico non è
> valido è un risultato utile.
>
> Uno studio storico o di letteratura che apre a nuove opportunità di
> ricerca e/o trae delle conclusioni di interesse per il settore è un
> risultato utile.
>
> Ma in entrambi i casi dovrai fare una considerazione di quanto impegno
> ci è voluto (e quindi costo, che sia umano, volontario, pagato o meno)
> per raggiungere quel risultato e dovrai domandarti:
> "L'impegno profuso è congruo con il risultato raggiunto (il valore
> aggiunto)? L'organizzazione è efficiente? Chi ci ha lavorato si è
> impegnato e dedicato al raggiungimento del risultato con passione?"
>
> Se non lo fai sei una zecca della società che sta succhiando risorse che
> altri impegnerebbero in modo più utile e profiquo per la crescità
> dell'umanità (tema ampio).
>
> That's it
>
> Fabio
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