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Autor: brunoa01
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Iride si allea con il fondo F2i per diventare prima nell'acqua
Annunciato l'accordo con il fondo guidato da Vito Gamberale che investirà 237 milioni per il 35% della società la cui maggioranza resterà ai Comuni di Genova e Torino e che punta al primato nel ciclo idrico integratodi LUCA PAGNI


MILANO - Si sono alleati con il capitale (in parte) privato. Ma l'obiettivo, in realtà, è un altro: diventare il primo polo per la gestione dell'acqua in Italia, mantenendo la maggioranza pubblica. È questo il senso dell'operazione annunciata dal quartier generale di Genova di Iride, l'utility nata dalla fusione tra Amga e Aem, rispettivamente le ex municipalizzate dal capoluogo ligure e di Torino. Iride ha annunciato l'accordo con il fondo F2i (guidato dall'ex numero uno di Autostrade Vito Gamberale), in una operazione che vede anche il delisting dalla Borsa della controllata Mediterranea delle Acque.

In buona sostanza, l'utility prevede la razionalizzazione di tutte le società che - in questo momento - gestiscono il ciclo dell'acqua per un milione e 400mila abitanti (oltre a distribuire metano a 320mila clienti). Tutte quante verranno inglobate in Iride acqua e gas spa, di cui - alla fine dell'iter - l'utility di Genova e Torino avrà il 65% e il fondo di investimento il rimanente 35%, dopo una serie di aumenti di capitale riservati, con un impegno complessivo da 237 milioni.

Quello che più importa rispetto alla complicata costruzione tecnico-finanziaria, è l'obiettivo finale. Con l'ingresso del nuovo socio, Iride trova fondi freschi per completare il suo piano di investimenti, che prevede "una spesa di oltre 700 milioni nei prossimi 25 anni, di cui 167 milioni entro il 2012 per un nuovo impianto di depurazione in provincia di Genova".

Ma questo, in realtà, è solo il primo passo che potrebbe portare Iride a diventare il leader in Italia di tutto il "ciclo idrico integrato" (un ruolo che ora appartiene ad Acea Roma) partecipando alle gare che veranno bandite nei prossimi anni in rispetto alla legge Ronchi sui pubblici servizi. Non a caso, è stato scelto come partner il fondo F2i che, che dispone di oltre 1,8 miliardi da investire raccolti sia da banche e assicurazioni, ma soprattutto da fondazioni bancarie, casse previdenziali e da istituzioni finanziarie pubbliche come la Cassa Depositi Prestiti. Il primo motivo è la vocazione del fondo che predilige investimenti in reti e infrastrutture. Il secondo riguarda la composizione del capitale raccolto da F2ì, dove la forte presenza del pubblico è una garanzia per i comuni di Genova e Torino che intendono mantenere il controllo della società.

Tra l'altro, uno dei passaggi dell'operazione prevede che una controllata di Iride rilevi il 17% di Mediterranea delle Acque ora in mano al gruppo francese Veolia, uno dei leader in Europa nella gestione del ciclo idrico integrato. In questo modo, non solo Iride arriverà a chiudere il contenzioso legale in corso con i francesi - a dimostrazione di un'alleanza che non ha portato a grandi risultati - ma arriverà a detenere l'85,3% di Mediterranea delle Acque e lancerà un'Opa sul rimanente 14,7% a 3 euro per azione.




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